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Autore: Cromatic Angel    10/06/2013    0 recensioni
Tre colpi.
Non aspettò nemmeno il permesso. Quello bastava per sapere che stava entrando, e poi era noto che quello fosse il suo modo per far capire che era lei che stava facendo la sua trionfale entrata.
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Note autrice iniziali : Mi scuso infinitamente sia per il ritardo nel continuare la storia,sia per la distrazione. Mi sono accorta di non aver inserito questo capitolo...ai fini della comprensione della storia! Presto avrete la continuazione =) ...moooolto presto!

 

 

Sua madre era sempre stata una frana in cucina.

Si era sempre attorniata di domestici e governanti, affinchè tutto andasse liscio in quell'immensa villa. Anche se non capiva l'utilità di una casa a due pani così grande da ospitare venti persone, se poi era utilizzata solo da due individui che ultimamente non si guardavano nemmeno in faccia.

Quei pensieri contorti era sempre solita farli seduta al tavolo della cucina, mentre fissava sua madre che tirava fuori dal frigo i cibi già pronti preparati dalla nuova cuoca. Perchè Avalon si stancava facilmente delle solite persone, amava circondarsi di gente nuova, puntualmente quando si stufava cambiava il personale di casa, l'arredamento della villa, colore dei capelli : insomma sua madre era tutto l'opposto di Alex. Ed era proprio di questo che si pentiva, di non aver preso un minimo di carattere da sua madre, la superficialità! Quella le mancava.

Quella avrebbe tanto voluto avere per riemergere da situazioni angosciose.

Ma il destino le ha solo dato la bellezza della mamma e il carattere duro e cinico del padre.

<< Fra due settimane è il tuo compleanno... >> Sorrise posando un vassoio in vetro sui fornelli spenti.

<< Già...arrivano i trenta >> Sorresse la testa con la mano stretta a pugno, mentre con l'altra lisciava il legno chiaro del tavolo al quale era seduta.

<< Ti porta in Italia?! >> Poggiò entrambi i palmi delle mani sul ripiano del piano cucina e fissava intensamente la figlia, come fosse una della CIA e volesse estorcere sapere oltraggiosi.

<< Mamma! >> Disse lagnosa spalancando gli occhi << Ti prego! Non iniziare a chiedere, a fare o a dire! Non ne ho idea, non lo voglio sapere e soprattutto non ne voglio parlare! >> Disse risoluta posando anche lei entrambe le mani sul tavolo, irrigidendosi.

<< Oh Jared! >> Avalon alzò lo sguardo verso l'arcata della cucina, nello stesso istante in cui i due uomini facevano la loro entrata. << Alex non vuole dirmi cosa stai progettando per il suo compleanno >> Disse con una vocina tipica dei bambini dispettosi, lasciandosi fulminare dalla figlia , che imprecava sottovoce.

<< Mmbeh... Ancora non sappiamo nulla, deve decidere lei cosa fare >> Disse vagamente, mentre si avvicinava al tavolo al quale era seduta Alex.

<< Ma mancano due settimane ! >> Protestò Avalon.

<< Tesoro credo che tu debba smettere di mettere naso, dove non devi >> Michele zompettò vicino al ripiano sedendosi in punta ad uno sgabello.

<< E poi adesso abbiamo altro a cui pensare >> Deglutì nervosamente guardando entrambi i genitori.

<< Sarebbe ? >> Chiese curioso suo padre.

<< Che tra otto mesi sarete nonni >> Colpì al centro dei loro cuori

<< Wahhhh!!!!! >> Avalon buttò in aria strofinacci e corse ad abbracciare la figlia e poi a baciare nervosamente le guance di Jared, che sorrideva contento ed estasiato.

Ma lo sguardo di Alex rimase diretto a suo padre. Era una statua, la notizia non lo scalfì per nulla.

Ed era proprio quello sguardo che preoccupava Alex.

Stava macchinando qualcosa e temeva qualche tipo di reazione.

 

 

 

Sgattaiolare dalla camera da letto quando il proprio marito è in pieno sonno, era diventato un sport sia dai primi giorni di matrimonio.

Quando non capiva che ancora fosse sposata e che finalmente aveva Jared solo per sé.

Scese le scale a piedi nudi e cercò di scaldare il corpo con una giacca di lana, attutendo l'impatto con il freddo del piano di sotto.

Con il solo babydoll non ci sarebbe di certo riuscita e non voleva scandalizzare nessuno in quella mise.

La luce del salone era accesa.

Vi entrò tranquillamente, sapendo chi ci avrebbe trovato, ed era soddisfatta del risultato.

Sapeva che a quell'ora suo padre si concedeva il suo bicchiere di wiskey e un sigaro cubano, seduto sulla sua ampia e gigantesca poltrona in pelle porpora. Mentre visionava qualche enciclopedia sparsa nella sua immensa libreria.

<< I vizi sono duri a morire >> Sorrise come una bambina mentre gettava un enorme cuscino per terra per sedersi su.

<< Hey, ancora sveglia ?>> Sollevò lo sguardo, indirizzandolo alla figlia.

<< Sono solo le undici, e poi volevo stare un po' con te. Per tutto il giorno non abbiamo avuto modo di parlare... mi mancano le nostre chiacchierate >> Si sentiva all'età di sedici anni, quando era piena di problemi adolescenziali e suo padre era l'unico che la prendeva sul serio, oltre a sua madre che le diceva in continuazione di proteggersi e di fare sesso, che la vita è breve e che doveva godersi ogni minimo attimo di quel periodo, che quando sarebbe arrivata all'età adulta tutto sarebbe cambiato e non avrebbe nemmeno avuto tempo nemmeno di pensare o di respirare. Ed erano quei discorsi che la facevano deprimere e che la facevano correre da suo padre per trovare quel pizzico di conforto che desiderava. Aveva sempre avuto uno strano rapporto con i suoi genitori. Sua madre era seria solo nel suo studio legale e in tribunale, suo padre era sempre molto riservato e da bravo chirurgo, era professionale e si trascinava quello stato d'animo sia in ospedale che in casa. La sua saggezza era l'unica cosa che portava la speranza ad Alex. Ed è strano pensare che un padre possa dare pillole di vita alla propria figlia, senza metterla troppo in vista o proteggerla in una teca di cristallo. Le sapeva dare tutti i pro e i contro in ogni situazione. Per lui la fiducia stava al primo posto, in ogni cosa.

<< C'è qualcosa che ti turba? >> Chiuse il libro e lo pose sul tavolino rotondo accanto alla poltrona.

<< Beh, sinceramente ancora non so cosa ne pensi tu della mia gravidanza >> Si morse un labbro. Era sempre stata molto diretta nel dire le cose, ma questa volta le sembrava di essere stata troppo brusca. Sapeva che tra suo marito e suo padre non corresse buon sangue, ma lei doveva sapere. Era pur sempre suo padre, il perno saldo di tutta la sua esistenza e se lei era diventata una donna forte e piena di virtù, lo doveva sicuramente solo ed esclusivamente a suo padre.

<< Quando nascesti tu, tuo nonno mi diede una pacca sulla spalla dicendomi che da quel momento avevo un vita tra le mani, una vita che dovevo crescere per poi donarla a qualcun altro. Mi sentivo importante ed ero anche spaventato. Considerando che tua madre era solo una ventenne ed io avevo da poco messo le mani dentro il lavoro. Avevo paura di non essere all'altezza di tale compito. Poi capì che anche io potevo farcela, dovevo solo pensare a renderti la vita più semplice, senza mai nasconderti la realtà dei fatti, ma solo ad imparare a gestire tutto con la logica e il buon senso. Vedi, credo che ci sia riuscito. Posso solo essere fiero di ciò che sei diventata. Una splendida donna d'affari, che adesso mi darà un nipote. Quello che io voglio realmente capire, Alex...è se questa gravidanza, sia solo l'ennesimo modo per mettere alla prova Jared. >> Chiese indirettamente, con tono pacato.

<< Non ammetterai mai che adori Jared vero? >> Sorrise mestamente.

<< Io non adoro Jared, lo sai bene. Cerco solo di tollerarlo. E' tuo marito, sei tu che devi viverci. Posso solo esporre il mio parere, ma ciò non toglie che debba essere tu a scegliere chi sia più giusto per te. >> Lineare e secco come era solito fare. Come stesse dando una consulenza medica.

<< Ho accettato un lavoro in Germania. Il contratto è di un anno. Jared non lo sa ancora, non so come la prenderà... anche perchè siamo realmente divorziati, papà. Abbiamo firmato le carte e solo un mese fa ci siamo nuovamente avvicinati. Io già avevo accettato, non posso annullare tutto, sarebbe un'ottima prospettiva per me e anche per l'azienda stessa. Non so che fare, soprattutto con questa gravidanza di mezzo. >> Era nel pieno della sua disperazione.

<< Ogni decisione che dovevo prendere, prima ne discutevo con tua madre, ne valutavamo le conseguenze e dopo agivo. Tu hai agito senza consultare tuo marito, adesso devi solo comunicargli la tua scelta, sarà un ulteriore prova. Se ti ama come dice, allora ti lascerà libera, se dovesse metterti i bastoni tra le ruote, allora non sarà cambiato... ed è solo in quel momento, solo da come reagirà che tu capirai chi hai realmente accanto. Tesoro, la vita è insidiosa, tocca a noi evitare le trappole e rimanere sempre in piedi. Non posso che dirti questo. Sei una donna intelligente e furba, metti in pratica la logica e capirai come agire. >> Sorrise con amore, allungandosi per carezzare la guancia della figlia.

Si alzò per abbracciare forte quell'uomo che sapeva come risollevarla sempre.

 

 

 

 

 

Avevano salutato quella tenuta.

Qualche lacrima era scesa dagli occhi di cristallo di Alex, fortunatamente le sue lenti nere da sole, nascosero quella tenera emozione.

Avevano da poco attraversato il cancello automatico, diretti per l'aeroporto.

Los Angeles li attendeva.

Si tornava alla normalità.

Alla solita vita.

<< Temevo potesse andare peggio >> Sorrise divertito Jared mentre sfrecciava tranquillo.

Alex fissava inerme il paesaggio che diventava una macchia uniforme sotto il suo sguardo.

Con la fronte appoggiata al finestrino e le ginocchia strette al petto, non aveva nulla da dire. Come se la lingua si fosse liquefatta e le parole fossero stata risucchiate da un buco nero nella sua mente.

Un solo pensiero le tartassava la mente. Ed era a quel pensiero che non voleva dare voce. Voleva solo scacciarlo via.

Ma sapeva nel profondo, che forse era l'unico modo per far defluire il decorso orrido dei suoi pensieri, finora bloccati.

Si sentiva già sporca, ma decise comunque di prendere in considerazione l'idea di rendere partecipe Jared dei suoi progetti. Di prendere insieme le scelte, che in un modo o nell'altro li avrebbero avvicinati, ma allo stesso tempo allontanati.

  
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