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Autore: sakura_hikaru    07/06/2013    2 recensioni
Ambientata durante l'infanzia di Saga e Kanon in famiglia, la fic racconta attraverso i loro due punti di vista un luogo che, per differenti motivi, li attrae. E' una fic venuta di getto, un pò per caso: doveva essere il regalo di compleanno per i due gemellini, ma è un regalo alquanto atipico e cupo.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Premessa
La finestra e l'appartamento di cui si parla in questa fic esistono davvero: non ad Atene (o, magari, ne esiste una... chi lo sa) ma a Brescia, la città dove sono nata.
L'appartamento 'reale' è nello stato qui descritto da circa dieci anni e, proprio ieri, ho finalmente scoperto come mai è abbandonato: era centro di un giro di droga che, proprio dieci anni fa, è stato scoperto. Da allora l'appartamento è rimasto vuoto ma, ciò che ha colpito di più la mia (e non solo mia) attenzione è il come è rimasto abbandonato.
Vedrete nella fic^^
Inoltre, la fic è ambientata nei primi anni sessanta ad Atene e i due protagonisti sono Saga e Kanon... nella mia mente me li sono sempre immaginati come figli di una famiglia borghese (ma qui i genitori sono appena accennati) e a Kanon, da bravo piccolo ribelle come me lo immagino, piaceva scorrazzare per le strade, con i bambini del 'popolo'.
Ho letto qualcosa per documentarmi ed Atene, in quegli anni (dopo una guerra mondiale/invasione e una guerra civile) era molto simile alle nostre città del Sud di quegli anni: disordinata, povera (tranne pochi quartieri), un pò abbandonata a se stessa. I palazzi più nuovi sono arrivati tra gli anni '60 e '70 e, per lo più, da allora, non sono cambiati.
Insomma, provate ad immaginarla.
Per concludere, non chiedete il perchè del come mi è uscita questa breve fic... è venuta da sè dopo giorni che stavo cercando un'idea per il compleanno di Saga e Kanon.
 
LA CASA DALLA FINESTRA ROTTA
 
Da quando mi ricordo, la finestra di fronte alla nostra camera è sempre rimasta in quello strano stato: un vetro rotto, l'altro inesistente. Dal primo esce una lunga tenda a strisce di un grigio una volta bianco e di un celeste una volta blu. Dal secondo vetro, che in realtà non c'è, si scorge una scala abbandonata sotto un vecchio e arruginito lampadario: è simile a quello che abbiamo in salotto, ma senza quei piccoli cristalli che, quando li attraversa la luce del sole, illuminano tutta la stanza, i mobili e le persone, dei colori dell'arcobaleno.
Papà dice che sono anni che è abbandonata, da poco dopo la guerra, quella che lui e la mamma hanno visto da piccoli: forse c'era un generale tedesco, forse un ufficiale italiano... nè la mamma nè il papà amano parlare di quel periodo.
Dice che ora siamo fortunati, che si sta bene.
Non ci sono le bombe, non c'è la fame e i bambini possono giocare liberi, senza temere di tornare a casa e di non trovare più nessuno.
 
Non so perchè, ma quel posto mi attrae: quando la mattina ci svegliamo, mi affaccio alla finestra per primo e guardo là dentro, fin dove arriva lo sguardo e cerco di immaginare come sarebbe la vita in quella casa.
Magari ci vivrebbe una famiglia con bambini come noi... con un cane o un gatto... e il balcone pieno di fiori... e il lampadario, trapassato dalla luce, immerso da tanti arcobaleni...
O potrebbe essere un professore, uno straniero, uno di quelli che vengono a studiare le rovine e girano nella polvere alla ricerca di vasi e statue, quelli che poi riempiono i musei: e allora quella sala sarebbe piena di libri, tutti vecchi, e appallottolato a dormire su una vecchia poltrona marrone ci sarebbe un pigro gattone bianco.
Il professore non accenderebbe mai il lampadario, perchè, quando scende il buio, sarebbe alla sua scrivania, alla luce di una piccola lampada che illuminerebbe i suoi studi.
Credo che mi piacerebbe andare a visitarlo, una persona come lui sarebbe piacevole, gentile e interessante da ascoltare...
Forse è per quello che mi piace così tanto quella finestra.
Chissà per quanto tempo, ancora, rimarrà rotta, per quanto tempo freddo e caldo regneranno là dentro.
Quando guardo quella casa abbandonata io mi sento... vuoto.
 
***
Da quando mi ricordo, la finestra di fronte alla nostra camera è sempre rimasta in quello strano stato: i pezzi di vetro che sporgono dal legno della finestra brillano alla luce del sole di mezzogiorno, mentre la tenda stinta, una brutta imitazione della bandiera greca, sembra sempre sul punto di strapparsi, perchè il vento su quella parte di strada è spesso violento: a volte lo è così tanto che temo che anche le nostre finestre se ne volino via. Ma essa non si strappa, rimane ancorata a quel posto, assieme a quell'inutile scala, abbandonata nel mezzo della stanza, senza alcun senso: la vedo, col legno macilento, che si regge a stento sulle proprie gambe, come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno che arrivi a salvarla.
Ma non arriverà, lo sanno tutti.
Io so chi c'era, un tempo.
So che ci abitavano persone terribili, quando c'era la guerra.
 
La guerra. Quella che nessuno vuole raccontarti. Fa paura, annebbia ogni cosa, anche i pensieri. E avvelena animi che dovrebbero essere guariti.
Così dicono le vecchie delle strade, quelle che stanno tutto il giorno a guardare il mare, i turisti, o il nulla assoluto.
Certi giorni vaneggiano, spesso rimangono mute a osservare la polvere gialla volargli attorno. Ma a volte, quando tornano ad essere se stesse, bisbigliano parole che appartengono a quel passato. Di quello che è successo non molti anni fa, ma da come ne parlano sembrano secoli.
Quando c'era la guerra e c'erano fascisti e nazisti e quest'ultimi erano i peggiori, perchè sembravano non conoscere la pietà.
La guerra, quella che i nostri genitori non ci vogliono raccontare, era davvero brutta.
E' stata la peggiore, più terribile di quella civile, quella che è venuta dopo a straziare del tutto il nostro paese.
E a quella finestra, in quella stanza, in quella casa... viveva un traditore.
Un greco che ha tradito la sua gente, che ha permesso cose... terribili. Terribili contro il suo stesso popolo.
Quelle donne sanno chi c'era in quella casa e sanno perchè non c'è più nessuno. E non ci sarà più nessuno.
I bambini che non conoscono la strada pensano che ci siano i fantasmi ad assediare quella casa; i bambini come me che conoscono la strada, che ascoltano quello che molti grandi non vogliono sentire, sanno che i fantasmi non esistono, se non quelli del passato.
E sono più reali di tutte le favole del mondo.
Quando guardo quella casa abbandonata io sento... solo rabbia.
  
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