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Autore: GabrielleWinchester    09/06/2013    3 recensioni
"La ragazza riaprì gli occhi e si trovò in un luogo meraviglioso di pace e di serenità. Il Paradiso. Era in Paradiso. Un luogo tutto bianco che faceva pensare a un ospedale, un luogo asettico e privo di dolore. Tutto il suo dolore e tutta la sua sofferenza erano sparite. Un luogo dove poteva essere libera e soprattutto se stessa, senza sentirsi inadeguata o altro. Era finalmente felice. Era solo se stessa, senza etichette che la contraddistinguevano. Poi si accorse di un paio di manette ai polsi. Era stata arrestata? Come aveva trovato la pace e in Paradiso l’arrestavano? Ma c’era giustizia a questo mondo?"
Valeria Minolfi è una ragazza di 26 anni che, dopo essere stata vittima di cyberbullismo, decide di fare un atto estremo...Ma lassù le dimostreranno che non è sola e che non bisogna uccidersi per essere felice. Dedicata a tutte le vittime di bullismo, contro i pregiudizi di qualsiasi genere e a tutti coloro che si sentono tristi perchè lasciati dai propri amici. Liberamente tratto da un'esperienza vissuta dall'autrice, è pur sempre un racconto inventato e l'autrice non intende offendere e diffamare nessuno. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi "Come piume sospinte al vento", la storia di Valeria Minolfi, una ragazza di ventisei anni, bisessuale, che diventa vittima di cyberbullismo e che decide di farla finita, convinta che in Paradiso ci fosse un'occasione migliore...Questa storia è stata ispirata dalla rottura di un'amicizia, anche se il carattere dei personaggi del racconto è stato modificato da quello delle persone reali (totalmente diverse, tranne Valeria che in qualche modo mi rappresenta) e comunque l'autrice non intende offendere e diffamare nessuno e molte cose scritte sono frutto della fantasia dell'autrice. Tra cui la scena dello stupro che è totalmente inventata. Un racconto per riflettere sul cyberbullismo, sui pregiudizi in generale, sulle ragazze violentate e che non trovano il coraggio di denunciare, e sul senso profondo dell'amicizia. E con un consiglio. rispettatevi gli uno con gli altri.
Non mi resta che augurarvi buona lettura. Gabrielle.

 


Come piume sospinte dal vento…

 
“La libertà dell’uomo è inviolabile”
                                                (Articolo 13, comma 1, Costituzione della Repubblica Italiana)

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di lingua, di razza, di religione, di opinioni politiche e condizioni personali e sociali”
                                                                   (Articolo 3, comma 1, Costituzione della Repubblica Italiana)
Nec Recisa, Recidit- Neanche spezzati, retrocederemo.
(Motto della Guardia di Finanza)
Semper fidelis- Nei secoli fedele.
(Motto dell’Arma dei Carabinieri)
                                                                      *
“Dopo quello che è successo al locale questa sera, non so come non ho fatto a non accorgermi dei tuoi sentimenti nei miei confronti  e ora che me ne rendo conto, ne sono infastidita e sdegnata. Come ti sei permessa a baciarmi davanti a tutti? Ecco la ragione di tutti i regali e perché eri così gentile e caritatevole con me. Sono fidanzata e non hai tenuto neanche in considerazione i miei sentimenti, comportandoti come una ragazzina egoista, tenendo in conto solo i tuoi sentimenti e non rispettandomi. Bè penso che sia meglio per entrambe che le nostre strade prendano sentieri diversi, che entrambe conosciamo gente nuova e ampliamo le nostre conoscenze, in quanto non mi sento più di continuare l’amicizia, ora che ho scoperto che per te è un altro sentimento, al quale io non posso e non mi sento neanche di corrispondere. Tu sei una delle tante persone che ho conosciuto, neanche un’amica importante come tu speravi e ti confido una cosa: alle persone non gli frega un accidente se hai una famiglia difficile alle spalle, se stai male, alle persone importa solo di se stessa. Prendiamo strade diverse, per il bene tuo e mio.
Post Scriptum: Non cercarmi mai più! Addio!                                                                               
(Inviato il 23/09/2013 ore 01.00)
Ehi sorellina, allora a domani. Ti auguro una notte piena di sogni e di magiche stelle.
                                                                                        (Inviato il 22/09/2013 ore 23,30)
Valeria Minolfi  uscì dalla sua casa e respirò l’aria benefica e salvifica della notte. In quell’aria invernale cercò di trovare se stessa. Un venticello leggero le scompigliò i capelli neri con alcune ciocche azzurre e le sembrò di essere una particella di vento, trasportata e sballottata di qua e di là, senza seguire le stupide regole a cui tutti noi siamo disposti. Una particella di vento, libera e piena di vitalità. Le grida dei suoi genitori le rimbombavano nelle orecchie, il padre alcolizzato, furibondo perché il tribunale gli aveva affibbiato l’amministratore di sostegno, in quanto lo considerava incapace di compiere determinati atti ( una massa di coglioni, li definiva sdegnato e pronto a distruggere contro le pareti di casa ogni suppellettile che li capitasse a tiro) e che scaricava la sua rabbia sulla moglie, la madre, una persona succube e indecisa, una casalinga che aveva interrotto gli studi come promettente architetto, con grande sconcerto e rammarico da parte del suo relatore di tesi, il prof di Architettura Piero Fugazzotto, per seguire un uomo a cui il rispetto gli mancava, una donna che non era scappata solo per amore dei suoi due figli, solo per seguire la stupida convinzione della donna serva e dell’uomo padrone, l’uomo colpisce e la donna subisce, tramandata da secoli. Valeria solo quando era da sola, si sentiva totalmente se stessa, senza limiti, senza restrizioni di nessun genere. Era solo se stessa. Una ragazza che voleva solo vivere ed essere amata per ciò che era. Con tutti i difetti e i pregi che comportava.
Guardò il cellulare blu zaffiro e sospirò delusa..nessun segno di vita.
Solo un fiore aperto in un prato nello schermo…Una viola del pensiero…Ricordati di me.
Già…Ricordati di me e di me serba il ricordo. Come affermava una bellissima poesia di Saffo.
Che amara ironia!
Intorno a lei risuonavano le risate dei bambini, i quali stavano partecipando alla festa patronale del paese. Bambini che avevano tutto dalla vita, che si stavano approcciando ora alla complessità del mondo adulto e che non sapevano nulla di quanto era difficile vivere ed amare. Il cuore, quella macchina imperfetta e straordinaria, che decideva se dovevi essere felice o meno. Un giorno ti trovavi ad amare una persona con tutta te stessa, desiderando solo il bene per quest’ultima, e il giorno dopo ad essere accusata di avere dato troppo e venivi sbalzata fuori dalla sua vita. O addirittura che non avevi rispettato i suoi sentimenti. Che vita di merda! Un rumore di piatti la fece sobbalzare e la voce di suo padre, resa alticcia dall’uso spropositato di whisky riempì il suo spazio uditivo “Se provi di nuovo a contraddirmi…”
“Ti prego Salvatore” supplicò la moglie terrorizzata “Ti prego”
“Supplichi, supplichi, sei una femmina che non vali un accidente. Maledetto il giorno in cui ti ho sposato. Avrei preferito che qualcuno mi avesse sparato il giorno del matrimonio”
La donna non ebbe altro modo che alzare le mani in segno di resa, ma le botte continuarono per un tempo che era infinito. Sua madre non avrebbe fatto nulla per spronarlo, ma lui avrebbe continuato comunque. Doveva avere qualcuno su cui scaricare la frustrazione e quel qualcuno era sua madre. Doveva essere sua madre. Beato Mirco, suo fratello maggiore di trentaquattro anni, che aveva trovato posto alla Guardia di Finanza e aveva deciso di tagliare i ponti con la famiglia, non appena ne aveva avuto occasione. Si sentivano spesso ed era stato comprensivo quando gli aveva rilevato di essere bisessuale.
Laureati Valeria e ti darò un posto dove stare…Sii forte…E ricorda Nec Recisa Recidit…Sii spezzata ma non retrocedere mai..Sei mia sorella e mia sorella non si arrende né ora né mai. Sii forte per me!
“Non sai neanche difenderti” le disse schifato “Sei una fallita!”
Poi la prese e ci fu un rumore particolare.
Valeria chiuse gli occhi, immaginando la madre picchiare contro lo spigolo di un tavolo e fissare con occhi spaventati quel marito che, per colpa della ludopatia, si era dato all’alcool e aveva dato inizio a tutti i problemi.  Valeria si morse il labbro ma non fece nulla. Sapeva che suo padre avrebbe fatto di peggio a sua madre, se si fosse azzardata a intervenire. C’era mancato poco quando sua madre, Tiziana, aveva rischiato di restare sulla sedia a rotelle, per colpa di una coltellata al midollo osseo, tutto perché era intervenuta a salvarla, stanca dei soprusi che le vedeva addosso. Aveva perso la propria azienda di scarpe? E allora? Non gli dava nessun diritto di prendersela con lei. Erano stati mesi difficili, in cui Valeria, dovendo affrontare gli esami di maturità, aveva affrontato il peggiore periodo della sua vita, tra l’accudire sua madre in ospedale e studiare per l’agognato diploma. Uscendo addirittura con un miserevole 64. Faceva la forte, l’impassibile di fronte al mondo intero, ma la verità è che non ce la faceva più, era stanca. Tutti i giorni la stessa storia, tutti i giorni a essere disponibile per gli altri e alla fine non ne riceveva nulla, o poco meno di nulla. E poi la stessa storia era che lei la responsabile della fine delle amicizie.
“C’è qualcuno a cui gli importa qualcosa di me?” domandò Valeria a nessuno in particolare” Oh davvero siamo soli nell’universo?”
Gli rispose solo l’immensità di un cielo stellato, un silenzio interrotto solo dagli strilli gioiosi e spensierati dei bambini che scorrazzavano dietro la statua del santo. Beata gioventù!
Scorse la lista dei messaggi del telefonino…Fino ad arrivare al messaggio, mandato all’01.00 di notte dalla sua migliore amica, da quella che fino a poco tempo prima l’aveva considerata un’amica. Lo aveva letto fino a saperlo a memoria, fino a stamparsi nel cervello ogni singola parola…Lo rilesse di nuovo e una lacrima scese dagli occhi verdi della ragazza. L’aveva accusata di essere una ragazzina egoista che non teneva in conto dei suoi sentimenti. Quando tutto quello che aveva fatto era solo per lei, solo per essere all’altezza delle sue aspettative, quello di essere disponibile e di farla sentire amata e rispettata, sbagliando con le buone intenzioni. Si era illusa di contare per lei ma in realtà non era stato così, in quanto alla fine era stata lasciata con un messaggio elettronico, con un sms. Nonostante il modo brusco e impersonale di lasciare, Valeria non se la sentiva di provare rancore nei suoi confronti. Niente erano passati quattro mesi ma il dolore rimaneva intatto, come un pugnale di ghiaccio tra le arterie del cuore e le vene dell’anima. Di notte ancora si svegliava, gli occhi verdi pieni di lacrime, mordendo il cuscino per non svegliare i suoi, per far tacere il grido di dolore che si sentiva. Si tolse gli occhiali e se li rimise. Sara Esposito. Le separavano 6 anni e 3 mesi, due vite totalmente diverse, Valeria con un’infanzia difficile, Sara con tutto quello che si poteva immaginare dalla vita e piena di gioia di vivere, essendo figlia di una dottoressa e di un questore del tribunale, il quale si era fatto conoscere per un importante caso contro un boss della mafia, ricercato da parecchio tempo. Valeria capelli neri e ciocche azzurre, minuta e introversa, Sara con i capelli castani e sfrontata, con un corpo da modella, essendo alta 1,87 e in perfetta forma. Si erano conosciute durante la Convention Italiana dei fan di Supernatural a Roma, Valeria, studentessa presso il Dipartimento di Scienze Infermieristiche, Sara presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche indirizzo Magistratura, per seguire le orme del padre e continuare con  la tradizione di famiglia. Valeria per una questione d’onore e poi perché si sentiva in dovere di aiutare le persone in difficoltà. Avevano stretto amicizia in poco tempo, Valeria perché la considerava meritevole della sua fiducia e della sua stima, dopo una brutta chiusura d’amicizia in cui Valeria era stata trattata come un oggetto, Sara essenzialmente perché le faceva tenerezza e poi perché erano entrambe amanti del telefilm Supernatural. Valeria di Dean e Sara di Gabe. Avevano passato anni divertentissimi, un momento che ricordava davvero con tutto il cuore era stata una gita al Tindari, agli inizi della loro amicizia, due ragazze spensierate e piene di gioia di vivere.  Sembravano due autentiche sorelle inseparabili.  Avevano guardato il mare che si estendeva sotto di loro e poi sedute nella scalinata della chiesa della Madonna del Tindari si erano scambiate la promesse di essere amiche per sempre. Poi era successa una cosa. Un giorno Sara l’aveva invitata a una festa in bikini nella sua villa in riva al mare e tra una risata e l’altra si era accorta che i sentimenti erano cambiati nei suoi confronti. Sara era stupenda con quel bikini che risaltava le curve ed era divertente. Era uno schianto. Era l’anima della festa e con la sua parlantina eloquente incantava sia gli invitati maschi sia le invitate femmine, ballando disinibita alla canzone di Lady Gaga “Telephone”. Valeria si era girata intorno imbarazzata, ridendo malvolentieri e desiderando solo di eclissarsi. In quei momenti Valeria si sentiva sbagliata e voleva solo cancellare i battiti del suo cuore e più la guardava, più le sembrava di essere a metà tra le fiamme e la serenità assoluta. La sua risata, la sua voce la scombussolava tutta e in quel momento sapeva anche che Sara stava corteggiando un tale Giovanni Sironi, un ragazzo figlio di un importante magistrato e la famiglia auspicava per questo matrimonio. Si trovava tra due fuochi, entrambi incrociati e pericolosi, ovvero quelli dell’amicizia e dell’amore. Valeria aveva tifato per questo fidanzamento e si era sentita al settimo cielo, alla notizia dell’enorme festa in cui Giovanni le aveva regalato un solitario meraviglioso, anche se non era stata invitata. Sara aveva liquidato la questione con una scrollata di spalle, affermando che era una festa solo per i familiari, ma Valeria aveva saputo che aveva invitato la Giulia, la Martina e la Federica, sue amiche da parecchio tempo, amiche che si portava dai tempi delle elementari e che lei considerava come sorelle, forse più di Valeria. E si era sentita esclusa dalla sua vita. Fu il primo segnale che non doveva ignorare, ma che lei non ci diede tanto peso. E si trovava nella situazione in cui voleva essere affettuosa con lei e intanto pregava affinché lei non scoprisse mai che il suo cuore batteva per lei e sperando che lei scoprisse tutto, cosicché tutto si sarebbe sistemato. Sperando in cuor suo che lei fosse stata comprensiva, che l’avrebbe capita, che avrebbero dialogato insieme e che avrebbe accettato tutto questo. Ci credeva ciecamente. Nonostante da mesi non si sentissero, si erano incontrate poco tempo prima, avevano passato una bellissima serata, aveva conosciuto il suo ragazzo, aveva bevuto un bicchiere di troppo…
Ed era uscito il suo lato lesbico. Si era avvicinata a lei e l’aveva baciata sulla bocca, sotto lo sconcerto e il divertimento maligno di Giovanni. L’aveva architettato lui questa cosa…Il morale di Valeria cadde sottoterra. Doveva pensarci.
Dapprima la sua migliore amica era rimasta colpita dal suo gesto, non se l’era minimamente aspettato, poi l’aveva derisa e umiliata davanti a tutti “Io lo sapevo che eri lesbica! Lo sapevo che eri strana! Ecco perché tutti quei regali, quell’essere carina con me, ma come non ci ho pensato? Io non sono lesbica e non voglio amiche lesbiche. Allontanati da me”
E dicendo questo aveva scagliato la borsa blu in faccia a Valeria “Riprenditi questa borsa! Non mi serve più” e se ne era andata via, sdegnata e abbracciata al suo ragazzo. La ragazza era rimasta lì, con il cuore spezzato e l’anima da rottamare, aiutata solo dal gestore del locale, il quale aveva avuto pietà di lei. L’unico a dire la verità. Almeno la verità che lei voleva sentire.
“Le passerà” cercò di consolarla il gestore “Le passerà e ritornerete amiche come prima. Ne sono convinto.”
“Ho sbagliato tutto”
“Non hai sbagliato, hai vissuto il tuo cuore e non la tua ragione. Non fartene una colpa”
Valeria fece un sorriso stanco e malferma nelle gambe era fuggita via, gli effluvi dell’alcool stavano facendo i suoi effetti, tra una folla che la guardava con un misto di pietà e di sconcerto, il volto pieno di lacrime ad offuscarle la vista…cercò Sara tra la folla, ma ormai la Toyota grigia era scomparsa. Se ne era andata. E l’aveva lasciata a piedi in quanto la sua macchina era dal meccanico. Era da sola.
Diede un calcio a un lampione e pianse. Pianse calde lacrime d’amarezza…Tutto il suo autocontrollo per non far scoprire alla sua amica di essere innamorata di lei, era svanito dietro un bicchiere di whisky. Dietro consiglio di Giovanni. Aveva scoperto di essere innamorata di lei….
Aveva scoperto di essere bisessuale…
Aveva scoperto di non essere in una sponda o in un’altra, ma in mezzo…
Aveva scoperto che provava lo stesso sentimento sia per i maschi e le femmine e non voleva sentirsi discriminata per questo. La bisessualità non era amore a comando, era una libera scelta. Ma Valeria sapeva che doveva scontrarsi contro l’incredulità e il disprezzo delle persone, di tante persone che guardavano la bisaccia dei difetti altrui, ignorando quella propria.
Non cercarmi mai più!
Ci aveva provato ma era stato difficile, uno sforzo di volontà enorme. Come si può chiedere a una persona di non cercarla, se tutto quello che hai fatto è stato solo quello di volerle bene, di essere sempre all’altezza delle sue aspettative? Sì forse negli ultimi tempi era stata un tantino attaccata a Sara, a causa della situazione problematica in famiglia, ma nel cuore di Valeria c’era solo il desiderio di vederla felice. E sentirsi che non aveva rispettato i suoi sentimenti, era stato per Valeria un boccone amaro difficile da digerire, perché non c’è peggio di sentirsi dire che non hai rispettato i sentimenti altrui. Erano passati quattro mesi dall’ultima uscita e Valeria digitò un messaggio a Sara. Ma non lo mandò al destinatario. Ci aveva provato nelle ultime settimane e aveva ricevuto solo ostinato silenzio. Aveva cercato di dimenticarla, di affondare i suoi ricordi tra i tanti ricordi dell’esperienza, ma non c’era riuscita. Tutto in casa le ricordava lei e gli avevano dato come consiglio di andare da un psicologo. A dire che? Non era pazza, non aveva nulla di sbagliato, anche se si sentiva la peggiore delle criminali, solo perché l’aveva amata, solo perché aveva dato tutto il suo cuore a una persona che non lo voleva. Perché amare una persona significava anche accettare i rifiuti da chi si è tanto amati. Aveva avuto un breve flirt con un bellissimo ragazzo russo, di nome Andrej, il quale l’aveva accettata per come era, ma che lei non amava interamente e lo aveva lasciato. Lui non se le era presa ed era rimasto al suo fianco come suo migliore amico. Non mancava giorno in cui non le mandasse un messaggio divertente e un po’ il malumore di Valeria svaniva ad ogni messaggio. Ormai non riusciva a dare il suo cuore, la sua fiducia incondizionata  alle persone, senza pensare al fatto che potesse infastidirli o peggio. Stava attenta a confidarsi con gli altri, stava attenta a non essere troppo pressante, giocando sulle quinte che piuttosto nel palconiscenico. Era passata dall’essere affettuosa all’essere fredda e distaccata, un riccio che utilizzava gli aculei per difesa. Il suono della canzone di Adam Lambert “If i had you” la distrasse e si accorse che era arrivato un messaggio. Lo aprì titubante e speranzosa…Forse era lei..
“Ehi bella, come stai? Stai ancora male per quella stronza? Non avercela a male perché non ti ha meritato e una persona bella come te deve avere persone che la meritano per come è, e non come gli altri la vorrebbero. Ti voglio bene principessa”
Valeria singhiozzò di fronte a quel messaggio. Era Nancy Crisafulli, la sua migliore amica da oltre 11 anni, la prima che aveva saputo di chi era, che l’aveva aiutata ad accettarsi per come era e a non pensare di essere sbagliata o fuori luogo. Anche Nancy aveva avuto un momento di lesbismo da giovane e poteva capire benissimo come si sentiva. Ma sentiva un dolore lancinante al cuore, all’anima e si sentì come una bambola da rottamare..Ci aveva sperato così tanto che fosse lei.
“Sto bene amore. Non penso a lei”
“Bene, mandala a vaffanculo tante di quelle volte. È solo una figlia di puttana che ha giocato con il tuo cuore, è una son of bitch come dice il tuo caro Dean. Tu sei importante e lo devi ricordare sempre. Mi auguro che non torni mai sui suoi passi perché non ti merita ed è solo un’ insensibile.”
“Non ci riesco, è stata importante per me. Non le posso voler male. Le vorrò bene, nonostante il dolore che mi ha provocato. Le vorrò bene, comunque”
“ Gioia tu sei troppo buona con le persone! Dovresti mandarla a puttane come lei ha fatto con te! Una codarda, non un’amica è stata. Se fossi stata io al centro delle tue attenzioni, mi sarebbe piaciuto :p
“E con Fabio come la metti?”
“Con Fabio poi la vedo io…Gioia non tutti siamo dotati di tolleranza riguardo agli orientamenti sessuali, ma non permettere a nessuno di calpestare il tuo cuore, fosse anche Dio in persona con il mitra”
“Lei ha fatto bene. Non sono degna di stare con le persone”
“Giuro che vengo lì’ e ti picchio. Non ha fatto bene. Non si tratta una persona così…Non le si dice che è una delle tante persone che si conosce, per giunta via sms, non appena si scopre che si è innamorati, neanche tu l’avessi infastidita tanto. Poteva anche essere molto infastidita da te, ma se era un’amica ti lasciava direttamente in faccia. Non oso immaginare cosa avrebbe fatto se tu gli avessi augurato il male al posto del bene. Ti ha umiliato davanti a tutti e non deve essere meritevole della tua considerazione. Ignorala e vai avanti con la tua vita. Nel mondo ci sono persone che sanno apprezzare chi sei e una di quelle sono io. Tu sei importante e non lo devi dimenticare mai! Notte e sogni d’oro :-*
Ps: Ti saluta Fabio  ^_^
Grazie Nancy.
Non si ringraziano le amiche *_* Dovere ^_^
Valeria finì la chiacchierata via sms e si apprestò a guardare l’alba. Lo spettacolo del sole, la linea rosa la conquistava ogni volta, la natura sapeva essere affascinante e misteriosa come non mai. Non si era accorta del fatto che aveva passato l’intera notte fuori e si era sentita bene. Aveva acquisito la serenità che gli sembrava perduta. La breve chiacchierata aveva sortito l’effetto di una tisana rilassante alla camomilla. Molto bene. Da dentro suo padre aveva ricominciato a bere e quando vide Valeria sbraitò “Dove sei stata?”
“Fuori” disse Valeria con voce piccola “Papà ma perché non smetti di bere?”
Sulla tavola c’era una bottiglia di whisky, invecchiato di trent’anni, quasi completamente scolata. Stava rasentando il baratro profondo dell’alcoolismo. Altro che amministrazione di sostegno, ci voleva l’interdizione! Doveva essere aiutato ed in fretta!
Salvatore Minolfi sbatté il bicchiere, mandandolo in frantumi e ringhiò “Devo sentire anche la tua di critica? Sei una povera fallita come tua madre”
“Mamma non è una fallita e tu non dovresti maltrattarla. Sei un…”
“Che cosa sarei esattamente?” la sfidò suo padre, con gli occhietti ridotti a fessura.
“Un emerito figlio di buttana” esclamò Valeria gridando “Ti credi il padrone della famiglia, ma nessuno ti dà il diritto di alzare le mani su mamma e…”
Suo padre si alzò dalla sedia e le diede un manrovescio. Valeria cadde nello stesso posto di sua madre e si lasciò picchiare da suo padre, inerme. Per un minuto che era interminabile, sentì i colpi, i calci di suo padre sulla pancia, una violenza inaudita e ingiustificata su tutto il corpo e tutto svanì.  Quando vide suo padre con un coltellaccio di trenta centimetri tremò tutta dalla paura, ma c’era una parte di lei che era contenta. C’era la soluzione a tutti i suoi problemi, pensò un po’ stupidamente, poteva morire, poteva porre finire alla sue sofferenze. Voleva morire. Avrebbe voluto questo. Ma suo padre, vedendola così, decise che non ne valeva la pena ad ucciderla.
“Sei una fallita e una povera indecisa. Forse era meglio se non eri nata”
Valeria alzò il viso tumefatto e cercò di darsi un contegno. Suo padre le sputò in faccia, disgustato e alla fine se ne era andato via. Valeria si era guardata intorno e aveva scorto sua madre, capelli rossi, un viso da bambina guardarla sconfortata e la ragazza perse qualche tacca al cuore “Perche lo hai sfidato?”
“Guarda come ti ha ridotto, non ti merita”
“È tuo padre, Valeria, e come tale lo devi rispettare” si giustificò sua madre, guardandosi le mani, piccole ma laboriose.
“Non lo voglio rispettare” Valeria aveva afferrato le mani di sua madre e aveva sorriso “Mamma perché non ce ne andiamo via? Io e te? Lui non ti merita e non ti ha mai meritato”
“Tuo padre ha bisogno di noi ed è buon dovere per una donna seguire il proprio marito” poi le aveva riavviato i capelli “Vai in bagno e datti una sistemata. Ti aspettano al lavoro”
Poi sua madre si avvicinò e le chiese titubante “Ma sei ancora convinta di essere bisessuale? Io sono convinta che sia solo una fase e basta”
“Quasi quasi spereresti che avessi l’AIDS, piuttosto di accettare il fatto che io sono bisessuale” disse Valeria fuori controllo “Sì, per la centesima volta, sì. Puoi dire quello che vuoi, può dire quello che vuole il psicologo…e a proposito diserto le sedute”
“Non puoi..” protestò sua madre.
“Che cosa ti fa più spavento, il giudizio della gente?” buttò malamente Valeria “Che cosa che ti impedisce di credermi? Avanti, dimmelo!”
“Non parlare così a tua madre” esclamò Tiziana Andreatti furibonda “Non osare mancarmi di rispetto”
“Ti manchi di rispetto già da sola, mamma” sospirò stancamente Valeria “Fammi andare in bagno, sono in ritardo”
Valeria sbuffò innervosita e si preparò. Era inutile parlare con sua madre. Nonostante tutto, nonostante le botte, nonostante la umiliasse in ogni modo, l’avrebbe difeso in ogni modo. Era suo marito. Era il suo uomo. Maledetta mentalità retrograda del sud che considerava la donna come un oggetto e non come un soggetto. Beato Mirco, davvero! Si legò i capelli in una coda, prese la borsa e chiuse la porta alle spalle.
Guardò di nuovo il cellulare..Nessun segno di vita.
Poi..
“Buongiorno principessa ^_^ Sii serena ^_^ Oggi è il 24 gennaio, la data del tuo adorato Dean ^_^
Valeria rise tra le lacrime. Nancy non l’avrebbe lasciata, l’avrebbe sostenuta. Con questo pensiero felice andò a lavorare. Ma fu difficile.
                                                             *
“Ma davvero l’hai baciata? Quella Sara Esposito?”
“Sì” disse Valeria furibonda “Se me lo domandi un’altra volta, giuro che ti ficco questo cucchiaino là dove non batte il sole”
“Che linguaggio scurrile oggi” la canzonò Micheala “Cosa è la povera non ha fatto breccia nel cuore della ricca?”
“Bisessuale?” la schernì Anthonine “Allora ancora ti piace il…?”
E le fece il gesto eloquente ai suoi gioielli di famiglia. Valeria, stanca, dopo avere preparato un cappuccino all’aroma di cannella a una splendida bambina,la quale le diede un bacino sulla guancia, si girò ad affrontare Anthonine con un sorriso feroce e irritato “Il tuo sicuramente no, caro il mio fiorellino..Sai ho saputo da fonti ufficiali che è di solo 6 centimetri”
Anthonine arrossì furiosamente e sbattendo lo straccio sul bancone andò a preparare il gelato. Valeria sospirò, aveva segnato una tacca alle sue vittorie, ma avrebbe dovuto affrontare altre umiliazioni, prima che la gente si rendesse conto che lei era una persona del tutto normale. Approfittando di un momento di libertà, vide i messaggi di Nancy.
Ehi gioia come va al bar?
Solite battute…Manco se avessi detto di avere la lebbra…
Persone sceme e senza senso…Come dice il nostro caro Virgilio: Non ti curar di loro, ma guarda e passa…
Mia madre non ci crede ancora..
Dalle tempo e ti accetterà…Non è che non ti crede, ma che le risulta difficile, già vive la situazione di tuo padre …Un bacio :-*
Sulle labbra? ^-^
Scema, sulla guancia…Ti voglio bene, pazza ^_^
Valeria cercò di ignorare le malelingue dei suoi colleghi. Ella lavorava in un bar alla moda, una sorta di caffè - libreria e il fatto di essere in una mattinata piena non giocava a suo favore. Aveva accettato quel lavoro perché i libri erano la sua vita e si sentiva bene quando leggeva, ma non si aspettava minimamente di trovare persone grette e meschine. Alcune volte sperava che i personaggi dei libri l’avrebbero salvata dalla sua situazione disastrosa. I suoi colleghi si stavano riempiendo la bocca con il fatto che l’avesse baciata e stava diventando lo zimbello di tutti.  Non aveva un momento libero per riattivare le idee. Micheala, la sua collega, era anche la figlia del gestore del locale e si credeva chissà chi. Valeria aveva sognato tante di quelle volte di farle un dispetto, di farle sentire quanto la sua cattiveria minasse l’autostima delle persone, ma alla fine non ne aveva avuto il coraggio. Era troppo buona, come diceva Nancy.
“Ho bisogno di un caffè decaffeinato con aroma alla vaniglia, da portare via”
Valeria non appena sentì la sua voce lasciò cadere il bicchiere e con circospezione guardò nel bancone. Sara Esposito stava guardando il locale con ammirazione, abbracciata al suo fidanzato, il quale squadrava con sospetto gli altri maschi del locale. Sara sapeva come attirare l’attenzione delle persone. Era ancora più bella di quanto ricordasse, i capelli lisci che le adornavano la schiena, acconciati a boccoli, e il vestito di Gianfranco Ferrè che le adornava il corpo, fasciandolo con perfezione armonica. Con silenziosa discrezione, prese l’ordinazione e disse sorridendo “Ecco a te, Sara. Buona colazione”
Per un momento sembrò che tutto fosse apposto, Sara le sorrise apertamente…Poi..
“Ah sei tu” Sara storse il muso, guardò il caffè con fare schifato “Non lo voglio da te”
Valeria si sentì morta. Perché doveva comportarsi così? Voleva che si aprisse il portale di Lucifero e che lei sprofondasse dentro per non tornare mai più. Voleva scomparire, voleva un’assenza duratura. Voleva l’istituto della morte presunta.
Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona agli altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno!”
                                                                           (Articolo 2043, Codice Civile, Responsabilità ExtraContrattuale)
Ma che risarcimento c’era per cuore infranto e deluso? Valeria continuò a guardare Sara disperata. L’aveva voluta vedere e non si aspettava questa reazione. Tutto tranne questo.
“Io..”
“Io non voglio nulla da te, brutta lesbica che sei..”
“Sara ti prego, io ti…”
“Le tue parole sono come piume sospinte dal vento. Non contano nulla.”
E dicendo questo se ne era andata, ancheggiando e attirando l’attenzione dei maschi del locale. Sapeva come attirare l’attenzione, con grande imbarazzo e rabbia di Giovanni. Aveva avuto un’occasione per incontrarla e Sara l’aveva liquidata in men che non si dica. Ignorando i clienti e il sorrisetto ironico di Michaela, Valeria scappò in bagno e si tolse di fretta e furia il trucco. 26 anni di merda! 26 anni con sofferenze e patimenti alle spalle e con un cuore che batteva forte per una 32enne che la considerava forse meno di un soprammobile. Un’amicizia di 7 anni buttata solo per un bacio o per incomprensioni lasciate macerare all’interno di silenzi pesanti. Aveva ragione Nancy…Doveva mandarla a quel paese. Lo avrebbe meritato. Ma ci sarebbe stata una parte di lei che l’avrebbe amata. Indipendentemente da quando avrebbe detto agli altri. Indipendentemente da chi lo considerava come confusione. Indipendentemente da chi lo considerava solo affetto cresciuto.
Sei una delle persone più eccezionali che io abbia conosciuto e mi sono commossa per i complimenti. Nessuno era mai stato così premuroso nei miei confronti ^_^ Grazie mille sore ^_^
Era sincera o no, quando lo diceva?
“Ciao!”
Valeria si mise una mano al cuore e disse trafelata “Accidenti Andrej, mi hai spaventata”
A fissarla era Andrej, il suo amico d’origine russa. Aveva i capelli castani scuro e un paio d’occhi grigio da innamorarsi. Il ventottenne le fece un sorriso romantico, gli occhi grigi che scintillavano e chiese “Come stai?”
“Sto come devo stare” disse Valeria in tono stanco “Senti, ho bisogno di stare da sola”
“Capisco come ti senti” cercò di blandirla “So che sei stata male per Sara, ma sei stata sola per tanto tempo..Hai bisogno di qualcuno con cui stare insieme”
“No, tu non sai niente..”
“Ma potrei sapere molte cose se tu mi dessi la possibilità” sussurrò Andrej malizioso, prendendo la mano destra e incominciando a mandare le mani avanti e indietro lungo i fianchi della ragazza.
Furibonda, Valeria gli diede uno schiaffo potente. Il ragazzo si portò la mano alla faccia e rimase lì senza fare nulla. La ragazza non avrebbe accettato anche una delusione da parte sua. Il ragazzo, senza dire nulla, andò alla porta del bagno e la chiuse.
“Vaffanculo Andrej, no. Ti ho detto che voglio stare sola”
Il sorriso divenne una smorfia di rabbia e Andrej rivelò il suo vero volto “Lo sai perché sono stato gentile con te? Perché abbia sopportato le tue lagne sul fatto che la tua amica ti avesse abbandonato?!”
Valeria si appiccicò al muro spaventata “No, anche tu no”
Andrej si calò i pantaloni e allora disse “Voglio proprio vedere se ti piacciono ancora i ragazzi”
E per Valeria Minolfi ebbero inizio i venticinque minuti più orribili della sua vita. Valeria aveva sentito parlare della violenza sessuale ma non era niente in confronto al reale, a quello vissuto con le proprie sensazioni. Si era immaginata la prima volta come un momento romantico, letto, luci soffuse, petali di gelsomino bianco e rosa rossa, un momento da ricordare tutta la vita. E invece si trasformò nel peggiore degli incubi. Andrej aveva indossato la maschera del suo persecutore. Più andava avanti, più la sua anima si sporcava…Lei cercò di staccarsi, di scappare, ma lui la costrinse di nuovo. Un incubo che non osava avere fine. Valeria si sentì violata nell’anima. Con fare disperato andò verso la porta del bagno, cercando una via di uscita bloccata e la musica disco sparata a tutto volume, non contribuiva certo. Andrej la prese di malagrazia e incominciò a fare tutto quello che non avrebbe voluto subire. Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi, non volle vedere ciò che le stava a fare, voleva solo scomparire.
“Allora è vero che ancora ti piacciono i ragazzi!” constatò divertito “Buono a sapersi, allora non dicevi cavolate”
“Lasciami andare, per favore” piagnucolò Valeria al colmo delle forze “Andrej per favore. Perché mi fai questo? Non ti importa nulla di quello che sto vivendo?”
Era stata violata nel fisico e nell’animo e si sentiva sporca. Sporca, lurida e meschina.
Valeria lo mandò a vaffanculo diverse volte e sperò in un angelo, in qualcuno che potesse picchiare Andrej ed essere ripagato della stessa moneta. Ma non venne nessuno. Nessuno sentiva il suo grido di dolore, la sua richiesta d’aiuto e si sentì sprofondare. La violenza durò parecchio e alla fine Valeria non sapeva se era viva o morta. Andrej si rialzò con fare soddisfatto “Non c’era bisogno di fare la difficile, non è stato nulla di che”
Poi le disse con un tono dolce “Perché non mi fai un sorriso?”
Valeria aveva alzato la testa per reazione e in quel momento era stata accecata da un lampo di flash. Qualcuno l’aveva fotografata, mentre era in quello stato, non tenendo conto dei suoi sentimenti, non tenendo conto che era stuprata. Non seppe cosa fare. Era come un coniglio a contatto con il cacciatore.
“Questa la metto su Facebook e su Twitter”
Valeria aveva guardato in alto e aveva riconosciuto Sara con il suo nuovo cellulare. Valeria rimase impietrita, con i segni della violenza addosso e con le grida degli avventori che gridavano divertiti con il disc-jockey , ignoranti di ciò che era successo nel bagno o semplicemente facevano gli gnorri. Sara con il cellulare ultimo modello che stava fotografando il suo momento peggiore. Tra tutti i torti che poteva fare, proprio quello … Sara si allontanò ridacchiando insieme ad Andrej. Era stata lei ad architettare tutto. Non l’avrebbe mai immaginata in quella situazione. Pensava che fosse matura.
Poi..Mentre stava piangendo, si accorse che era arrivato un messaggio di Nancy. Quella ragazza era un dono della provvidenza. Nei momenti peggiori, le risolleva il morale. Alzando la testa e cercando di ignorare il dolore provato nelle parti intime, aprì la busta azzurra.
Amore, mi dici come si chiama l’ultima canzone di Adam Lambert? La sto cercando come una pazza.. Al diavolo la legge del 22/Aprile/ 1941 :p A proposito devo darmi l’esame di Diritto Privato…Someone helps meeeee!
Nancy mi è successa una cosa orribile…Sono sconvolta…
Cosa? Non farmi preoccupare…Lo sai che io sono qui per aiutarti…Dimmi tutto *_*
Andrej mi ha violentato nel bar. Sono nel bagno.
“Cristo Santo. Senti hai bisogno di una mano?”
Valeria si morse il labbro e dopo capitolò. Non poteva farcela da sola. E poi aveva troppo vergogna a tornare a casa in questo stato. Non avrebbe avuto coraggio a farsi vedere da sua madre…E suo padre poi…
Sì”
“Allora aspettami lì, un secondo e sono da te. Devo portare Fabio in un posto e poi sono tutta tua”
“Nancy?”
“Dimmi gioia!
“Sara mi ha fotografato dopo che lui mi ha violentata.
 Per un breve tempo Nancy non aveva risposto, dopo..
Se prima aveva voglia di investirla con la macchina, adesso le voglio sparare. Brutta carogna, figlia di cagna che non è altro. Non gli è bastato che ti ha umiliato? Povera piccola!”
Voglio morire, voglio scomparire..
No, non lo dire. Non dargliela vinta. Sii più forte di lei.
Metterà la foto su Fb”
“Lo vedremo! Nessuno può permettersi di farti del male. Pensavo che avesse una dignità di persona, ma evidentemente mi sbagliavo. Due secondi e sono da te”
Valeria aveva spento il cellulare e aveva guardato il suo riflesso allo specchio. Sembrava un’altra persona. Si sciacquò la faccia e quella che vedeva, era un mostro. Un mostro da eliminare per la gioia di tutti. Vide una lama accanto a sé e il pensiero di utilizzarla fu prepotente. Solo un graffio e vaffanculo a tutti. Certo la morte non più bella del mondo. Tanto avrebbe fatto un favore a tutti se si fosse uccisa. Un rumore la fece girare.
“Posa quella lama”
Nancy Crisafulli era lì che la fissava. Valeria si lasciò trascinare fuori dal bar. Nessuno fiatava, mentre se ne andava. Poteva vedere gli sguardi di tutti. Sguardi che raccontavano tutto e niente di quello che stavano pensando veramente. Valeria aveva voglia di sparire. Nancy le aprì la portiera della sua Mini color grigio metallizzato e Valeria era salita, sentendosi addosso tutti gli sguardi degli avventori del locale. Sapeva di essere in pessimo stato.
“Nancy, per favore…”
“No Valeria, lo sai benissimo cosa penso di chi si suicida. Tu sei importante e non devi dargliela vinta a quella stronza!”
Valeria si era sistemata nel sedile del passeggero, mentre la musica di “Time for miracles” di Adam Lambert la cullava. Nancy gli era rimasta accanto e ne era contenta. Nancy era un’importante redattrice in un’importante casa editrice e i capelli castano scuro con alcune ciocche verdi e gli occhi neri la rendevano una delle ragazze più eccentriche che conoscesse.  Si erano conosciute durante un progetto sulla “Conservazione della Fauna e della Flora Mediterranea” quando avevano sedici anni e non si erano più lasciate. Aveva 27 anni e una creatività da vedere. Valeria sapeva solo lavorare a uncinetto, Nancy faceva l’impossibile. Tavolta Valeria si domandava se dormisse la notte o no. Nancy le disse, mentre ingranava la marcia “Dovresti farti vedere da un medico e farti curare. Non puoi restare così”
“Voglio solo andare a dormire” disse Valeria in tono stanco “Per favore portami via di qui”
“Hai bisogno di sostegno medico e devi andare a denunciare quello stronzo. Non la può passare liscia!”
“Nessuno mi crederà” singhiozzò Valeria impanicata “Nessuno mi crederà”
“Io ti credo” disse Nancy con vigore “Io ti credo e ti crederò sempre. Lo sai, io ho quella mia amica che lavora nell’Arma dei Carabinieri, ti ricordi di Esmeralda?”
“Sì” disse Valeria con la testa a penzoloni “Mi ricord…”
E poi si era addormentata, stanca non solo nel fisico ma anche nell’animo. Nancy stava per imboccare la strada dell’ospedale ma non poteva fare quello che voleva. Doveva essere Valeria a decidere di avere la forza di andare a denunciare. Pregò che la trovasse al più presto quella forza, perché quei due bastardi non potevano averla vinta. Sicuramente non avrebbe voluto andare a casa e fu così che decise di imboccare la strada di casa sua. La guardò mentre prendeva il viottolo che portava a casa. Sembrava una principessa delle favole. I capelli neri con le ciocche azzurre che incorniciavano il viso e gli occhiali squadrati che le cadevano sul naso.
“Dormigliona, siamo arrivati”
Valeria si stropicciò gli occhi e riconobbe la villa di famiglia Crisafulli. Con fare malfermo sulle gambe scese prima di essere bloccata da un labrador festoso. Valeria si strinse le braccia intorno a sé, come a proteggersi, ma il cane la guardava con occhi imploranti e voleva che giocasse con lei.
“Cuccia Scotia, non ora”
“Scotia?”
“Oscurità” spiegò Nancy con una scrollata di spalle “Dai entra”
Valeria entrò con fare circospetto e dovette trattenere un moto di stupore. La famiglia Crisafulli era una delle famiglie più ricche della città e la villa era uno splendore di marmi antichi e tutto quello che si poteva immaginare. Valeria si sentì a disagio. Al confronto casa sua sembrava una catapecchia senza senso. Nancy sorrise comprensiva allo stupore ammirato di Valeria.
“Fai come fossi a casa tua” la mise a suo agio.
“Grazie” disse Valeria con voce piccola.
Mangiarono nel salotto buono, ridacchiando alle battute di Gabe e Dean. Valeria per almeno due ore e mezza godette di un intermezzo divertente e non pensò al fatto di essere stata violentata. Nancy chiuse il televisore e guardò l’orario. Erano le due di notte.
“Valeria senti..”
“Non li voglio denunciare, me la sono meritata la violenza”
Nancy le prese le mani e disse “Smettila di dire queste cose. Non te la sei meritata, non lo pensare mai. Non darti delle colpe, quella che si deve sentire male è quella bastarda che non ha saputo apprezzarti per ciò che sei. Tu non hai colpe”
“Avrei voluto prendere la lama…”
“Non dirlo” disse Nancy inorridita “Gioia devi essere forte. Se devi uccidere qualcosa, uccidi il ricordo che hai di lei, perché non ti ha meritato. Ma tu sei importante e non devi più pensare di ucciderti”
“Alcune volte sogno di non essere bisessuale!” esclamò Valeria in preda a una crisi “Ma non voglio farmi una colpa se amo sia gli uomini che le donne. È la mia vita, cazzo, e gli altri lo devono rispettare!”
Nancy le asciugò le lacrime e disse a malincuore “Domani devo andare via. Mi dispiace lasciarti così”
“Dove?”
“A Londra” disse Nancy con occhi sognanti “Mi hanno pubblicato il libro”
Nancy era una scrittrice nel tempo libero e il suo sogno era quello di pubblicare un suo racconto.  Era molto brava nello scrivere, riusciva a caratterizzare i personaggi con una tale maestria che sembrava di chiaccherare con loro.
“Bravissima gioia” si complimentò Valeria “Hai raggiunto il tuo sogno”
“Non mi abbracci?”
“Io non ho più abbracciato più nessuno” disse Valeria imbarazzata “Non tutti sono felici di essere abbracciati”
Nancy la prese calorasamente e la tenne stretta a sé. Valeria rimase lì basita. Poi Nancy la baciò sulla bocca. Fu un bacio lungo e intenso, un bacio riparatore, un bacio che lei non voleva che finisse mai.  Con fare titubante, Valeria aveva appoggiato le mani sui fianchi snelli della ragazza. Nancy aveva approffondito il bacio, un bacio che stava cancellando ogni bruttura della violenza. Erano finite lungo il divano, Nancy sopra Valeria. Solo un bacio lungo,prolungato e riparatore. Era come baciare una parte della sua anima. Poi Nancy gli aveva detto “Quando ti sentirai triste, pensa a questo bacio”
“Grazie ancora”
“Sono tua amica o no?” ridacchiò Nancy, facendola alzare “Ti accompagno di sopra. Se Fabio ci vede qui, mi massacra. Credo che sia un po’ geloso di te”
“Gliela hai detto che sono bisex?”
“Lui la considera una pigliata per il culo” disse Nancy senza mezzi termini “Ma io no. So che esiste il bisessualismo e che le persone bisessuali devono essere rispettate come tali. Come dice una pubblicità, fattene una ragione. E tua madre se ne farà una ragione…Non potrà fare altrimenti. Gioia chiamo la mia amica?”
“No per favore” disse Valeria scuotendo la testa “Non li voglio denunciare”
Arrivarono al piano di sopra, alla stanza degli ospiti. Valeria guardò la grande stanza e Nancy le disse “Buonanotte principessa. Quando troverai il coraggio di andarli a denunciare, sappi che mi renderai molto fiera di te”
E poi aveva chiuso la porta. Lasciando Valeria ad affrontare se stessa.
                                                                        *
Fu una notte da incubo. Valeria cominciò ad agitarsi nel lenzuolo di seta e nelle coperte di lana pregiata e i suoi incubi riguardavano Andrej che la violentava e le risate di Sara.Non appena chiudeva gli occhi, vedeva sempre Andrej che si slacciava i pantaloni e Sara che la fotografava. Non riusciva a capacitarsi della sua risata, sembrava totalmente un’altra persona. Non era la stessa Sara che aveva apprezzato e che aveva amato.
Si svegliò di soprassalto e andò in bagno. I segni evidenti della violenza era ancora lì e Valeria sospirò.  Non l’aveva sognato, non l’aveva immaginato. Le sembrava di essere un’altra persona. Come stavano dormendo Andrej e Sara? Stavano dormendo come angioletti o anche loro erano tormentati dai sensi di colpa? Poi un rumore la incuriosì e con piccoli passi andò nel salone, dove poco tempo prima aveva guardato Supernatural e ascoltò..
“Non puoi dire a tuoi amici di togliere quel video?”
La voce di Nancy era sconvolta e concitata. Valeria ascoltò con attenzione, stando attenta a non farsi scoprire. Fabio era seduto e stava guardando con fare ironico la sua ragazza. Certe volte Fabio era odioso! L’unica cosa che poteva vedere di lui, era il profilo della sua sagoma stagliata sullo schermo di un pc acceso su una pagina web.
“Tutto quello che viene messo in Internet non può essere tolto”
“Lei non merita tutto questo. È una ragazza così dolce”
“Che fai, sei diventata anche tu bisex? Lo sai bene che considero il bisessualismo una pigliata in giro”
“Non ti puoi prendere la briga di…”
Valeria poteva immaginarsi la faccia sconvolta di Nancy. Con fare discreto ritornò a letto e aprì il portale di Internet del suo portatile, sperando che il cigolio della macchina non attirasse  l’attenzione di Nancy. La pagina di Google sembrava essere in procinto di dirle tutti i segreti che avrebbe voluto sapere. Non seppe quello che fare. Occhio non vede, cuore non duole..affermava un antico proverbio ma voleva conoscere la verità. Con mani tremanti, digitò il suo nome su Youtube. E fu la fine.
Nel giro di poche ore, il video era stato visto da un milione di visitatori ed erano in costante aumento. Nonostante ci fossero dei commenti che condannassero la condotta di Andrej, quello che aveva fatto, c’era una buona fetta di persona che diceva così…
Se l’è meritato…è solo una buttana..
Ma si vede che le piace..Lei è solo (commento censurato per la troppa oscenità del messaggio)
Valeria era disgustata da sé stessa e da quello che stavano scrivendo. Come potevano dire una cosa del genere? Così abbietta era la gente? Così poco gli importava della sua felicità? La convinzione che il bisessualismo fosse un modo mascherato di essere omosessuali le dava fastidio. Poi una frase scritta da un anonimo che la gettò nel baratro nero.
Dovrebbe morire così il mondo sarà pulito dalla lordura.
Così Valeria prese la decisione più importante della sua vita. Non aveva senso continuare a vivere in quelle condizioni. E non lo faceva per l’anonimo..bensì per trovare un’occasione migliore in Paradiso, sempre che l’avesse trovata.
                                                                      *
Valeria aprì la portafinestra della sua stanza da letto e guardò la luna. Una falce di luna. Un’aria intensa e dolcissima. Mise una mano sulla balaustra e respirò. Doveva solo buttarsi. Ma aveva paura. Paura di provare dolore…
Si prese di coraggio, prese la rincorsa e si buttò di sotto. S’immaginò un dolore enorme, ma durò solo un’istante. La macchina della sua amica venne distrutta dall’impatto. Nove secondi e basta. Ebbe solo il tempo di dire “Perdonami” e poi spirò. E ci fu un urlo enorme. Nancy aveva scoperto il cadavere.
                                                              *
“Dunque l’ha trovata lei?”
Nancy annuì con fare sconvolto, mentre la sua villa era piena di carabinieri che prendevano i rilievi. Valeria era ancora sopra il cofano della macchina, una bambola rotta.
“Nancy?”
Nancy Crisafulli si girò verso la voce che la stava chiamando e vide Esmeralda Lo Presti, sua amica e capitano dei carabinieri. La ragazza si avvicinò a lei e scosse la testa “Esmeralda..”
“Nancy mi dispiace di essere così, so che la tua migliore amica si è uccisa, e che in questo momento tu sei sconvolta…”
“Esmeralda per favore non ho intenzione di parlare”
“Ogni minuto è prezioso” rincarò la dose il capitano dei carabinieri, spostandosi un ciuffo di capelli rossi dietro l’orecchio “Ogni minuto può essere prezioso per fare luce sul suo suicidio”
Nancy guardò il corpo scomposto della sua amica, un’anima fragile che aveva deciso di uccidersi, perché si riteneva indegna di vivere la sua vita. Poi annuì.
“Vieni” la invitò Nancy “Non ho intenzione di parlare fuori, mi fa male vederla così”
Esmeralda annuì e dopo seguì Nancy nella cucina meravigliosa della famiglia Crisafulli. Con mani tremanti Nancy prese una caffetteria e incominciò a preparare il caffè e sbirciò oltre la tendina per vedere gli esponenti del Ris prendere i rilievi utili per essere analizzati. Il caffè uscì e per un po’ non fece altro che versare un po’ di cannella.
“Tu sai quali problemi aveva Valeria, per tentare il suicidio?”
“Bè non so se posso dirtelo” tentennò Nancy con mani tremanti
“Nancy puoi parlarmi di qualcunque cosa, fai finta che sono un’amica e non un pubblico ufficiale venuto ad indagare sulla morte della tua amica”
La ragazza sospirò e poi confessò “Valeria è sempre stata una tipa molto insicura e si è sempre ritenuta indegna di stare accanto agli altri. Le cose si sono complicate quando ha scoperto che si è innamorata i una sua amica e quindi che si poteva innamorare anche delle ragazze. Poi ieri mi ha comunicato che era stata violentata e che la sua amica aveva filmato la violenza”
“Le hai detto che poteva denunciarli?”
“Milioni di volte ma sembrava che fosse convinta di meritarselo” rispose Nancy con le lacrime agli occhi “Santo cielo di Cordoba”
“Che succede?”
“Forse ha sentito me e Fabio litigare sul fatto che il video è stato messo su Internet”
“Mi vorresti dire che il video è stato messo su Internet e che quindi dopo la visione del video, abbia deciso di uccidersi?”
Nancy scappò di sopra al piano della camera da letto di Valeria e vide il portatile della sua amica ancora aperto. Esmeralda la fermò “Ci penseranno gli uomini della Scientifica. Come si chiamano il ragazzo che l’ha violentata e la sua amica?”
“Il ragazzo si chiama Andrej e la ragazza Sara Esposito”
“Faremo di tutto per assicurare giustizia a questa ragazza “ promise Esmeralda e poi comunicò con una ricetrasmittente “A tutte le unità possibile reato di istigazione al suicidio. Voglio che siano cercate tutte le informazioni su un certo Andrej e una certa Sara Esposito e che siano portati immediatamente alla caserma”
“Esmeralda…”
Il capitano dell’Arma dei Carabinieri non seppe cosa dire e dopo i carabinieri lasciarono la villa, ormai pregna di dolore e di disperazione. Se avesse potuto fare di più…
                                                                *
“La voglio interrogare io” protestò un ragazzo con fare alterato “Capitano Lo presti la prego”
“Appuntato Minolfi, lo sa che non mi è possibile accordarle questo privilegio”
“La ragazza che si è uccisa era mia sorella” precisò Mirco fuori dal limite “La voglio interrogare!”
“Non mi costringere a fare rapporto al suo superiore, appuntato” lo minacciò “Lei è troppo coinvolto per poter seguire le indagini” poi il suo tono divenne più dolce “Perché non va a dormire?”
“Dopo avere visto mia sorella su una fredda barella dell’obitorio, dormirò sogni meravigliosi” rispose ironico l’appuntato Minolfi, sbattendo la porta.
Il capitano sospirò e si apprestò a seguire l’interrogatorio.
                                                                 *
“Perché mi trovo qui?” domandò Sara impaurita “Perché mi avete convocata?”
“Volete un bicchiere d’acqua, prima?”
“No grazie”
Il carabiniere si sedette di fronte a lei e le disse “In che rapporti era con la signorina Valeria Ambvra Minolfi?”
“Perché cosa è successo?” domandò Sara allarmata.
“Signorina sono io che faccio le domande” la redaguì il carabiniere in tono gentile “Allora in che rapporti era con la signorina Minolfi?”
“Bè” tentennò Sara, tormentandosi le mani “Negli ultimi tempi i nostri rapporti si erano freddati in quanto avevo scoperto che lei aveva sentimenti a cui io non volevo corrispondere”
“Una nostra informatrice ci ha comunicato che lei ha filmato la violenza di cui è testimone la vittima, è vero?”
“No, non è vero” protestò Sara, saltando in piedi “Chi vi ha detto un’assurdità del genere?”
“Signorina, sappiamo che sta mentendo”
“Io…”
“Quello che ci domandiamo e si domanda anche il fratello di Valeria è perché l’ha fatto”
“Volevo solo darle una lezione”
“ E che lezione voleva darle? Che innamorarsi degli amici è sbagliato e che l’unico modo per fargliela pagare è mettere sul web il video della violenza?” la incalzò il carabiniere furibondo.
“Io non pensavo che il video sarebbe stato visto da tante persone” si difese Sara “Non pensavo che..”
“Abbiamo controllato i suoi tabulati per i messaggi e telefonate nei confronti della signorina Minolfi e abbiamo letto che lei l’ha accusata di non avere rispettato i suoi sentimenti. Lei ha fatto altrettanto? Ha fatto altrettanto per lei? Era più matura, avrebbe potuto dialogare con lei, invece di diffondere il video in Internet. Non mi aspettavo una cosa da una figlia di un onesto magistrato della Procura della Repubblica di Messina”
Sara scoppiò a piangere.
Il carabiniere si mise dietro di lei e le allacciò le manette ai polsi, dichiarando “Sara Esposito è accusata di reato di istigazione al suicidio, diffusione di materiale illecito sul web”
“Io non volevo…”
“Ma l’ha fatto. Avrà tempo di riflettere in carcere”
E Sara uscì dalla caserma, con un peso da sopportare. La ragazza non ebbe il coraggio di guardare il disprezzo di Mirco. Aveva tutti i modi per avercela con lei. Arrivarono alla macchina e stava per entrare quando domandò “Posso domandarvi una cosa?”
“Sì” disse il carabiniere in tono impersonale.
“Vorrei partecipare al funerale di Valeria”
“Signorina non credo che sia la cosa migliore”
“So di avere sbagliato e che non mi perdonerò mai per quello che ho fatto, ma le voglio dare un ultimo saluto. So di non meritarmelo”
“Parleremo con la famiglia”
E per Sara si aprirono le porte del carcere di Messina. Mentre nella provincia si sta celebrando un funerale di stato di un militare morto in una missione. E altre pattuglie stavano perlustrando la zona alla ricerca di Andrej, il ragazzo che l’aveva violentata. Valeria intanto era entrata in Paradiso.
                                                              *
La ragazza riaprì gli occhi e si trovò in un luogo meraviglioso di pace e di serenità. Il Paradiso. Era in Paradiso. Un luogo tutto bianco che faceva pensare a un ospedale, un luogo asettico e privo di dolore. Tutto il suo dolore e tutta la sua sofferenza erano sparite. Un luogo dove poteva essere libera e soprattutto se stessa, senza sentirsi inadeguata o altro. Era finalmente felice. Era solo se stessa, senza etichette che la contraddistinguevano. Poi si accorse di un paio di manette ai polsi. Era stata arrestata? Come aveva trovato la pace e in Paradiso l’arrestavano? Ma c’era giustizia a questo mondo?
“Valeria Minolfi?”
Valeria rialzò gli occhi e si trovò in un tribunale e lei era l’imputata. Poteva andarle peggio?
“Sì”
“Nata il 10/Febbraio/1987 a Messina?”
Valeria era sconvolta. Ma era in Paradiso o no? O in una sorta di candid camera? La ragazza guardò le sue manette e i suoi giudici. Dall’alone alle loro spalle poté supporre che erano angeli. Pure loro contro di lei. Era il colmo.
“Sì”
“Il tuo capo d’accusa è di aver violato il diritto alla vita e di essere morta prima del tempo. Hai qualcosa da discolparti?”
Valeria sbuffò e disse ironica “Sì che c’è il libero arbitrio! E poi da noi sulla Terra non c’è il reato di suicidio. Toglietemi queste manette”
Gli angeli mormorarono tra di loro e uno di loro disse “Dio vi ha dotato di libero arbitrio ma non ve lo ha dato tanto per optional. C’è un disegno enorme dietro”
“Voi non potete sapere il dolore…”
Un angelo si staccò dal gruppo e presa una chiave aprì la serratura delle manette “Pensi che hai risolto tutto con il suicidio?”
“Io non ho risolto nulla, mi hanno portato all’orlo dell’esasperazione..”
“Giovane Valeria, sei ancora una piuma sospinta dal vento e non sai l’esperienza che potresti portare avanti…Tu pensi che uccidendoti hai risolto il problema, ma la tua uccisione ha lasciato un’onta incredibile…Vuoi vedere?”
E la ragazza non ebbe altra scelta che andare sulle ali di un angelo.
                                                                      *
“La mia piccola…” mormorò la madre di Valeria, guardando il feretro pieno di fiori “La mia piccola…”
Valeria si guardò morta nella bara. Sembrava serena. Era l’unica serena. La cosa che la sconvolse fu che la chiesa era strapiena. Un sacco di gente era arrivata per onorare la sua morte. Gli esponenti della Guardia della Finanza e dei Carabinieri sfilarono lungo la navata e fecero i loro omaggi. Mirco, suo fratello, il fratello che non vedeva quasi mai, aveva gli occhi lucidi ma manteneva il contegno di tanti anni di servizio militare. Tutta gente che stavano piangendo per lei. C’erano anche i suoi colleghi del bar e c’era anche Michaela, la quale aveva abbassato la maschera di spavalderia. Vide Nancy piangere interrottamente e vide anche Sara..
Il cuore le mancò un colpo…
Poi il prete, don Tindaro, si schiarì la voce e incominciò la sua omelia.
“Fratelli e sorelle siamo qui per onorare la morte della nostra cara Valeria Ambra Minolfi che si è uccisa la scorsa settimana ed è ritornata a casa del padre. Preghiamo per la sua anima e che Nostro Padre l’abbia accolta tra le sue braccia misericordiose!”
“La mia piccola…” mormorò la madre di Valeria “La mia piccola”
Tiziana Andreatti cominciò a camminare verso il feretro e cadde in ginocchio. Sua madre le accarezzò i capelli e gli occhi erano pieni di lacrime. Un capitano della Guardia di Finanza la prese e la sorresse “Venga signora”
“Noooo” disse Tiziana cercando di togliersi la stretta gentile del finanziere “Non voglio lasciare la mia piccola”
Valeria guardò suo padre e vide quell’uomo che lei considerava come uno sbruffone piangere. Allora era tutta apparenza..
“Lo vedi ciò che hai combinato?”
“Ho visto” disse Valeria caparbia “Ma non cambia quello che mi hanno fatto”
“Un grande uomo si riconosce nella sua capacità di perdonare anche nei momenti difficili. Non pensare solo al tuo sentimento ma anche a quello degli altri. Ci sono molte persone qui che tengono a te, non lasciarti abbattere da chi non crede in te. Non tutti siamo capaci di comprendere”
Poi la sua attenzione si era spostata sulla persona che doveva leggere un brano della Bibbia. Era Sara.
“Le ho detto che mi dava fastidio solo perché provavo le stesse sensazioni sue e come un’insensibile l’ho trattata male e l’ho anche resa lo zimbello di tutti. Ho registrato la sua violenza e l’ho messa su Internet, non tenendo in conto di quanto male avrei potuto farle. Non l’ho saputa prendere e mi sono fatta influenzare dai giudizi degli altri, non tenendo conto del suo cuore e io sapevo che le faceva di tutto per rendermi felice, dicendole che non aveva rispettato i miei sentimenti e che mi aveva infastidito. Se fosse qui, le direi che mi dispiace e se mi può perdonare”
“Sei una falsa e un’ipocrita” urlò Nancy arrabbiata “Ti vuoi solo scaricare la coscienza. Non l’hai mai considerata un’amica e quindi non hai nessun diritto a chiedere il suo perdono. Io sono rimasta al suo fianco quando tu hai deciso di voltarle le spalle. E ancora ti voleva bene, perché a differenza di quanto tu affermavi, avrebbe fatto qualunque cosa per vederti felice. Era troppo buona”
“Io ho sbagliato a lasciarla via messaggio” sospirò Sara, afferrando la Bibbia “E so che ho commesso delle colpe davvero imperdonabili, ma mi auguro che lei da lassù mi abbia perdonato”
“Fai schifo!” la insultò Nancy “Le hai detto che era una ragazzina viziata, che non era neanche un’amica e che…”
“Io non ho niente da giustificarmi con te” ululò Sara furibonda “Ho sbagliato nei suoi confronti ma mi sono sentita pressata da tutte le attenzioni che mi dava. Abbiamo sbagliato entrambe ma non mi potevo neanche immaginare che lei si sarebbe suicidata. Non sono il mostro che mi hanno dipinta. Anche se ho combinato un’immensa cazzata”
Valeria era sconvolta…Sara le stava chiedendo scusa? C’era sensibilità in quella freddezza? Anche se gli aveva ferito l’animo, vederla soffrire, vederla piangere, era davvero un altro colpo al cuore. Si era sentita delusa dal suo comportamento, ma non aveva mai smesso di volerle bene.
L’angelo le mise una mano sulla spalla “La tua morte ha causato grande sconforto”
Nancy le diede uno schiaffo e Valeria dovette distogliere lo sguardo. Non avrebbe voluto vedere il suo ex amore e la sua migliore amica picchiarsi.
Vide sua madre cadere in preda a un collasso. Valeria pianse sulle spalle dell’angelo, il quale le chiese brutalmente “Ne vale la pena uccidersi? Non serve a nulla, tranne che dare un dolore enorme alle persone che ti hanno davvero amato per ciò che sei”
“Le mie parole come piume sospinte dal vento.”
“Saranno anche piume sospinte dal vento ma è la tua vita e non devi sprecarla. Ti do una mano a ritornare in vita”
“Ma..”
“Sono in grado di tornare indietro nel tempo. Ma non sprecare l’occasione”
E poi la baciò.
                                                                     *
“Valeria è pronta la colazione!”
Valeria saltò sulle coperte e si guardò allo specchio. Vide una cicatrice sulla guancia destra, laddove si era schiantata contro il parabrezza della Mini di Nancy, e seppe di non avere sognato. Tutto quella che aveva vissuto, era accaduto realmente, ma sapeva che non avrebbe potuto raccontare, perché era un racconto talmente inverosimile all’ascolto e poi perché le cose che aveva vissuto, non erano accadute ancora nella realtà. Era ritornata al 24 gennaio, al prima della violenza, al prima del suo suicidio e di essere giudicata dal tribunale degli angeli.  Nessuno sapeva che cosa aveva vissuto e provato. Solo lei. Si mise una felpa e un paio di pantaloni elastici.
“Arrivo!”
Valeria andò in cucina, dove trovò anche un bellissimo giovanotto con una leggera barbetta che la fissava con un sorriso. La ragazza lo ricambiò imbarazzata. Aveva suppergiù ventotto anni.
“Ti presento Gabriel Thomas Currò, è il nuovo vicino, è un bravo medico che potrebbe aiutare tuo padre ad uscire dalla ludopatia e del suo problema con l’alcool” lo presentò sua madre compaciuta “Bè ragazzi vi lascio soli!”
Valeria lo squadrò e le sembrò di averlo conosciuto. Gabriel le prese la mano sorridendo “Bentornata alla vita”
Il suo angelo si era staccato dal cielo. Il suo angelo era caduto dal cielo. Lo abbracciò calorosamente, sentendo la bontà e il calore di un regno che era la speranza di tutti. Un bip del cellulare la distrasse e vide il messaggio di Sara…Dopo mesi di silenzio, Sara aveva deciso di farsi sentire nuovamente.
Valeria io..non so come iniziare la discussione…Ti andrebbe di fare colazione insieme?
Valeria era sconvolta, guardò Gabriel, il quale annuì D’accordo. Alle nove?
Valeria io..
Tutto apposto Sara.. Io ti ho già perdonato..
Grazie..
Valeria chiuse la telefonata e Gabriel le diede un sorriso. Le sue parole erano come piume sospinte dal vento ma erano parole che formano se stessa e la sua vita. Bevve un po’ di caffè e si preparò al lavoro. Sicura e grintosa di sé. E avrebbe incontrato l’amore della sua vita. L’importante era sapersi accettare.
Buongiorno principessa ^_^ Oggi è il compleanno del tuo adorato Dean ^_^ Sii serena ^_^
Già era serena. Doveva essere serena per tutte le persone che le volevano bene.




 

  
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