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Autore: Whitelily_    08/06/2013    3 recensioni
Sono un uomo degno di riprovazione?
Senza dubbio.
Sono un peccatore?
Non l’ho mai negato.
Lasciate che io vi dica che nessuno segue alla lettera le pagine di quel libro polveroso in cima ad un altare di marmo. Finiremo tutti all’inferno.
Tanto vale godersi il viaggio no?
Peccare - per usare un termine vecchio stampo - è l’unica cosa che ci rimane.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.

[Verrà la morte e avrà i tuoi occhi- Cesare Pavese]

 

 

Se devi andartene e vuoi farlo in grande stile... Fallo in una giornata di pioggia.

 

Che ironia, eh? Lo ripetevi sempre, quando ti mettevi a sorseggiare il tuo odioso tè alla vaniglia, seduto sulla poltrona vicino alla finestra.
Non capivo il senso delle tue parole, ma non ci facevo granché caso. Che stupido.
‘Un altro dei suoi deliri’ mi ripetevo. 

E invece no. No. Troppo facile darti la colpa di tutto, troppo facile chiamarti pazzo quando semplicemente non riesco a capirti. Non mi è mai piaciuto fare una cosa del genere. Ho sempre voluto andare più a fondo e tentare di capire che razza di persona si nascondeva dietro quella mente straordinaria.
Inutile prenderci in giro, no? Tu non fai---facevi nessuna cosa che non avesse alcun senso. Se non ce lo aveva era perché le persone ordinarie non sapevano vederlo.

Ero preparato a tutto. Così pensavo, almeno.
E invece ancora una volta hai deciso di lasciarmi senza parole. 
Non ho più la forza di fare nulla. Pensavo di essere un uomo forte.
Forte? Mi sono ritrovato a crollare come un castello di carte.
Se questa non è ironia, dimmi tu che cos'è.
Dimmelo tu, davvero... perché io non lo so. 

Quando mi hai chiesto di far parte del tuo giochino malato, avrei sperato in qualcosa di diverso. Non mi fraintendere. So che, quando si tratta di te, tutto esiste in funzione di te e di te soltanto. Tutti gli altri sono pedine facilmente rimpiazzabili.
Mi sbaglio? No. Non eri l'unico dei due che aveva sempre ragione, dopotutto, per quanto possa sembrare assurdo. Però, per quanto mi sforzi, proprio non capisco.
Mi fai sentire un idiota, ma questa non è una novità per te, non è vero? Questa è una di quelle cose che ti accomunava allo spilungone. Entrambi avevate quella capacità incredibile di fare sentire perfettamente idiote le persone di cui decidevate di circondarvi. 
Non ho voglia di continuare ad andare avanti in questo stato. Niente ha più senso... Nemmeno quello che sto scrivendo qui. 
Ma, alla fine, che cosa me ne importa dopotutto? È una vita che non scrivevo per questa completa idiozia... Poi però ho deciso di riprendere, e il perché qual è? Cazzo, vorrei tanto saperlo. 
Credi che sia stato bello per me? Volevi rendermi le cose più facili andandotene? Non ci sei riuscito. Sono davvero nella merda, grazie a te. Credo di aver dovuto spezzare più colli nell'ultimo mese di quanto abbia fatto in una vita intera.

 

E a che serve poi, essertene andato così? Pensi di essere brillante, con le tue esibizioni, eh? A me fai soltanto incazzare.

***

Accidia: torpore malinconico, inerzia nel vivere.

***

Che giorno è oggi? Sono quasi certo che ieri fosse martedì. O era lunedì? Merda. È difficile tenere il conto con la finestra chiusa, senza lasciar passare il minimo sprazzo di luce. Ma mi sta bene così, per il momento. Non ho voglia di affacciarmi alla finestra e vedere tutti quei volti soddisfatti di londinesi idioti. Nonostante ognuno pensi alle proprie cose--- posso vederlo il loro sorrisino soddisfatto! È proprio lì! Che ti giudica e ti fa sentire un fesso. 
Ma guardami.
Sto delirando. 
Ho bisogno di un altro whiskey. E di una Sig-Sauer. Sento dei passi.

***


Ho dovuto lasciare casa nostra. (Nostra? Adesso c’è addirittura- o meglio, c’è stato- un noi.)Pensavo che non mi avrebbero mai trovato lì. Di solito il posto più ovvio è sempre quello più difficile da individuare. Nessuno ci pensa mai. Ha funzionato soltanto per quattro settimane, però. Avrei dovuto immaginarlo. Sai, ho scoperto che era venerdì, non martedì. 
Stare lì dentro non mi aiutava nemmeno, alla fine. Quella casa perfettamente immersa nel silenzio faceva un rumore del diavolo. Ti si infilava nel cervello. Ci si infiltrava, prepotente. Quasi come un'interferenza, un fischio fastidioso... Non ho mai odiato così tanto quella quiete assordante. 

***


Sapendo che tutto è finito, proprio non ci riesco a rimanere sobrio.1

E se continua così, sarò fottuto nel giro di pochi giorni. Perché? Non fingere di non saperlo. Le mani mi tremano così forte che non riesco nemmeno a tenere in mano una pistola... Figuriamoci premere il grilletto. Sono stanco. 

***


"Conosci Arthur Rimbaud?" ti chiede, sollevando lo sguardo dal libro.
"Chi sarebbe? Un tuo nuovo amico francese?"
Ti guarda, inarcando un sopracciglio. Sai perfettamente di chi sta parlando, ma preferisci rispondergli così, per il solo gusto di farlo incazzare. Tu prendi un'altra boccata dalla sigaretta. 
"È un poeta."
"Buon per lui." mormori, tremendamente ironico. Ti ignora e continua per la sua strada:
Su ogni gioia, per strozzarla, ho fatto il balzo sordo della bestia feroce. Ho invocato i carnefici per mordere, morendo, il calcio dei loro fucili. Ho invocato i flagelli, per soffocarmi con la sabbia, col sangue. La sventura è stata il mio dio. Mi sono sdraiato nel fango. Mi sono asciugato al vento del delitto. E ho giocato qualche brutto tiro alla pazzia. E la primavera mi ha portato il riso terrificante dell'idiota.”2 recita, chiudendo il libro e appoggiandolo sul tavolino.
Rido. “
Il riso terrificante dell’idiota? Sicuro di non averla scritta tu?” lo prendi in giro e lui sorride, scuotendo la testa.
“Geniale, vero?”
Lo guardi scettico “Perché sto assistendo ad una lezione di poesia?” gli chiedi, sbuffando altro fumo. Rotea gli occhi “Può soltanto farti bene.”sospira. “Ad ogni modo. È tratto dal suo capolavoro.
Une saison en enfer. Una stagione all' inferno. Di che starà mai parlando?” ti chiede, aspettandosi chiaramente una tua risposta. Ti sembra quasi di essere tornato a scuola! Assurdo.
“Allucinazioni di sicuro.” gli rispondi ironicamente, sgranando gli occhi e spegnendo la sigaretta. Lui fa una smorfia.
“Fuochino.
Amore. Descrive la sua relazione.”
“Non doveva poi essere granché con le ragazze.” ghigni, sistemandoti sulla poltrona.
“La sua relazione con Paul Verlaine.” sottolinea, lanciandoti un’occhiataccia.
“...O con i ragazzi.” Rettifichi. “Tempi difficili.”
“Non immagini quanto. Pare che Rimbaud fosse particolarmente affascinante, nonostante i suoi modi poco aggraziati. Intraprese questa relazione con Verlaine e litigavano continuamente.”
“Non mi dire.”ridacchi, non potendo fare a meno di notare una somiglianza. Lui ti guarda male, perché lo hai interrotto ancora una volta. Alzi gli occhi al cielo, scusandoti con lo sguardo.
“Rimbaud si era stancato e decise di mettere la parola fine alla loro patetica storia. Verlaine era disperato. Cercò di dissuaderlo, ma Rimbaud non ne voleva sapere. Così, Verlaine tirò fuori una pistola e gli sparò. Due colpi di rivoltella.” Continua, facendo una pausa ad effetto, alzandosi e venendoti incontro. “Ma non lo uccise. Gli prese la mano sinistra. Rimbaud lo denunciò e Verlaine finì in prigione.”
Lo guardi interrogativo e divertito allo stesso tempo “Jim, stai cercando di dirmi qualcosa? Devo prenderla come una richiesta?” ghigni, assecondando i suoi movimenti e lasciando che si sistemasse sopra di te. Ti guarda stupito, quasi sconvolto:
“Avresti il coraggio di spararmi?”
Eccome,” ridi, passandogli un dito lungo il collo. “Con una piccola differenza.”
Lui ti guarda, passando dall’offeso, allo scettico ed, infine, all’incuriosito.
“E cioè?”
Ghigni, avvicinando le labbra al suo orecchio e passandovi la lingua. “Se io avessi intenzione di spararti,
Jimmy, non mancherei il bersaglio.” sussurri, spostandoti con le labbra lungo il mento, incatenando gli occhi con i suoi. “Non avrei sbagliato il colpo. Saresti stato meno fortunato del signor Rimbaud...”
“Ma davvero?” ti chiede, senza però crederci realmente. “Non ne avresti il coraggio. È per questo  che mi fido di te.”ribatte, facendoti schiudere le labbra e catturandole tra le sue per qualche istante. “Solo due persone potrebbero riuscire nell’intento, se volessero spararmi. Una sei tu.” mormora piano, sfiorandoti lo zigomo con il pollice. “L’altra sono io.” decreta, con un sorrisetto, poggiandoti un altro bacio sulle labbra.
“Siamo in una botte di ferro, allora.” ridacchi, rispondendo al bacio e mordendo quella pelle così invitante.

***

Mi sveglio di soprassalto, la fronte completamente imperlata di sudore. Sei tornato, ancora una volta a tormentarmi nel sonno. Più che un sogno, il peso del ricordo mi aveva aggredito come un macigno. Come sempre, tu mi avevi detto tutto. Tu avevi previsto tutto... e io, invece, non avevo capito nulla.
Mi raggomitolo su me stesso, prendendo atto della rivelazione. È tutto così vuoto, così falso, così... sbagliato. Non reagisco, non voglio reagire. Mi sento immobilizzato. Intrappolato dal mio stesso corpo e dalla mia stessa mente che mi impediscono persino il più semplice dei movimenti, quale alzare e abbassare il petto per respirare.

Voglio andarmene. Non riesco ad alzare un dito, ma voglio andarmene. Chiudo gli occhi e mi passo una mano sul viso.

 

Se voglio andarmene e voglio farlo in grande stile... lo farò in una giornata di pioggia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 “I can’t stay sober if it’s over” è un verso di Bliss (I don’t wanna know) - Hinder, canzone che mi ha accompagnato durante la scrittura di tutto il capitolo e che trovavo particolarmente adatta.

2 Come detto da Jim stesso, è un passaggio tratto da una delle poesie raccolte in “Une saison en enfer” di Arthur Rimbaud.








Note dell'autrice: 

Rieccomi qui. Sono riuscita a ritagliarmi un momento tra i vari esami nel mio viaggio di cinque ore in ritorno da Roma. 

Ci avviciniamo alla fine di questa storia. Manca soltanto un altro capitolo all'appello! ...e il capitolo qui sopra non è dei più felici, ma, ahimè, it needs to be done. Ho tentato di mettermi ancora una volta nei panni di Sebastian e cercare di ragionare con la sua testa. Spero di aver raggiunto un risultato di cui essere soddisfatti. Sarò orgogliosa di questa storia sempre, perché è un percorso che sto portando a termine e che, in fin dei conti, non mi dispiace per niente. 


Ancora una volta ringrazio tutti voi, chi segue, chi legge, chi commenta... Stringo forte SAranel che, come sempre, butta un occhio sul capitolo e mi sopporta costantemente.

Grazie anche a te, Caro Lettore, che sei lì, in silenzio, e leggi queste poche parole. Un abbraccio dal profondo del cuore. 

Vi stringo tutti. 

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