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Autore: harryscompass    10/06/2013    5 recensioni
Entrambi si sentivano vuoti, ma nessuno dei due poteva percepire il vuoto dell'altro.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 05.38 del mattino quando Harry si svegliò nel suo letto, da solo, come ormai era da tempo, senza nessuno accanto, nessuno che si prendesse cura di lui, nessuno che lo accarezzasse la mattina appena sveglio, nessuno che gli canticchiasse nell’orecchio mentre lui ancora sognava, mentre sognava la persona che amava. Mentre sognava Louis.
Harry si sentiva così vuoto senza di lui, senza i suoi occhi color oceano in cui si perdeva ogni volta che incontravano il suo sguardo, senza quella bocca rosea e fina, senza quei denti perfetti, bianchi, che rendevano il suo sorriso così bello da star male. Senza il suo profumo , senza l’odore di Louis che il piccolo Harry amava tanto, l’odore che cercava in ogni singola molecola d’aria avesse circostante, odore di cui era follemente e inevitabilmente dipendente. Senza vedere il suo corpo girare per casa, senza la voce del più grande, quella voce che gli faceva scattare qualcosa dentro, qualcosa simile ad un armento di animali dentro un recinto che cercano di uscire, scalciando e scalciando ancora, ma senza riuscire a far nulla. Ma niente, per Harry, era come quando Louis lo toccava, lo accarezzava, gli dedicava attimi di dolcezza che il più grande non faceva spesso, che non erano da lui, perché Louis era come i suoi occhi, era un po’ graciale, un po’ dolce, Louis aveva sbalzi d’umore. Louis era capace di cambiare idea da un momento all’altro, riuscendo ad influenzare Harry con qualsiasi sua scelta, ed Harry resisteva zitto, mandava giù qualsiasi cosa per la paura di perderlo.
Erano le 05.38 del mattino quando Harry aprì un occhio, poi l’altro, e vide il vuoto di quella stanza. Vide che non c’era Louis, vide che lui se ne era andato da tempo. Un senso di nausea gli si precipitò nella bocca, perché tutto ciò che Harry desiderava in quel momento era vedere quegli occhi, quella bocca, quel corpo. Vedere Louis.
Ma Louis non c’era.
Louis se ne era andato.
Harry non era mai riuscito a farci l’abitudine e si tormentava, in qualsiasi momento della giornata, perché per lui Louis era come l’aria, come il cibo, come l’acqua, e se lui non c’era, Harry si sentiva soffocare, si sentiva mancare cibo ed acqua. Senza di lui, si sentiva completamente morto.
Erano le 05.38 del mattino quando anche Louis si svegliò, pensando a quanto gli mancasse il suo piccolo riccio, a quanto avrebbe voluto essere con lui in quel momento, averlo nel suo letto, guardare il suo viso appena sveglio, sentire il suo fiato sul collo prima che gli ci lasciasse il segno di un leggero bacio come era abituato a fare.
Louis in quel momento sentiva lo stesso vuoto di Harry, le stesse sensazioni del riccio, ma senza saperlo.
Perché mi sento così? Cosa sta succedendo?
Il più grande non riusciva a spiegarselo. Sentiva solamente un vuoto dentro lo stomaco, dentro al cuore, che solamente Harry sarebbe riuscito a colmare. Louis lo sapeva, perché in quei mesi lontano dal riccio aveva provato ad andare con altre persone, a fare nuove conoscenze, esperienze, a intraprendere nuove strade, ma nessuna strada era come Harry, nessuno riusciva a entrargli nel cuore come faceva lui.
E di conseguenza, il liscio si iniziò a torturare il cervello con delle domande che non avrebbero mai avuto una risposta, perché l’ego di Louis era troppo orgoglioso per riuscire a rispondere.
Non sarei dovuto andare via, non avrei dovuto lasciarlo.
Mi manca, da impazzire.
Harry.
Quant’è bello il suo nome, è sempre stato così bello. Proprio come lui.
Louis prese il telefono, cercando quel nome, quel nome che ogni tanto gli tornava in mente, ma non come quel giorno, non con quella specie di dolore che si portava dietro.
Sentiva la mancanza di Harry come non mai. Voleva Harry, voleva toccarlo, baciarlo, farci l’amore. Era tutto ciò che desiderava il più grande in quel momento. Voleva il più piccolo, il suo piccolo.
Perché per Louis, Harry era suo e di nessun’altro. Era dannatamente geloso del suo riccio e di chiunque provasse ad avvicinarsi a lui, perché di corteggiatori e corteggiatrici Harry ne aveva tanti. Era bello da star male, a volte sembrava irreale, un sogno per quanto fosse perfetto. Occhi verde smeraldo, contornati da un ammasso di ricci castani che il piccolo scuoteva di continuo portandosi qualche ciuffo indietro quando gli disturbava la visuale, e Louis lo guardava ogni volta un po’ estasiata pensando a quanto fosse perfetto, più di quanto lo fosse già.

Erano le 05.38 del mattino quando un giorno, improvvisamente, Louis aveva detto ad Harry che sarebbe andato via, che non voleva restare insieme a lui, che si era stancato.
- Ho bisogno di una pausa, non sono più sicuro di ciò che voglio. – aveva detto, facendo sentire il piccolo Harry inutile, usato come quando si compra un giocattolo desiderato da tanto e poi buttato via improvvisamente.
- Ti prego, Lou, non lasciarmi. – tentava di sembrare più calmo possibile, senza far capire al più grande che si sentiva morire in quel momento, che non riusciva a credere alle parole che gli erano giunte all’orecchio, perché Louis non poteva lasciarlo, non adesso che Harry era finalmente felice. Felice con lui.
- Devo farlo. Lo faccio per entrambi. Credo che… non ci sia più posto per te nella mia vita. – parole, parole che riuscivano a rompere un legame che era stato forte, indistruttibile per molto tempo, un legame che mai nessuno era riuscito a comprendere davvero, come fosse un segreto tra Louis ed Harry, un legame speciale, puro, sincero, che nessuno era mai riuscito a condividere con qualcun altro.
Harry si sentì mancare l’aria, perché lui amava Louis alla follia, lo amava più di qualsiasi altra cosa al mondo, e sapeva che quelle parole significavano che non l’avrebbe più visto, né sentito, per chi sa quanto tempo, quanti minuti, ore, giorni, settimane, mesi o addirittura anni.
Louis prese quella valigia, prese le sue cose e se ne andò, senza lasciar traccia di sé.
Il più piccolo passò dei giorni d’inferno, pensando al suo amore, pensando a cosa stesse facendo in quel momento, se fosse con qualcuno, se pensasse a lui, se l’avesse già dimenticato…
Piccolo, voglio sapere a cosa pensi quando sei da solo. Pensi a me? Stai pensando a me?
Quella canzone, in quel momento, non poteva essere più perfetta.

Louis afferrò il telefono, cercò quel nome, il suo nome. Il nome di Harry.
Haz.
Così lo aveva registrato.
Premette il tasto mentre la sua mano tremava, perché non era sicuro di ciò che stesse facendo, ma tutto ciò che sapeva in quel momento era che voleva il suo riccio, il suo Harry, il suo amore.

Il fiato corto alla vista di quel nome sullo schermo, di quel nome che lo stava chiamando, del suo Louis che lo stava finalmente cercando.
Harry non sapeva cosa dover fare, era paralizzato come uno stupido davanti allo schermo del suo telefono, fissando quel nome, il suo nome.
Lou.
Com’è bello il tuo nome.
Rispondi, idiota.

Premette il verde, portando con un gesto secco il telefono al suo orecchio e buttando lì un “Pronto?” tremante.
- Haz… sono io, sono Lou. – la sua voce, la sua dannata voce, quella voce che il piccolo voleva risentire da così tanto tempo ma che non aveva mai avuto il coraggio di affrontare perché sapeva che sarebbe significato soffrire, sapeva che significava ritirare fuori da quello scatolone impolverato dove li aveva buttati mesi prima quei ricordi, i loro ricordi.
- So che sei tu. – spuntò un sorriso sul suo volto, perché Harry in quel momento era felice. Felice perché il suo Louis lo aveva cercato, felice perché si stava un po’ illudendo, o forse no. Cosa voleva fare Louis? Cosa gli stava passando per la testa? Nessuno poteva saperlo, probabilmente neanche lo stesso Louis.
- Come stai? – domanda solita, ma giusta in quel momento più di qualsiasi altra.
- Vuoi la bugia o la verità? – scattò il piccolo.
- La verità. –
Forse tornerai da me se la dico…
- Male. Sto male senza di te. – silenzio, fiati che si riuscivano ad ascoltare silenziosamente, sospiri dall’altra parte della cornetta.
- E tu? Come stai Lou? – possibilità, possibilità di dire la verità, di riuscire a recuperare qualcosa.
- Senza di te sto male, anche io. – emozione, l’emozione di Harry che stava aspettando da tanto tempo quel momento, lo stesso momento che pensava non sarebbe mai e poi mai arrivato.
- Mi manchi da morire. – rivelazioni, rivelazioni inaspettate, accompagnate da leggere lacrime sul volto del piccolo al sentir pronunciare quelle parole da Louis.
- Anche tu, non immagini quanto. Mi hai chiamato solo per questo? –
“Solo per questo”, Harry? Ti sembra una cosa banale?
Mi manchi.
Voglio stare con te.
Tornare con te, da te, per sempre.
- Avevo pensato che… ecco, noi, potevamo vederci. Sai, per parlare. – ad Harry gli si congelò lo stomaco in quel momento, a sentire quelle parole, per poi sentire come un fuoco scongelare il tutto e renderlo bollente, quasi fastidioso all’essere umano.
- Certo, va bene. Dove? – parole banali, ma cosa avrebbe mai potuto dire il piccolo in quel momento? Non riusciva a credere a nessuna di quelle parole, ma non perché pensava fossero delle bugie del più grande, ma perché non era possibile che Louis, il suo Louis fosse tornato davvero da lui.
- Ci vediamo tra venti minuti al bar dietro casa nostra. – attaccò.
“Casa nostra”.
La consideri ancora tale, amore mio.
La nostra casa, solo nostra.
Louis prese immediatamente le chiavi della macchina, non si curò minimamente del suo aspetto perché voleva vedere al più presto Harry, baciare le sue labbra, perdersi nel suo collo restando ancorato al suo profumo per tutta la vita.
Sto arrivando.
Sto tornando da te.
Per favore, Harry… vieni.
Intravide Harry nella folla, corse verso di lui col fiato corto, con il pensiero fisso che quello era davvero lui, che era lì, con lui, per lui. Più bello di quanto ricordasse, più bello di qualsiasi altra cosa al mondo, perfetto come niente, neanche come la Luna, come il Sole, come le stelle. Il tempo si fermò per un minuto, per quel minuto in cui i piedi di Louis scattarono in direzione del più piccolo. Harry si accorse di Louis che correva in sua direzione, e iniziò a correre anche lui verso il suo amore, verso il suo tutto, verso la persona che desiderava avere accanto per il resto della sua vita. Il più grande lo strinse tra le sue braccia, e alzandosi sulle punte dei piedi, lo baciò con dolcezza facendo scendere una lacrima.
  
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