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Autore: Aleviv    08/06/2013    3 recensioni
Avete mai desiderato poter viaggiare nel tempo? Avete mai fatto una figuraccia e desiderato poter ripetere quel giorno per evitare di finire in imbarazzo? Beh Chris, quindicenne perseguitato dalla sfortuna, si ritroverà a poter viaggiare a suo piacimento nel tempo, riuscendo ad impedire tutte le sue figuracce. Ma è davvero così semplice cambiare tutto?
"Aveva creduto di poter battere il destino e far si che tutto andasse bene. Ma adesso aveva capito che c’erano alcune cose che non potevano essere evitate, perché necessarie al corretto svolgersi del tempo. Alcune cose che accadevano per una ragione e non potevano essere impedite. Perché c’è una ragione se il tempo esiste." {Dal capitolo 21}
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                     The reason of the time

Premessa: Quando ho iniziato a scrivere questa storia non credevo l'avrei trattata seriamente, quindi vedrete un linguaggio semplice e magari vi sembrerà tutto troppo stupido e vorrete lasciar perdere, ma se provate ad andare avanti che ne so, per curiosità o altro, vedrete che pian piano ho cambiato idea e la storia acquisisce un carattere molto più serio e una caratterizzazione di trama molto più grande. Quindi vi chiedo, se la storia vi interessa, di non abbandonarla subito! Grazie a tutti :)


 -INIZIO PRIMA PARTE


Capitolo I: Perché diavolo succedono tutte a me?

Era la mattina del quattro dicembre. Il sole era sorto da poco, ma le nuvole continuavano ad oscurare il cielo.  Negli ultimi giorni la pioggia non aveva smesso di cadere, ma quella mattina sembrò esserci una tregua.  La città aveva già cominciato a riempirsi, nonostante fosse molto presto.  C’erano persone che andavano a lavoro, signore appostate fuori dai centri commerciali pronte ad assalire gli scaffali per non arrivare impreparate al giorno di natale e un ragazzo, che correva affannato.
Sono quasi arrivato … Pensò, fermandosi.  Le gocce di sudore non smettevano di colare dalla sua fronte, bagnandogli il viso.  Si sbottonò il pesante giubbotto, per prendere un po’ d’aria fredda.
« No cazzo! Arriverò in ritardo anche oggi! » Imprecò, guardando l’orologio che portava al polso.   Si sistemò lo zaino sulle spalle e ricominciò a correre,  barcollando per una fitta allo stomaco.  Lo sport non era il suo forte,  come non lo era nessun campo in particolare.
Come sempre Christopher non aveva sentito la sveglia, ed ora si stava dirigendo, tutto sudato, verso la metropolitana.
Riuscirò ad arrivarci … prima o poi.  Si disse, chiudendo gli occhi. Era stanco, e si sarebbe volentieri steso a terra a dormire.  E ci finì, subito dopo.  Infatti non appena chiuse gli occhi andò a sbattere contro un’anziana signora, e cadde a terra.
« Mi scusi! » Disse,  aggiustandosi gli occhiali sul naso.  « Ero distratto…»
Si  rese conto di aver fatto cadere la borsa della vecchietta e la rialzò, velocemente.
« Ecco a…» Non riuscì nemmeno a finire la frase che questa cominciò a colpirlo con il bastone con la quale si reggeva, urlandogli contro.
« Ladro! Ladro! La mia borsetta! Ladro! » Gridava,  senza fermarsi.   Anche le vecchiette non erano più quelle di una volta,  pensò il ragazzo, lasciando cadere la borsa e fuggendo via, vedendo arrivare in soccorso della donna altre persone.
« Grazie,  mi avete salvata »  Sentì dire dalla signora.  Ma grazie di cosa? Non aveva rubato nulla, voleva solo essere gentile.  Ed aveva anche perso tempo.   Scosse la testa a destra e a sinistra,   poi continuò la sua missione già persa in partenza, arrivare puntuale a scuola.
E poi perché dovrei sembrare un ladro, io?  Pensò.
  Superò una pozzanghera e riuscì a  vedersi bene riflesso nell’acqua :  I suoi capelli neri erano tutti spettinati, coperti da un cappello blu scuro messo male, la felpa grigia era stropicciata e i suoi occhi di un verde scurissimo sembravano quelli di un tossico, a causa del sonno.
Va beh… Si disse, sorridendo come un idiota.
Arrivò al semaforo,  che ovviamente divenne verde per le auto al suo arrivo.  IL ragazzo sbuffò, appoggiandosi ad un palo vicino ad altre persone.
Improvvisamente il suo stomaco cominciò a brontolare, e si ricordò di non essere riuscito a fare colazione.
Pazienza, comprerò qualcosa dopo scuola.
Gli sguardi di quelli che aspettavano l’arrivo del rosso si posarono su di lui,  che cominciò a fissare il marciapiede, imbarazzato.  Il rumore che provocava la sua fame divenne sempre più forte, catturando l’attenzione di tutti.
« Mamma! Mamma! Il ragazzo ha scorreggiato! »  Esclamò una bambina,  provocando una piccola risata generale.
Stupida ragazzina,  non ho scorreggiato, è il mio stomaco! E voi cosa ridete?
Il colore del semaforo cambiò, e lui affrettò il passo,  maledicendo quella povera bambina che gli aveva fatto fare una figuraccia.
Questa giornata è cominciata proprio nel migliore dei modi. Pensò.
E proprio in quel momento cominciò a piovere.
Di bene in meglio!
Si Tolse lo zaino dalle spalle e cercò l’ombrello,  senza alcun risultato : L’aveva dimenticato.
Cominciò a correre con la pioggia che scendeva sempre più forte ogni secondo che passava.
«Sono quasi arrivato » Disse, ringraziando il cielo.  La stazione era a due passi da lui che, dopo essere stato picchiato da una vecchietta, preso in giro da una bambina ed essersi fatto una doccia d’acqua piovana, desiderava più che mai trovarsi tra i banchi di scuola.
Che ti serva da lezione!  
L’immagine di sua madre che lo rimproverava gli apparve in mente,  in tutta la sua grandezza : Capelli raccolti in un una grande asciugamano rosa, pantofole dello stesso colore ai piedi, pigiama con dei coniglietti orribili che lui non riusciva a sopportare,e la sua terribile voce al mattino.  Quella voce che gli gridava di svegliarsi, perché la sveglia non aveva alcun effetto. Quella voce che tutti i ragazzi di quindici anni che vengono svegliati dalle madri odiano, che porta all’allontanamento dal dolce e morbido letto.
Cancellò quell’immagine dalla sua testa e corse via, verso quello che sembrava quasi un miraggio.
I suoi occhi si illuminarono alla vista dell’ingresso della stazione,  come un ragazzo che incontra la ragazza che gli piace,  un mangione di fronte ad un panino,  un bambino che compra un nuovo gioco.  Finalmente era arrivato.
Ma non appena alzò il piede per superare il gradino cadde a terra, spiaccicandosi in una pozzanghera.
«Merda. » Disse,  chiudendo gli occhi.  Voleva scomparire,  ricominciare quella giornata da capo. Non che la sua vita fosse tanto diversa, era abituato a vivere in un mondo tutto suo,  distratto da tutto e da tutti. Ogni volta che andava in un posto si faceva riconoscere,  scivolando o combinando guai.  Certe volte gli avevano proposto l’uso del bastone, per non fargli perdere l’equilibrio. Ma a lui non importava, anche se era un completo imbranato e veniva preso in giro per questo, era fatto così, non ci poteva far nulla.  Ma in quel momento voleva davvero smettere di vivere.   Steso a terra, inzuppato in quella che sperava fosse una pozzanghera d’acqua, voleva che tutto quello fosse un incubo.
« Vieni, ti aiuto. » Esclamò una voce.  Christopher alzò lo sguardo e vide un uomo,  coperto da un enorme cappotto nero, un cappello scuro e una sciarpa grigia che gli impediva di vedere il volto. Gli tese la mano e si rialzò, gocciolante.
« Grazie … » Sussurrò, fissando il pavimento.  Chissà cosa aveva pensato di lui quell’uomo.
« Stai più attento. »  Disse quello,  aiutandolo a pulirsi.
« Si, lo farò.  Adesso vado, sono in ritardo. » Rispose,  facendo per andarsene.  Ma lo strano uomo lo fermò afferrandolo per una spalla. « Aspetta. »
Mise velocemente le mani nel cappotto e frugò in una tasca interna, tirando fuori un biglietto per la metropolitana. « A me non serve, tienilo tu, risparmierai tempo »
« Oh, grazie tante! » Gridò il ragazzo, avviandosi verso la metropolitana.  Quell’uomo era come un angelo apparso nel nulla, per aiutarlo dopo quella terribile mattinata.  Non solo l’aveva aiutato a rialzarsi, ma gli aveva anche fatto evitare un’enorme fila alla biglietteria.
Christopher rigirò il biglietto tra le mani.  Era leggermente diverso da quelli normali, ma non voleva credere che fosse stato preso in giro. Insomma, che motivo aveva quell’uomo di dargli un biglietto falso? 
L’unica cosa che distingueva quel piccolo pezzo di carta dagli altri era una sottile striscia viola che contornava il biglietto. Ma decise comunque di provare ad infilarlo nella macchinetta, magari avrebbe funzionato comunque.
Si avvicinò all’obliteratrice ed infilò il biglietto, rassicurandosi al sentire il solito e tremendo suono di quelle macchine.
Perfetto.
Subito dopo cercò di sfilarlo via, ma non ci riuscì.  Il biglietto era come incastrato.
« Andiamo stupida macchina, lascia il mio biglietto! >> Gridò, colpendola con un pugno. « Ahi…»  sussurrò, baciandosi la mano arrossata.
Improvvisamente l’apparecchio cominciò a fare strani rumori, e Christopher riuscì a riprendersi il biglietto.
« Finalmente! »
Ma in quello stesso istante dalla macchina cominciò ad uscire del fumo e scoppiò, facendo cadere la barra del check-in a terra.
Ma mio dio, cosa succede oggi?! Pensò, guardandosi intorno.
Il fumo continuò ad aumentare e, terrorizzato, il ragazzo superò con un salto la barra e corse verso la metro.
« Ma perché diavolo succedono tutte a me?! »


NOTE:
Salve a tutti! xD Con questo primo capitolo non ho spiegato molto ai fini della trama, ma spero che comunque sia piaciuto e abbia fatto capire che tipo è il protagonista! xD Ho molti progetti per questa storia, e spero vi abbia lasciato con un po' di curiosità su quello che succederà dopo xD comunque mi piacerebbe ricevere anche una sola recensione, per vedere se vale la pena continuarla oppure no :)
   
 
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