That’s what friends
are for
«Sakura…»
Mosse un passo incerto verso di lei. La ragazza si voltò a
guardarlo. Incontrando i suoi grandi e puri occhi verdi, Li capì che
finalmente ce l’avrebbe fatta. Le avrebbe parlato.
«Cosa c’è, Li?»
Le avrebbe rivelato ciò che provava
per lei.
La fatica che gli era rimasta addosso dopo
lo scontro finale con Clow Reed
si fece improvvisamente risentire, e il ragazzo si accasciò con un
gemito. Posò un ginocchio a terra e riprese fiato. Sakura
gli si avvicinò e lo sorresse.
«Non riesci a camminare?»
Sentire le sue mani sulle braccia fu per Li
come un toccasana. Si sforzò di non balbettare o manifestare il
turbamento che lei gli provocava.
«No, no, sto bene…» Portò una mano al suo
braccio. «Ascolta, io…»
«Dimmi.» Sakura sorrise, in attesa.
Li sentì un tuffo al cuore. Com’era bella.
«Io volevo…» S’interruppe, improvvisamente
senza parole.
No, no, accidenti. Doveva dirglielo. Doveva. Doveva. Doveva.
«Eh?», fece Sakura, incerta.
Li si fece coraggio.
Era l’occasione che aspettava da mesi. Non poteva permettersi di
sprecarla.
«Io voglio…»
Gemette e abbassò lo sguardo. Era così maledettamente
difficile. Ma doveva dirglielo.
Rialzò la testa con aria decisa. La guardò seriamente
nei begli occhi perplessi.
«Voglio dirti che io ti amo, Sakura.»
La ragazza si ritrasse un poco e lo fissò.
Li sostenne il suo sguardo.
Finalmente era riuscito a dirglielo… Finalmente…
And I never thought I’d feel this way
And as far as
I’m concerned
I’m glad
I got the chance to say
That I do
believe I love you
Sakura guardò
nel profondo degli occhi bruni del suo migliore amico senza capire.
Non poteva essere. Era impossibile.
Era assurdo.
Eppure era vero.
Guardando Li negli occhi, vi vedeva solo
sincerità.
Sakura rimase
interdetta ancora per un istante. Poi, quando si rese
pienamente conto delle parole del ragazzo, si ritrasse ulteriormente e
distolse precipitosamente lo sguardo.
Accidenti, questo non se
l’aspettava.
E adesso,
cosa diavolo doveva fare? Cosa doveva dire?
Si soffermò sul terreno
asfaltato e sciolse le briglie dei pensieri.
Era sempre stata bene con Li. Anche se all’inizio non si sopportavano, Sakura aveva imparato a conoscerlo e aveva trovato in lui
una rara sensibilità e un amico fidato. Era diventato così dolce
con lei. Si preoccupava di qualsiasi piccola cosa. Le era sempre accanto,
pronto a sostenerla e ad aiutarla. Se avevano vinto
contro Clow Reed, era anche
e soprattutto merito di Li. C’era sempre, sempre con quella sua aria
forzatamente distaccata, eppure sempre tanto vicino.
Ora capiva perché. Adesso
molte cose si chiarivano.
Ma lei cosa
provava?
Sakura non
capiva cosa si agitasse dentro di lei. Sentiva uno strano e profondo
turbamento, ma non avrebbe saputo dire da cosa fosse
dato. Provava solo una totale confusione.
Non aveva idea di come comportarsi.
D’istinto, avrebbe voluto dire che tra loro c’era solo una fortissima amicizia. Però… Non aveva mai pensato a lui in quei
termini, perciò non era in grado di dire semplicemente che non provava
gli stessi sentimenti di Li. Non si era mai posta una domanda del genere, e ora
non poteva tirar fuori così facilmente una risposta dal nulla.
Sospirò profondamente e
tornò a guardare Li.
Il ragazzo non si era mosso, e
continuava a fissarla con i suoi grandi occhi marrone chiaro da sotto la
frangia di capelli scuri scomposti. Era così deciso. E…
Sì, era carino.
Sakura dischiuse
appena le labbra, ma senza sapere cosa dire.
«Ragazzi!»
Con un sussulto, la giovane si
voltò. Kero-chan, Yue
e Tomoyo tornavano nella loro direzione. Kero-chan aveva perso l’aspetto da tigre alata per
riprendere quello di piccolo peluche dorato.
«Eriol
è sparito», spiegò volando verso Sakura.
«Temo che non avremo mai le risposte che cerchiamo. Clow
Reed se n’è andato di nuovo.» Guardò dalla ragazza a Li
e viceversa. «Ehi, ma cos’avete, tutti e
due? Perché siete qui impalati?»
Sakura non disse
nulla, ma sentì il batticuore fino in gola. Vide Li arrossire
furiosamente e alzarsi di scatto.
«Niente. Proprio niente.
Coraggio, andiamo via.»
Stava calando la sera.
Yue aveva preso Toy sulle spalle e si era di nuovo trasformato in Yuki per portarlo a casa. Kero-chan
era immobile sulla spalla di Sakura, gli occhi
chiusi, la mente certamente rivolta a Clow Reed.
Li camminava lentamente dietro Sakura, al fianco di Tomoyo. In
quel momento aveva altro per la mente che chiedersi dove fosse finito Eriol Hiragizawa.
Sakura osservava
apprensiva Toy, ancora addormentato sulle spalle di Yuki. Li si chiedeva se davvero
stesse pensando solo a suo fratello.
Come al solito,
erano stati interrotti, ma almeno stavolta aveva potuto dirle la verità.
«Le hai parlato,
non è vero?»
Il bisbiglio di Tomoyo
lo fece sussultare. Si voltò a guardare la ragazza, che camminava con
gli occhi fissi su Sakura.
Li sospirò.
«Sì», confessò
in un sussurro, distogliendo lo sguardo dall’amica.
«E
allora? Com’è andata?»
Li ci
pensò su. Già, com’era andata? Non se
n’era reso conto. Sakura non gli aveva
detto nulla. Non ne aveva nemmeno avuto il tempo.
Eppure, qualcosa gli diceva
che, prima che Kero-chan li interrompesse, lei stava
per dirgli qualcosa.
Probabilmente che non lo ricambiava.
«Ti ha detto cosa prova?»,
continuò Tomoyo a mezza voce.
«No. Ma
non credo che si senta come me.»
Li osservò la nuca di Sakura e si chiese cosa stesse
pensando, quali sensazioni turbinassero in lei. Avrebbe tanto voluto conoscere
i suoi sentimenti… Eppure ne aveva paura.
Prima di accorgersene, Li si ritrovò insieme agli altri sotto casa di Sakura. Tomoyo li salutò e
si diresse verso casa. Yuki portò Toy nella sua stanza. Kero-chan
entrò insieme a loro.
Era di nuovo solo con lei.
La ragazza evitava il suo sguardo. Quando, alla fine, sollevò gli occhi e lo
guardò in viso, Li ebbe paura di ciò che stava per dirgli. Non
era sicuro di poterlo affrontare.
«Ci vediamo domani a scuola, Sakura.»
Con queste parole, le voltò le
spalle e corse via.
«Aspetta, Li!»
Il grido di lei
gli giunse molto lontano. Li non si voltò.
Cercava di sfuggire a quegli occhi, a quel maledetto
dubbio, a quella paura che lo opprimeva. Attraversò il quartiere, senza
mai voltarsi indietro. Arrivò a casa, senza mai voltarsi indietro.
Non poteva sopportare tutto questo. Non
poteva sostenere l’idea di un suo rifiuto.
C’era solo una cosa da fare, a
quel punto.
And if I should ever
go away
Well, then
close your eyes and try
To feel the way
we do today
Sakura si
svegliò all’alba, con il ricordo della sera precedente stampato
nella mente e nitido davanti ai suoi occhi.
Avevano sconfitto la minaccia di Eriol Hiragizawa,
la reincarnazione di Clow Reed.
Li le aveva dichiarato il suo amore.
Era strano pensare come tutto
tornasse normale alla mattina, quando la prima
priorità era la scuola e tutti gli eventi sovrannaturali passavano,
almeno per un po’, in secondo piano. Quel giorno avrebbe dovuto
comportarsi come se nulla di straordinario fosse accaduto
il giorno precedente. Il difficile, però, sarebbe stato fingere davanti
a Li.
Era troppo. Aveva solo quattordici
anni. Era già abbastanza dura essere la nuova padrona delle Carte di Clow. Non poteva fronteggiare anche il fatto che il suo
migliore amico si fosse innamorato di lei. Non sapeva come reagire a tutto
ciò.
Sakura si
vestì distrattamente e scese a fare colazione. Né
il papà né Toy si erano alzati. Sbocconcellò di malavoglia una fetta biscottata e prima di
uscire pensò di lasciare un biglietto.
Più tardi, nell’atrio,
si assicurò alle caviglie i rollerblades,
afferrò il berretto dell’uniforme scolastica e uscì.
L’aria fredda del primo mattino
la fece pensare. Per quasi tutta la notte era rimasta sveglia
a riflettere, prima di crollare e sprofondare in un sonno agitato. Solo un pensiero, che ormai la tormentava. Un pensiero con
un nome ben definito.
Li Shaoran.
Quello che una volta era il suo
migliore amico, mentre adesso…
Adesso tutto era cambiato.
Sakura
varcò il cancello della scuola e fu sorpresa di constatare che
c’era già qualcuno, seduto sui gradini dell’ingresso. Si
sentì evaporare quando si accorse che si
trattava di Li.
In quel momento, il ragazzo
alzò lo sguardo e la vide.
Sakura ebbe
quasi la sensazione che l’aria intorno a loro si fermasse,
diventando qualcosa di solido e opprimente.
«Ciao», si sforzò
di dire.
Li non rispose.
La fissava, quasi ipnotizzato, senza muoversi.
Cadde un pesante silenzio.
«Questo pomeriggio torno a Hong
Kong.»
Sakura
batté le palpebre, confusa.
«Come hai detto?»,
mormorò.
«Torno in Cina»,
ripeté Li pianissimo.
La ragazza mosse un passo verso di
lui, scivolando piano con i roller. Era completamente
spiazzata.
«Ma…
Perché? Te ne vai così, da un momento all’altro?»
Sentiva uno strano nodo in gola. «Perché,
Li?»
Li distolse lo sguardo. Non riusciva a
parlarle della sua decisione guardandola negli occhi.
Avrebbe voluto dirle tante cose. La
verità era che non poteva continuare così. Non poteva convivere
un solo giorno di più con il timore di ciò che sarebbe successo
tra loro. Ma non trovava le parole, non era in grado
di farle capire, di mostrarle tutta la sua frustrazione e il suo disperato
imbarazzo per ciò che aveva fatto.
Aveva compromesso la loro amicizia. E questo era inaccettabile.
Doveva allontanarsi da lei: era
l’unico modo per evitare ad entrambi di soffrire.
Ma
probabilmente lui avrebbe sofferto di più.
La notte precedente, appena tornato a
casa, aveva telefonato a sua madre in Cina. Era deciso a partire subito.
«Perché?»,
ripeté ancora una volta Sakura.
Li si
alzò, continuando a sfuggire ai suoi occhi.
«Perché
è così.»
La oltrepassò per andare ad
appoggiarsi con la schiena al muro dell’edificio, evitando ostinatamente
di guardarla.
Sakura gli si
parò di fronte, a pochissima distanza da lui. Li avvertì il
caratteristico vuoto allo stomaco dato dalla sua vicinanza.
«E credi
di potertela cavare così?», sbottò lei. «Non puoi
comportarti in questo modo. Non puoi continuare a tirarti indietro. Perché lo fai, Li? Voglio che tu sia sincero. Proprio
come…» Arrossì lievemente. «Proprio come lo sei stato
ieri.»
Li arrossì più di lei. Non
riusciva più ad uscire da quei due profondi laghi verdi che erano i suoi
occhi.
«Non chiedermi questo, Sakura.»
Non poteva dirle
che aveva paura. Non poteva ammettere di aver reso le cose ancor più
difficili. Non riusciva ad ammetterlo nemmeno con se stesso, figurarsi con lei.
Si allontanò bruscamente.
I primi studenti cominciavano ad
arrivare.
And then, if
you can remember
Keep smiling,
keep shining
Knowing you can
always count on me
For sure,
that’s what friends are for
La mattinata passò lentissima.
Seduta nel banco davanti a quello di Li, Sakura
si sentiva esposta e indifesa.
La verità era che non ci
capiva più niente.
Li disse agli altri compagni che
quello era il suo ultimo giorno in quella scuola. Tutti si mostrarono molto
dispiaciuti. Sakura si accorse che Tomoyo continuava a sbirciare di sottecchi sia lei che il ragazzo, e per un istante si chiese se l’amica
sapesse qualcosa di quella strana storia per lei così confusa.
L’orario d’uscita
finalmente arrivò. Li uscì dalla classe prima che qualcuno potesse fermarlo per salutarlo adeguatamente. Sempre
più angosciata e ignara di ciò che le stesse succedendo, Sakura provava un senso di impotenza.
«Devi andare da lui.»
Tomoyo le
rivolse quelle parole mentre uscivano insieme
dall’aula. Sakura la fissò, sorpresa.
«Come?»
«Hai capito benissimo, Sakura.» Tomoyo era estremamente seria: non l’aveva mai vista così.
«Devi chiarire le cose prima che se ne vada. Li
ha paura dei suoi stessi sentimenti, ma ti ama sinceramente e profondamente.»
Sakura trattenne
il fiato. Allora era vero: Tomoyo sapeva.
Ma le sue
parole erano servite. Ora era in grado prendere una decisione.
«Hai ragione, Tomoyo. Devo andare a parlargli.»
L’orologio dell’aeroporto
segnava le 16:07.
Non c’era quasi nessuno in attesa del volo per Hong Kong, che sarebbe partito di
lì a venti minuti.
Li controllò ancora una volta il
passaporto, riflettendo. Non aveva chiesto a nessuno, nemmeno al fidato
maggiordomo, di accompagnarlo e salutarlo.
Chissà se lei…
Le porte a vetri si spalancarono di
botto. Una ragazza si scagliò all’interno dell’aeroporto, piegandosi
su se stessa per riprendere fiato. Si scostò i corti capelli castani
dagli occhi, guardandosi intorno.
Sakura.
Lei lo vide e gli si avvicinò
lentamente, con passi esitanti.
«Li…»
Il ragazzo la fissò interdetto.
Era venuta a salutarlo. Nonostante l’imbarazzo
tra loro, era venuta a salutarlo.
Sakura respirava
affannosamente. Si fermò a pochi passi da lui.
«Volevi… andartene…
senza salutare?» Sorrise, ma nei suoi occhi vi era un turbamento
percepibile. «Allora… Quando hai intenzione di tornare?»
Li si morse il labbro.
In quei momenti si odiava. Disprezzava se stesso ogni volta
che la guardava negli occhi e non riusciva ad esprimerle ciò che
pensava, ciò che provava, ciò che lei gli procurava. Si odiava
perché l’amava. In modo irrealizzabile.
«Li… Lo so che hai paura.» Sakura non sorrideva
più. «Ho paura anch’io.»
Il cuore gli saltò fino in gola.
Non poteva sentirsi così. Non voleva.
La ragazza gli si avvicinò
ancora, finché fu vicinissima e Li, teso e senza fiato, poté
sentire il suo respiro che tornava regolare. Gli occhi di Sakura
erano pieni di lacrime.
Improvvisamente, la ragazza
abbandonò il viso contro la sua spalla.
«Ho paura
anch’io…», ripeté pianissimo.
Li sentì il calore delle sue
lacrime scorrergli sulla spalla, mentre Sakura cedeva
a poco a poco al pianto. La circondò con le braccia, sentendo
l’improvviso desiderio di proteggerla, di non lasciarla andare mai.
In un attimo rivisse una situazione
simile.
Si ricordò di
quando l’aveva consolata per il rifiuto di Yuki.
L’aveva stretta a sé, aveva cercato di
farla stare meglio. “L’amore non è lontano”, le aveva detto, già consapevole dei propri sentimenti per lei.
“Lo incontrerai presto.” A Sakura erano
servite molto le sue parole, tanto che per ringraziarlo gli aveva regalato una
sciarpa fatta a mano, perdendo il sonno per un’intera settimana.
Li la strinse
più forte, scosso dai suoi singhiozzi, respirando il profumo dei suoi
capelli. Quanto l’amava. Troppo. Non poteva
farci nulla. Il suo cuore apparteneva solo e soltanto a Sakura
Kinomoto.
Avrebbe voluto dirle tante cose. Di
smetterla di piangere. Di continuare a sorridere. Di non
perdere quel suo irrefrenabile e contagioso ottimismo, che lui tanto amava.
Avrebbe voluto dirle che avrebbe sempre potuto contare
su di lui, perché in realtà non l’avrebbe mai lasciata. Ma, come sempre, gli mancavano le parole.
«Io… Sarò sempre con
te, Sakura. Non dimenticarlo.»
For good times and bad times
I’ll be
on your side forever more
That’s
what friends are for
Sakura si
scostò lentamente da Li e si asciugò le
lacrime, abbassando lo sguardo.
«Non so cosa fare.» Si
sforzò di sorridere. «È così complicato. Tu…
Insomma…»
Non sapeva nemmeno lei cosa stesse cercando di dire. Sapeva solo che l’idea
che lui le avesse dichiarato i propri sentimenti e che
ora stesse per partire la disorientava completamente.
«Capisco come ti senti.»
Sakura
sollevò il capo e incontrò lo sguardo di Li. Sembrava esausto. E confuso quanto lei.
«Tu vuoi scappare, Li. Non
è vero? Vuoi scappare da tutto questo.»
“Da me. Dalla mia reazione.”
Li distolse gli occhi.
«Non me ne andrò
davvero», mormorò. «Il mio posto è qui, nel bene e
nel male.»
«Allora non andartene.»
Li sospirò e si passò
una mano tra i folti capelli castani. Continuava a non guardarla. Sakura parlò con esitazione, temendo di dire
qualcosa di sbagliato, ma convinta delle proprie
parole.
«Io e te siamo
amici, Li. Allora, perché dividersi? D’accordo, c’è
qualcosa in sospeso. Ma perché dividersi? Solo
per questo? Non posso sopportare che tu torni in Cina adesso che ho capito
quanto tengo alla tua amicizia.»
Alle sue parole, Li ebbe voglia di
sprofondare.
Amicizia. Aveva creduto di poterla accettare.
Aveva creduto che gli sarebbe bastata, che ne avrebbe
fatto tesoro. Ma non era così. Non poteva
accontentarsi della sua amicizia.
Per questo doveva andarsene.
L’amava e le doveva tutto. Le doveva la sua forza, la sua volontà, tutto se stesso.
Prima di conoscerla, era rinchiuso in un mondo lontano dalla
realtà circostante, che osservava con freddezza e indifferenza, quasi
con passività. Sakura gli aveva mostrato il suo mondo, di colori e di risate, e da allora
tutto era cambiato per Li.
L’amava. Era la sua migliore
amica, ma l’amava. E le due cose, purtroppo, non
sembravano andare d’accordo.
Well, you came and opened
me
And now
there’s so much more I see
And so, by the
way, I thank you
Sakura sedette
su una delle panche nella sala dell’aeroporto, prendendosi la testa tra
le mani. Sentiva di non avere usato esattamente le parole più adatte, ma
proprio non sapeva come comportarsi con Li.
Non aveva ancora capito cosa
provava.
Perché non
poteva essere tutto come prima? Perché non poteva tornare al giorno precedente, quando ancora non viveva in quella
confusione spiazzante?
«Scusami.»
Sakura
tornò a guardarlo, perplessa.
«Ti chiedo scusa, Sakura», ripeté Li, il viso in fiamme, gli
occhi nascosti a quelli di lei. «Ho rovinato tutto. Se
adesso devo allontanarmi da te, è tutta colpa mia. Non ho saputo
accontentarmi di quello che avevo, e l’ho messo in pericolo. Tu mi hai
dato tanto, e io ho rischiato di perdere tutto. Mi dispiace, Sakura. Ti chiedo scusa.»
Oh, no.
Non poteva sentirlo parlare in quel modo.
Sakura si
alzò di scatto e lo abbracciò di nuovo.
Lo sentì trattenere il
fiato e irrigidirsi contro di lei. Non lo lasciò. Continuò a
stringerlo per un tempo che le parve interminabile.
Quanto
teneva a lui. Già, gli era troppo legata. Ma solo da un legame di amicizia?
Allora perché ci stava
così male?
La voce femminile
dall’altoparlante annunciò il volo per la Cina.
Li si
scostò lentamente da lei e la guardò seriamente. Per un istante, Sakura ebbe l’impressione che stesse
per aggiungere qualcosa; ma il ragazzo distolse presto lo sguardo e si
allontanò.
Prima di
rendersene conto, Sakura si ritrovò a seguirlo
con lo sguardo, mentre saliva sull’aereo che lo avrebbe riportato a casa. E allora avvertì una sensazione di vuoto incolmabile.
Le ruote del carrello
dell’aereo si distaccarono dal suolo.
Guardando dal finestrino, Li
intravide la ragione della sua partenza, del suo
viaggio, della sua fuga. Se ne stava lì, ai margini della pista, ad
osservare l’aereo che si allontanava, i bei capelli biondo scuro mossi dal vento, le mani alla bocca in un grido che lui non
riusciva a sentire.
Distolse gli occhi da Sakura. Ormai, non era più accanto a lui. Non
sarebbe mai stata sua. Non lo era mai stata.
Quando si era
sciolto dal suo abbraccio, aveva provato l’impulso irrefrenabile di
baciarla. Sarebbe stata l’occasione perfetta. Solo un bacio, il suo primo
bacio, e poi le avrebbe detto addio. Ma aveva avuto paura. Aveva fatto un passo indietro ed era
fuggito. Questa volta, per sempre.
Mentre
l’aereo acquistava velocità, Li appoggiò la fronte
scottante al vetro gelido del finestrino. Ora rimpiangeva di non aver saputo
cogliere la possibilità.
Perché
era sempre stato così, con Sakura. Aveva
sempre avuto paura, si era sempre fatto indietro, e aveva sempre sprecato le
occasioni. Un momento prima sarebbe stato capace di
regalarle la luna. Il momento dopo stava fuggendo, sopraffatto dai suoi eterni
fantasmi, dalle sue insistenti paure.
Ed era stata
lei a renderlo così insicuro e vigliacco. Lei, bruciandogli il cuore,
gli aveva scottato l’anima, lasciando quell’impronta
incancellabile, che niente e nessuno avrebbe potuto
tirar via da lui.
And then, for
the times when we’re apart
Well, then
close your eyes and know
These words are
coming from my heart
Solo quando l’aereo fu
alto nel cielo, Sakura si accorse di avere il viso
umido di lacrime.
Abbassò le braccia e
smise di gridare al vento il nome di Li.
Nel cielo azzurro e intonso
rimase solo un piccolo bagliore argentato con la sua candida scia. Se n’era andato. Le aveva parlato
col cuore, aveva fatto crollare le sue barriere… E poi l’aveva
lasciata.
Sakura
voltò le spalle alla pista che le aveva strappato
una persona tanto speciale. Si incamminò
lentamente per uscire dall’aeroporto. Frammenti di ricordi, dolorosi come
schegge di ghiaccio, le vorticavano nella mente.
Li che era
rimasto con lei, anche se il suo compito era concluso, una volta che lei era
diventata la padrona delle Carte.
Li che per
la prima volta le aveva manifestato il suo affetto, con un dolce e rassicurante
abbraccio, quando erano rimasti bloccati in un ascensore.
Li che
l’aveva stretta e consolata, alleviando il suo dolore, la sua cocente
delusione per un amore non corrisposto.
Li che era
sempre stato con lei. Li che l’aveva guardata e
le aveva dichiarato il suo amore per lei. Li che era
fuggito dai suoi sentimenti e l’aveva lasciata.
Fulminei come
erano apparsi, frantumandosi in schegge più piccole, i ricordi
svanirono, lasciandola di nuovo persa con quel vuoto dentro. In quel momento, Sakura capì il vuoto. Capì se stessa.
Capì che non poteva e
non voleva perderlo.
Si fermò, guardandosi
intorno. Nell’aeroporto non era rimasto nessuno. Si volse di nuovo verso
la pista di decollo. Via libera.
Concentrandosi intensamente, Sakura afferrò la Chiave del Sigillo e la trasformò
nello Scettro della Stella. Poi, affondando le mani in tasca, recuperò
due delle Carte di Clow, ora mutate in Carte di Sakura.
Il Tempo e il Passato.
Per un
istante, la ragazza le soppesò davanti agli occhi, chiedendosi se era
davvero certa di ciò che stava per fare. Era
qualcosa che non aveva mai provato prima. Ma,
soprattutto, era qualcosa che avrebbe potuto cambiare il suo presente… e
il suo futuro.
Si decise. Scagliò le
carte in aria, invocandone i nomi.
Lo Scettro vibrò di
magia nelle sue mani, ma Sakura non mollò la
presa. Era disposta a dar fondo a tutte le sue energie. Si concentrò
ulteriormente, il pensiero fisso sull’obiettivo che voleva raggiungere.
Poi, all’improvviso, si
rese conto che ce l’aveva fatta.
Stava tornando indietro.
«… Mi dispiace, Sakura. Ti chiedo scusa.»
Li batté le palpebre
confusamente. Avvertiva una strana sensazione.
Era sicuro di aver già
rivolto quelle parole a Sakura. Ed
era anche certo di essersi già imbarcato su quel dannato aereo.
La ragazza era immobile davanti
a lui, con un’espressione sfinita negli occhi e lo Scettro della Stella
in mano.
Li si
sentì raggelare.
«Hai…
Hai usato la Carta del Passato?»
Del resto,
aveva pur sempre delle facoltà extrasensoriali, anche se molto meno
sviluppate rispetto a quelle dell’amica. Capiva
chiaramente di essere tornato indietro nel tempo, a soli
pochi minuti prima di essersi imbarcato.
Sakura annuì
lentamente.
«Insieme a quella del Tempo.»
Li si
guardò intorno e constatò con i suoi occhi le parole di lei.
Intorno a loro, tutto e tutti si erano fermati. La Carta del Tempo aveva
immunizzato lui e Sakura in un varco schermato, in
cui lo scorrere dei secondi non esisteva.
Tornò a guardare Sakura e la vide vacillare pericolosamente. Scattò
verso di lei e la sorresse.
«Che ti
è saltato in mente?», mormorò, turbato.
«L’uso di quelle due carte richiede un’energia praticamente illimitata. Figurarsi quando le
si usa contemporaneamente. Avresti potuto
essere sopraffatta dalla magia, lo sai?»
«Non me ne importa niente»,
sussurrò Sakura.
Li incontrò i suoi occhi
e avvertì la nota sensazione di vertigine.
«Perché
l’hai fatto?»
«Perché
non posso sopportare che tu te ne vada. Se necessario, ti farò
tornare indietro nel tempo altre mille volte, pur di
convincerti a cambiare idea. Non… Non puoi andare via, Li. Non puoi
lasciarmi sola.»
Li sentì il cuore
martellargli furiosamente contro la pelle.
Sakura nascose il
viso nel suo petto.
«Io… Io credo
proprio che…» Sospirò profondamente. «Anch’io ti
amo, Li Shaoran.»
Il mondo circostante
tornò alla vita, ma Li quasi non se ne accorse.
Il suo mondo
era lei.
Improvvisamente consapevole del
significato delle sue parole, Li la strinse a
sé, mentre lo smarrimento e l’incredulità lasciavano il
posto alla gioia.
Questa volta non l’avrebbe
lasciata al suono di un altoparlante di aeroporto.
Questa volta, non l’avrebbe lasciata mai più.
«Il volo per Hong Kong è ora in partenza.»
Li sentì le dita di Sakura serrarsi più forte intorno al tessuto della
sua felpa.
«Non andare…»
Sciolse l’abbraccio e le
scostò i capelli dagli occhi. No, che non sarebbe
andato. Le sfiorò il viso, asciugandolo dal pianto, e
sentì che finalmente stava raggiungendo tutto ciò che desiderava
nella vita.
Esitò per un istante;
poi, finalmente, si chinò su di lei, sulle sue labbra.
And then, if
you can remember
Keep smiling,
keep shining
Knowing you can
always count on me
For sure,
that’s what friends are for
In good times
and bad times
I’ll be
on your side forever more
That’s
what friends are for
Sakura rimase
interdetta solo per un istante. Poi chiuse gli occhi e accolse il bacio di Li come il più bel dono del mondo.
Lo amava. Ormai aveva capito.
Era il suo migliore amico, ma lo amava. E forse, anche se non
se n’era mai accorta, lo aveva sempre amato.
Lo Scettro
della Stella, di nuovo Chiave del Sigillo, le
sfuggì dalle dita e cadde a terra, dimenticato.
Non desiderava altro che
restare per sempre lì, immobile tra le braccia del ragazzo che amava,
senza mai smettere di baciarlo e stringerlo a sé.
Quando, dopo un
tempo eterno, si distaccò da lui e aprì gli occhi, la ragazza
vide che Li era arrossito come il sole al tramonto. Scoppiò a ridere,
sciogliendo finalmente la tensione che era calata su di loro già dal
giorno precedente, e si rifugiò di nuovo contro di lui, che sorrise
timidamente e l’abbracciò forte.
Ora Sakura
ne era certa. Lo amava. Anche se era
il suo migliore amico, anche se non lo avrebbe mai creduto.
Lo amava in un modo che non
sembrava nemmeno possibile…
Un rumore assordante e un
vento improvviso li investirono. Non c’era
bisogno di voltarsi per capire che l’aereo stava decollando. Senza Li.
«Temevo che mi avresti lasciata davvero», mormorò Sakura.
Li la
strinse più forte, sfiorandole i capelli con il viso. Le sue parole
giunsero all’orecchio di Sakura in un bisbiglio
appena percettibile, che si perse tra i suoi capelli e nel rumore
dell’aereo in partenza.
«Non ti lascerò
mai.»
Il rombo diminuì
gradualmente. Una scia bianca apparve nel cielo. Sakura
la osservò da sopra la spalla di Li, sorridendo. Questa volta, su quell’aereo non se ne sarebbe andata una parte del
suo cuore.
«Mai?»
«Mai.»