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Autore: JessyInPink    09/06/2013    1 recensioni
Pansy Parkinson non sa spiegarsi cosa ha portato Draco a cambiare fazione, ma forse ora sta per scoprire che cosa lo tiene dalla parte del bene.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Quando..

Bhe ci ho provato a scrivere qualche altra cosuccia, ci sto lavorando da un po’, non sono molto contenta del risultato, ma vorrei tanto sapere cosa ne pensate :)

La storia non è stata rivista da nessuno, se ci sono errori di qualsiasi tipo, non esitate a farmelo sapere..

Ora, vi lascio, buona lettura.

 *-*-*-*-*-*-*-*-*-*

Pansy vide chiaramente l’ombra alla porta che dopo un attimo di esitazione scivolò nella stanza silenziosamente. Dopo alcuni passi la figura entrò nel cono di luce fioca che filtrava attraverso la finestra, e Pansy trattenne il respiro. I capelli scuri di Harry Potter, che esattamente come quando erano bambini sporgevano da tutte le parti, erano ormai chiaramente visibili. I suoi occhi guizzavano da un letto all’altro, e infine, si posarono su uno di loro.

Quando Potter cominciò ad avvicinarsi lentamente nella loro direzione, Pansy sentì una brutta sensazione nello stomaco. E se Draco si era sbagliato? E se il salvatore del mondo magico non era pronto a darle un nascondiglio sicuro e adesso la stava venendo a prendere? Cercò di raddrizzarsi e di chiamare Draco, quando all’improvviso Potter si fermò accanto al letto di quest’ultimo.

Confusa, Pansy guardò Potter mentre si sedeva sul bordo del letto e si guardava in giro. Nella penombra non si sarebbe mai accorto di lei, tuttavia la ragazza socchiuse gli occhi per non farsi notare. Non aveva nessuna voglia di affrontare il ragazzo d’oro di Silente nel bel mezzo della notte. Draco le aveva detto che Potter e i suoi compagni erano fuori per una missione segreta, e Potter sembrava essere appena tornato. I suoi pantaloni erano strappati in alcuni punti e Pansy riconosceva alcune macchie scure sul suo maglione, tuttavia la ragazza non poteva confermare che si trattassero di macchie di sangue.

Sentì un fruscio e aprì gli occhi guardando verso Draco e Potter. Quest’ultimo si era tolto il maglione e stava per aprire i suoi stivali, cosa che meravigliò Pansy ancora di più. Guardò di nuovo verso Draco cercando di non tradirsi respirando troppo rumorosamente. Draco era disteso sul lato, il viso rivolto verso di lei con gli occhi aperti. Dietro di lui, Potter che nel frattempo era rimasto in boxer e camicia, cominciò ad allungarsi sul letto stretto, e Pansy era sicurissima che questa volta l’avrebbero sentita mentre boccheggiava rumorosamente per la sorpresa, tuttavia gli occhi di Draco non cercarono lei, come aveva immaginato. Invece Draco si girò sulla schiena non appena Potter gli mise un braccio intorno alla vita e lo guardò, mentre Potter si alzò su un gomito.

“Ehi,” sussurrò dopo un momento. “Mi dispiace, non volevo svegliarti.”

Draco non rispose. Pansy osservava affascinata come le mani di Draco prima si posarono sul viso di Potter e poi come scomparvero nei suoi capelli disordinati. Lo sguardo di Potter era fisso sul viso di Draco. Guardò come le mani di Draco si fecero lentamente strada sul corpo di Potter dal collo alle spalle, e poi la sua schiena, Pansy si morse le labbra, non voleva per nessuna ragione che i due si accorgessero di lei proprio in quel momento. Potter chiuse gli occhi, mentre le mani di Draco si fecero strada dalla vita al petto di Potter, dove rimasero.

“Sto bene Draco, davvero.”, disse infine Potter calmo, e Pansy si chiese che cosa significasse tutto questo. Probabilmente questa non era la prima volta che le mani di Draco si spostavano sul corpo di Potter in quel modo, e se Draco lo faceva sempre ogni volta che Potter tornava da una missione e se – e il pensiero di questo la fece deglutire con forza – con queste carezze voleva assicurarsi che Potter fosse sano e salvo?

“L’annuncio è arrivato più di due ore fa.”, disse Draco senza prestare la minima attenzione a quello che Potter gli aveva detto poco prima. Pansy sorrise. Ancora un Serpeverde.

Potter spostò con una mano una ciocca di capelli dalla fronte di Draco. “Dovevo andare ancora da Silente.” La sua mano si appoggiò sul viso di Draco e si avvicinò di qualche centimetro, i loro nasi si sfioravano e sembrava che le loro labbra dovessero toccarsi da un momento all’altro, ma nessuno dei due eliminava quei pochi millimetri che li separavano.

“Mi sei mancato.”, sussurrò Potter contro le labbra di Draco.

“Certo che ti sono mancato.”, disse Draco, e per un attimo Pansy riconobbe il Draco che conosceva prima. Solo che i suoi movimenti e il modo in cui la sua mano si aggrappava alla camicia di Potter non si adattavano al tono altezzoso che aveva. Per lo stupore di Pansy, Potter sbuffò silenziosamente.

Poi Potter si chinò, e Pansy non era sicura a chi dei due sfuggì un sospiro, quando la lingua di Potter si intrufolò nella bocca di Draco. Per un po’ ci fu silenzio, a parte i rumori inconfondibili di due persone che si baciano. Pansy era confusa, anzi meglio dire che era irritata. Per le mutande di Merlino, che cosa stava succedendo lì? Chiuse gli occhi mentre la sua mente andava a mille all’ora. Draco non aveva mai mostrato nessun interesse per i ragazzi. Era andata con lui al Ballo del Ceppo, al quarto anno, avevano ballato e si erano presi per mano, ma questo era tutto. Per quanto avesse desiderato che lui la baciasse, non era accaduto. Erano solo molto amici, fino al momento in cui era scoppiata la guerra, poi si erano persi di vista.

Non si erano rivisti fino a quando il tradimento di Draco del lato oscuro non era diventato noto, e quindi iniziò a pensare che forse sarebbe potuta sopravvivere alla guerra. Se prendevano Draco nei loro ranghi, forse l’Ordine della Fenice avrebbe dato una possibilità anche a lei. Ma quando l’uomo che aveva contattato l’aveva portata davanti ai rappresentanti dell’Ordine subito le fu chiaro che non sarebbe stato affatto facile.

Pansy ripensò rabbrividendo a tutte le domande che aveva dovuto rispondere. Perché volesse passare dalla parte dell’Ordine era stata la più difficile. Infondo Pansy non aveva sviluppato un’improvvisa simpatia per i nati Babbani. No, lei era ancora del parere che le tradizioni e i costumi delle vecchie famiglie purosangue non fossero sufficientemente capiti e soprattutto onorati. C’era così tanto che questi mezzi maghi stavano distruggendo con la loro ignoranza, ma nonostante questo non voleva vedere morto nessuno di loro. E i Babbani… beh, al dire il vero le erano completamente indifferenti, fino a quando l’avrebbero lasciata in pace.

“Puzzi Potter. Di nuovo. Dovresti davvero prendere l’abitudine di fare la doccia prima di presentarti da me.”, disse Draco interrompendo il corso dei pensieri di Pansy sulla conversazione che aveva avuto con l’Ordine. Quindi non era un caso singolo, quello di apparire sul letto di Draco nel mezzo della notte.

“Mhmm”, mormorò Potter, seppellendo il viso nel collo di Draco. Ciò che disse dopo era praticamente impossibile da capire, ma suonava molto come: “Stanco… non ho voglia… domani.”

“E pensi che questo sia un motivo valido per appestare la mia aria, l’aria che respiro?”, chiese Draco.

“La tua aria?”, rise Potter. Rise! Pansy non riusciva a crederci. Da quando il Grifondoro non ruggiva più a ogni piccolezza che usciva dalla bocca di Draco.

“La mia stanza, il mio letto, la mia aria.”, rispose Draco con calma.

“Hmmm… cosa ne pensi della mia stanza, del mio letto e della mia doccia?”, Se lo stava solo immaginando o la voce di Potter era diventata più roca.

“Sei fine come un uomo di Neanderthal, Potter.”

“Se faccio altrimenti il messaggio non arriva alla tua testa dura.”

Come?

“Ho detto: infondo non sei mica una ragazza,” Pansy poteva sentire il suo sorrisetto divertito nell’aria. “O forse vuoi davvero rose, poesie e regali prima che – hmph!” Il resto della frase fu soffocato da un gemito,quando Draco tirò Potter verso di sé, chiudendo in modo molto più efficace la sua bocca.

“Sul serio,” disse Potter, dopo essersi separato da Draco guardandosi in torno. Pansy chiuse frettolosamente gli occhi. “Ce ne sono altri, e – chi è quello laggiù?”

“Pansy.”

“Pansy… Parkinson?” Potter sembrava prudente, mentre pronunciava il suo nome, e il cuore di Pansy perse un battito.

“Si, è un problema?”, chiese Draco, e Pansy si sarebbe volentieri alzata per buttargli le braccia intorno al collo e stringerlo in un lungo e sincero abbraccio, perché il suo era il tono di un uomo che non ammetteva risposte negative. Non lo avrebbe certamente dimenticato, si l’indomani lo avrebbe bombardato di domande, ma non avrebbe mai dimenticato il gesto carino che aveva fatto.

“No, ma è un motivo in più per andare nella mia stanza.” rispose Potter, poi fece una pausa e continuò a bassa voce. “Non ho nessuna intenzione di soffocare i miei gemiti. E neanche tu. E un Silencio non è sufficiente.”

“Sei proprio un – oh dio Potter!”

Pansy aggiunse un misto fra l’affascinato e lo scioccato alla lista delle sue emozioni attuali. Pensando a quello che quei due avevano intenzione di fare a due passi dal suo letto, le procurava un leggero calore sul collo che si andava man mano espandendo sul suo viso, forse era giunto il momento di farsi notare.

“Hmmm è davvero molto carino da parte tua Draco, ma Harry basta e avanza.”

“Argh, Troll! Volevo dire troll! E non posso credere che tu abbia davvero usato questo stupido detto. Pensavo che fossi stanco?”

Ero stanco.”

Pansy sentì Draco brontolare, e mentre stava ancora pensando se doveva tossire rumorosamente o se doveva rivolgersi ai due chiedendo spiegazioni, udì il rumore delle coperte che venivano spostate e di un imprecazione soffocata che le fecero capire che Draco aveva accettato l’offerta di Potter e che si stavano dirigendo verso la stanza di quest’ultimo.

Quindi i due erano – cosa? Stavano insieme? L’idea suonava così strana. Draco si comportava stranamente. Tutta la situazione era strana. Eppure. Quei due si comportavano così familiarmente quando erano vicini che questa cosa non doveva essere niente di nuovo. Pansy aveva un milione di domande, ma sapeva di dover aspettare fino al giorno successivo per avere le sue risposte.

Quando la porta si chiuse dietro i due, Pansy si girò dall’altra parte. Non sapeva perché Draco aveva cambiato fazione un paio di mesi fa, perché non le aveva raccontato niente. Ma forse ora era in grado di darsi delle risposte.

*

Quando Pansy si svegliò il mattino seguente, ci volle un po’ di tempo prima che riuscisse ad orientarsi nella sua nuova stanza. Poi si ricordò di come Draco, il giorno prima, l’avesse portata in questa specie di rifugio segreto, dopo aver cenato in sala grande. Quando entrando nella stanza scarsamente arredata, Pansy aveva arricciato il naso, Draco le aveva spiegato che queste stanze che ospitavano una decina di letti, erano vecchie aule del castello in disuso, e che di solito erano abitate per poco tempo da informatori segreti e fuggiaschi, ma non aveva mai fatto parola del fatto che lui dormisse su quei materassi da oltre cinque mesi.

Pansy chiuse gli occhi e ripensò con nostalgia al suo letto a baldacchino nel dormitorio delle ragazze, con morbidi cuscini bianchi e la sua calda coperta verde scuro. Quando chiese a Draco che cosa ne era ora dei dormitori Serpeverde, il ragazzo le rispose che erano stati trasformati in infermerie. Avevano spostato, per quanto era possibile, quasi tutto nei piani inferiori del castello, da quando a causa dell’ultimo attacco le torri non erano più abitabili e sicure, e perché lo scudo che proteggeva la scuola si faceva man mano più piccolo e debole.

Pansy sospirò e riaprì gli occhi. Il suo sguardo si posò sul letto vuoto di Draco e improvvisamente gli avvenimenti della scorsa notte erano tornati con tutti i dettagli che riusciva a ricordare. Draco e Potter… Chi l’avrebbe mai detto?

Forse la sua immaginazione stava correndo troppo e stava interpretando tutto quello che aveva visto in modo sbagliato. Forse tutto questo era solo una distrazione per Draco? O per Potter? Forse era il loro modo di ridurre lo stress. Forse Draco aveva sedotto Potter, con l’intenzione di usare il suo legame con il ragazzo d’oro dopo la guerra? Infondo Draco era un Serpeverde. E un Malfoy.

Glielo avrebbe chiesto. Ma prima doveva fare alcuni preparativi.

*

Dopo una magra colazione in Sala Grande, Pansy andò a cercare la vecchia aula di Pozioni, che, da quello che le aveva detto Draco, adesso serviva da laboratorio. Senza fare caso ad alcuni sguardi torvi di alcuni abitanti del castello, attraversò l’atrio e prese le scale che portavano al seminterrato. Fino a quando l’Ordino non avrebbe preso una decisione su di lei, aveva una limitata libertà di movimento nel palazzo, e il bracciale al suo polso sinistro ne era la dimostrazione.

Quando finalmente raggiunse la sua vecchia aula, aprì la porta senza bussare. Erano cambiate alcune cose, ormai erano spariti i banchi per gli alunni e la cattedra per l’insegnante, c’erano invece tre grandi tavoli sui quali c’era un gran disordine di calderoni e boccette, e caldaie e cilindri. Alle pereti c’erano ancora gli scaffali pieni di ingredienti strani, come ai tempi di Piton. Pansy si guardò intorno nella stanza, fino a quando il suo sguardo non rimase fermo su un giovane che lavorava ad uno dei tavoli dando le spalle alla porta.

Proprio quando voleva attirare la sua attenzione, lui le fece capire che non gli era sfuggito chi stava immobile davanti alla porta. “Dentro o fuori Pansy? Ma chiudi la porta.” disse senza voltarsi.

Lei sorrise e si chiuse la porta alle spalle.

“Dov’è la Granger?” chiese.

“Probabilmente impegnata con la Donnola.” rispose Draco mescolando alcuni ingredienti in un calderone fumante.

Pansy lo osservò per alcuni secondi mentre tagliava altri ingredienti, pensando come avrebbe dovuto iniziare con il suo piccolo interrogatorio.

“Draco hai la minima idea di quello che stai facendo? Ti uccideranno se scoprono che hai sedotto il loro ragazzo prodigio.” cercò di provocarlo.

Draco si voltò verso di lei, il suo volto impassibile e freddo. Bhe, questa era una cosa alla quale Pansy era abituata. Infondo aveva passato tutti i suoi anni di scuola con i Serpeverde. Certamente non avrebbe lasciato che Draco la prendesse in giro in quel modo.

“Non ho idea di cosa tu stia parlando”, disse Draco, guardandola dritto negli occhi.

“Oh Draco”, rise. “ti piace davvero? Non me lo sarei mai aspettato da te”

“E cosa Pansy, se posso chiedere, ti saresti aspettata da me?”, chiese Draco.

“Sei un mago purosangue. E l’unico figlio maschio della tua famiglia. Sai esattamente quello che mi aspettavo. Un matrimonio con una bella strega bionda con un impeccabile albero genealogico di maghi purosangue e con un altrettanto impeccabile conto alla Gringot. E poi naturalmente la continuazione della famiglia…”

“Non c’è niente che valga la pena di continuare Pansy.” la interruppe Draco con un tono che non aveva nulla di piacevole. “Forse non l’hai notato, ma sono stato ripudiato da mio padre per il tradimento a lui e all’Oscuro Signore. In realtà non potrei più neanche chiamarmi Malfoy.”

“Quindi.. Potter?”

Draco scosse la testa e si voltò verso il calderone ribollente. Per un po’ lo osservò mentre tagliava alcune erbette.

“Non hai risposto alla mia domanda”, disse alle sue spalle, quando le fu chiaro che Draco non si sarebbe rigirato.

“Odio ripetermi Pansy, ma non ho la minima idea di cosa tu stia parlando.” disse Draco senza degnarla di uno sguardo.

Pansy sorrise. Si, il solito vecchio Darco. Fingi, finché dura. “Capisco.”, disse Pansy e si fermò per un attimo per dare alle sue prossime parole più peso. “Non riuscivo a dormire ieri notte, sai?”, disse con indifferenza guardando divertita le spalle di Draco che si irrigidivano.

Draco aveva smesso di tagliare le erbe e Pansy aspettava con ansia la sua risposta. Le era chiaro che lui aveva capito che l’altra notte li aveva visti. La domanda ora era, come avrebbe reagito? Draco abbassò lentamente il coltello sul tavolo e si voltò verso di lei. La guardò per qualche minuto. Pansy alzò un sopracciglio quando la mano di Draco si diresse verso la bacchetta che si trovava sul tavolo accanto al libro di pozioni.

“Io non lo farei Draco. Ho già estratto e rimosso il ricordo.”, disse Pansy guardandolo con calma. Pensò alla bottiglia di vetro che conteneva il ricordo sotto il suo materasso nella stanza. Le precauzioni che aveva preso, prima di uscire dalla sua stanza, erano state un abile mossa.

Le labbra di Draco si contrassero leggermente. “Serpeverde”

“Grazie, ma con i complimenti non andrai da nessuna parte”, rispose con nonchalance. Per un po’ rimasero fermi a guardarsi. Alla fine Pansy scosse la testa e sbuffò leggermente. “Non solo non hai risposto alla mia domanda, ma non hai neanche negato che lui ti piaccia.”

Draco, Pansy doveva ammetterlo, non si ritrasse e non diede nessun segno di sconfitta. Molti credevano che l’ingegno e l’orgoglio fossero i tratti principali di ogni Serpeverde, ma in realtà ad ognuno di loro veniva attribuito anche una buona dose di testardaggine e ostinazione. E la testardaggine di Draco era talmente visibile mentre guardava Pansy con quello sguardo che negli anni passati aveva fatto tremare i primini di tutte le case.

“Io non ti devo niente”, disse Draco infine, dopo che erano stati in silenzio per alcuni minuti, e Pansy sorrise, perché questa risposta era praticamente una confessione. E lo sapeva anche Draco. Un po’ della loro tensione si allentò e gli si avvicinò, arrivata davanti a lui gli posò una mano sul braccio.

“Promettimi che farai attenzione Draco.”

Lui la guardò sorpreso. “Non è… Non è niente.” Si strinse leggermente nelle spalle e guardò altrove. Pansy non ricordava quand’era stata l’ultima volta che Draco era rimasto senza parole o se mai aveva allontanato lo sguardo durante una conversazione.

“Niente… di serio? Penso che tu stia fingendo di crederci. Vorrei che fosse davvero così.”, disse. Oh Draco, non lo rendi proprio facile. Lui la guardò, e Pansy si rese conto di non averlo mai visto così insicuro.

È un Grifondoro.”, Draco alzò un sopracciglio beffardo. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Pansy continuò. “So quello che vuoi dire. Ma in qualche modo il cappello parlante aveva ragione su di noi. Siamo intelligenti e astuti, siamo consapevoli del nostro bene. Non ci fidiamo facilmente, non ci fidiamo neanche dei nostri amici, quando dovremmo farlo incondizionatamente. E non doniamo il nostro cuore senza cautela. Draco – “, afferrò il suo braccio con forza, quando lui voleva allontanare il suo sguardo. “Noi non siamo come loro. Loro non pensano prima di agire. Corrono nei pericoli. Loro –“

 “Queste non sono novità.”, la interruppe Draco, ma Pansy continuò il suo discorso.

“Loro sono coraggiosi e altruisti, e molto probabilmente ognuno di loro si sacrificherebbe per questa guerra.”, sorrise quando Draco alzò gli occhi e sbuffò.

È facile frasi trasportare da loro. E Potter non è solo un Grifondoro, lui è IL Grifondoro”

“Pansy, non è…” si spense.

La sua incapacità di finire la frase, la fece sorridere debolmente . “Niente, eh? Allora dimmi una cosa Draco. Che cosa farai quando lui non ritornerà più da una missione?”

Questo portò Draco ad alzare la testa di scatto e a fissarla. “Lui è il prescelto,vero?”, chiese Pansy a bassa voce. E d’un tratto, per un momento, Draco sembrò così perso che Pansy gli si avvicinò di un altro passo, spostando la mano dal braccio alla sua guancia. Quando Draco chiuse gli occhi, Pansy riuscì quasi a sentire il dolore che aveva visto un attimo prima negli occhi di Draco. Si morse il labbro. Oh Draco, perché deve essere proprio Harry Potter?

Qualcuno che si schiarì la voce alla porta, strappò Pansy dalle sue considerazioni. Gli occhi di Draco si spalancarono leggermente. Prima che lei potesse reagire in alcun modo, Draco fece un passo indietro e sulle sue guance si creò una sfumatura di rosso. Pansy lo fisso. Non aveva mai visto Draco arrossire. Draco non era mia diventato rosso, non importava quanto lei lo infastidisse. Tranne che per rabbia, e quando accadeva era sempre colpa di Potter. Pansy si voltò incuriosita.

Nel vano della porta non c’era altri che Potter, che li guardava con una studiata espressione impassibile. Certo. Chi altri? Alcune cose non cambiano a quanto pare.

“Disturbo?”, chiese Potter un po’ troppo gentilmente. Pansy sorrise.

“No, per niente. Siamo solo due amici che parlano un po’, non è vero Draco?  Infondo ci conosciamo da sempre. Ed è sempre bello ritrovarsi e confessarsi i segreti.”

“Pansy.”, la ammonì Draco.

“Sono appena stato da Silente. Vorrebbe parlarti.”, disse Potter.

Pansy annuì. Guardò ancora una volta Draco prima di dirigersi verso la porta, dove si trovava ancora Potter, appoggiato allo stipite, che la osservava. Si fermò davanti a lui e cercò il suo sguardo.

“Spezzagli il cuore, e ti spezzo tutte le ossa.”, gli sibilò a voce bassa, in modo che Draco non riuscisse a sentirla. Le sopracciglia di Potter scomparvero sotto i capelli che gli ricadevano sulla fronte, il suo sguardo si rivolse per un attimo a Draco e tornò indietro su di lei. Poi annuì.

“Pansy.”, sentì dire da Draco dietro di lei. Non sembrava proprio felice.

Si voltò un’ultima volta verso di lui. “Oh, a proposito, Draco? Prima che mi dimentichi – Sarebbe molto bello se stanotte andassi direttamente da Potter, per fare la… doccia. Infondo, ogni ragazza ha bisogno del proprio sonnellino di bellezza.

Prima di rigirarsi e di passare attraverso la porta, lasciandosi Harry Potter dietro le spalle, riuscì a scorgere sulle guance di Draco un lieve rossore. Ha!

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

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