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Autore: Sebs    09/06/2013    2 recensioni
Finnick, il ragazzo più bello di tutta Panem, e Annie, una ragazza impazzita a causa degli Hunger Games.
Di loro sappiamo solo che si amavano, ma non di come tutto è iniziato, o di cosa è successo prima degli Hunger Games.
Questa è la storia di come sono conosciuti, cresciuti e innamorati contro il volere di tutti, gli amanti sventurati del Distretto 4.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Mags
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Prologo - Sei anni prima.

 
-Come vanno le cose?
-Male. Hanno già organizzato tutto. Il palco. Le transenne. Il tendone per il filmato. Il treno.
Lei si sedette sulla prima sedia che vide.
-Lanie, è la stessa cosa da quando siamo nati.
-Ma non avevamo Annie.
Lui si sedette vicino a lei. -Lo so. Lo so.
Annie si avvicinò alla porta, spiando nella cucina.
Lanie diede una gomitata a suo marito, alzandosi in piedi e asciugandosi gli occhi.
-Annie, tesoro.
-Oggi è il giorno della Mietitura?
-Sì, piccola-, disse Lanie, inginocchiandosi davanti a sua figlia. -E ho bisogno che tu faccia la brava come tutti gli anni.
Annie mise la sua manina sulla guancia della madre. Le dita erano così sottili. -Ma non piangere, ok?
-Certo. Devo essere più coraggiosa. E tu, invece, devi continuare a esserlo. Come fai sempre, ok?
-Ok.
-Allora andiamo a vestirci.
-Va bene.
Salirono di sopra, e Lanie fece indossare alla sua bambina un vestito giallo, che le apparteneva quando anche lei aveva sette anni.
-Ti ricordi come devi fare? Ti tappi le orecchie e torni a casa.
-Sì, mamma.
Lei sorrise, e l’abbracciò. -Ti voglio tanto bene, Annie. Tanto.
Si avviarono, e cinque minuti dopo si trovarono in piazza, insieme a tanti altri abitanti del Distretto.
Una donna in verde entrò dalle porte del Comune, alle spalle del tetro palcoscenico.
-Benvenuti, benvenuti…
-Annie, adesso. Vai.
Annie iniziò a correre, e nessuno se ne accorse. Percorse le stradine più strette e nascoste della città, ma a pochi passi dalla sua casa vide due Pacificatori.
Spaventata, corse fino al mare, e si arrampicò su un albero.
Sua madre non voleva che si avvicinasse all’acqua. Suo padre aveva perso una gamba, una volta, andando a pesca e trovando uno squalo. Guadagnarono molto, da quella pesca, così suo padre poté comprarsi una gamba finta e poté aprire il negozio che ora gestiva insieme a sua moglie Lanie. Così lasciò il mare e quella brutta esperienza alle spalle.
Annie notò che non era sola.
Poco dopo, arrivò un ragazzo. Portava solo un paio di pantaloni, la maglia e le scarpe lasciate sulla spiaggia, vicino ad un secchio.
Canticchiava una canzone senza parole, e continuava a lanciare uno strano bastone con tre lame attaccate da una parte.
Annie si allungò un po’ sul ramo dell’albero per vederlo meglio. Un centimetro, un altro…
CRACK.
 
I polmoni le bruciavano da impazzire, e aveva freddo.
-Come stai?
Aprì gli occhi, e si trovò sulla spiaggia, vicino alle scarpe, alla maglia e al secchio.
Girò la testa verso sinistra, dov’era l’albero su cui si era nascosta.
Invece di quello, trovò un paio di occhi azzurri troppo vicino ai suoi, e spaventata, gridò.
-Ehi, scusa. Non volevo…
Lei rimase muta, così lui incrociò le gambe. -Come ti chiami?
-Annie.
-Io sono Finnick.
Lui le porse la mano. Come se salvasse persone tutti i giorni.
-Sei scappata dalla Mietitura?
-Sì. Anche tu?
-Già. Ma forse hai bisogno di una coperta, o un asciugamano. Anche se è giugno fa freddino.
-Lo dice proprio uno in pantaloncini.
-Fregato. Avanti-, disse alzandosi. -Ti riaccompagno a casa.
Le tese la mano, e lei si aggrappò e si mise in piedi.
-Andiamo.
Camminarono per le strade deserte per un po’, fino ad arrivare a casa di Annie.
-È chiusa a chiave-, disse lei, provando ad aprire la porta.
-Vuoi che trovi una finestra aperta?
Lei sorrise, e andò sul lato della casa. Salì sul davanzale della finestra della cucina e così arrivò alla finestra della sua camera.
Aveva paura degli spazi chiusi, così lasciava sempre la finestra appena un po’ aperta. La aprì, e si infilò in casa.
-Vuoi che salga?
-No. Aspetta.
Si cambiò e scese in cucina, aprendo la porta. -I tuoi torneranno a casa subito, non credi?
-Sì.
-E non si preoccuperanno se non ti trovano?
Lui alzò le spalle, e scosse la testa.
-Penseranno che sono al mare. Sono sempre al mare.
-Io non ci vado mai.
-Perché?
-Mio papà è Lud Cresta.
-Ah. Quella sera era con papà. Mi ha raccontato tutto. Mi dispiace.
-Per la sua gamba?
-No, per il fatto che ora ha paura del mare. Io non saprei come fare. È l’unico posto in cui mi sento al sicuro. Riesco a stare immerso più a lungo di tutti. Tu quanti minuti fai?
-Nessuno. Io non so nuotare.
Lui spalancò la bocca. -Dici sul serio?
-Sì. Mi fa paura.
-Per tuo padre?
-E per oggi…
Lui non si perse d’animo. -Ti potrei insegnare-, disse, sorridendo.
Lei arrossì. -No, non fa niente. Davvero.
-Ma dai, ti ho salvato la vita. Vuoi che non sappia insegnarti? E poi noi siamo amici.
Lei sorrise, fiduciosa. -Davvero?




Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction in questa sezione, e ho scelto proprio gli Odesta perché li adoro ♥
Che dire? Leggete e fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto!
Sebs
  
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