Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: _Giuls17_    08/06/2013    3 recensioni
Questa storia ha partecipato al concorco di darllenwr, When I can see you again?, 4 posto/b
Allorrraaaa di cosa parliamo?!
Maka e Soul, lei ha realizzato il sogno più importante del ragazzo ma allo stesso tempo facendo ciò ha rinunciato al suo; il suo cuore così si è spezzato.
Soul proverà ad andare avanti con la sua vita, ma in ogni cosa che fa o che vede sente la mancanza di qualcosa, di quel quid senza il quale non può vivere, sente che manca lei, ma ancora è accecato dall'odio e non sa che la missione che Shinigami gli ha assegnato cambierà, nuovamente la sua vita.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elka Frog, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Forse un giorno ti rivedrò!
 
Il piano era stato concluso con successo; come sempre.
Tutti i piani di Maka Albarn si concludevano sempre con successo, nonostante Soul finisse sempre per complicarli. Eppure, questa volta nemmeno  la sua arma era riuscita a rovinarlo; 
il piano era per lui. Il piano era lui.
 
Quel giorno, il sole splendeva alto nel cielo di Death City. Come ogni giorno, accompagnava gli abitanti nello svolgimento delle loro attività quotidiane; era un gran bel sole, allegro.
Tuttavia, Maka , per la prima volta, non riusciva a trovare nulla di bello, in quel sole, nulla di simpatico. Ultimamente vedeva il mondo da una prospettiva diversa.
Era cambiata.
Dopo la morte del Kishin, Soul e Maka  erano riusciti, spesso con grande difficoltà, a raccogliere novantanove anime, compresa quella di una strega, necessarie alla trasformazione di Soul.
Era riuscita, finalmente , a trasformarlo nella nuova “Death Schytes”, la nuova falce della morte di Lord Shinigami, ma mandando a puttane quello che restava del suo cuore; anche se non lo aveva mai confessato a nessuno, Maka si era innamorata di Soul, da quando,
per la prima volta, aveva rischiato di sacrificare la sua stessa vita, per proteggerla da Crona. Da quel momento, il sentimento non aveva fatto altro che aumentare: eppure, quando avevano lottato contro Free, le loro anime non erano in risonanza, e non per il motivo che pensava Soul (a lei non importava poi così tanto essere definita  secchiona, piatta,sfigata  o molto altro) ; il problema per Maka era l’incapacità di dirgli ti amo.
Quelle semplici parole la spaventavano, a morte.
E così aveva taciuto.
E non solo quella volta;
ogni volta che Soul l’abbracciava, un brivido le attraversava la schiena.
Ogni volta, rischiava quasi di dirgli ti amo.
Qualcosa, però, finiva per bloccarla sempre; probabilmente, Soul, in lei, aveva sempre visto il volto di un’artigiana,  che seppur la
sua non era “tettona” come Blair; e a lui piacevano le tipe come Blair: tettone, alte e sensuali.
Cosi,
ogni volta finiva per essere gelosa, perfino durante la battaglia col Kishin; aveva mantenuto “il segreto”, nella speranza di sopravvivere ed avere dopo il coraggio di dire quelle famose tre parole. Eppure, nonostante la vittoria e il coraggio ritrovato, nemmeno in quel caso, era riuscita a esprimere i suoi sentimenti.
Non seppe mai, però, se la colpa quella volta era stata della paura o della seguente, ennesima, discussione; Soul aveva espresso il desiderio di diventare falce della morte.
A quelle parole, Maka era scoppiata in lacrime; e non per felicità, ma per tristezza; sapeva che il giorno in cui il suo compagno sarebbe diventato Death Schytes, lei lo avrebbe perso.
Per sempre.
E,
nemmeno quella volta,  disse niente. Non si oppose; tanto avrebbe realizzato il suo desiderio in qualsiasi caso.
E così, infatti, accadde.
Dopo mesi di duro lavoro e di lotta contro le anime ancora contagiate della follia, Soul Eater si era trasformato.
Era questo il “compito” di Maka.
C’era riuscita.
Ma era riuscita anche a
spezzarsi il cuore; del resto, per lei la cosa da giusta da fare era sempre stata aiutare Soul. Era sempre stata “la sua missione”. Doveva farlo, anche senza pensare alle conseguenze, che, in quanto tali, non tardarono ad arrivare.
Il cuore non aveva più resistito: si era definitivamente spezzato qualcosa in esso.
Non aveva avuto il coraggio di confessare l’amore, quello con la A maiuscola, che, ormai, provava da tempo; Aveva permesso al cervello di avere la meglio sul sentimento. Non aveva combattuto, davvero, per quello che voleva.
E perso Soul.
Aveva perso Soul.
Ed era chiaro che questa era
solo colpa sua; se Soul ormai era proprietà del Dio della Morte, era solo colpa sua.
E non avrebbe potuto cambiare quella che ormai era “la realtà”, mai più.
 
Per questo, quel giorno, nemmeno quel sole le era d’aiuto.
Per questo, quel giorno, non riusciva ad evitare che le lacrime le rigassero il volto.
Avevano vinto, ma cosa aveva
realmente vinto Maka?
Nonostante il successo si sentiva sconfitta. Aveva perso la vera battaglia che davvero le interessava.
O, quanto meno, interessava a quel malcapitato cuore.
 
Riuscì a levar via qualche lacrime dal viso, e si ripromise che sarebbe andata via, avrebbe viaggiato come la madre, cercando di attenuare il dolore che le veniva da dentro. Avrebbe cercato di dimenticare Soul.
Del resto, pensava, lei e Soul si sarebbero comunque dovuti “dire addio”, una volta completata la trasformazione. E questa volta, sarebbe stata lei a prendere una decisione.
Non avrebbe permesso al ragazzo di spezzarle, ancora una volta, il cuore.
 Sarebbe stata lei a dire addio.
 
 
 
-Soul io vado via.- disse senza troppo enfasi, lasciando involontariamente trasparire che in realtà non sarebbe voluta andare da nessuna parte.
 -Che cosa intendi?-la guardò negli occhi. Era terribilmente “bello e sexy”, per Maka, che quel contatto non fece altro che complicare la situazione.
-Sì..ecco penso che raggiungerò mia madre..-
Le valigie erano già pronte e la porta di casa aperta.
Forse, era destino.
-Ma perché scusa?- non capiva e forse non ci sarebbe mai riuscito – Voglio dire…proprio ora che…c’eravamo riusciti… proprio ora che…è tutto
perfetto??-
A quel “tutto perfetto”, non riusì più a trattenersi: - Tutto PERFETTO?! Soul la verità è che
niente di  quel dannatissimo giorno e di quella TUA stramaledettissima decisione può  essere considerato PERFETTO. Vuoi che ti dica io cos’era perfetto?!...- c’era quasi, sarebbe stato il momento adatto -…niente lascia perdere.- e chiuse la porta. Lasciando dietro di sé quella che era stata per lei “vita”,  la sua casa, tana di mille avventure, mille divertimenti, mille feste ma anche di mille litigi, e infine, il suo Soul: il ragazzo che amava.
 
 
 
Lacrime e solo lacrime. Piangeva già da giorni eppure non riusciva
mai a smettere.
“Lasciami andare”, era la muta richiesta che l’anima avrebbe più volte voluto urlare quel giorno a Soul.
Ma, senza concludere nemmeno la frase, senza salutare, l’aveva lasciato lei.
Voleva rimanere a Death City, voleva stare con lui, ma aveva deciso di pensare  per una volta a se stessa, e anche se faceva male e avrebbe continuato a fare male, lei non si sarebbe arresa.
Si voltò un’ultima volta a guardare la vita che aveva lasciato alle spalle, pensando a suo padre, agli amici e ancora a lui.

“Forse un giorno ti rivedrò Soul e non ti amerò più”.
Proprio in quel momento, con quell’assurdo pensiero, si sentì tanto ridicola quanto scontata; non avrebbe mai smesso di amarlo, ormai, voleva solo lui.                                                   
 
 
***
Tre.
Tre anni.
Erano passati tre anni da quel giorno, da quello in cui l’aveva lasciato. Anche perché gira e rigira era stata lei a lasciarlo e non viceversa. Anzi probabilmente lui l’avrebbe voluta con sé, ancora.
E ancora, cercò di pensare
quegli occhi, a quello sguardo veloce, scambiato in un attimo quel giorno. Erano occhi vuoti, pieni di paura, rabbia e tristezza.
E ancora pensò alla sua anima, sempre quella di quella volta, che le aveva inviato una richiesta, che seppur non riuscisse a comprendere in pieno, aveva rispettato e poi? Niente.
Lei era andata via.
Da quel giorno non l’aveva più chiamato, non gli aveva scritto o mandato nemmeno una cartolina.
Era sparita.
Come se non fosse mai esistita.
Ma anche per Soul, quel momento aveva cambiato la vita, che ora gli sembrava così vuota.
Come anche la loro casa, che non raccontava più niente di lei; era vuota, come il cuore di Soul.
La partenza l’aveva cambiato e se n’erano accorti tutti ormai.
Eppure, quel giorno non l’aveva fermata, non c’era riuscito.
Ed era questo di cui si era pentito per tre anni; di non aver fatto
di più.
E ancora non smetteva di chiedersi “dove fosse”, se per caso avesse incontrato un’altra arma da forgiare o un ragazzo a farle compagnia. Si chiedeva ancora se fosse felice, se fosse viva.
Nemmeno una volta, tuttavia, aveva creduto potesse morire,
non ci voleva pensare, non credeva che lei si sarebbe lasciata uccidere facilmente, tuttavia, la mancanza di notizie rendeva impossibile escludere quell’eventualità.
Anche quel giorno, però,  finì per fermare il flusso dei suoi pensieri e a presentarsi, come da richiesto, da Lord Shinigami.
Nella stanza trovò anche Black Star con Tsubaki e Kid e le sorelle; pur avendo ripreso con le missioni, erano sempre più assenti dalla Shibusen, cosi vederli lì, tutti assieme, lo sorprese e allo stesso tempo rattristì.
Lei non c’era.
Lei non era con lui.

“Manchi solo tu.”
-Vi chiederete perché vi ho riunito QUIIIII…!- se c’era una cosa che non era cambiata era Lord Shinigami, era rimasto il solito buffone.
-Effettivamente..- la voce di Kid non era più quella di un ragazzino, ormai perfino lui era cresciuto.
-Vi ho riunito qui perché da un paio di anni…in segreto…Stein cerca di trattare con delle streghe.- era diventato incredibilmente serio così come Soul, totalmente all’oscuro di questa iniziativa.
-Ma per…cosa?-
-Beh vedete…un paio di anni fa ci hanno contattato dicendo che avevano qualcosa che poteva interessarci. Chiaramente lì per lì non ci abbiamo badato molto…ma nell’ultimo anno le richieste sono aumentate… praticamente chiedevano in cambio un ingrediente che nasce solo qui a Death City…ma non siamo “sicuri”..- usò le virgolette veramente, gesticolando. Shinigami sapeva bene come catturare l’attenzione.
-E cosa dobbiamo fare noi?- chiese curioso Soul, che non vedeva l’ora di mettersi in azione.
-Soul tu condurrai i tuoi compagni in una missione di spionaggio. Porterai con te l’ingrediente richiesto nel caso in cui l’oggetto” che vogliono darci abbia interesse. Ma NON PRIMA!...ecco…perciò dovrete infiltrarvi nella loro base..-
-Ma se io vado con loro…chi resterà con..lei?-
-Ho chiamato Spirit e si è reso di nuovo disponibile.- esultava come un bambino -Stein domani vi spiegherà il piano. Partirete subito dopo!-
 
 
Anche quel giorno il sole era alto nel cielo, sembrava volersi farsi notare.
Eppure, Soul non badava più al sole, non lo guardava nemmeno, da quando quel giorno, quello in cui lei era andata via, c’era il sole, lo stesso sole allegro che non era riuscito a fermarla.
-Cosa pensate che sia la “cosa”?-
-Giraffaaa!-fu la solita risposta di Patty.
-Forse un artefatto della Shibusen...- l’idea di Tsubaki si fece strada anche nella mente di Soul.
-Lo scopriremo a breve.- tagliò corto, voleva solo tornare a casa e perdersi nei ricordi.
-Senti Soul..- stavolta era stato Black Star a parlare.
-Dimmi..-
-Hai notizie di Maka?-
 
I loro sguardi erano seri. La discussione si stava facendo profonda.
-No..- Una risposta secca. Non aveva voglia di aggiungere che ogni giorno aspettasse una sua chiamata, non voleva che sapessero che, in fondo, quella ragazza piatta gli mancasse terribilmente, insomma non voleva rendere pubblici i suoi sentimenti.
-Beh prima o poi si farà sentire..!!- il sorriso dell’amico lo mise di buon umore, seppur solo per qualche breve attimo, e così ritornò sui suoi passi.
Verso casa.
La loro casa.
Non riusciva a non considerarla come tale, come la “loro” casa, perché era stato lì che avevano vissuto assieme per tanto tempo, che avevano litigato, studiato e unito le loro anime.
Una volta dentro, aprì le finestre, cercando di far tornare quel profumo fresco, di pulito, che prima si sentiva in ogni stanza.
Da quando era andata via,
anche la casa sembrava morta.
 
Si sedette al piano e come ogni sera, pensando a lei, cominciò a suonare e a ricomporre la melodia che le aveva dedicato il primo giorno. La melodia con la quale si era presentato.
Sperando che da qualsiasi parte del mondo fosse, Maka la sentisse.

“Lo spero..”
 
 
 
La mattina successiva, il sole lo svegliò, seppur troppo presto e seppur Soul avrebbe di gran lunga preferito risvegliarsi per il dolce suono della
sua voce o per l’odore della sua colazione. Tuttavia, anche quella mattina, non c’era stata nessuna voce, e nessun profumo; nessuna Maka.
Come ogni mattina, provava ad autoconvincersi di stare bene anche senza di lei, ma
ogni volta che alzava lo sguardo verso lo specchio e vedeva quella sagoma di un ragazzo, ormai cresciuto ma solo, sognava di vedere anche Maka, e si rendeva conto di quanto solo lei fosse capace di rendere le sue mattinate, e le sue giornate, migliori.
“Ma a chi voglio prendere per il culo?...”
Finalmente dopo un anno era riuscito ad accettare quel dato di fatto, quella che era la realtà : a lui mancava Maka.  E, non sarebbe servito odiarla ancora, o ritenerla un’ingrata, perché dopo la rabbia sopraggiungeva sempre molta tristezza e nostalgia, e con esse appariva chiara come l’aria la realtà: la voleva con sé. Pur non capendo ancora il perché di quella scelta, che tanto l’aveva ferito, voleva, più di qualsiasi atra cosa al mondo, che tornasse presto. Che tornasse da lui.
Adesso, avrebbe davvero rinunciato a tutto per lei, perfino ad essere falce della morte. Le voleva bene, e in un certo qual senso sapeva di essersene anche un po’ innamorato. Ma il tempo l’aveva confuso.

 “Forse un giorno la rivedrò e saprò se il sentimento che provo verso di lei è amore…o no!”
 

 
 
Il piano di Stein si rivelò abbastanza semplice: i ragazzi si sarebbero introdotti, con falsi nomi e travestimenti adeguati, nella base delle Streghe per cercare laddove possibile  “la cosa”, e solo nel caso fossero stati scoperti avrebbero potuto utilizzare un ingrediente a scelta.
-Praticamente, ci state mandando a morire!- disse Liz, abbastanza seria.
-No…ma voi siete i
più adatti.-
Era bastato l’uso di quei due semplici vocaboli, “ più adatti”, per riportargli alla mente il pensiero che cercava a tutti i costi di allontanare; Maka, aveva sempre considerato Soul come “il più adatto” per il ruolo di Falce della Morte,
“e poi? E POI PERCHE’ SE N’E’ ANDATA ALLORA?”
 Con questo pensiero, insistente, iniziò il viaggio; dovevano dirigersi nell’America del Sud. Shinigami aveva, perfino, messo a loro disposizione un aereo, per fare prima. Ma, nonostante la possibilità di riposare per guadagnare forze e coraggio, Soul non era riuscito a chiudere occhio per tutto il tempo; continuava a guardare il buio pesto fuori dal finestrino, sperando forse di poter scorgere qualche segno, un suo segno.
Dopo poche ore di volo, atterrarono.
-Soul ci sei?- Era ancora totalmente assente, e anche i compagni se ne stavano accorgendo. Eppure, la domanda non mosse minimamente i pensieri di Soul, che aveva ancora  un’unica cosa in mente: trovare Maka. Era quella, la sua vera missione.  E se vi fosse stata qualche possibilità, perfino in quella terra sconosciuta, di trovare Maka, lui l’avrebbe sfruttata.
Condotti in un edificio, fuori città, per sistemarsi, Soul continuava a dare adito ai pensieri, senza porre alcuna attenzione né ai dialoghi degli amici né alle informazioni che ne venivano fuori.
-Soul…andiamo amico…lo so che stai pensando
a lei..- Tsubaki era di fronte a lui, a guardarlo quasi con tenerezza. O forse, compassione.
-Allora..?-
-Pensa alla missione.
Appena sarà finita  allora tutti noi ti aiuteremo a cercarla! Anche a noi manca..- sorrise commosso, e grazie a quel gesto Soul riuscì per qualche attimo a ritornare in sé; non poteva far fallire tutto, avrebbe dovuto fare le cose con calma, così  come lei gli aveva insegnato, e avrebbe voluto facesse.
Così, dopo essersi fatto spiegare bene alcuni passaggi del piano, si diresse con gli altri in città, ad ottenere altre informazioni utili per individuare la strana “cosa” che tenevano le streghe e, che avrebbe dovuto interessare la Shibusen.
 
I primi giorni furono un buco nell’acqua, con poche informazioni, insoddisfacenti; all’apparenza l’intera popolazione sembrava non voler collaborare, e fare perfino finta di non conoscere quale fosse la base delle streghe, che tuttavia non riuscì a sfuggire a Soul, in quanto gli anni passati accanto a Shinigami lo avevano reso più forte e nonostante sapesse che le streghe avevano attivato lo scudo dell’anima per non farsi riconoscere, lui era riuscito a percepirle e con esse anche una strana aura, diversa ma tuttavia, non fece parola con gli altri, che non avendo sentito niente, lo convinsero di aver sbagliato.
Dopo giorni di vani tentativi, si giunse, però, alla conclusione di seguire l’intuizione di Soul sull’aura delle streghe; e così, in men che non si dica si trovarono di fronte alle porte del castello delle streghe, protette da centinaia di guardie, come se vi fosse qualcosa d’inestimabile.
- Ma che…rabbia! IO SONO UN DIO e devo poter entrare dove voglio!!- Black Star stava iniziando a perdere  la calma, come anche Kid, non più certo del piano di Stein.
Non potendo entrare inosservati dalle porte principali, iniziarono ad ispezionare i dintorni alla ricerca di qualche passaggio segreto o varco per entrare.
Tuttavia, non trovarono altro che vicoli piene di bancarelle e tende distrutte.
-Siete stranieri..?-
Quella domanda, così inaspettata, gli fece per un attimo gelare il sangue. Ma, quando si voltò, pronto a trasformarsi per combattere, scoprì che si trattava di una bambina.
-Co..sa te lo fa credere?-
-Qua non arriva mai nessuno di nuovo! Solo una persona ma è successo tanto tempo fa!!- disse con disinvoltura.
-Che intendi dire con non arriva mai nessuno di nuovo?-
- che l’ultima persona che come voi ha provato a entrare…- indicò il cancello del palazzo -è stata fatta prigionieraaa- e iniziò a canticchiare.
Il discorso non quadrava: chi aveva mandato la Shibusen prima di loro?
Poi, Soul notò un dettaglio; qualcosa forse anche “normale” per una bambina, ma che allo stesso tempo non tornava; indossava un maglioncino giallo senza maniche, che all’inizio, pur sembrandogli familiare, fece fatica a riconoscere, quando ad un certo punto-
-Dove lo hai preso?!?- chiese urlando.
-Soul!!! Calmati cazzo! E’ solo una bambina!!- gridò Tsubaki per allontanare Soul dalla bambina, o meglio da quel maglione giallo.
-Me l’ha dato una ragazzaaaa- urlò ad un tratto singhiozzando.
Il cuore gli parve fermarsi di colpo.
-E’ bionda? Occhi verdi fisico magro?- non riusciva a calmarsi.
-Sì!!! portava i capelli sciolti erano biondi!!-
Cadde a terra. Tremava.
Dopo tre anni, quella era la prima notizia di Maka che avesse avuto.
-Adesso dov’è? Da quanto è andata via??? Dimmelo DIMMELO-
Piangeva dalla tensione. Poteva trovarla.
-Io non ho detto che è andata via...- disse la bambina, diventando improvvisamente cupa.
Quelle parole però lo confusero e disorientarono. Guardò i suoi amici che si fecero improvvisamente attenti.
-Dov’è?-
La bambina si girò e indicò il palazzo.
-E’ prigioniera delle streghe da due anni!!!-
Soul cadde a terra, sbattendo i pugni.
 
 
 
***
Aveva fallito. La maestra più forte della Shibusen aveva fallito miseramente nella sua prima missione da solista.

“Sono caduta davvero in basso”, erano quelli i pensieri di Maka Albarn, prigioniera delle streghe da circa due anni, o almeno credeva fossero due, in quanto in quel posto si rischiava di perdere totalmente ogni forma di orientamento.
In quel luogo buio e privo si sole, il tempo sembrava non passare mai, era “sempre notte”.
Avendo perso ormai la cognizione del tempo, l’unica cosa che le dava forza per sopravvivere era
lui, perché, anche in quel momento, Soul occupava un posto importante in mente e cuore.
Lui era la sua àncora di salvezza.
Non aveva smesso per un secondo di amarlo o di pensarlo.
Lo pensava così intensamente che era perfino sicura di averlo
sentito, nei paraggi, lì vicino.E per un attimo, era ritornata felice, prima di rendersi conto di essere sola. E di riscoppiare a piangere.
"Forse Soul noi non ci rivedremo più, ma io non ho mai smesso di amarti."
 
 
***
Stavolta quella non era stata “solo una sensazione”, stavolta l’aveva sentita davvero, aveva sentito l’anima di Maka, che non era, più, potente come un tempo, ma solo un sussurro leggero.
Si era indebolita.
-E’ lì!- indicò le grate che davano sulla strada.
Rimase immobile mentre la sua anima si muoveva al posto suo, si agitava, avrebbe fatto saltare tutto per aria in una sola frazione di secondo, perché forse era stata proprio colpa di quelle streghe se non aveva rivisto Maka, per così tanto.

“Ti ho trovata.”
-Soul non fare cazzate! Dobbiamo prima avere un piano!- Il solito razionale e simmetrico Kid
-IO ho un piano!!!!!!!!- disse arrabbiato. Sentiva di nuovo la sua anima viva come un tempo, voleva vendetta.
Aveva capito che in tutti quegli anni lei era l’unica cosa che gli era mancata e che l’avrebbe riportata a casa, a tutti i costi.
-Ovvero….???-
-Mando tutti all’inferno!-  e così  mutò il  braccio in falce, e diede inizio alle danze.

"Maka sto venendo a prenderti."
 
 
***
Stava succedendo qualcosa là fuori, riusciva a percepire la confusione e le persone urlare, non solo per paura ma anche per impartire ordini.
“Cosa succede?”
Ancora quella domanda, ma ancora una volta nessuna risposta. Avrebbe voluto alzarsi per andare a sbirciare fuori dalle grate, ma aveva i polsi legati e le gambe troppo stanche e non si reggeva in piedi da troppi anni.
Tutto quello che era stato, non c’era più.
Non era più la ragazza allegra e studiosa, la maestra d’armi forte e coraggiosa, era solo una prigioniera.
Ad un tratto, qualcosa vibrò nell’aria e il cuore ebbe un fremito.
Quella cosa, l’aveva riconosciuta.
Aveva riconosciuto quell’anima.

“Che sia…?”
Per un attimo, si credette sciocca; non poteva essere , non poteva averla trovata. Lui era a Death City, al sicuro.
Ma nemmeno il tempo di far scemare quel pensiero, che il muro le crollò accanto, a pochi centimetri da lei. Eppure, nonostante la gran polvere, non
volle distogliere lo sguardo. Aveva bisogno di risposte.
Tuttavia, la luce del sole, quella volta, non fu del suo stesso parere; il bagliore era così forte che dovette chiudere gli occhi, che puntualmente, con grande sforzo e forza di volontà, riuscì a riaprire.
E, la prima cosa che vide fu il rosso. Quel rosso.
Di nuovo, quegli occhi rossi.
 
-Maka!!.- urlò correndo verso di lei.
Le lacrime scendevano lente e calde sul suo viso. Non riusciva nemmeno a rispondergli.
Eppure avrebbe voluto
urlare, per la gioia.
Nel frattempo, dopo averla slegata, Soul la prese in braccio con straordinaria facilità.

“Mi hai trovato Soul.”
Questa volta non era stato il cervello, ma la sua anima a parlare. L’anima che solo quella di Soul riusciva ad ascoltare.
“Ti troverò sempre.”fu la rapida, silenziosa risposta.
Parole che le scaldarono il cuore, e così, lungo tutto il tragitto, stretta al torace di Soul, si sentiva finalmente al sicuro.
 
Non appena usciti, con fatica (i raggi del sole le provocavano ancora un gran fastidio), intravide Black Star e Kid, intenti ancora ad allontanare le streghe, quelle che nemmeno lei era riuscita a sconfiggere.
-Andia…mo via..- disse debolmente.
 E Soul accolse la sua richiesta.
Chiamò la ritirata, correndo verso il tramonto.
 
 
***
 
Dopo appena mezz’ora, il gruppo riuscì a ritornare intero alla base, dove tuttavia non avrebbero potuto fermarsi a lungo, sennò le streghe li avrebbero trovati.
-Dobbiamo partire subito per Death City!!!- urlò Kid, iniziando a raccogliere le cose e facendosi aiutare dagli altri.
Eppure per due persone il tempo si era fermato.
Rosso e Verde.
Non c’era altro, che Soul e Maka.
Si erano ritrovati, dopo tre lunghi anni.
-Come sei finita loro prigioniera?- era curioso e non riusciva a trattenere i suoi dubbi, nonostante l’unica cosa che gli importasse, in quel momento, fosse avere Maka tra le sue braccia.
Era molto dimagrita, in confronto ai vecchi tempi. Ma, per Soul, era sempre bella.
Forse, anche di più.
 
-Dopo un anno di pellegrinaggio…mi erano giunte voci di streghe che detenevano il controllo assoluto su una città e…mi sono detta che potevo batterle….con i miei…con i miei – sospirò dalla fatica-…poteri di arma..- guardò Soul. Per tre lunghi anni, non aveva fatto altro che pensarlo; era la sua unica consolazione e speranza in quella triste cella.
-Sono partita per questa città e le ho affrontate…io pensavo di vincerle…ci stavo davvero riuscendo..mi sentivo forte ma poI mi hanno bloccata...- con la poca forza che aveva, riuscì ad alzare spallucce.

“Cosa mi prende?”, si chiese Soul dopo aver, di nuovo, contemplato Maka, quasi come una dea.
Che qualcosa per quella ragazza fosse cambiato?
 
-Così sono finita loro prigioniera.. almeno fino a oggi..-
Dall’altra parte, Maka non aveva dubbi : lo amava terribilmente. Il tempo trascorso, quei tre anni, non avevano cambiato nulla. Aveva sempre la stessa voglia di baciarlo, anzi, avrebbe voluto baciarlo proprio in quel momento.
Avrebbe voluto dirgli tutto quello che provava. Eppure, si contenne ancora una volta.
-Andiamo via!- urlarono i ragazzi.
Riprese la corsa per raggiungere il prima possibile l’aereo.
Maka si teneva stretta a Soul, in una presa che lasciava intendere solamente che: non lo avrebbe più lasciato.
 
 
Avendo finalmente la possibilità di chiudere occhio, senza temere nel sonno, per la sua stessa vita, Maka riuscì ad addormentarsi.
A proteggerla ci sarebbe stato Soul, stavolta.
E così dormivano, assieme, abbracciati e uniti dalle loro dita intrecciate, proprio come le loro anime.
Avrebbero recuperato il tempo perduto.
 
Adesso, la parte più difficile sarebbe stata spiegare a Lord Shinigami tutto quello che era successo.
 
Quando entrarono a casa, Maka aveva il cuore che le batteva forte, per l’emozione del rivedere una casa che aveva amato, eppure così temuto di non rivedere più.
-Non ho cambiato niente.-  annunciò Soul, con un po’ di imbarazzo.
Con sollievo, allora, corse in camera sua. Non ci poteva credere, avrebbe ritrovato ancora lasua camera, la suaamata camera, nelle stesse condizioni in cui l’aveva lasciata. Forse perfino con la stessa confusione.

Allora non si è dimenticato”.
 
-Ti dispiace se prima faccio una doccia?-
-Fai pure Maka..anzi ne approfitto per cucinare io…sei un po’ troppo magra..- le sorrise.
Così, arrossendo, si diresse in bagno per cambiarsi, e, insolitamente,  la sensazione di essere nuda con Soul in una stanza poco distante, non la imbarazzò. Anzi, la eccitava.
Avrebbe voluto fare l’amore con lui, lo aveva sognato e desiderato così tante volte, in quella cella, che la sola idea, adesso, la rendeva impaziente:

O la va o la spacca.”
Mise un asciugamano intorno al corpo, inspirò a fondo e uscì dal bagno.
Soul non la sentì uscire, così era ancora di spalle, quando lei arrivò in cucina. Per poco, non gli venne un colpo per quella “sorpresa”.
La trovava meravigliosa, anche in accappatoio. Gli occhi verdi, sempre quegli occhi verdi, che aveva imparato a conoscere in tutti quegli anni trascorsi assieme, quella volta erano strani, misteriosi.
Ma non fece nemmeno in tempo a formulare qualche ipotesi, che Maka gli si avvicinò e dopo qualche millesimo di secondo sentì le loro labbra sfiorarsi.
Spontaneamente e prepotentemente, la lingua fece irruzione nella sua bocca, piccola e delicata, nella disperata ricerca dell’altra lingua. Fino a trovarla.
E, così, quel bacio si fece sempre più passionale.
Le mani di Soul scendevano leggere su quel corpo “levigato”, sfiorarono i fianchi e, infine, si posarono per un po’ sul suo sedere, massaggiandolo delicate.
Poi, non contente, iniziarono a risalire quelle dolci curve, fino ad accarezzarle il seno.  Con quei gesti Maka non riuscì più a trattenere l’eccitazione; si strinse ancora di più a quel torace muscoloso.
Aveva bisogno di essere amata. Lo stava urlando ogni parte del suo corpo.
Lo stava implorando la sua anima, che solo Soul riusciva a sentire.
Così, lasciò la presa dall’asciugamano, che le scivolò via verso terra, e spinse contro il muro Soul, che nel frattempo riusciva a toccarla ancora di più, senza quell’asciugamano.
Si volevano.
Entrambi.
Così, mentre Maka gli sbottonava, con movimenti lenti e sensuali, la camicia, lui la guardava, accarezzandole i capelli.
 
-Soul…io non so quello che sto facendo…ma …ma so che lo desideravo da cosi tanto tempo…- questa frase l’aveva fatta arrossire, parecchio.

“Da quant’è che mi ama?, si domandò istintivamente Soul.
Ma ben presto, nonostante la risposta tardasse a venire, capì che non era importante. Non era importante da quanto lo amasse. Ma che lo amasse.
-Soul io mi ero ripromessa di non dirti nulla..mi ero ripromessa di stare zitta…ma non posso più farlo…- si fermò e lo guardò negli occhi.
-Sono andata via tre anni fa perché
mi faceva male stare con te, sono andata via perchéti amavo e sapevo che tu non avresti mai provato niente del genere per me!- ora, era lei a guardarlo, e con determinazione.
-Ma non ho mai smesso di pensarti un giorno…non ho mai smetto di amarti.. e ora ho deciso che non sprecherò più neanche un momento!-
-Mi ami?- la domanda di Soul la colse di sorpresa.
-Ti ho
sempre amato, Soul….- fu la risposta decisa.
Così, le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò piano -..
anche io mi sono reso conto di amarti..-
 

E questa era la verità.
L’unica e sola verità.

 
Col tempo, l’odio si era trasformato in amore.
Maka sorrise e riprese a baciarlo mentre iniziava a liberarsi della sua maglietta. Tuttavia fu Soul questa volta a prendere l’iniziativa. E così decise di invertire i ruoli,  prese Maka e l’adagiò sul tavolo della cucina.
L’aveva trovata e non l’avrebbe più lasciata, si era fatto una promessa.

“Ti voglio Soul, ti voglio ora e per sempre.!
“ ed io ti amo Maka, e sono stato un cretino a non accorgermene prima, ma non ti lascerò mai più”

E così fecero l’amore.
Stavolta le loro anime avevano fatto una promessa comune, quella di amarsi e di ritrovarsi ogni volta che si sarebbero persi.
   
 
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