Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Wren    24/12/2007    4 recensioni
Una notte fredda, in cui si sente il Natale che s'avvicina, Fay alza gli occhi al cielo stellato e fa un incontro bizzarro che movimenterà la sua vita.
[scandalosamente AU e KuroFay]
Genere: Romantico, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Grazie mille a tutti per il sostegno a questa storia!!! Mi impegnerò al massimo per concluderla entro le vacanze!!! ^o^ <3







Capitolo 1


-DLIN DLON- proruppe il campanello.
Fay emerse faticosamente dallo stato comatoso della sua mente e il primo pensiero che riuscì a formulare somigliò molto a “ngh... ancora cinque minuti...”.
Il campanello suonò di nuovo e, dopo una pausa ancor più breve, un’ennesima volta. Fay cedette a tanta insistenza e strisciò giù dal divano dove, alla fine, era riuscito ad addormentarsi alle prime luci dell’alba. Sulla poltrona accanto, Kurogane dormiva ancora della grossa.
Nulla l’aveva reso felice nella vita quanto la risposta affermativa del ragazzo a fermarsi a casa sua, ma la loro incompatibilità di bioritmi era un problema da risolvere quanto prima, per la sua salute fisica e mentale. D’accordo, Kurogane non aveva tutti i torti quando affermava che le stelle dormono di giorno e stanno sveglie di notte, ma loro certo non si trovavano in cielo (
“..ma quaggiù non siamo in cielo e se un uomo perde il filo è soltanto un uomo emo..” cantavano i Pooh. ) e Fay non aveva intenzione di farsi tener sveglio un’altra notte per poi ritrovarsi in stato catalettico al risveglio.
Il campanello rimbombò nelle sue orecchie ancora e Fay si trascinò in piedi con un sordo mal di testa che gli schiacciava le tempie. Fortunatamente almeno il dolore alla caviglia se ne era andato.
“Ohiohi...” Tenendosi la testa con una mano, scosse energicamente la spalla del ragazzo addormentato. “Sveglia, Kuro-splendore...” e se ne andò ad aprire la porta.

Kurogane si svegliò e si accorse che era circondato dalla luce del giorno. Perché l’avevano svegliato se era ancora così presto?! Cercò di rigirarsi nel letto, quando si accorse di non essere affatto in un letto. Aprì gli occhi di nuovo e si ricordò all’improvviso di non essere nemmeno a casa sua.
“Fantastico...” borbottò, già di cattivo umore.
Si tirò su a sedere più comodamente sulla poltrona e la schiena protesto vigorosamente con uno scroscio di scricchiolii più o meno dolorosi. Perché diavolo quello stupido umano l’aveva svegliato in pieno giorno? Gli sembrava di essere stato abbastanza chiaro quando gli aveva detto che lui di giorno intendeva dormire. Sentì la sua voce provenire dall’ingresso, ma non distinse alcuna parola, né tantomeno quelle del suo interlocutore. Decise di ignorarli e cercare di riprendere sonno. Risprofondò tra i cuscini della poltrona e prese a fissare il soffitto aspettando di sentire gli occhi chiudersi. Proprio sopra di lui stava la maestosa ragnatela d’angolo, ora ben visibile grazie alla luce diurna, e tra un filo e l’altro, il ragno suo padrone si muoveva operoso, riparando qua e là smagliature nella trama o costruendone nuovi tratti dove più lo riteneva opportuno. Kurogane cominciò ad osservarlo dondolarsi a destra e sinistra, riarrampicarsi su e poi scendere nuovamente, ipnotizzato dal suo andirivieni.
“Dannazione!” esclamò accorgendosi di non riuscire proprio a riaddormentarsi, distratto com’era. Scattò in piedi e salì sulla poltrona, per poter raggiungere il fastidioso animaletto e ottenere così un po’ di pace.
“Sai, Kuro-sbrill, siamo stati fortunati, la vicina ha fatto dei biscotti e ce ne ha offerti un po’ per la colazione! E’ davvero un bel colpo perché non so se in casa ci sia ancora qualcosa di buono da...” un attimo di silenzio e poi “NOOOOOOOO!” e Kurogane venne investito da Fay, che gli si era lanciato addosso, atterrandolo al primo colpo e cadendo sopra di lui.
“Ma ti ha dato di volta il cervello???” sbraitò Kurogane.
“Non farlo mai più!” strillò sconvolto Fay.
“Cosa???” gridò ancora più forte Kurogane.
In tutta risposta, Fay si alzò e si arrampicò a sua volta sulla poltrona.
“Scusalo Agenore, non aveva intenzione di farti del male, davvero, non lo farà mai più, vedrai!” piagnucolava con aria preoccupata, tendendo una mano verso la ragnatela.
Il ragno si calò giù fin sulla sua mano, sgambettò un po’ sul suo palmo e si issò nuovamente lungo il suo filo fino alla sua casa pensile.
Kurogane lo fissò sbigottito, ancora sul pavimento dov’era atterrato.
“C’è qualche problema Fay? Ho sentito gridare...” disse una vocina sottile, prima che una donna facesse capolino nella stanza.
Portava i capelli in un disordinato caschetto castano rossiccio, indossava un cappotto dal taglio classico di un bel rosa confetto e, nonostante avesse ormai evidentemente raggiunto un’età matura, i suoi occhi verdi erano ancora quelli vivaci di una ragazzina. Kurogane la squadrò con uno sguardo truce e la giovane donna si strinse al vassoio che portava in mano, intimorita dalla presenza di quello sconosciuto dall’aspetto bizzarro.
“Non preoccuparti Sakura, non è successo niente! Uh, che sbadato... Sakura, ti presento Kuro-lucina! Sarà mio ospite per qualche tempo.” disse Fay, osservando con attenzione Agenore tornare al lavoro sulla ragnatela.
“Kurogane!” sbraitò Kurogane in sua direzione.
“E’ un piacere fare la sua conoscenza, gli amici di Fay sono miei amici!” salutò la donna con un sorriso raggiante, ora visibilmente più rilassata.
“Non preoccuparti delle formalità, Sakura, Kuro-star non ci è abituato!” intervenne Fay, saltando giù dalla poltrona.
“Uh... d’accordo...” acconsentì Sakura osservando Kurogane, il quale aveva l’aria di non aver capito un accidente.
“Ma è orrendamente tardi! Fay, io devo scappare al lavoro! Ti lascio i biscotti qui, ci vediamo quando torno! Ciao!” e prima di aver terminato la frase, aveva già abbandonato il vassoio sopra una pila pericolante di libri ed era sparita verso l’ingresso.
“Non è un tesoro?” domandò Fay, recuperando il vassoio al volo prima che crollasse a terra. “Sakura e suo marito Shaoran abitano nell’appartamento di fronte con loro figlio. Sono sempre tutti gentilissimi con me, ma vanno sempre di corsa!”
Kurogane aveva assistito a tutta la scena ed alla conseguente spiegazione con uno sguardo scettico in viso. Stava onestamente riconsiderando la sua decisione di vivere in mezzo a questi pazzi.
“Su dai, mangia un biscottino e preparati! Oggi non devo lavorare, il mio capo è via, ho solo un paio di bozze da sistemare qui a casa. Potremmo uscire un po’! In tuo onore faremo qualcosa che non faccio da un sacco di tempo! La spesa!”
Fay non lo guardava nemmeno più, gli aveva piantato in mano un biscotto ed era partito a setacciare la stanza alla ricerca di una borsa a tracolla e del giubbotto che aveva abbandonato dietro il divanetto la sera precedente.
Kurogane osservò il biscotto e con circospezione ne assaggiò un pezzetto. Non era poi così tremendo come aveva sospettato. Era un po’ troppo dolce per i suoi gusti, ma aveva fame e non si sarebbe mai e poi mai abbassato a chiedere qualcos’altro a quello stupido con cui era costretto a convivere.
Fay lo afferrò per un braccio e prese a trascinarlo verso la porta, facendo slalom tra gli ammassi di disordine, ma si bloccò a metà corridoio, voltandosi per dargli un’occhiata clinica. Lo abbandonò lì impalato come una statua di sale e si rigettò tra le montagne di ciarpame finché non riuscì a ripescare una vecchia sciarpa slargata e un paio di guanti.
“Non ho un cappotto abbastanza grande per te, ma almeno con questi non morirai di freddo!” gli disse una volta tornato da lui, costringendolo ad indossare quegli strani indumenti. Kurogane cominciò ad armeggiare con la sciarpa troppo stretta, perché la lana vecchia e grinzosa gli pizzicava il collo.
Fay lo spinse nel pianerottolo e biascicò qualcosa di incomprensibile a causa del biscotto che si era cacciato in bocca, chiudendosi la porta alle spalle.
“Cosa?” domandò scocciato Kurogane.
“Ho detto Dobbiamo trovarti anche dei vestiti ! Non puoi mica andare in giro così, chissà quanto ti ci vorrà per tornare a casa!” ripeté Fay,ingoiando il biscotto tutto intero e scavando nei meandri della sua borsa alla ricerca delle chiavi per chiudere.
“Per l’ennesima volta, cosa c’è che non va nei miei vestiti??? Io non voglio vestirmi come uno stupido essere umano!” protestò Kurogane, continuando la sua lotta con la sciarpa.
“Su, non fare il bambinone, Kuro-shine... Ah! Eccovi!” Fay estrasse un mazzo di chiavi da cui pendeva il piccolo peluche di un gatto. “Noi andiamo, Agenore! Fa’ buona guardia!” strillò verso l’interno, poi diede due rumorose mandate di chiave e trascinò via ancora una volta il sempre più infastidito ragazzo-stella.
All’interno Agenore mosse le zampine anteriori e si arrampicò in cima alla ragnatela per avere una migliore visuale di tutta la casa.

“Buongiorno Fay... vedo che abbiamo ospiti...”
Una splendida donna si affacciò dalla portineria, seguita dalla sua cascata di capelli corvini. Agitò il manga che stava leggendo in segno di saluto verso Fay e, dopo essersi risistemata gli eleganti occhiali, squadrò da cima a fondo Kurogane, con un sorriso che mise i brividi al diretto interessato.
“Buongiorno a lei Yuuko-san! Lui è Kuro-scintilla, starà da me per qualche tempo, spero che non vada contro il regolamento condominiale...” rispose Fay con uno sgargiante sorriso.
“Beh...” replicò la donna, ignorando la protesta di Kurogane sull’ennesima storpiatura del suo nome. “...facciamo così: tu mi presti questo baldo giovane per un paio di lavoretti pesanti ed all’amministratore ci penso io...” concluse con una strizzatine d’occhio.
“Cosa?!” si inalberò Kurogane.
“Credo che si possa organizzare!” accettò Fay, portando via di nuovo Kurogane per un braccio.
“Smettetela di ignorarmi!” si infuriò Kurogane, ma ben presto si ritrovò all’aperto, ben lontano da quella donna inquietante, immerso nel pieno traffico cittadino e nella pungente aria del mattino, ed ebbe altro a cui pensare.
Come aveva spiegato centinaia di volte allo stupido umano con intonazioni più o meno adirate della voce, le stelle di giorno dormono, per cui ciò che si ritrovò davanti lo riempì di stupore e panico, mettendolo subito in uno stato mentale difensivo, nemmeno si fosse trovato nel mezzo di un campo di battaglia contro gli asteroidi. La città, così piccola, vista dall’alto, e così scura, vista di notte, sembrava tutt’altra cosa ad esserci in mezzo. E quanta gente! Per qualche ora la sera, nel mondo c’era ancora movimento, ma piano piano tutto di quietava, finché il Sole non sorgeva e per Kurogane non veniva l’ora di andarsene a dormire. Di giorno tutto brulicava di persone, come non ne aveva mai viste. Inoltre, abituato com’era all’oscurità della notte, il sole e i suoi riverberi sull’asfalto e sui vetri delle finestre lo accecavano. Fay fu costretto a fermarsi dopo mezzo isolato perché Kurogane camminava coprendosi gli occhi e così facendo non vedeva dove metteva i piedi. “Dovremo comprarti anche degli occhiali da sole, Kuro-fotosensibile!”
Una folata di vento fece rabbrividire Kurogane a tal punto che rinunciò a protestare.

“Oh oh oh! Merry Christmas!” tuonavano con la loro cavernosa voce metallica decine di pupazzi meccanici disposti ai lati della strada, accanto agli ingressi dei negozi. Kurogane li aveva sentiti per tutta la mattinata, eppure riuscivano ancora a dargli i brividi.
Specialmente quelli a forma di Babbo Natale. Quelli era i peggiori di tutti, con la loro faccia rubizza e gli occhi spiritati... Gli umani dovevano essere davvero tutti fuori di testa per essere contenti all’idea che un vecchiaccio psicopatico come quello si intrufolasse nelle loro case tutti gli anni!
Kurogane si strinse difensivamente nel suo nuovo cappotto. Ora, oltre a quello ed a sciarpa e guanti, possedeva un nuova felpa di pile, un paio di pantaloni felpati e delle pesanti scarpe da ginnastica. Per quanto disprezzasse la moda terrestre, era decisamente confortevole essere riparato dal freddo.
“Cosa ti piacerebbe mangiare, Kuro-sparkle?” gli chiese Fay, prendendolo sotto braccio. La sua espressione era di un’allegria abbagliante.
“Una coda di cometa!” rispose istintivamente Kurogane, rendendosi conto di essere seriamente affamato.
“Una che???” strillò Fay, raggiungendo un acuto dannatamente più fastidioso degli “Oh oh oh” robotici attorno a lui.
“Una coda di cometa, idiota! Una di quelle belle grosse, hai presente?” specificò Kurogane, indispettito dalla stupidità dell’umano.
“Ehr... veramente no...” ridacchiò Fay.
“Certo che sei proprio stupido!”
“Veramente temo di doverti dare la spiacevole notizia che non esiste un cibo simile sulla terra...”
Kurogane lo fissò allibito.
“Non ti viene in mente nient’altro da mangiare?” deviò discorso Fay.
“...meteoriti fritti?”
“Eh, niente da fare nemmeno con questi...”
“Magma solare?”
“No no!”
“Gurbz?” tentò tenacemente Kurogane.
“E che cosa sarebbe?” domandò Fay, intravedendo un barlume di speranza in quel nome esotico.
“Una varietà di mollusco spaziale.” spiegò Kurogane, mimando con le mani qualcosa di grosso, tondo e molliccio.
“Bleah...” si disgustò Fay all’istante. “Come potete mangiare una simile schifezza lassù?”
“Ma se non l’hai mai mangiato, come fai a dirlo?” si inalberò Kurogane. Fay ancora rabbrividiva all’idea del mollusco gigante venuto dallo spazio e il ragazzo-stella si indispettì per tutte quelle scenate. “E piantala di fare il cretino!”
“Non posso, mi fanno senso i molluschi! ...bleah molluschi...”e Fay prese a tremare più violentemente. “Mi spiace, Kuro-fotone, mi sa tanto che nessuno dei cibi a cui sei abituato ci sia anche da noi... Dovremo improvvisare!”

“Dì aaaaah...” gli ordinò Fay cercando di imboccarlo con una frittella.
Kurogane gliela strappò dalle mani e se la mise in bocca.
“Com’è?” domandò speranzoso Fay.
“Fa schifo.” decretò lapidario Kurogane.

“Su, dà un morso a questo triplo royal bacon cheeseburger deluxe piccante con cipolle!” propose Fay, porgendogli il suo trasbordante panino.
Kurogane ebbe difficoltà già solo ad addentarlo, tanti erano gli strati contenuti tra le due fette di pane. Masticò, deglutì e sentì il peso del panino affondargli lo stomaco e risalirgli fino al cervello.
“Fa schifo.” dichiarò Kurogane, sentendo l’improvvisa necessità di avere uno stomaco nuovo.

“Senti che buona, Kuro-brillio!” esclamò Fay estasiato, offrendogli una torta, resa scura dall’alta concentrazione di cioccolato. Kurogane addentò sospettosamente il dolce e il suo senso del gusto fu tramortito dall’overdose di cacao.
“Fa schifo.” rantolò, affogandosi con un bicchiere d’acqua.

“Proviamo con qualcosa di semplice...” tentò Fay, piantando in mano un toast straripante di formaggio fuso. Kurogane non fece in tempo a prenderlo in mano che già si era sporcato le mani, ma decise di dare comunque una possibilità al panino prima di scartarlo.
“Fa schifo.” concluse dopo il primo morso.

Il tavolo del ristorante francese era disposto con semplicità ed eleganza, con bicchieri dal design raffinato e piattini cesellati. Al centro di uno di questi, stavano disposte delle verdurine colorate e tagliate in forme sinuose, attorno ad una fettina di carne arricchita di salsa al limone.
“Fa schifo.” dichiarò Kurogane senza nemmeno toccare le posate.

“Mi arrendo! Tutto quello che mi piace, a te fa schifo!” piagnucolò Fay accasciandosi su una panchina del parco. Dopo ore passate di locale in locale a collezionare disfatte, si sentiva a terra.
“E’ colpa dello stupido cibo di voi umani!” si lamentò Kurogane, sedendosi accanto a lui con un’espressione contrariata. A furia di girare, ora aveva veramente fame!
“Ma, Kuro-astrolabio, io che ci posso fare se quello che piace a me, a te non...” Fay si bloccò a metà frase con uno sguardo ispirato in volto. Scaricò i sacchetti dei loro acquisti e li scaricò a Kurogane, alzandosi e correndo via.
“Aspettami qui, torno subito!” gli gridò già lontano ormai.
Kurogane fissò, allibito per l’ennesima volta in quelle poche ore che aveva passato sulla terra, lo stupido umano che spariva oltre l’ingresso del parco. Era sulla terra da neanche un giorno e già non ne poteva più.
Gettò i sacchetti sulla panchina e in malo modo, sperando di sfogarsi un poco di quella situazione frustrante. L’istante dopo gli cadde l’occhio sul contenuto di uno dei sacchetti e sentì un qualcosa di molto simile al rimorso appigliarsi al suo stomaco. Distolse subito lo sguardo con un moto di stizza. Anche se avevano passato tutto il giorno a comprare cose per lui, non significava che doveva essere contento di essere in quel postaccio, in compagnia di quell’idiota, no?
Cercò di rilassarsi, per non dare l’impressione, a sé stesso prima di tutto, di stare effettivamente aspettando il ritorno del terrestre. Non lo stava aspettando affatto, men che mai perché gli era stato detto di fare così. Se ne stava lì su quella panchina perché non aveva nulla di meglio da fare, punto. Kurogane alzò lo sguardo verso il cielo e si coprì gli occhi dalla luce troppo forte (alla fine Fay aveva deciso di non prendergli gli occhiali da sole, perché rendevano la sua aria truce ancora più minacciosa e gli davano l’aspetto di uno yakuza).
Se c’era un gesto che accomunava gli umani con le stelle, era quello di alzare lo sguardo per poter vedere il cielo, anche se questo aveva un colore completamente diverso rispetto al nero profondo che ricordava lui.
“Ti sei incantato?”
Kurogane scattò in piedi per essere stato preso di sorpresa. Fay era davanti a lui, col fiatone e un sacchettino in mano.
“Tieni, prova con questi!” ansimò, porgendogli il suo bottino.
Il ragazzo-stella, dopo la tremenda carrellata dei cibi terrestri, non si sentiva tranquillo all’idea di assaggiare un altro obbrobrio. Si risedette e pescò dal sacchetto una scatola di plastica trasparente.
“Che roba è stavolta?”
“Assaggia prima!” Fay sembrava ansioso che lui assaggiasse quella pietanza.
Non che a Kurogane importasse, ma aveva davvero fame. Aprì la confezione e, ad occhi chiusi, si mise un bocca uno dei bocconcini. Cominciò a masticare con cautela, poi piano piano con maggiore convinzione ed infine riaprì gli occhi, osservando sorpreso il piatto di plastica che aveva in mano.
“Ti piace? Eh? Ti piace?” domandò Fay, in ginocchio sulla panchina mentre si sporgeva verso di lui con aria speranzosa.
“...è mangiabile...” concesse Kurogane.
“Meraviglioso! Sapevo che il sushi ti sarebbe piaciuto! A me non piace per niente, mi fa ribrezzo! Allora ho pensato: se a te non piace quello che piace a me, forse ti piacerà qualcosa che non mi piace per niente!” spiegò Fay con entusiasmo. Kurogane si mise in bocca un altro di quei sushi e gli scappò l’occhio sul sorriso compiaciuto e felice di Fay.
“Che ragionamento idiota...” commentò distogliendo lo sguardo e continuando a mangiare.
Essendo giorno, non si notò per nulla, ma se fosse stata notte Fay avrebbe visto Kurogane brillare un pochino.





Continua…

Noticina: il ragno Agenore è un tributo ad un tristissimo corto che vidi tempo fa su canale 5... So che a molti i ragni fanno schifo, però spero che almeno lui riceverà un po' d'amore! ^____^



BUON NATALE!!!

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