MEANINGS
Il concerto è
finito, la band sta
rimettendo a posto gli strumenti. Il pubblico ha cominciato a parlare
a volume di voce sempre più alto, e qualcuno è
salito sul palco e
adesso si sta congratulando con Marco, Pietro e Samuele.
Vedo Samuele spegnere la pianola e
scendere dal palco, per poi sparire dietro il tendone che separa la
sala dall'ingresso ai camerini.
Mi faccio largo tra la folla, che nel
frattempo si sta un po' disperdendo, e non riesco a non pensare
quanto mi sia mancato. Non vedo il mio migliore amico da quasi tre
mesi, e pensavo davvero che non sarei riuscita a sopportare un altro
giorno di lontananza. Da quando la band con Mrco e Pietro ha
cominciato a dare i suoi frutti, Samuele suona in un locale quasi
ogni settimana, e a volte anche di più. Devo riconoscere che
sono
davvero bravi, e anche la scelta dell'abbigliamento non è
stata
lasciata al caso; oggi indossano tutti e tre una camicia nera, con
una cravatta dai colori squillanti. Marco rossa, Pietro color
ciclamino, e Samuele verde. I jeans, anche loro rigorosamente neri,
sono abbelliti con catene, strappi e cinture, mentre i capelli sono
spruzzati con una bomboletta verde, che lascia vedere il colore reale
del capello.
Attorno agli occhi hanno una matita
nera decisamente marcata, che ne fa risaltare il colore.
E sono tutti e tre estremamente sexy.
Non è la loro prima esibizione a cui
assisto, ma per colpa della scuola, dello studio e delle mie mille
attività non sono riuscita a trovare nemmeno un po' di tempo
nel
quale poterli venire a vedere.
E ora finalmente, dopo tre mesi di SMS,
messaggi su Skype e chiamate, ho l'occasione di rivedere Samuele
davvero.
Negli ultimi tempi ci siamo sentiti
anche meno del solito, lui preso da mille impegni e io da
altrettanti, e non sono nemmeno riuscita a dirgli che oggi sarei
venuta.
Ci conosciamo da quasi cinque anni
ormai, da quando eravamo alle medie. Alla fine della terza media
avevamo giurato di mantenere i contatti, e per i primi tempi
è stato
così, ma da dopo l'estate del primo anno di liceo le
occasioni per
incontrarsi sono diventate davvero poche.
Sam è il mio centro, non potrei vivere
senza di lui. Siamo per certi aspetti molto simili, mentre per altri
totalmente diversi, e ci completiamo a vicenda.
Lui conosce ogni mia fragilità, ogni
mio pregio e ogni mio difetto, così come i conosco i suoi.
Nonostante questo però, non sempre riesce a vedere il mondo
così
come lo vedo io, e molte volte devo spiegargli il perchè di
certe
mie reazioni, o cosa significano per me determinate cose.
Abbiamo adottato questo metodo dopo
che, in terza media, una serie di fatti mi aveva portata a
comprendere che se davvero volevo potergli stare accanto, e che mi
stesse accanto, dovevo aprirmi a lui. Dovevo parlare, dovevo
spiegargli quello che succedeva dentro di me, perchè lui mi
potesse
aiutare.
E così adesso, mentre mi faccio largo
tra la folla per raggiungere l'entrata dei camerini, sento un groppo
in gola al pensiero di rivederlo.
Scosto la tenda rossa, mi guardo
intorno e noto una porta aperta. Mi affaccio e vedo Sam, di
schiena, chino su una borsa nera, intento a mettere in ordine alcuni
spartiti.
Entro senza far rumore, e resto a
guardarlo. Dentro di me vortica un uragano di emozioni, e quando
finalmente si gira, e mi vede, di colpo non sento più niente.
Appoggia gli spartiti, continuando a
guardarmi negli occhi, come se volesse leggermi dentro, e penso a
quanto mi è mancato quello sguardo. Il color cioccolata
degli occhi
è messo in risalto dalla matita nera, e mi sembra di
annegarci
dentro.
Muove due passi verso di me,
lentamente. Ed è a quel punto che annullo velocemente la
distanza
che ci separa e lo abbraccio. Le sue braccia mi avvolgono
immediatamente, e lo sento stringermi a se'. Poggio la testa sul suo
petto, e lui mi respira fra i capelli.
E la morsa di ghiaccio che da mesi
sentivo stringermi il cuore finalmente si scioglie, e lo sento
tornare a pulsare, libero.
- Questo nella mia lingua significa “mi sei mancato”, e “ti voglio bene”... -, sussurro contro il suo petto. Lui in risposta mi stringe di più a se'.
Restiamo così, abbracciati, fino a che non lo sento scostare leggermente la guancia da i miei capelli.
- … Piangi? - , mi chiede, piano.
Ed in effetti sì, mi accorgo solo in questo momento che ho le guance rigate di lacrime.
- Sono una ragazza... - sussurro in tutta risposta, la voce rotta.
Lo sento ridacchiare sommessamente, mentre una sua mano comincia ad accarezzarmi la schiena.
- E questo cosa vorrebbe dire scusa?
Sospiro, ma il suono mi esce spezzato.
- Che tu non stai piangendo.
La mia voce è a
malapena udibile. Come
sempre, in queste occasioni ho la sensazione di valere, per lui, meno
di quello che lui vale per me. E mi sento terribilmente sola,
perchè
capisco che sono stata stupida, che non dovevo affezionarmi
così,
che gli ho permesso di diventare troppo importante per me, ed ora un
qualunque suo gesto sarebbe capace di spezzarmi.
Perciò serro gli occhi, e un'altra
lacrima comincia a scendere sulla mia guancia.
Lui rimane in silenzio per qualche
secondo, e quando parla la voce è roca, rotta.
- Come fai ad esserne sicura?
Mi scosto da lui, e lo
guardo negli
occhi.
Occhi ora lucidi. Lo sguardo che mi
dedica è uno sguardo liquido, triste. Una lacrima sfugge al
suo
controllo, bagnando le ciglia lunghe, e lui la scaccia via con una
mano, con uno scatto quasi rabbioso. So quanto gli costi mostrare le
sue emozioni e accettare il fatto di sentirsi... debole.
Torna a guardarmi, e questa volta non
riesco a decifrare tutte le emozioni che turbinano nei suoi occhi.
Tristezza, nostalgia, sconforto, e poi qualcosa che non riesco a
identificare... Rassegnazione?
Non faccio in tempo a soffermarmici,
perchè i suoi occhi tornano nuovamente lucidi, e lui abbassa
lo
sguardo. E non voglio vederlo così, perchè so che
lo sta facendo
per me, so che in questo momento mi sta dando accesso ad un angolo
della sua anima.
Così mi sporgo verso di lui, lo vedo
rialzare lo sguardo, prima di posare delicatamente le mie labbra
sulle sue. Sento la sua mano sfiorarmi il fianco, ma senza aumentare
il contatto. Dopo pochi secondi mi allontano, abbassandomi dalle
punte su cui ero dovuta salire per raggiungere le sue labbra.
Restiamo vicini, uno di fronte
all'altra, con a separarci poco più di venti centimetri.
Il suo sguardo è indecifrabile.
- Questo... cosa significa? - chiede, piano.
- Questo significa “grazie”.
I suoi occhi si soffermano
nei miei
ancora per un attimo, prima che si chini verso di me e mi prenda il
viso tra le mani.
Le sue labbra sulle mie sono delicate,
quasi timorose, in quello che è un contatto semplice che
dura un
paio di secondi. Si stacca appena, per poi tornare sulla mia bocca
con appena un po' più di forza. Le sue labbra cominciano a
muoversi,
lente, sulle mie, finchè piano con la lingua non lo sento
chiedermi
come il permesso di poter entrare.
Dischiudo le labbra, e la sua lingua
comincia ad accarezzare la mia, piano. Rispondo al bacio, annegando
in un oceano di sensazioni troppo forti perchè possa
analizzarle. So
solo che mi sento bene, mi sento protetta, e in un certo senso, solo
adesso mi sento completa. Sento la sua lingua accarezzarmi il palato,
e non posso evitare che un sospiro mi esca dalle labbra.
Una delle sue mani si sposta, e scende
fino al mio fianco, questa volta artigliandolo con decisione, mentre
le mie si aggrappano alla sua camicia. Sento il bacio diventare via
via più profondo, anche se continua a mantenere un ritmo
costante,
finchè non ci stacchiamo per mancanza di ossigeno.
Lui poggia la fronte sulla mia, e io
continuo a tenere gli occhi chiusi.
- E questo? - chiedo poi con la voce roca. - Questo cosa significa?
Lo sento respirare profondamente, prima di allontanare il viso dal mio e sollevarmi il mento con una mano, per costringermi a guardarlo.
- Questo significa “ti amo”.
E detto questo, posa di nuovo le sue labbra sulle mie.
Angolino scrittrice:
Ok, io davvero non so cosa sia... questo. So solo che mi sono seduta al computer alle 5.15, non so cosa sia successo ma fattostà che tre ore dopo mi sono trovata con tre pagine scritte di Open Office Writer. Non so perchè lo ho scritto, dubito lo saprò mai, ma so solo che adesso mi sento meglio. SO che dovrei aggiornare la mia Remus/Sirius "Quando Tutto Cambia..." che non tocco da due mesi (non mi uccidete T.T), ma non avevo la testa per pensare ad un capitolo decente. Comunque, a tutti i lettori che la stessero seguendo: hei, tra 10 giorni torno da voi :* Fatemi solo finire gli esami *-*
Per quanto riguarda questa One Shot, probabilmente vi starete chiedendo quale mente malata possa scrivere una cosa del genere, e vi do totalmente ragione.
AH!!! Essendo però la prima volta che descrivo scene di questo genere, vi sarei immensamente grata se mi deste il vostro parere. Grazie :*
Oh e... a tutti i lettori che mi conoscono personalmente: vi prego, non fate domande... So cosa volete chiedere, ma ne parliamo in privato. Un bacione gigante a tutti e buonanotte,
Audrey