Film > Dragon trainer
Ricorda la storia  |      
Autore: Jo_The Ripper    08/06/2013    7 recensioni
Perché le ultime parole saranno per lui, l’amico più caro.
Gli amici come noi, lo sai, saranno amici per sempre.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Cressida Cowell e Dreamworks Animation. Questa storia è scritta senza scopo di lucro.

AMICIZIA

Cos’ friends will be friends, right till the end.
[Perchè gli amici saranno amici, fino alla fine.]
Queen – Friends will be friends
Faceva freddo, quell’inverno, a Berk.
Uno dei più rigidi a memoria d’uomo.
Nella casa in cima alla scogliera, un bel focolare ravvivava l’atmosfera creando giochi di luce ed ombre sulle pareti di legno. Una donna minuta, dai lunghi capelli rossi, era impegnata a rimestare una zuppa che sobbolliva piano nel grande pentolone di rame. Si portò poi il cucchiaio di legno alle labbra ed assaggiò la pietanza.
“Perfetta.” Asserì soddisfatta.
In quel momento due furie di poco più di dieci anni entrarono in casa, spalancando la porta e facendo entrare qualche fiocco di neve dispettoso.
“Mamma, è pronto?!” chiesero all’unisono con le loro voci squillanti.
Lei si puntellò i fianchi con le mani.
“Dan, Kadlin, quante volte vi ho ripetuto che non dovete irrompere così in casa? Disturbate il nonno che riposa!” li rimproverò severa.
“Tranquilla, Arnora, non mi disturbano.” Intervenne una voce roca dal fondo della stanza.
“Nonno!” i due bambini corsero entrambi verso il letto, saltandoci su.
L’uomo, dalla barba lunga ed i corti capelli canuti sorrise, tirandosi su a sedere. Con una mano ossuta e leggermente ricurva a causa dell’età, fece una carezza sulle teste bionda e rossa dei suoi nipoti.
“Oggi il maestro ci ha cominciato a dare lezioni di volo!” esclamò entusiasta Dan.
“Sì, ed io sono riuscita a volare attorno alla scuola senza mai perdere l’equilibrio.” Continuò Kadlin, sollevando  il mento con orgoglio.
“Bravi i miei ragazzi, diventerete degli esperti conoscitori di draghi.”
“Oh no, mai quanto te.  Sai nonno, a scuola tu occupi un intero capitolo del libro di storia. Sei il primo signore dei draghi, dopotutto.”
“Ma non mi dire…sono davvero così famoso?” chiese l’uomo ironico.
“Hiccup, il dominatore di draghi, colui che ci ha insegnato l’amicizia ed il rispetto verso queste affascinanti creature.” Ripeté Kadlin a menadito.
“Ecco. Vedete bambini, faccio bene a restarmene chiuso in casa, altrimenti in strada tutti i miei ammiratori mi fermerebbero per avere un autografo, e non potrei più starmene tranquillo…” brontolò in tono falsamente annoiato.
I due bambini ridacchiarono.
“Su ragazzi, fatemi dare la zuppa al nonno e andate a lavarvi le mani.”
“Sì, mamma!”
I due trotterellarono verso il bagno e la donna scosse il capo sentendoli litigare.
“Crescono così in fretta…”
“Già, e diventano sempre più tremendi. Sai, Dan sembra aver ereditato le tue capacità di inventore, papà.” Fece lei poggiando il vassoio sul letto.
Hiccup sorrise ed afferrò il cucchiaio, soffiando sulla zuppa.
“Kadlin, invece, è decisamente la copia di tua madre.” Affermò e sua figlia annuì.
“Come ti senti oggi, papà?”
“Mi sento davvero meglio, grazie.” Rispose ostentando sicurezza. Sua figlia gli regalò un sorriso sghembo.
“Dici così tutte le volte…”
Hiccup si finse offeso.
“Stai dando del bugiardo a tuo padre? Guarda che ti faccio mangiare da Sdentato!”
Lei ridacchiò: quella era la minaccia con la quale suo padre soleva  sgridarla quando combinava qualche pasticcio. La cosa divertente era però che Sdentato, al posto di mangiarla, le leccava tutto il viso, facendo infuriare sua madre.
Arnora sospirò mestamente. Da quando Astrid li aveva lasciati, un’aura di malinconia avvolgeva suo padre, smorzata solo dalla vivacità dei suoi nipoti e dal suo migliore amico.
In quel momento un tonfo sordo sul tetto fece scricchiolare le pareti della casa.
La donna sollevò gli occhi verso l’alto.
“Mi chiedevo proprio dove fosse finito, oggi non si era ancora fatto vedere.” Informò suo padre andando poi ad aprire la porta.
Sull’uscio sostava un elegante drago nero, con le ali accuratamente piegate lungo i fianchi.
“Buongiorno, Sdentato.” Lo salutò.
Il drago scosse la testa emettendo un suono gutturale amichevole.
“Entra, i bambini saranno contenti di vederti.”
La bestia attraversò la porta con i suoi passi pesanti, e venne accolto con gioia da Dan e Kadlin.
“Sdentato!”
“Ciao Sdentato!”
“Avanti ragazzi, lasciatelo respirare! Venite a tavola che è pronto. Sdentato, se vuoi ho qualche pesce anche per te.”
L’animale annuì e si diresse verso Hiccup, che gli sorrideva cordiale.
“Come va, vecchio amico mio?”
Sdentato rispose con uno sbuffo del naso contro i capelli candidi dell’anziano.
“Oh sì, lo vedo che sei in gran forma.” Hiccup allungò una mano ad accarezzare la pelle squamosa e coriacea del drago. Sdentato socchiuse gli occhi, producendo un suono vibrante, come le fusa di un gatto.
“Sai, mi dispiace non poter più uscire a volare insieme.” Gli confidò l’uomo. Poi voltò il capo in direzione della finestra, gli occhi verdi che lasciavano trasparire la tristezza e la delusione. Sdentato inclinò il capo, dubbioso.
“Gli acciacchi dell’età mi impediscono di cavalcarti. Ho costretto anche te a rinunciare al cielo.”
Il drago, dal canto suo, per fargli capire quanto la cosa non avesse importanza, spinse il muso contro la sua mano.
“Papà…” lo interruppe Arnora. “Non hai mangiato quasi niente…” gli fece notare con disappunto.
“Non sono molto affamato oggi. Ma era buonissima la tua zuppa.”
Sua figlia inarcò un sopracciglio, fissandolo preoccupata.
“Io avrei qualche commissione da sbrigare insieme ai ragazzi, va bene per te se mi assento per un po’?”
“Certo, c’è Sdentato con me, sono in ottime mani.” Replicò lui sorridente.
“Sdentato, se non dovesse sentirsi bene, o se dovesse fare qualcuna delle sue pazzie…” lo guardò severa ed Hiccup distolse lo sguardo. “…non esitare a fermarlo e a venirmi a chiamare. All’istante.” Comandò perentoria.
L’animale si mise sull’attenti ed annuì.
“Ottimo, allora vi lascio. A tra poco.”
“Ciao nonno, ciao Sdentato!” salutarono i bambini.

Quando si chiusero la porta alle spalle, Hiccup si rilassò contro la testiera intarsiata del letto.

“Sono contento che tu oggi sia venuto qui, Sdentato.” Esordì. “Avevo proprio bisogno di parlarti.”
Il drago agitò un orecchio, in attesa.
“Quanti anni sono passati da quando ci siamo incontrati per la prima volta? A giudicare dalle mie condizioni direi parecchi.” Sghignazzò. “Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui ti trovai. Eri legato come un salame.”
Sdentato socchiuse gli occhi, ringhiando sommessamente.
“Dai, non fare il permaloso, io ero una lisca di pesce parlante, ed anche un pochino stupido.”
Il rettile inarco la sua arcata superiore.
“Va bene, ero molto stupido, contento?”
Il drago sbuffò, ritenendosi soddisfatto.
“Allora, lasciami continuare. Dicevo, ormai sono trascorsi tantissimi anni da quando ci siamo incontrati e tante cose sono cambiate, molte delle quali in positivo. Ma, come ormai puoi notare, io sono invecchiato e le mie forze non sono più quelle di una volta. Ciò che voglio dire, Sdentato, è che io tra poco me ne andrò.”
Il drago spalancò gli occhi.
“Che significa che te ne andrai?” era la sua muta domanda.
“Sto per morire, il mio tempo è scaduto. Lo puoi vedere da te.” Rispose Hiccup leggendogli quasi nel pensiero.
“Cosa?”
“Raggiungerò Astrid e mio padre, ma non c’è bisogno di essere tristi, è la vita. È così che va.” Gli sorrise debolmente.
Sulla fronte di Sdentato comparvero delle rughe di contrarietà.
“Non andrai da nessuna parte.”
“Abbiamo vissuto insieme così tante avventure…ti ricordi quando stavamo per schiantarci in acqua perché il foglio con le istruzioni del meccanismo collegato alla tua coda era volato via? Quando ho perso il mio elmo?”
“Sì, e tutte le volte è stata colpa tua.”
“O quando abbiamo affrontato quell’enorme drago orrendo?  Quando volavamo nel cielo, spingendoci in alto fino a toccare le nuvole, compiendo evoluzioni che tutti ci invidiavano, spingendoci lontani, dove altri non potevano arrivare…il vento tra i capelli, il sole negli occhi, il profumo salmastro del mare, la pioggia e la soffice neve sulla pelle durante l’inverno…Siamo stati una squadra davvero imbattibile per tanti anni!” affermò con gli occhi verdi illuminati da uno spirito fanciullesco.
“Tu sei sempre stato lì per me, sei sempre intervenuto per salvarmi ed io ti ringrazio, dal più profondo del mio cuore. Anche se ti ho solo causato guai, per la coda intendo.”
Sdentato volse il capo indietro, agitando la sua coda con la metà della membrana caudale artificiale, creata da Hiccup.
Il drago gli indicò la sua gamba amputata.
“Tu hai perso qualcosa, esattamente come me.”
“Oh, la gamba…beh, non è mai stato un gran problema. A parte il fatto che forse adesso si sarà arrugginita, visto che ormai non riesco a stare più in piedi come una volta.”
Hiccup tacque, ma venne colto da un accesso di tosse che faticava a placarsi. Sdentato si spaventò, cominciando a saltare ovunque, pronto a dirigersi verso la porta.
L’uomo alzò una mano facendogli segno di stare calmo, bevve un sorso d’acqua dal bicchiere sul comodino che lo aiutò.
“Buono, vedi che è tutto a posto? Solo un po’ di tosse, tutto passato, tranquillo.”
“Non è tutto passato.”
Sdentato si riavvicinò cauto a lui.
“Vedi, è questo ciò che intendevo prima. Io non ci sarò per sempre, ed il mio momento si sta avvicinando.” Dichiarò serio.
Il drago fece scattare il capo, nervoso. Le parole di Hiccup gli suonavano oscure alle orecchie.
“Ho vissuto una vita ricca e piena grazie a te, Sdentato. Ho scoperto il valore di un legame forte e profondo, saldo ed indistruttibile. Sei stato per tanti anni al mio fianco, mi hai consolato nei momenti tristi, hai gioito con me per quelli allegri.  Ricordo ancora quando eri poco più che un cucciolo, che staccava rami dagli alberi per potermi imitare nel disegno, quasi come se fossi stato per te un modello da imitare. E com’eri soddisfatto delle tue opere, ringhiavi se qualcuno le calpestava, anche accidentalmente!”
“E tu eri molto invadente, con quel tuo stare lì a spiarmi.”
“Ma devi sapere che in realtà sei sempre stato tu per me un modello di ispirazione, con il tuo coraggio, la tua testardaggine, la tua vivacità, la tua acuta intelligenza. Tu mi hai salvato, mi hai fatto scoprire realmente quale fosse il mio ruolo nella vita e per questo io ti ringrazio.”
Il drago cominciò a respirare affannosamente, sentendo il cuore stretto in una morsa, guardandosi attorno spaesato.
“Grazie per essere stato il mio punto di riferimento, il mio migliore amico, la mia controparte.”
“Lo stesso vale per me, sei la mia famiglia. Ma perché stai facendo questi discorsi?” non riusciva a capire.
“E a differenza di ciò che dicono qui, chiamarti animale domestico risulterebbe riduttivo, ed anche offensivo. Tu sei speciale. Tu sei il fratello che non ho mai avuto. Ed è per questo che, quando me ne andrò, dovrai trovare un nuovo cavaliere, che ti faccia solcare i cieli ai quali appartieni, che ti apprezzi e che non ti faccia mancare niente. Che ti voglia bene quanto te ne ho voluto io.”
Sdentato indurì lo sguardo, assottigliando la sua pupilla verticale.
“Non lo voglio un altro cavaliere, non voglio nessun altro che non sia tu.”
Hiccup tacque, cercando di ricacciare in gola le lacrime che gli pizzicavano gli occhi.
“Puoi farmi una promessa?”
Il drago lo guardò sottecchi, incerto. Quel discorso l’aveva messo a disagio e si sentiva agitato. Tutte quelle parole sulla morte…Hiccup non stava morendo, vero?
“Dai, non farti pregare…” gli diede un buffetto gentile sul capo.
Sdentato annuì.
“Io voglio che tu, Sdentato, viva e sia felice.  Ci sono tante persone qui che ti sono affezionate, stai con loro e vivi una lunga, serena e meravigliosa vita. Promesso?” domandò con voce rotta di pianto.
L’animale non rispose subito. Studiò l’espressione di quello che per anni era stato il suo migliore amico: aveva un viso provato e segnato dalla stanchezza, dal colorito pallido. Solo gli occhi conservavano lo spirito del giovane Hiccup. Erano così intensi che non poteva negargli nulla nemmeno volendo, così annuì. Il drago si rese conto che l’uomo non stava mentendo, il suo tempo era finito davvero. Gli posò il capo in grembo, sul cuore gli gravava un macigno pesante come il piombo.
“Non immagini nemmeno quanto mi sentirò solo quando te ne andrai, Hiccup.”
“Mi sentirò così solo senza di te, Sdentato. E questo è un pensiero così egoista perché io voglio che tu sia felice, ma vorrei rimanere qui, con te, in eterno.” Una lacrima gli solcò il viso, cadendo sulle coperte.
“Grazie per tutto quello che hai fatto per me, per avermi donato il tuo affetto, per essermi rimasto accanto anche adesso. Gli amici come noi, lo sai, saranno amici per sempre, ed io ti voglio bene.” Di slancio, lo abbracciò, tenendolo stretto a sé come se fosse la cosa più preziosa esistente al mondo. Quando lo lasciò andare aveva ancora gli occhi umidi di pianto.
Si distese con un sorriso tranquillo che gli illuminava il viso.
“Ora posso andar via sereno. Addio, fratello mio.”
Sdentato vide il suo torace sollevarsi ed abbassarsi un’ultima volta, poi si fermò.
Hiccup giaceva lì, con gli occhi chiusi, l’espressione serena dipinta sul viso solcato dalle rughe.
“Hic?” il drago lo spinse con la testa, ma l’altro non si mosse.
“Hiccup, che scherzi fai? Avanti, svegliati.”
Saltò sul letto, alternando piccole spinte a leccate con la sua lingua rasposa, sperando che aprisse gli occhi come la prima volta, quando erano sfuggiti al drago e lui l’aveva afferrato dopo la rovinosa caduta.
“Hiccup…”
Sdentato interruppe i suoi sforzi, la consapevolezza si era fatta largo nei suoi occhi verde-gialli. Il suo cavaliere, suo fratello, se ne era andato.
“Hiccup, mi hai lasciato solo.”
In quel momento la porta si aprì e Arnora entrò. La donna capì subito che qualcosa non andava. Lasciò cadere i due cesti che teneva tra le braccia, spargendone il contenuto al suolo. Corse verso il letto, e mise una mano dinanzi al naso di Hiccup.
“Papà…Sdentato, papà…”
Le pupille verticali del drago si dilatarono, e lui chinò il capo, affranto.
“Se ne è andato.”

***

Grandi furono le celebrazioni per la morte di Hiccup Horrendus Haddock III.
Sdentato diede fuoco alla pira ed osservò il fumo salire in larghe volute verso il cielo.
Ogni giorno, da allora, si recava alla tomba di Hiccup, sedendosi sull’erba fresca o sulla neve, ed osservava il cielo. Con quell’azione sentiva di poterlo avere ancora vicino a sé.
Un giorno, a distanza di qualche anno, dopo la caduta della prima neve, Sdentato si recò da Hiccup. Non sapeva bene come, ma sentiva che qualcosa stava per cambiare.
Durante quel tempo senza di lui aveva riflettuto parecchio sul suo futuro, ed era infine giunto ad una conclusione.
“Sai, Hic,” cominciò “ormai credo di essermi abituato a quest’inverno di Berk, che dura quasi tutto l’anno. Resta lì aggrappato e non se ne vuole più andare e l’unico vero sollievo contro il freddo, sono quelli che tieni vicini al cuore. Quando ci hai lasciati, ho sentito freddo. Tanto freddo, come non mi era mai successo prima, ed è stato così, per tutto questo tempo. Ma sai, piano piano, ho cominciato a rievocare i momenti che abbiamo trascorso insieme e ho di nuovo sentito un guizzo di calore al cuore. Allora ho capito. Ho capito che se io, nel mio piccolo, ti ho fatto dono della mia amicizia, così come mi dicesti, tu me ne hai fatto uno più bello. Mi hai reso parte della tua vita, tenendomi nel tuo cuore per tanti anni, e so che un giorno noi ci incontreremo di nuovo. Ma fino ad allora, io manterrò la mia promessa.”
In quel momento Sdentato vide  un pettirosso spiccare il volo da un abete. Era così piccolo rispetto a lui, rettile maestoso, eppure eccolo lì a ritagliarsi la sua fetta di cielo librandosi leggero.
Il drago sorrise.
“Sono finalmente pronto a volare.”

***
Salve! Ho rivisto oggi questo film che personalmente amo alla follia e quindi eccomi qua, a buttar giù qualcosa su questa meravigliosa coppia di protagonisti. Ho scritto la one shot con i soundtrack in sottofondo e mi hanno ispirata ancora di più. Ciò che intendevo portare alla luce è questa amicizia, così profonda da arrivare a superare anche la morte, che lega Hiccup e Sdentato. I pensieri finali del drago sono un riadattamento della parte finale del cortometraggio Il dono della Furia Buia che vi consiglio di vedere perché mi ha davvero fatta sciogliere.
Spero che questa storia vi sia piaciuta, attendo ansiosa eventuali responsi.
Grazie a tutti ^^
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Dragon trainer / Vai alla pagina dell'autore: Jo_The Ripper