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Autore: mischief managed    08/06/2013    3 recensioni
- E questo? - chiedo poi con la voce roca. - Questo cosa significa?
Lo sento respirare profondamente, prima di allontanare il viso dal mio e sollevarmi il mento con una mano, per costringermi a guardarlo.
- Questo significa “ti amo”.
E detto questo, posa di nuovo le sue labbra sulle mie.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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MEANINGS


Il concerto è finito, la band sta rimettendo a posto gli strumenti. Il pubblico ha cominciato a parlare a volume di voce sempre più alto, e qualcuno è salito sul palco e adesso si sta congratulando con Marco, Pietro e Samuele.
Vedo Samuele spegnere la pianola e scendere dal palco, per poi sparire dietro il tendone che separa la sala dall'ingresso ai camerini.
Mi faccio largo tra la folla, che nel frattempo si sta un po' disperdendo, e non riesco a non pensare quanto mi sia mancato. Non vedo il mio migliore amico da quasi tre mesi, e pensavo davvero che non sarei riuscita a sopportare un altro giorno di lontananza. Da quando la band con Mrco e Pietro ha cominciato a dare i suoi frutti, Samuele suona in un locale quasi ogni settimana, e a volte anche di più. Devo riconoscere che sono davvero bravi, e anche la scelta dell'abbigliamento non è stata lasciata al caso; oggi indossano tutti e tre una camicia nera, con una cravatta dai colori squillanti. Marco rossa, Pietro color ciclamino, e Samuele verde. I jeans, anche loro rigorosamente neri, sono abbelliti con catene, strappi e cinture, mentre i capelli sono spruzzati con una bomboletta verde, che lascia vedere il colore reale del capello.
Attorno agli occhi hanno una matita nera decisamente marcata, che ne fa risaltare il colore.
E sono tutti e tre estremamente sexy.
Non è la loro prima esibizione a cui assisto, ma per colpa della scuola, dello studio e delle mie mille attività non sono riuscita a trovare nemmeno un po' di tempo nel quale poterli venire a vedere.
E ora finalmente, dopo tre mesi di SMS, messaggi su Skype e chiamate, ho l'occasione di rivedere Samuele davvero.
Negli ultimi tempi ci siamo sentiti anche meno del solito, lui preso da mille impegni e io da altrettanti, e non sono nemmeno riuscita a dirgli che oggi sarei venuta.
Ci conosciamo da quasi cinque anni ormai, da quando eravamo alle medie. Alla fine della terza media avevamo giurato di mantenere i contatti, e per i primi tempi è stato così, ma da dopo l'estate del primo anno di liceo le occasioni per incontrarsi sono diventate davvero poche.
Sam è il mio centro, non potrei vivere senza di lui. Siamo per certi aspetti molto simili, mentre per altri totalmente diversi, e ci completiamo a vicenda.
Lui conosce ogni mia fragilità, ogni mio pregio e ogni mio difetto, così come i conosco i suoi. Nonostante questo però, non sempre riesce a vedere il mondo così come lo vedo io, e molte volte devo spiegargli il perchè di certe mie reazioni, o cosa significano per me determinate cose.
Abbiamo adottato questo metodo dopo che, in terza media, una serie di fatti mi aveva portata a comprendere che se davvero volevo potergli stare accanto, e che mi stesse accanto, dovevo aprirmi a lui. Dovevo parlare, dovevo spiegargli quello che succedeva dentro di me, perchè lui mi potesse aiutare.
E così adesso, mentre mi faccio largo tra la folla per raggiungere l'entrata dei camerini, sento un groppo in gola al pensiero di rivederlo.
Scosto la tenda rossa, mi guardo intorno e noto una porta aperta. Mi affaccio e vedo Sam, di schiena, chino su una borsa nera, intento a mettere in ordine alcuni spartiti.
Entro senza far rumore, e resto a guardarlo. Dentro di me vortica un uragano di emozioni, e quando finalmente si gira, e mi vede, di colpo non sento più niente.
Appoggia gli spartiti, continuando a guardarmi negli occhi, come se volesse leggermi dentro, e penso a quanto mi è mancato quello sguardo. Il color cioccolata degli occhi è messo in risalto dalla matita nera, e mi sembra di annegarci dentro.
Muove due passi verso di me, lentamente. Ed è a quel punto che annullo velocemente la distanza che ci separa e lo abbraccio. Le sue braccia mi avvolgono immediatamente, e lo sento stringermi a se'. Poggio la testa sul suo petto, e lui mi respira fra i capelli.
E la morsa di ghiaccio che da mesi sentivo stringermi il cuore finalmente si scioglie, e lo sento tornare a pulsare, libero.

- Questo nella mia lingua significa “mi sei mancato”, e “ti voglio bene”... -, sussurro contro il suo petto. Lui in risposta mi stringe di più a se'.

Restiamo così, abbracciati, fino a che non lo sento scostare leggermente la guancia da i miei capelli.

- … Piangi? - , mi chiede, piano.

Ed in effetti sì, mi accorgo solo in questo momento che ho le guance rigate di lacrime.

- Sono una ragazza... - sussurro in tutta risposta, la voce rotta.

Lo sento ridacchiare sommessamente, mentre una sua mano comincia ad accarezzarmi la schiena.

- E questo cosa vorrebbe dire scusa?

Sospiro, ma il suono mi esce spezzato.

- Che tu non stai piangendo.

La mia voce è a malapena udibile. Come sempre, in queste occasioni ho la sensazione di valere, per lui, meno di quello che lui vale per me. E mi sento terribilmente sola, perchè capisco che sono stata stupida, che non dovevo affezionarmi così, che gli ho permesso di diventare troppo importante per me, ed ora un qualunque suo gesto sarebbe capace di spezzarmi.
Perciò serro gli occhi, e un'altra lacrima comincia a scendere sulla mia guancia.
Lui rimane in silenzio per qualche secondo, e quando parla la voce è roca, rotta.

- Come fai ad esserne sicura?

Mi scosto da lui, e lo guardo negli occhi.
Occhi ora lucidi. Lo sguardo che mi dedica è uno sguardo liquido, triste. Una lacrima sfugge al suo controllo, bagnando le ciglia lunghe, e lui la scaccia via con una mano, con uno scatto quasi rabbioso. So quanto gli costi mostrare le sue emozioni e accettare il fatto di sentirsi... debole.
Torna a guardarmi, e questa volta non riesco a decifrare tutte le emozioni che turbinano nei suoi occhi. Tristezza, nostalgia, sconforto, e poi qualcosa che non riesco a identificare... Rassegnazione?
Non faccio in tempo a soffermarmici, perchè i suoi occhi tornano nuovamente lucidi, e lui abbassa lo sguardo. E non voglio vederlo così, perchè so che lo sta facendo per me, so che in questo momento mi sta dando accesso ad un angolo della sua anima.
Così mi sporgo verso di lui, lo vedo rialzare lo sguardo, prima di posare delicatamente le mie labbra sulle sue. Sento la sua mano sfiorarmi il fianco, ma senza aumentare il contatto. Dopo pochi secondi mi allontano, abbassandomi dalle punte su cui ero dovuta salire per raggiungere le sue labbra.
Restiamo vicini, uno di fronte all'altra, con a separarci poco più di venti centimetri.
Il suo sguardo è indecifrabile.

- Questo... cosa significa? - chiede, piano.

- Questo significa “grazie”.

I suoi occhi si soffermano nei miei ancora per un attimo, prima che si chini verso di me e mi prenda il viso tra le mani.
Le sue labbra sulle mie sono delicate, quasi timorose, in quello che è un contatto semplice che dura un paio di secondi. Si stacca appena, per poi tornare sulla mia bocca con appena un po' più di forza. Le sue labbra cominciano a muoversi, lente, sulle mie, finchè piano con la lingua non lo sento chiedermi come il permesso di poter entrare.
Dischiudo le labbra, e la sua lingua comincia ad accarezzare la mia, piano. Rispondo al bacio, annegando in un oceano di sensazioni troppo forti perchè possa analizzarle. So solo che mi sento bene, mi sento protetta, e in un certo senso, solo adesso mi sento completa. Sento la sua lingua accarezzarmi il palato, e non posso evitare che un sospiro mi esca dalle labbra.
Una delle sue mani si sposta, e scende fino al mio fianco, questa volta artigliandolo con decisione, mentre le mie si aggrappano alla sua camicia. Sento il bacio diventare via via più profondo, anche se continua a mantenere un ritmo costante, finchè non ci stacchiamo per mancanza di ossigeno.
Lui poggia la fronte sulla mia, e io continuo a tenere gli occhi chiusi.

- E questo? - chiedo poi con la voce roca. - Questo cosa significa?

Lo sento respirare profondamente, prima di allontanare il viso dal mio e sollevarmi il mento con una mano, per costringermi a guardarlo.

- Questo significa “ti amo”.

E detto questo, posa di nuovo le sue labbra sulle mie.

Angolino scrittrice:

Ok, io davvero non so cosa sia... questo. So solo che mi sono seduta al computer alle 5.15, non so cosa sia successo ma fattostà che tre ore dopo mi sono trovata con tre pagine scritte di Open Office Writer. Non so perchè lo ho scritto, dubito lo saprò mai, ma so solo che adesso mi sento meglio. SO che dovrei aggiornare la mia Remus/Sirius "Quando Tutto Cambia..." che non tocco da due mesi (non mi uccidete T.T), ma non avevo la testa per pensare ad un capitolo decente. Comunque, a tutti i lettori che la stessero seguendo: hei, tra 10 giorni torno da voi :* Fatemi solo finire gli esami *-*

Per quanto riguarda questa One Shot, probabilmente vi starete chiedendo quale mente malata possa scrivere una cosa del genere, e vi do totalmente ragione.

AH!!! Essendo però la prima volta che descrivo scene di questo genere, vi sarei immensamente grata se mi deste il vostro parere. Grazie :*

Oh e... a tutti i lettori che mi conoscono personalmente: vi prego, non fate domande... So cosa volete chiedere, ma ne parliamo in privato. Un bacione gigante a tutti e buonanotte,

Audrey




  
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