Per
tutti la morte ha
uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
[Verrà la
morte e avrà i tuoi
occhi-
Cesare Pavese]
Se
devi andartene e vuoi farlo in grande stile... Fallo in
una giornata di pioggia.
Che
ironia, eh?
Lo ripetevi sempre, quando ti mettevi a sorseggiare il tuo odioso
tè alla
vaniglia, seduto sulla poltrona vicino alla finestra.
Non
capivo il senso delle tue parole, ma non ci
facevo granché caso. Che stupido.
‘Un
altro
dei suoi deliri’
mi ripetevo.
E
invece no. No. Troppo facile darti
la colpa di
tutto, troppo facile chiamarti pazzo
quando semplicemente non riesco a capirti. Non mi è mai
piaciuto fare una cosa
del genere. Ho sempre voluto andare più a fondo e tentare di
capire che razza
di persona si nascondeva dietro
quella mente straordinaria.
Inutile prenderci in giro, no? Tu non fai---facevi
nessuna cosa che non avesse alcun senso. Se non ce lo aveva era
perché le
persone ordinarie non sapevano vederlo.
Ero
preparato a tutto. Così pensavo,
almeno.
E invece ancora una volta hai deciso di lasciarmi senza parole.
Non ho più la forza di fare nulla. Pensavo di essere un uomo
forte.
Forte? Mi sono ritrovato a crollare
come un castello di carte.
Se questa non è ironia, dimmi tu che cos'è.
Dimmelo tu, davvero... perché io non lo so.
Quando
mi hai chiesto di far parte
del tuo giochino malato, avrei sperato in qualcosa di diverso. Non mi
fraintendere. So che, quando si tratta di te, tutto esiste in funzione
di te e
di te soltanto. Tutti gli altri sono
pedine facilmente rimpiazzabili.
Mi sbaglio? No. Non eri l'unico dei due che aveva sempre ragione, dopotutto, per quanto
possa sembrare assurdo. Però,
per quanto mi sforzi, proprio
non capisco.
Mi fai sentire un idiota, ma questa non è una
novità per te, non è vero? Questa
è una di quelle cose che ti accomunava allo spilungone.
Entrambi avevate quella
capacità incredibile di fare sentire perfettamente idiote le
persone di cui
decidevate di circondarvi.
Non ho voglia di continuare ad andare avanti in questo stato. Niente ha
più
senso... Nemmeno quello che sto scrivendo qui.
Ma, alla fine, che cosa me ne importa dopotutto? È una vita
che non scrivevo
per questa completa idiozia... Poi però ho deciso di
riprendere, e il perché
qual è? Cazzo, vorrei tanto
saperlo.
Credi che sia stato bello per me? Volevi rendermi le cose
più facili
andandotene? Non ci sei riuscito. Sono davvero nella merda, grazie a te. Credo di aver dovuto
spezzare più colli nell'ultimo mese di quanto abbia fatto in
una vita intera.
E
a che serve poi, essertene
andato così? Pensi di essere brillante,
con le tue esibizioni, eh? A me fai
soltanto incazzare.
***
Accidia:
torpore
malinconico, inerzia nel vivere.
***
Che
giorno è oggi? Sono quasi
certo che ieri fosse martedì. O era lunedì?
Merda. È difficile tenere il conto
con la finestra chiusa, senza lasciar passare il minimo sprazzo di
luce. Ma mi
sta bene così, per il momento. Non ho voglia di affacciarmi
alla finestra e
vedere tutti quei volti soddisfatti di londinesi idioti. Nonostante
ognuno
pensi alle proprie cose--- posso vederlo il loro sorrisino soddisfatto!
È
proprio lì! Che ti giudica e ti fa sentire un fesso.
Ma guardami.
Sto delirando.
Ho bisogno di un altro whiskey. E di una Sig-Sauer. Sento dei passi.
***
Ho dovuto lasciare casa nostra. (Nostra?
Adesso c’è addirittura- o meglio, c’è
stato- un noi.)Pensavo
che non mi
avrebbero mai trovato lì. Di solito il posto più
ovvio è sempre quello più
difficile da individuare. Nessuno ci pensa mai. Ha funzionato soltanto
per
quattro settimane, però. Avrei dovuto immaginarlo. Sai, ho
scoperto che era venerdì,
non martedì.
Stare lì dentro non mi aiutava nemmeno, alla fine. Quella
casa perfettamente
immersa nel silenzio faceva un rumore del diavolo. Ti si infilava nel
cervello.
Ci si infiltrava, prepotente. Quasi come un'interferenza, un fischio
fastidioso... Non ho mai odiato
così
tanto quella quiete assordante.
***
Sapendo che tutto è finito, proprio
non ci
riesco a rimanere sobrio.1
E
se continua così, sarò fottuto
nel giro di pochi giorni. Perché?
Non
fingere di non saperlo. Le mani mi tremano così forte che
non riesco nemmeno a
tenere in mano una pistola... Figuriamoci
premere il grilletto. Sono stanco.
***
"Conosci Arthur Rimbaud?" ti
chiede, sollevando lo sguardo dal libro.
"Chi sarebbe? Un tuo nuovo amico francese?"
Ti guarda, inarcando un sopracciglio. Sai perfettamente di chi sta
parlando, ma
preferisci rispondergli così, per il solo gusto di farlo
incazzare. Tu
prendi un'altra boccata dalla
sigaretta.
"È un poeta."
"Buon per lui." mormori, tremendamente ironico. Ti
ignora e continua per la sua
strada:
“Su
ogni gioia, per strozzarla, ho fatto il balzo sordo della
bestia feroce.
Ho
invocato i carnefici per
mordere, morendo, il calcio dei loro fucili. Ho
invocato i flagelli, per soffocarmi con la sabbia, col sangue.
La
sventura è stata il mio dio. Mi
sono sdraiato nel fango.
Mi
sono
asciugato al vento del delitto. E
ho
giocato qualche brutto tiro alla pazzia. E
la primavera mi ha portato il riso terrificante dell'idiota.”2
recita, chiudendo il libro e appoggiandolo
sul tavolino.
Rido. “Il riso terrificante dell’idiota?
Sicuro di non averla scritta tu?” lo prendi in giro e lui
sorride, scuotendo la
testa.
“Geniale,
vero?”
Lo guardi scettico “Perché sto assistendo ad una
lezione di poesia?” gli
chiedi, sbuffando altro fumo. Rotea gli occhi “Può
soltanto farti
bene.”sospira. “Ad ogni modo. È tratto
dal suo capolavoro. Une
saison en enfer. Una stagione all' inferno. Di
che starà mai
parlando?” ti chiede, aspettandosi chiaramente una tua
risposta. Ti sembra quasi
di essere tornato a scuola! Assurdo.
“Allucinazioni di sicuro.” gli rispondi
ironicamente, sgranando gli occhi e
spegnendo la sigaretta. Lui fa una smorfia.
“Fuochino. Amore.
Descrive la sua
relazione.”
“Non doveva poi essere granché con le
ragazze.” ghigni, sistemandoti sulla
poltrona.
“La sua relazione con Paul Verlaine.” sottolinea,
lanciandoti un’occhiataccia.
“...O con i ragazzi.” Rettifichi. “Tempi
difficili.”
“Non immagini quanto. Pare che Rimbaud fosse particolarmente
affascinante,
nonostante i suoi modi poco aggraziati. Intraprese questa relazione con
Verlaine e litigavano continuamente.”
“Non mi dire.”ridacchi, non potendo fare a meno di
notare una somiglianza. Lui
ti guarda male, perché lo hai interrotto ancora una volta.
Alzi gli occhi al
cielo, scusandoti con lo sguardo.
“Rimbaud si era stancato e decise di mettere la parola fine
alla loro patetica
storia. Verlaine era disperato. Cercò di dissuaderlo, ma
Rimbaud non ne voleva
sapere. Così, Verlaine tirò fuori una pistola e
gli sparò. Due colpi di
rivoltella.” Continua, facendo una pausa ad effetto,
alzandosi e venendoti
incontro. “Ma non lo uccise. Gli prese la mano sinistra.
Rimbaud lo denunciò e
Verlaine finì in prigione.”
Lo guardi interrogativo e divertito allo stesso tempo “Jim,
stai cercando di
dirmi qualcosa? Devo prenderla come una richiesta?” ghigni,
assecondando i suoi
movimenti e lasciando che si sistemasse sopra di te. Ti guarda stupito,
quasi
sconvolto:
“Avresti il coraggio di spararmi?”
“Eccome,” ridi,
passandogli un dito
lungo il collo. “Con una piccola differenza.”
Lui ti guarda, passando dall’offeso, allo scettico ed,
infine, all’incuriosito.
“E cioè?”
Ghigni, avvicinando le labbra al suo orecchio e passandovi la lingua.
“Se io
avessi intenzione di spararti, Jimmy,
non mancherei il bersaglio.” sussurri, spostandoti con le
labbra lungo il
mento, incatenando gli occhi con i suoi. “Non avrei sbagliato
il colpo. Saresti
stato meno fortunato del signor Rimbaud...”
“Ma davvero?” ti chiede, senza però
crederci realmente. “Non ne avresti il
coraggio. È per questo
che mi fido di
te.”ribatte, facendoti schiudere le labbra e catturandole tra
le sue per
qualche istante. “Solo due persone potrebbero riuscire
nell’intento, se
volessero spararmi. Una sei tu.” mormora piano, sfiorandoti
lo zigomo con il
pollice. “L’altra sono io.” decreta, con
un sorrisetto, poggiandoti un altro
bacio sulle labbra.
“Siamo in una botte di ferro, allora.” ridacchi,
rispondendo al bacio e
mordendo quella pelle così invitante.
***
Mi
sveglio di soprassalto, la
fronte completamente imperlata di sudore. Sei tornato, ancora una volta
a
tormentarmi nel sonno. Più che un sogno, il peso del ricordo mi aveva aggredito come un
macigno. Come sempre, tu mi
avevi detto tutto. Tu avevi
previsto
tutto... e io, invece, non avevo capito nulla.
Mi raggomitolo su me stesso, prendendo atto della rivelazione.
È tutto così
vuoto, così falso, così... sbagliato.
Non reagisco, non voglio reagire. Mi sento immobilizzato. Intrappolato
dal mio
stesso corpo e dalla mia stessa mente che mi impediscono persino il
più
semplice dei movimenti, quale alzare e abbassare il petto per respirare.
Voglio
andarmene. Non riesco ad
alzare un dito, ma voglio andarmene. Chiudo gli occhi e mi passo una
mano sul
viso.
Se
voglio andarmene e voglio farlo in grande stile... lo farò
in una giornata di
pioggia.
1
“I
can’t stay sober if it’s over” è
un verso di Bliss (I don’t wanna know) -
Hinder,
canzone che mi ha accompagnato
durante la scrittura di tutto il capitolo e che trovavo particolarmente
adatta.
2
Come detto da Jim stesso, è un passaggio tratto da una delle
poesie raccolte in
“Une saison en enfer” di Arthur Rimbaud.
Note dell'autrice:
Rieccomi qui. Sono riuscita a ritagliarmi un momento tra i vari esami nel mio viaggio di cinque ore in ritorno da Roma.
Ci avviciniamo alla fine di questa storia. Manca soltanto un altro capitolo all'appello! ...e il capitolo qui sopra non è dei più felici, ma, ahimè, it needs to be done. Ho tentato di mettermi ancora una volta nei panni di Sebastian e cercare di ragionare con la sua testa. Spero di aver raggiunto un risultato di cui essere soddisfatti. Sarò orgogliosa di questa storia sempre, perché è un percorso che sto portando a termine e che, in fin dei conti, non mi dispiace per niente.
Ancora una volta ringrazio tutti voi, chi segue, chi legge, chi
commenta... Stringo forte SAranel
che, come sempre, butta un occhio sul capitolo e mi sopporta
costantemente.
Grazie anche a te, Caro Lettore, che sei lì, in silenzio, e leggi queste poche parole. Un abbraccio dal profondo del cuore.
Vi stringo tutti.
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