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Autore: yourkittyness    08/06/2013    5 recensioni
Senza ombra di dubbio ci sono tre eventi in particolare che mi hanno fatto capire chi è veramente Kyungsoo e cosa amo davvero di lui, magari uno di questi non è stato certamente il più romantico e qualcuno avrebbe preferito evitare un soggetto mentalmente instabile come lui (perché tanta stupidità è inconcepibile in una sola persona), ma in fondo è Kyungsoo, no? Cosa mi importa cosa avrebbero fatto gli altri.
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[KAISOO]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Three.



Senza ombra di dubbio ci sono tre eventi in particolare che mi hanno fatto capire chi è veramente Kyungsoo e cosa amo davvero di lui, magari uno di questi non è stato certamente il più romantico e qualcuno avrebbe preferito evitare un soggetto mentalmente instabile come lui (perché tanta stupidità è inconcepibile in una sola persona), ma in fondo è Kyungsoo, no? Cosa mi importa di cosa avrebbero fatto gli altri.

Il primo incontro è stato uno tra i più fortuiti o, forse, lo considero tale solo per mascherare la mia invidiabile generosità nell’aiutare persone pericolosamente sbronze e strafatte, non per niente, la prima volta che vidi Kyungsoo è stata fuori da una discoteca, mi ero acceso la prima sigaretta della serata quando sentii qualcuno cantare la sigla dell’Ape Maia saltellando sul marciapiede, presi in considerazione l’idea di aiutarlo, magari di portarlo in qualche posto per smaltire la sbornia ma poi mi resi conto che, con un tipo del genere, era meglio non averci niente a che fare, non mento se dico che Kyungsoo ha una delle peggiori reazioni all’alcol, l’unica cosa che pensai fu “se è talmente disagiato da sbronzo, da sobrio sarà altrettanto coglione”.
«Ehi tu!» gridò lui dopo essermi girato dall’altro lato, buttai fuori il fumo e mi girai nuovamente «non dovresti fumare, fa male!» lo guardai di sbieco ridendo.
«Allora tu non dovresti neanche ubriacarti, lo sai?»
«Io non sono ubriaco!» protestò lui venendomi incontro «sono solo un po’ brillo» perse l’equilibrio e mi finì addosso.
«Ehi amico, sei sicuro di non volere un passaggio in macchina?» dissi allontanando la sigaretta pericolosamente vicina al suo volto.
«Io non sono tuo amico, io sono una pigna!» urlò lui indignato, risi.
«Ok, pigna, allora, mi sa dire dov’è casa sua così posso accompagnarla a casa?»
«Non voglio tornare a casa» mise il broncio «voglio un milkshake»
«E se prima prendi un bel caffè così la sbornia ti passa più in fretta?» lui si guardò attorno.
«Mi ricordi tanto una ciabatta, una ciabatta di pelle, quelle che piacciono ai cani» disse tirandomi una guancia.
«Sì, ok, hai bisogno di qualche tazza di caffè» tirai l’ultima boccata fumo e feci cadere la sigaretta a terra.
«Ehi, così inquini» disse arrabbiato aggrappandosi alla manica della mia giacca, solo dopo scoprii che è un ecologista convinto.
E solo dopo avrei scoperto che mi avrebbe costretto a fare la raccolta differenziata.
E mi avrebbe costretto a distribuire volantini biodegradabili per sensibilizzare la gente al riciclaggio.
Sì, insomma, le solite cose normali che dovrebbero fare tutte le coppie innamorate.
«Andiamo, seguimi, ti porto in un posto speciale»
«Che posto speciale? Ci sono le foche? A me piacciono le foche, lo sai? Sono carine, hanno il naso morbido, una volta l’ho toccato a una di loro, è stata gentile con me, mi ha detto “sei proprio un bimbo carino”» mi girai verso di lui scioccato ma per lui sembrava una cosa normale, a quanto pare, perché cominciò a guardarsi attorno fischiettando il motivetto della sigla dell’Ape Maia «ehi tu» mi chiamò.
«Dimmi»
«Mi stai antipatico» disse mollando la presa dalla manica e salendomi sulle spalle senza alcun preavviso «quindi ora sei il mio servo, portami a prendere il milkshake, babbano» sbuffai, perché mi ero cacciato in quella situazione assurda? Se oggi torno indietro penso che l’avrei lasciato là, ad accarezzare un auto con la convinzione che fosse una foca.
«Però sei molto carino» aggiunse dopo appoggiando il mento sulla mia spalla mentre lo trasportavo in giro alla ricerca di qualche bar aperto, sbadigliò «ho sonno, buonanotte» spalancai gli occhi.
«Che? No, devi dirmi dove abiti, non posso tenerti tutto il tempo sulle spall-» troppo tardi, stava già russando, roteai gli occhi e maledissi me, perché ero stato un completo coglione, e il fato, che mi aveva messo alla prova mettendomi davanti un individuo del genere. Lo sistemai meglio sulle spalle e andai alla ricerca della mia macchina che si era mimetizzata perfettamente tra tutte le altre. Tirai fuori dalla tasca anteriore dei jeans le chiavi della macchina cercando di non far cadere disastrosamente quel relitto umano che mi trovavo in spalla e cominciai a schiacciare il pulsante di apertura a random fino a quando non vidi dei fanali accendersi, tirai un sospiro di sollievo e andai verso la macchina, aprii lo sportello e nel vano tentativo di far entrare Kyungsoo in macchina, gli feci sbattere la testa contro l’auto, lui non lo sa e io mi sento ancora in colpa. Dopo varie imprecazioni di ogni genere, botte in testa (perlopiù mie) e tentativi mal riusciti, riuscii a farlo entrare e a sedermi al volante, sistemai lo specchietto retrovisore interno e guardandolo trovai che, in fondo, la sua mancanza di sanità mentale azzeccava perfettamente con il suo viso e con quegli occhi perennemente spalancati e da pazzoide.
Se farlo entrare in macchina era stato difficile, farlo uscire per salirlo a casa mia era stata un’ impresa ed è stato decisamente imbarazzante vedere la mia vicina di casa che scendeva a buttare la spazzatura mentre cercava di capire perché io stessi tirando fuori dalla mia macchina un tipo quasi morto, magari andato pure in overdose.
Dopo averlo preso in braccio, stile principessa delle favole, e averlo trasportato fino al quarto piano a piedi (perché l’ascensore era guasto. E, da quanto ne so, anche ora lo è, ma dettagli) finalmente riuscii a farlo sdraiare nel mio letto cercando di maturare il pensiero che avrei passato una gran bella nottata sul divano. Dopo averlo praticamente gettato sul letto e avergli messo, almeno, un lenzuolo addosso, andai in cucina massaggiandomi le spalle indolenzite quando sentii quella voce maledettamente familiare che canticchiava dietro di me.
«Perché mi hai messo a letto? Vedi che il mio culo non è abbastanza largo per fare quello» alzai un sopracciglio e lo ignorai.
«Ma non avevi sonno?»
«Mi è passato» sorrise «che stavi facendo? Mi stavi preparando un tè? Perché il tè a quest’ora non mi fa impazzire, lo preferisco alle cinque, come gli inglesi, solo che sono coreano, secondo te non è un’ingiustizia?» prese un respiro profondo «ora assomigli più a un lamantino blu che a una ciabatta» in  quel momento capii che era ancora ubriaco e che dovevo fargli quel caffè al più presto così misi su la caffettiera mentre Kyungsoo si guardava attorno «è proprio bella questa cucina blu»
«Veramente è arancione»
«Ti dico che è blu»
«No, è arancione» mi guarda in cagnesco.
«Certo perché devi essere sempre tu quello ad avere ragione, vero? Ti senti tanto in gamba? E non conoscerai mai l’amore e l’amicizia e mi dispiace per te!» ricordo che Kyungsoo si alzò, fece il giro dell’appartamento e tornò a sedersi sulla sedia con nonchalance cominciando a ridere. Gli diedi quanto più caffè con gocce di limone possibili ma la situazione non migliorò. Si addormentò verso le sei e mezza di mattina dopo avermi tormentato e avermi paragonata a oggetti improponibili. Dopo che si svegliò, probabilmente rinsavito, cominciò ad urlare e quando mi vide mi insultò pesantemente perché pensava l’avessi stuprato (il fatto che ero appena uscito dalla doccia con solo un asciugamano addosso non migliorò la situazione).
«Ehi, ehi, ehi, ieri rischiavi di morire correndo incontro a una macchina scambiandola per una foca e ti ho soccorso, l’unica cosa che riesci a fare è urlarmi che sono un pervertito molestatore?» spalancò gli occhi (se era possibile spalancarli più di quanto già lo fossero) e arrossì di colpo.
«Mi dispiace» biascicò «io sono Kyungsoo» mi porse la mano.
«Jongin»

Il secondo incontro fu più normale, sempre se l’aggettivo “normale” o “nella norma” si può usare con un tipo come Kyungsoo.
Pensandoci, non fu nulla di speciale ma la determinazione con cui mi parlò dei suoi sogni, quel giorno, mi colpì più della sua fase post-alcol.
Ero appena uscito dagli allenamenti, ormai era più di un mese che non incontravo Kyungsoo, ci eravamo scambiati i numeri di cellulare, è vero, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio – o nel mio caso la voglia – di fare la prima mossa, io ero troppo impegnato con l’università e con il ballo mentre, mi ha confessato Kyungsoo tempo fa, lui non ha mai avuto il coraggio di contattarmi perché non ricordava assolutamente nulla di quello che era successo e temeva di aver fatto una delle sue solite stronzate.
«Un Crispy McBacon» dissi e non ricevendo alcuna risposta alzai lo sguardo e mi ritrovai gli occhi spalancati di Kyungsoo davanti e gli sorrisi «ci rincontriamo»
«Già» disse sorridendo a sua volta «vuoi il menù?»
«Solo il panino» annuì ed entrò nelle cucine per poi tornare qualche secondo dopo con la scatola in mano, mi guardai dietro «ti va di fare due chiacchiere?» Kyungsoo aprì la bocca in una “o” perfetta.
«Oh, ok, tra cinque minuti stacco quindi, sì, è ok»
Penso che vedere Kyungsoo lanciarmi occhiate così agitato è stata una delle esperienze che mi ha permesso di ricattarlo meglio e, riflettendoci, quel Kyungsoo è paradossalmente diverso da quello di ora che come minimo, per dimostrarmi il suo amore, mi insulta.
Non so perché gli chiesi di fare due chiacchiere, non avevo alcun motivo per importunarlo più di quanto lui avesse fatto con me quella sera, penso che fu la curiosità che provai nel sapere che cosa facesse oltre all’ubriacarsi e avere così pessimi risultati, fatto sta che quando mi si piazzò davanti cominciò a blaterare qualcosa sul fatto che gli dispiaceva per quello che era accaduto.
«Giuro che non volevo farlo, è stato l’alcol, oddio, non capisco perché il mio subconscio ogni volta che mi ubriaco va a cercare sempre i ragazzi più carini, giuro che se avessi avuto la possibilità avrei fatto la tua conoscenza in modo diverso» alzai un sopracciglio.
«Subconscio? Figurati, anzi, mi hai reso più preparato nell’eventualità di incontrare un ubriaco altrettanto disagiato, di solito quelli che soccorro o piangono o vomitano»  quella volta fu lui ad alzare un sopracciglio.
«Fammi capire, quindi tu ti apposti davanti alle discoteche per soccorrere gli ubriachi?» risi e mi sedetti sulla panchina tirando fuori una sigaretta e accendendola.
«Non è che io vado là per raccattare poveri sprovveduti, è che, puntualmente, ogni volta che esco da lì per fumare una sigaretta mi ritrovo sempre quei coglioni che si ubriacano subito e hanno crisi isteriche o vomitano. Tipo te» trattenne una risata e si finse arrabbiato.
«Ehi, non è colpa mia se reggo male l’alcol»
«Male? Solo male?» rise di nuovo e mi prese la sigarette dalla bocca, ero già pronto psicologicamente a vederla schiacciata sotto a un piede quando invece lui la prese e ispirò una boccata di fumo prima di ripassarmela «quella sera mi hai detto che non devo fumare perché fa male»
«Cazzate» disse e lo guardai esterrefatto «te l’ho detto che è il mio subconscio che parla quando sono ubriaco» annuii poco convinto spegnendo la cicca della sigaretta contro la panchina, quando mi girai Kyungsoo mi stava guardando, era strano, come se volesse guardarmi l’anima. In seguito scoprì che stava cercando di capire se potevo leggergli nella mente.
«Posso chiederti una cosa, Jongin?» sussultai quando lo sentii pronunciare il mio nome.
«Certo, dimmi»
«Cosa vuoi fare nella vita?» strabuzzai gli occhi e portai l’indice sulle labbra, pensandoci.
«Voglio fare il ballerino professionista, hai presente quelli che fanno da sfondo nei music video? Mi piacerebbe un sacco» Kyungsoo sorrise.
«Sei così carino» mi disse tirandomi una guancia.
«E tu?» ricordo la scintilla che vidi nei suoi occhi quando glielo chiesi, ricordo che strinse il pugno talmente forte da farsi diventare le nocche bianche e ricordo il suo sguardo rivolto verso il cielo, molto poetico.
«Vorrei fare lo chef professionista, magari nella cucina di Gordon Ramsay, voglio cucinare e basta»
«Allora perché al Mcdonald’s fai il cassiere?» mi guardò indignato.
«Tu consideri quella del Mcdonald’s cucina? Davvero? La cucina è arte, non permetterei mai a me stesso di cadere così in basso» ricordo che quella sera la passai a casa sua, Kyungsoo cucinava e io lo guardavo, quel giorno mi disse che stava cucinando dei soufflé definendoli «l’incubo peggiore per gli chef meno esperti» ma a quanto pare lui si riteneva abbastanza in gamba.
«Ancora un minuto e saranno pronti» disse saltellando «sarai il primo ad assaggiare il mio soufflé speciale»
«Gli hai dato un nome?» cominciò a boccheggiare «dovresti darglielo così, quando diventerai famoso, la gente chiamerà il soufflé in quel modo» annuii.
«Sei più intelligente di quanto pensassi» alzai un sopracciglio e lui scoppiò a ridere «scherzavo, scherzavo» tossicchiò «che ne dici di “Soufflé Jongin”?» arrossii «è solo grazie a te se non sono ancora stato mandato in un manicomio dopo la sbronza, no? Quindi è solo grazie a te se riuscirò a far assaggiare questa meraviglia» e indicò il forno «ai plebei che lo mangeranno senza cogliere alcuna differenza da un soufflé normale» gli sorrisi e lui ricambiò mostrandomi tutti e trentadue i denti.
«Sei carino, Kyungsoo»
«Anche tu,  Jongin» e senza preavviso appoggiò le sue labbra contro le mie, premendole insieme.
Rimasi stordito per l’intera serata ma questo non vuol dire che non ci abbiamo dato dentro, giusto?

Il terzo episodio non mi ha fatto innamorare, mi ha fatto capire che Kyungsoo è davvero la persona giusta, perché, parliamone, ero già cotto di lui dalla prima sera, capire di essere innamorato non è stata una gran rivelazione, almeno non per me, perché quando lo dissi a lui mi abbracciò talmente forte da farmi perdere la sensibilità a un braccio e cenammo fuori, pensandoci, non so perché, ma Kyungsoo è strano, quindi.
Ormai si era trasferito nel mio appartamento, avevamo un letto matrimoniale e aveva portato tutti i suoi aggeggi per cucinare lì, ormai da un mese, e aveva trovato un ristorante dove lavorare part-time, la situazione non era male, i miei riuscivano a pagare parte delle spese sia dell’università, che delle lezioni di danza che dell’appartamento, io procedevo nei miei studi, ogni tanto facevo dei provini e la sera facevo dei turni nel supermarket lì vicino, Kyungsoo invece si accontentava di lavorare part-time qua e là, per imparare i segreti del mestiere, insomma.
Ricordo perfettamente che quella mattina, quando uscì di casa, mi disse «stasera ti preparo i Soufflé Jongin» e chiuse la porta alle sue spalle mentre continuavo a studiare per l’imminente esame, era tardi e di Kyungsoo non c’era neanche l’ombra, afferrai il cellulare e iniziai a comporre il numero quando la serratura di casa scattò mostrandomi un Kyungsoo sconvolto.
«Kyung…soo» dissi in un sussurro mentre scoppiava in un pianto disperato abbracciandomi.
«Voglio andarmene da lì, è un fottuto stronzo» urlò.
«Kyungsoo, calmati» cominciai ad accarezzargli la schiena «cosa è successo?» tirò su col naso.
«Quello stronzo di merda se ne sbatte altamente i coglioni della cucina e di noi dipendenti» iniziò e in tutto questo tempo non l’avevo mai sentito parlare così volgarmente «non ha un briciolo di passione, per lui sono soldi e basta e io dovrei lavorare per lui? È assurdo, io» e si indicò «che ci tengo tantissimo non trovo uno straccio di opportunità e quel vecchio di merda con le ascelle sudate ha un ristorante tutto suo? Gli ho detto come la penso, sulla passione che bisogna metterci per cucinare e ha riso di me, come tutti quegli idioti che lavorano là. Perché non valgo niente?» mi guardò un attimo e ricominciò a piangere «perché stai ancora con un fallito come me?» disse in un sussurro. Lo tirai verso di me e lo strinsi forte, mentre singhiozzava contro il mio petto, feci sprofondare il viso nella sua chioma bruna.
«Kyungsoo, rilassati» prese un respiro profondo «per caso hai le mestruazioni?» rise piano «ecco, devi ridere, ok?» annuì contro il mio petto «puoi licenziarti, non abbiamo problemi con i soldi no? Se è necessario posso fare più turni e trovare un altro lavoro» scosse la testa.
«Non devi fare nulla Jongin, stai facendo anche troppo» disse alzando la testa mostrandomi il naso arrossato, gli carezzai il viso.
«Ti va di cucinare insieme?»
Direi che è meglio sorvolare sulla preparazione dei soufflé, diciamo che mi sono reso conto che d’allora in poi avrei fatto meglio a lasciar cucinare Kyungsoo e così è stato, non che il gusto dei miei soufflé fosse tanto malvagio era l’aspetto abbastanza inquietante. Da non rifare mai più.
Ero seduto sul divano a guardare un Drama mentre Kyungsoo aveva iniziato a spolverare l’appartamento, cosa che fa tutt’ora quando è arrabbiato o non vuole pensare a qualcosa, ricordo perfettamente che posò la pezza e lo spray su una sedia e guardandomi dritto negli occhi venne verso di me sedendosi sulle mie gambe.
«Jongin?» mi sussurrò mordendomi la pelle dietro l’orecchio, mi limitai a biascicare qualcosa senza senso «fammi tuo» sussurrò facendo scorrere una mano sul mio petto, lo presi per le natiche e lo portai in camera da letto facendolo sdraiare sotto di me, aveva gli occhi lucidi e il labbro inferiore tremava impercettibilmente, appoggiai le mie labbra sulle sue il più delicatamente possibile.
«Kyungsoo, è tutto ok» gli sussurrai, strizzò gli occhi facendo scendere una lacrima e mi sorrise.
«Fammi dimenticare tutto Jongin» ghignai e mi fiondai sulle sue labbra, martoriandole mentre gli accarezzavo i fianchi, Kyungsoo fece scivolare una mano sotto la mia maglietta sfiorando ogni centimetro di pelle, lasciava una scia infuocata ad ogni suo tocco, i nostri corpi bruciavano, io ero la benzina e lui era il fuoco.
Aveva il viso rosso e si mordeva le labbra mentre cercava di non urlare, qualche secondo prima ero entrato dentro di lui e ancora non si era abituato.
«A quanto pare è vero che il tuo culo non è abbastanza largo per fare questo» gli sussurrai e lui rise rauco tirandomi verso di sé per un bacio, è stato lungo, quando ci staccammo mi sembrò che finalmente avesse capito quanto lo amavo, quel bacio era valso più di mille parole.

Ora? Ora io e Kyungsoo stiamo ancora insieme, abitiamo in un appartamento più grande, la nostra felicità è più grande, è raddoppiata. Vorrei potervi dire che abbiamo avuto un bambino ma no, mi dispiace. Semplicemente, stiamo esaudendo i nostri sogni, insieme.
«Sto andando a lavorare» mi dice dandomi un bacio sulla guancia «ehi, che stai scrivendo?»
«Niente, niente» dico baciandolo «stasera Soufflé Jongin?» Kyungsoo mi guarda e sorride malizioso.
«Non c’è bisogno di usare la scusa dei soufflé per dirmi che vuoi fare sesso» scoppia a ridere e mi da un altro bacio.
«Ormai è una tradizione, no?» ride di nuovo ed esce di casa, subito dopo sento la serratura scattare e Kyungsoo rientra in casa.
«Jongin, sai che ti amo, vero?» lo guardo ridendo.
«Ovvio che lo so»
«E tu mi ami?»
«Tantissimo» sorride ed esce di nuovo.
Come vi avevo detto, ora siamo felici e, soprattutto, Kyungsoo non si ubriaca più.


AYOOO♫
Sì, l'ayo è diventato il mio marchio e pure la nota.
Ok, non so perché ho scritto questa Oneshot, è da tipo una settimana che ce l'ho nei documenti del pc ma non sapevo quando pubblicarla, non ho neanche mai scritto una Kaisoo ma in quel momento era molto presa da questa coppia e, soprattutto, avevo voglia di Fluff, spero che qui ce ne sia abbastanza (?)
Non so se qualcuno mi picchierà perché ho scritto questa cosa invece di proseguire con WPGC o perché ho preferito pubblicare questa e non aggiornare la mia FF prima citata ma, un giorno o l'altro, l'avrei dovuta pubblicare ebbho. 
Spero che a qualcuno sia piaciuta, non capisco perchè questi angoli autrice li metto alla fine, penso che sia per non spoilerare le cose.
Giuro che aggiornerò l'altra, lo giurissimo (?)
Bho, lasciatemi qualche recensione o mi deprimo, potete insultarmi e lanciarmi cose addosso, ok, ma anche no.
Grazie per aver letto *u*
  
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