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Autore: Shirokuro    09/06/2013    3 recensioni
-Domani, ci possiamo vedere?- chiese la ragazza. Paul diede risposta negativa: -Non hai scuola?- chiese mezzo stupito. -Non vado più a scuola: quest'anno ho abbandonato.-
Con la consapevolezza di un futuro incontro, tornarono a casa. Una nottata di dolci sogni attendeva la ragazza.

[IkariShipping; One-Shot; AU; OOC]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucinda, Paul
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Dedicato alla mia Romania, di cui sono originaria.
Inoltre, il mondo mi ha fatto dono di questa one-shot, partendo da una SoulSilver.
Chiedo scusa ad Akemi_Kaires, per aver cambiato radicalmente la trama da lei fornitami.
Temo di star diventando... IkariShipper. Questo è il mio secondo tentativo.
Campo di lavanda.
Lucinda passava le giornate in quel modo: sdraiata sull'erbetta fresca di primavera osservando distrattamente le lavande delle distese vicino alla casa. Sentiva il venticello di Maggio scompigliargli i capelli lunghi e blu. Non aveva niente da fare e non aveva continuato la scuola dopo i tredici anni, senza un battere di ciglio dei suoi genitori, lo trovava inutile in quel paese alla rovina. Come se quei politici del cavolo potessero migliorare quella situazione, anche se la questione non gli interessava più di tanto.
Le giornate passavano lentamente e silenziose, nella monotonia e la consetudine. A volte si domandava come mai i suoi non fossero rimasti in Italia, alla Roma che aveva segnato la sua infanzia, indipendentemente dal fatto che suo padre era nato in quel paesino rumeno isolato dal resto. Cominciò a tenere un diario, in cui tutto ciò che aveva in mente veniva riportato. Questo le faceva trascorrere ore intere nel campo di lavande, che forse solo lei considerava.
Un giorno scoprì che c'era qualcun altro a frequentare quel verde con chiazze lilla, per caso, o meglio, qualcun altro scoprì che lei frequentava il campo: -Tu, blu, che ci fai qui?- si sentì chiedere Lucinda, quel fine di Maggio. Voltandosi istintivamente potè scorgere un ragazzo coi capelli lilla e uno sguardo penetrante. Mentre studiava la nuova figura, adagiandosi sul ceppo sul quale sedeva, venne ripresa: -Ma sei sorda o mi ignori?- poi si sedette vicino alla ragazza, per poi vedere cosa scriveva in quello che aveva identificato come un innocuo quadernino. Lucinda lo bloccò: -Ti sento perfettamente, ma non ti permetto di leggere questo!- ammunì lo sconosciuto, mostrandogli il diario, come se non lo avesse capito di suo. -Come ti chiami?- gli chiese poi la blu.
-Paul Corvaru. Tu, invece?- disse, aspettandosi la risposta della ragazza: -Lucinda Sopranu. Che ci fai qui?- chiese ramendando che mai l'aveva visto prima. -Questo te lo dovrei chiedere io.- cominciò il violetto -Non ti ho mai visto, inoltre, il tuo nome non è rumeno...- Lucinda spalancò la bocca alibita. Poi alzandosi e pogiando penna e diario sul tronco tagliato ribatté: -Almeno il mio è Europeo: il tuo è inglese! Non puoi certo cacciarmi da qui, mica è tua proprietà! E poi sappi che vengo qui da quasi tre anni!- mise quel punto, virtuale, aspettando la risposta del ragazzo. 
Finalmente Paul farfugliò qualche parola: -Che paura. Io non mi faccio intimorire da una ragazza, figuriamoci poi se con i capelli blu e mollette gialle a tenerle le ciocche ribelli!- così, senza rendersene conto, aprì una pagina del diario:
Non li sopporto! No! No! Basta. Oggi mi hanno proibito il campo di lavande. Ma chi si c-
Forse aveva sbagliato, perché privato del taccuino si prese un ceffone: -Ti avevo detto di non farlo, arrogante!- ‎poi abbandono lì, il ragazzo dolorante ma taciturno. Appena se ne andò, Paul, scorse un foglio che stava per terra, o almeno tra i fili d'erba del campo, e lo lesse:
Oggi sono arrivate le prime lavande! Troppo belle. Mentre correvo all'impazzata nel campo ho visto qualcuno, chissà di chi si trattava? Non l'ho mai visto.
Ma vabbé. Chissene. 
Ho trovato un piccolo di gatto, bianco bianco. Era bianco come le nuvole che pian piano passavano sopra la mia testa mentre correvo dal nonno a chiedergli delle medicazione, per evitare un'infezione alla zampina ferita. 
In un paesino di pochi metri (?) non mi aspettavo un gattino. Ora ho deciso di tenerlo: ci siamo affezionati a vicenda...
Ripiegò il foglio e cercò di raggiungere la tredicenne, senza correre. Aveva già sentito "Sopranu" nelle vicinanze della sua casa: rintracciarla doveva costargli poco. Percorse tutto il campo e finalmente la vide. Era di spalle, a gambe incrociate scrivendo sul diario.
-Scusa, eh, se non mi giro per salutarti: ti conosco da soli dieci minuti e già mi rompi la scatole con la sola presenza!- poi girandosi, sorridente, disse: -Nah, ho esagerato. Forse non hai letto apposta il diario...- poi tornò tranquillamente a scarabocchiare qualche parolina sul quadernetto verde, lasciando perplesso il povero Paul, senza parole. "Ma perché sono venuto?" si chiese. 
-Sai?- cominciò Lucinda - Mi è morto un gattino. Da allora sono abbastanza suscettibile. Non conosco nessun altro ragazzo o nessun altra ragazza della mia età con cui parlare, per questo non so come cominciare a dialogare. La mia lunaticità mi porta a questo.- poi si girò cercando gli occhi del ragazzo -Anche se non oso dire che sei un tipo sociale!- per poi comporsi in una posa di finta altezza e scoppiando a ridere, invitando Paul a sedersi vicino a lei.
-Sta cominciando a far buio.- fece notare il ragazzo. Lucinda sorridette: -E allora? Tanto non credo che vuoi tornare alla noia che ti affligge tutti i giorni.- disse, lasciando sconcertato il violetto: -Come fai a dirlo? Che ne puoi sapere?- chiese. La blu cercò di lasciarlo con un interrogativo, ma cedette a svelargli il segreto: -Se passi il tuo tempo qui, un motivo ci dovrà pur essere!-
Paul rimase, insieme a Lucinda, nel campo a divertirsi fino a mezzanotte. -Mi sono divertita!- esclamò infine. Il ragazzo sbadigliò. -Sonno?- chiese la blu: -Eh, sì. Chi l'avrebbe mai detto che una mocciosa come te sarebbe riuscita a farmi divertire?- annunciò, arrogantemente, il violetto. La blu gli si avvicinò: -Sei asociale!- scherzò Lucinda. A seguire una rapida fuga verso il loro isolato.
-Domani, ci possiamo vedere?- chiese la ragazza. Paul diede risposta negativa: -Non hai scuola?- chiese mezzo stupito. -Non vado più a scuola: quest'anno ho abbandonato.-
Con la consapevolezza di un futuro incontro, tornarono a casa. Una nottata di dolci sogni attendeva la ragazza.
   
 
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