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Autore: Padmini    08/06/2013    0 recensioni
Questa non è una vera e propria storia. Sono tre avventure, ambientate a Vittorio Veneto, che ho utilizzato per una caccia al tesoro. Tre squadre, tre storie differenti, sette luoghi in cui recarsi per trovare gli indizi e arrivare infine ad un'unica meta finale.
Pubblico le storie a beneficio dei partecipanti, in modo che possano leggere anche quelle che non hanno vissuto.
La prima storia narra della ricerca di un assassino;
La seconda è la fuga di un traditore;
La terza la ricerca di un giovane, deluso per amore, che forse tenterà un gesto estrmemo.
Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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0. TEATRO

Lo spettacolo era appena terminato e il teatro si stava pian piano svuotando. Tutti chiacchieravano, commentando la recitazione, l'interpretazione delle musiche e i costumi.

L'aria era pregna di aspettativa perché la notte era appena iniziata e non sarebbe finita tanto presto.

'Victor sotto le stelle' era un evento che portava in città una quantità di turisti insolita, anche per il per il periodo estivo, per questo nessuno si stupiva se tutti gli alberghi e le pensioni fossero pieni.

I concerti gratuiti, i negozi aperti tutta la notte e la possibilità di vivere l'atmosfera di una notte fuori dal comune erano una scusa sufficiente per raggiungere la città ai piedi della montagna.

Fiumi di turisti erano giunti con svariati treni durante tutta la giornata di sabato. Donne eleganti, studenti vogliosi di staccare un po' dai libri, famiglie con prole al seguito e gruppi di amici che non aspettavano occasione migliore per fare festa.

Solo un uomo, che in quel momento stava uscendo dal teatro, non condivideva la stessa giovialità. Qualcosa lo preoccupava, anche se stava ben attento a non darlo a vedere. Sapeva di non poter perdere tempo, ma non aveva resistito quando aveva visto nel cartellone che quella sera avrebbero messo in scena l'Otello, così aveva deciso di concedersi quel momento di svago.

Subito tornò presente e attento a ciò che faceva. Si muoveva con scioltezza, cercando di dissimulare la sua tensione. Si fermò di colpo, in mezzo alla piazza e guardò l'ora nel suo cellulare. Era tardi e il suo complice non l'aveva ancora chiamato. Sarebbe andato a stanarlo nel suo nascondiglio e lo avrebbe costretto a dargli ciò che gli spettava, Carlo Tremaniglie avrebbe avuto la sua vendetta.

 

 

1. BAR CORTINA

Si era informato bene sulle abitudini di Stefano Occhiuti e sapeva bene dove avrebbe potuto trovarlo. Rimise in tasca il cellulare e si avviò a passo spedito verso il bar 'Cortina'. Sapeva che era il luogo dove più comunemente Stefano si riposava perché vi trovava del buon vino e particolari tipi di birra che evidentemente erano molto di suo gusto. Anche l'intimità e il senso di familiarità del locale lo aiutavano a sentirsi a suo agio perché perfino lui riuscì a rilassarsi un pochino, mentre sorseggiava un bicchiere di vino rosso, tranquillamente seduto davanti alla vetrina del bar, attento a guardare fuori senza essere visto, per riuscire a intercettare l'uomo che stava aspettando.

Sembrava completamente rilassato, in realtà era teso e in ascolto, come d'abitudine, per questo restò leggermente interdetto quando sentì il nome di Occhialuti.

“Non si fa vedere da un po', eh?” disse un uomo biondo, appoggiato pigramente al bancone.

“Sì, pare che si stia nascondendo” rispose il barista in un sussurro, sporgendosi appena dal bancone.

Questa affermazione attirò l'attenzione di altri presenti.

“Cosa vuoi dire?” domandò una ragazza, agitandosi appena “è forse finito nei guai?”

Il barista prese un sacchetto di patatine e lo svuotò con eleganza entro una ciotola di vetro, che poi avvicinò ai ragazzi, facendola scivolare sul tavolo.

“Non ne ho idea. So solo che pochi giorni fa è venuto qui e mi ha detto che per un po' non sarebbe venuto. Voleva avvisarmi e mi ha chiesto che se uno sconosciuto mi avesse chiesto di lui avrei dovuto dire che non sapevo nulla”

Si guardò in giro, circospetto, accartocciando il sacchetto tra le mani.

“Per questo l'ho detto anche a voi. Se qualcuno dovesse farvi domande, state zitti e fate finta di non conoscerlo o di non sapere nulla. Non voglio essere coinvolto”

L'uomo ascoltò tutto con attenzione e strinse leggermente più forte il bicchiere tra le dita, rabbioso. Così voleva svignarsela, eh? Lo avrebbe trovato, di questo era certo. Finì di bere il suo vino come se nulla fosse, mentre la sua mente elaborava un piano per poterlo trovare.

Pagò il vino e uscì dal locale lentamente e si allontanò dal bar tranquillamente, ma quando fu abbastanza lontano allungò il passo. Sapeva benissimo dove doveva andare.

 

 

 

 

2. KARMA SHOP

Il locale che ospitava il negozio di oggettistica etnica era stato un tempo una tipografia. L' venivano stampate tesine universitarie, locandine, volantini, biglietti da visita e … altro, facendo concorrenza alla zecca. Per questo aveva dei passaggi segreti che conducevano ai locali in qui veniva stampato il denaro falso. Carlo conosceva alla perfezione quei passaggi ed era quasi certo che le attuali proprietarie non ne fossero a conoscenza.

Raggiunse il piccolo negozietto interrato e notò con piacere che era quasi vuoto. Girovagò attorno ai libri vicino alla cassa per qualche minuto, attendendo che gli ultimi clienti uscissero, poi si avviò verso la stanza dove erano esposti alcuni mobili.

“Ha bisogno di qualcosa?” gli chiese la commessa, con un sorriso, mentre chiudeva la cassa dopo aver riposto i soldi dell'ultima cliente.

“No, la ringrazio” gli rispose lui, sorridendo cordiale “Darò un'occhiata ai mobili. La chiamerò quando avrò bisogno di aiuto”

La donna annuì sempre sorridendo e tornò al suo lavoro, mentre lui camminava con passo apparentemente svogliato verso la stanza. Appena fu certo che lei non lo vedesse, si avvicinò ad una parete e scostò la tenda che la ricopriva. Il passaggio segreto era ancora intatto. Quello che sembrava solo un vecchio quadro fissato alla parete, in realtà nascondeva un invisibile meccanismo nascosto. Cercò con i polpastrelli la leva. Quando la trovò rimase in ascolto qualche istante, poi tossì rumorosamente per coprire il rumore e la fece scattare. Il pannello di legno scivolò di lato senza un suono. Evidentemente Stefano doveva averlo usato spesso in quell'ultimo periodo.

Scivolò dentro e si richiuse la porta alle spalle senza fare rumore, ritrovandosi al buio.

A tentoni cercò l'interruttore della luce e accendendolo si ritrovò di fronte al lungo corridoio che ben conosceva. Lo percorse fino in fondo e giunse dinnanzi alla porta della fabbrica di denaro falso.

Era certo che in quei giorni Stefano non si sarebbe nascosto lì dentro, ma sperava ugualmente trovare qualche indizio utile per riuscire a rintracciarlo.

Cercò di aprirla con la sua chiave personale ma non riuscì ad infilarla nella toppa ma non ci riuscì. Imprecò a bassa voce e gettò a terra la chiave, in un momento di rabbia.

Fece dietrofront e tornò a passo di marcia verso la porta nascosta. Gli stava nascondendo troppe cose Quando arrivo di fronte al pannello si fermò di colpo. Prese un profondo respiro per calmarsi e riaprì nuovamente il passaggio di qualche centimetro. Una volta appurato che non ci fosse nessuno nella stanza sgusciò fuori e lo richiuse.

Occhialuti gli doveva molte spiegazioni. Lo avrebbe trovato e lo avrebbe fatto parlare. Uscì normalmente dal negozio, salutando le commesse. Una volta uscito si guardò attorno. Se lui si stava nascondendo da lui aveva bisogno di mascherarsi e sapeva già dove andare per trovare il necessario. Avrebbe cominciato con il cambiare il colore ai capelli.

 

 

3.PRIMO PIANO

Si sollevò il cappuccio sopra la testa per nascondere il viso ai passanti, ma lo fece in modo disinvolto, come se non stesse cercando di proteggersi dallo sguardo altrui e in particolare di una persona, ma semplicemente dal venticello che scendeva da Serravalle.

Il fatto che tutti i negozi fossero aperti quella notte giocava a suo vantaggio. Non ricordava perfettamente dove si trovasse il negozietto che cercava. L'ultima volta c'era passato davanti per caso e l'aveva visto di sfuggita, ma era sicuro che doveva essere da qualche parte lì in giro. Entrò nel Quadrilatero e si guardò attorno, nella speranza di individuarlo subito. Vagò un po' e alla fine lo riconobbe. Il volto stilizzato sulla vetrina la diceva lunga.

Entrò con disinvoltura e trovò subito ciò che cercava. Comprò una tintura per capelli color mogano, per mascherare i suoi biondi e quando uscì gli venne un dubbio. Dove avrebbe potuto nascondersi per tingerseli? Si ricordò della ragazza che aveva conosciuto durante la sua ultima visita. Tra di loro c'era stata un'intensa passione ed era sicuro che lo avrebbe aiutato, permettendogli di usare il bagno del negozio in cui lavorava, anche se non era sicuro che un negozio del genere potesse essere aperto a quell'ora, nonostante l'iniziativa Victor sotto le stelle. Incrociò le dita e si avviò.

 

4.OTTICA CENTRALE

Quando arrivò di fronte al negozio tirò un sospiro di sollievo. Era aperto e c'era addirittura qualche cliente. Entrò con fare disinvolto e si appoggiò al bancone, in attesa che Teresa si liberasse. Lei lo aveva già notato ma aveva fatto finta di niente., gli aveva solo sorriso per un istante. Quando finì di servire l'uomo che aveva di fronte andò da lui.

“Hai bisogno d'aiuto, mio caro?” gli chiese con voce dolce e sensuale.

Lui le sorrise, un sorriso che valeva più di mille parole.

“Posso usare il bagno?”

Lei annuì e si spostò per raggiungere la porticina che divideva il retro del bancone dal davanti e l'aprì per lui per consegnargli le chiavi e indicargli la porta giusta

“Fai pure con calma. Stanotte sono sola qui ...” ammiccò maliziosa e tornò dai suoi clienti.

Ci mise un'ora a ultimare il tutto. Prima di uscire si guardò allo specchio. Sembrava un altro. Con i giusti accessori sarebbe stato irriconoscibile. Sbirciò fuori dalla porta e notò che il negozio si era svuotato.

“Teresa?” la chiamò sussurrando.

Lei si guardò attorno con discrezione, per essere sicura che non arrivasse nessuno, poi lo raggiunse.

“Ora mi aspetto la mia ricompensa per questo piccolo aiuto ...” gli disse avvicinandosi a lui sensualmente, per poi baciarlo soavemente sulle labbra.

“L'avrai ...” le rispose lui, ricambiando il bacio. La prese per mano e l'attirò a sé, poi con la mano libera chiuse la porta dietro di lei.

Mezz'ora dopo uscì. Aveva bisogno di qualcos'altro per poter cercare indisturbato Stefano. Degli altri vestiti nuovi non sarebbero stati male.

 

 

5.MERCATINO DELL'USATO

Comprare degli abiti nuovi non sarebbe stata un'idea saggia. Sarebbe stato fin troppo evidente il travestimento. No, aveva bisogno di qualcosa di più vissuto. Camminò velocemente perché sapeva che il mercatino dell'usato era molto distante da dove si trovava, quasi a Serravalle. Quando lo raggiunse entrò e a malapena salutò il gestore. Si fiondò subito in fondo al negozio, dove sapeva si trovavano i vestiti. Anche se aveva fretta non gli scelse a caso. Se doveva crearsi un travestimento doveva fare in modo che sembrasse il più naturale e coerente possibile. Scelse un paio di pantaloni e una camicia scuri. Trovò perfino un cappello e una sciarpa di lino. Non sarebbe stato sconveniente indossarla quella sera perché, nonostante fosse estate, dalla montagna spirava un lieve venticello freddo e quella sciarpa lo avrebbe protetto dall'aria, permettendogli al contempo di celare meglio la sua vera identità.

Pagò e uscì impaziente. Ora che era pronto xxx non avrebbe più potuto nascondersi a lungo.

 

 

 

8.STAZIONE DEI TRENI

Il treno per Conegliano sarebbe arrivato di lì a pochi minuti. Aveva dovuto attendere fino a mattina perché quella stazione era poco servita, ma ne era valsa la pena perché meno di dieci minuti dopo da quando era uscito dal locale era risuonata la sirena di un'ambulanza che si era fermata giusto di fronte alla piazza. Il suo lavoro ormai era compiuto e si sentiva più sollevato, libero.

Era certo che nessuno sarebbe riuscito a trovarlo. Guardò il sole che lentamente stava sorgendo da dietro le montagne e sorrise.

Si sentiva al sicuro ma, come Stefano non si era reso conto che lui lo stava seguendo, lui stesso non si era accorto che qualcun altro era sulle sue tracce.

Fece giusto in tempo a vedere il treno in lontananza, quando sentì che qualcuno lo ammanettava da dietro, cogliendolo di sorpresa. Imprecò ruvidamente, rendendosi conto di ciò che stava accadendo. Alle sue spalle i tre detective lo osservavano, sorridendo compiaciuti.

6.LIBRERIA AL VIALE

Era perfettamente camuffato, nemmeno sua madre avrebbe saputo riconoscerlo, ma un problema rimaneva. Come poteva rintracciare Occhialuti? Non si trattava di una città eccessivamente grande, ma non aveva molto tempo a disposizione per fargliela pagare come meritava.

Tornare al bar non sarebbe servito, visto che aveva deciso di evitarlo per non farsi trovare. Decise di vagare senza meta per le strade animate della città. Prima o poi lo avrebbe sicuramente incrociato, o almeno lo sperava.

Stava quasi per arrivare nella piazza principale, in Centro, quando lo vide di sfuggita. Stava entrando in una libreria. Aspettò qualche minuto, giusto per non destare sospetti, poi lo raggiunse. Stava cercando un libro tra i romanzi gialli, forse per passare il tempo nel suo nascondiglio. Ciò che non poteva sapere era che lui lo stava aspettando.

Aveva ragione a fuggire da lui, dopo quello che gli aveva fatto. Quando il loro traffico di euro falsi era venuto alla luce lui era andato subito alla polizia per denunciarlo, facendo finta di averlo scoperto, visto che lavoravano insieme in quella libreria. Aveva finto di essere innocente e la polizia gli aveva creduto, così solo lui aveva dovuto scontare quei tremendi anni di carcere.

Ora l'avrebbe pagata. Sorrise e nascose il viso dietro ad un libro aperto, fingendo di leggere. Non poteva ucciderlo lì, sarebbe stato troppo rischioso anche con il suo travestimento. No, la vendetta sarebbe stata lenta e atroce e sarebbe morto senza rendersene conto.

 

 

7.PASTICCERIA TORINESE

Stefano trovò finalmente ciò che stava cercando, pagò e uscì. Carlo non lo seguì subito. Attese un minuto, posò il libro e uscì lentamente, salutando la donna dietro la cassa, che ricambiò con un sorriso.

Lo vide incamminarsi attraverso la piazza e lo seguì a distanza. Quando lo vide salire le scalinate che portavano alla Terrazza Concordia si rilassò. Era in trappola. Camminando lentamente lo raggiunse. Si fermò ai piedi della scale per cercare la fiala di veleno che portava sempre con sé, per le emergenze. Salì le scale e raggiunse l'unico posto verso il quale poteva essersi diretto: la pasticceria.

Entrò sorridendo e comportandosi naturalmente. Doveva testare la bontà del suo travestimento. Non voleva che lui capisse che lo aveva trovato. Occhialuti era seduto ad un tavolino e aveva già ordinato una brioche e un caffè. Stava leggendo il giornale. Istintivamente aveva alzato lo sguardo quando lui era entrato, attirato dall'aprirsi della porta, ma non aveva dato segno di averlo riconosciuto, visto che poi era tornato a leggere tranquillamente. L'idea gli venne in quel momento. Mise la mano in tasca e aprì la fialetta con il pollice. Fece finta di inciampare e si appoggiò malamente contro il tavolino, facendo scivolare il giornale a terra.

Chiese scusa, fingendosi imbarazzato, ma quando Stefano si chinò per raccoglierlo con un gesto veloce svuotò la fiale nel caffè. Era un veleno inodore e insapore e non agiva immediatamente, certamente non se ne sarebbe accorto e forse non sarebbe morto lì, ma la cosa non gli importava, non più ormai.

Andò al bancone e ordinò un caffè e un supir alla panna, giusto per giustificare la sua presenza lì.

Mangiò e bevve con calma, pagò e uscì soddisfatto.

Occhialuti aveva avuto ciò che si meritava.

   
 
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