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Autore: Nyssa    26/12/2007    11 recensioni
I guai non arrivano mai da soli... Draco Malfoy se ne accorge la mattina in cui si ritrova con Pansy innamorata (e non di lui stranamente!), Goyle pescato a mettere petardi incendiari e un imminente coloquio con la McGranitt sul suo calo scolastico
Ovviamente niente potrebbe essere peggio, ma deve presto ricredersi, il collegio decide di assegnargli un tutor per recuperare nelle materie e chi meglio di Hermione Granger, la migliore studentessa di Hogwarts? Va bene, questo può anche andare a suo vantaggio, ma cosa succederebbe se oltre ai suoi voti Hermione cambiasse anche lui? E cosa ci fa un bambino in giro per la scuola?
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Hermione tirò la catena e uscì dal bagno, ritrovandosi praticamente faccia a faccia con Harry e Draco versione “cipiglio incazzoso da calendario sexy” che sembravano pronti per mangiarle il muso

Hermione tirò la catena e uscì dal bagno, ritrovandosi praticamente faccia a faccia con Harry e Draco versione “cipiglio incazzoso da calendario sexy” che sembravano pronti per mangiarle il muso.

Peccato solo che la loro reazione, probabilmente come avrebbe avuto qualcun altro, fosse stata diversa dal predicozzo che si erano sicuramente preparati con cura.

I suoi occhi cerchiati facevano così tanto?

 

Draco la guardò senza capire, quella era davvero la sua Hermione?

Conciata come era non le somigliava molto… gli occhi, solitamente allegri e brillanti erano ora spenti e quasi tristi, rivestiti da un velo opaco, le occhiaie segnate sotto di essi lasciavano intendere che doveva aver passato la notte il bianco o, quantomeno, a non stare molto bene. I capelli erano raccolti alla meglio sul capo in una coda malfatta dalla quale sfuggivano birichine ciocche che, normalmente, lei avrebbe appuntato sopra le tempie con forcine e mollette.

Per tutti gli angeli del Paradiso, che le era accaduto?

-          Ah, bella roba! – gracchiò con voce stridula Mirtilla comparendo da dietro il separé con le mani sui fianchi e l’espressione torva

Harry e Draco la guardarono senza capire

-          Che ti è successo? – azzardò il bambino sopravvissuto avvicinando un passo, ma si fermò quando gli occhi di lei gli lanciarono un avvertimento e si tenne alla larga: c’era qualcosa che non andava, solo non capiva cosa… Herm era pallida come un cencio, che diamine le era successo? Malfoy aveva parlato di gravi problemi di salute e sosteneva di averlo saputo dalla McGranitt… misericordia, ma che era tutta quella storia?

-          Sto bene – disse decisa lei muovendo un passo, peccato che le espressioni dei due presenti non fossero né convinte né soddisfatte della spiegazione, d’altronde, come avrebbero potuto esserlo? – ho solo passato la notte a studiare

Una scusa che non reggeva, se ne rendeva conto da sola, però al momento non le veniva in mente nulla di meglio, era poco credibile, certo, ma almeno Harry non avrebbe fatto domande, Draco invece…

Sembrava un diavolo, o meglio, un diavolo travestito da angelo con i capelli biondi scompigliati, il mantello di traverso e la sciarpa annodata storta, doveva essersi preoccupato parecchio, chissà se la McGranitt gli aveva già parlato… beh, da come aveva reagito, era decisamente ovvio. Sperava solo che non le avesse detto dei suoi problemi, anche se, da come quei due la stavano vivisezionando, neppure la prof era riuscita a tenere troppo a lungo il segreto.

Accipicchia, questa non ci voleva, come poteva parlare di una cosa così triste a cuor leggero?

Come potevano chiederle tanto di fronte a due persone così importanti? E con quelle due facce scure, poi?

No, non ce la faceva…

Era rimasta con Mirtilla tutta la mattina e ci aveva pensato molto, ma la soluzione era sempre e solo una: parlare.

Peccato che fosse una cosa a cui non tenesse per niente… confrontarsi con la realtà e con gli altri era sempre stata una dura prova della quale avrebbe fatto volentieri a meno.

Ma se mai avesse deciso di farlo… beh… lui sarebbe stato il primo.

E i suoi occhi ambrati stanchi si posarono ancora una volta sul viso preoccupato dello Slytherin, non doveva aver passato dei bei momenti per causa sua e il peggio era che non sarebbero finiti.

Beh, sì, magari sarebbero finiti, se lui avesse deciso di lasciarla, di abbandonarla, ma se così non avesse fatto, quel periodo sarebbe durato fino alla fine, tutta la vita.

Poveretto, non l’aveva chiesto, dopotutto, e neppure lei.

Ma che aveva fatto per meritarlo? Doveva essere grande il suo crimine perché la punizione fosse così crudele…

Una lacrima le scivolò sulla guancia e lei l’asciugò tirando su col naso.

Harry la guardò, gli occhi carichi di preoccupazione, ma se ne andò, seguito a ruota da Mirtilla.

Povero Harry, anche lui doveva essere molto preoccupato se era arrivato addirittura in compagnia di Malferret!

-          Che cosa ti succede? – aveva chiesto dolcemente Draco porgendole il fazzoletto pulito

Lei aveva scosso la testa, continuando a piangere sulla stoffa bianca e fine.

Codarda, maledettissima codarda, quando l’avrebbe smessa di essere così?

-          Non… ce la faccio… - mormorò tra i singhiozzi tamponandosi il pezzetto di tessuto sugli occhi

-          Mi farai morire di preoccupazione – continuò ancora la serpe allungando una mano verso di lei, ma Hermione si ritrasse di un passo e lui ne fu stupito

-          Ti prego… - disse appena – dammi tempo di capire anche a me…

-          È una cosa così grave? – chiese timoroso lui deglutendo a fatica e ottenendo un assenso come risposta.

-          Forse avrei dovuto capirti – sussurrò – ma ero molto preoccupato e la prof…

-          Gliel’ho chiesto io – si affrettò a difenderla la riccia

-          Lo so, me lo ha detto

-          Dammi tempo, te lo dirò, te lo prometto, ma dammi tempo… - continuò tra le lacrime, piangendo

Draco annuì, anche se quel gesto gli richiese un notevole sforzo di volontà

-          Vuoi che ti accompagni al grifondoro? – chiese, lei scosse il capo

Percorse qualche passo finché non rimasero spalla contro spalla

-          Sono una stupida – mormorò stringendogli la mano sinistra, tesa e rigida

Un istante dopo lei era fuggita per il corridoio lasciandolo lì con quel misero foglietto in mano dove erano scritte poche parole frettolose, un po’ sbavate

Questa notte alle 3, aspettami in cucina

H.

Draco rilesse mille volte quelle parole, quel pomeriggio: mentre tornava a Serpeverde, aspettando la cena, dopo cena. Sembrava che il tempo da lì alle tre fosse diventato infinito e non passasse mai, le ore come ere geologiche che non avevano fine, i minuti interminabili.

-          Nervoso? – gli aveva chiesto amichevolmente Blaise dopo aver sentito andare in frantumi ben tre posacenere

Lui si era limitato a grugnire e anche il quarto era finito in mille pezzi sul pavimento.

Blaise lo sapeva che era successo qualcosa fin da quando l’aveva incrociato per i corridoi insieme ad Harry e, a giudicare dalle reazioni, doveva essere una cosa grave. L’unica volta che l’aveva visto così teso era stato quando suo padre era tornato a Hogwarts alla fine del secondo anno, dopo che Potter aveva già scoperto che il diario di Tom Riddle ce l’aveva messo il vecchio Lucius nel pentolone della Weasley.

Senza dire una parola, Zabini si sistemò nella poltrona vicino all’armadio e aspettò: prima o poi anche Draco avrebbe avuto bisogno di parlare e se non lo aiutava un po’, sarebbe stato capace di tenersi tutto dentro come faceva quando era un bambino. Brutte abitudini, certo, ma difficili da perdere e Malfoy era maledettamente troppo orgoglioso per andare a cercare qualcuno quando aveva bisogno.

-          La McGranitt mi ha detto una cosa sulla Granger – sputò infine sdraiandosi sfinito sul letto

Blaise annuì e con un colpo di bacchetta riportò alla forma originale tutti gli oggetti frantumati sul pavimento, la sedia scaraventata contro l’armadio, cancellò il segno dove il bracciolo aveva colpito l’anta e anche lo strappo sull’imbottitura. Diplomaticamente, non fece domande, se era ridotto in quello stato doveva essere qualcosa di veramente grave, ovviamente non c’era neppure da fare la classica domanda “ma te che c’entri con la Granger” perché lo sapeva che tra quei due c’era qualcosa, anche se nessuno si era premurato di informarlo… ma gli occhi degli Zabini vedono sempre più di quel che dovrebbero, per questo muoiono tutti giovani.

Trascorse qualche minuto mentre il silenzio regnava tra i due amici, era sempre difficile parlare della propria ragazza al proprio migliore amico, pensò in quel momento il biondo.

-          E’ una cosa abbastanza grave – aggiunse infine

-          Sei preoccupato? – chiese Blaise

-          Tu che dici? – gli domandò Malfoy, l’altro sorrise

-          Dì quello che vuoi, conosco già la risposta –l’altro annuì

-          Potresti diventare pericoloso con tutto quel che sai di me – aggiunse ironico e Zabini annuì – sono molto preoccupato – terminò infine ottenendo un altro assenso e un poco di gratitudine per essere stato sincero

-          Le hai parlato? – indagò il moro

-         

-          Che ti ha detto?

-          Che le serve del tempo

Una sottile imprecazione uscì dalle labbra serrate del Prefetto di Serpeverde mentre guardava con occhi indagatori al Caposcuola disteso sul letto.

-          Vorrei fare qualcosa – ammise lo Slytherin seduto sulla sedia scrutando la camera con gli occhi color zaffiro

-          Non te ne andare – fu la risposta appena sussurrata dal biondo mentre si voltava dall’altra parte

Blaise lo guardò un po’ stralunato, sorpreso da quelle parole, ma sorrise e annuì.

Per quella sera, non si mosso dalla stanza del Caposcuola.

 

*          *          *

 

La pendola della Sala Comune di serpeverde rintoccò le due e mezza di notte.

Draco si alzò e guardò la stanza buia. Era andato a dormire a mezzanotte, dopo aver cercato di ammazzare il tempo in tutti i modi, arrivando perfino a fare una partita a scacchi con Blaise, una cosa che accadeva di rado visto che Zabini era senz’altro il miglior baro di tutta la scuola…

Per due ore era rimasto a rigirarsi nel letto, prima di qua, poi di là e l’orologio segnava sempre la stessa ora.

Ormai conosceva tutti i riquadri dell’ombra della finestra che la luce esterna proiettava nella stanza, sapeva distinguere i filamenti della tenda che copriva appena i vetri e aveva udito ogni genere di conversazione giungere dalle stanze accanto.

Il soffitto e il pavimento non avevano più segreti e il posacenere che quel pomeriggio era andato in frantumi era ora pieno di mozziconi di sigaretta: doveva fare una statua da santo a Blaise

Alle due e mezza, comunque, la sua pazienza aveva raggiunto il limite. Spostando la coperta di piume, mise ai piedi le ciabatte, si allacciò la vestaglia e decise che, ormai, il tempo era giunto.

Era nervoso, eppure lei aveva voluto dirglielo.

Sapeva che era difficile, sapeva che lei aveva paura, sapeva che aveva bisogno di tempo, ma, lo sapeva, lo stava facendo per lui, per non farlo preoccupare, stupida, piccola mezzosangue…

 

*          *          *

 

La luce della cucina era accesa quando lui vi entrò.

Hermione era seduta ad un capo del tavolo, un orrendo pigiama verde a coccinelle indosso, la coperta col koala drappeggiata sulle spalle, i capelli raccolti, il viso pallido e stanco.

La mani erano appoggiate sulla tavola e stavano tormentando il manico della tazza che aveva di fronte dalla quale si diradavano le sottili volute di calore emanate dal liquido bollente che conteneva.

Draco percorse la stanza e vide sul fuoco un pentolino con il restante della dose di cioccolata, probabilmente ne aveva preparata per entrambi… era da tanto che non si incontravano più la notte a quel modo, un po’ gli mancava l’intimità di quei momenti, di quando non erano ancora fidanzati, di quando erano solo amici.

Chissà che momento sarebbe stato questo…

Prese il tegamino e la versò nell’unica tazza che trovò, maledetti orsetti

-          Credevo dovessimo vederci alle tre – disse trafficando con il cucchiaio intorno ai fuochi, lei annuì – e allora che ci fai qui?

-          Non riuscivo a dormire – ammise guardando nel vuoto

-          Da quanto stai qui da sola a prendere freddo? – le domandò apprensivo

-          Da mezzanotte – fu la candida risposta di lei, seria, lontana, distante

-          Potevi avvisarmi, sarei sceso prima – lei scosse la testa

-          Avevo bisogno di pensare – rispose

Draco non aggiunse altro e, con la coppetta in mano si diresse all’altro capo del tavolo, dove era sistemata un’altra sedia. Posò l’oggetto e si sistemò senza la voglia di cominciare a bere: iniziò a rimescolare il liquido scuro e aromatico.

Il silenzio era come una pietra che pesava ogni minuto di più

-          Forse mi lascerai, dopo che ti avrò detto tutto – ammise triste lei, mentre i suoi occhi erano lontani

-          È una cosa così grave? – domandò lui, lei annuì – cosa ti fa credere che ti mollerei? La tua esperienza?

-          No, ma non mi stupirei se lo facessi

-          Ok che sono un tipaccio, ma fino ad un certo punto… - protestò lui

-          Penso che non vorresti avere più niente a che fare con me… - continuò imperterrita

-          D’accordo, allora spara – rispose freddo, portandosi il bordo alle labbra per soffiarci sopra

Gli occhi di Hermione tornarono alla realtà velocemente, mentre le iridi riacquistavano il loro colorito dorato e si soffermavano su quelle di lui, guardando, scrutando, analizzando.

-          Draco… io… credo di essere incinta – disse appena tenendo sempre gli occhi fissi in quelli di lui

 

La tazza che lui teneva in mano cadde, andando a collidere con il pavimento e riversando il suo contenuto sulle piastrelle mentre il manico si scheggiava e il bordo si sbeccava.

Gli occhi grigi si dilatano quando la notizia raggiunse le sue orecchie e gli parve che il mondo cominciasse a turbinargli intorno, non si accorse di aver lasciato la presa sulla tazza che si era infranta.

Lei lo fissò a lungo, lo sguardo carico di aspettativa, domandandosi cosa avrebbe fatto ora che l’aveva saputo, ma tutto quel che lui riuscì a dire fu una sequenza indistinta di “quando” e “come”.

Lei abbassò gli occhi, con fare quasi colpevole, rialzandoli poco dopo e continuando a guardarlo.

 

*          *          *

-          Oh mio Dio, - però, fu tutto quello che riuscì a esprimere della moltitudine di idee che gli frullavano nella testa

No, non poteva essere, no!

Come era possibile?

Era stato a letto con lei una volta sola, mentre aveva avuto ragazze per un sacco di tempo, eppure nessuna gli aveva mai detto una cosa del genere, neppure per scherzo!

Lei… era…

Loro… erano…

Cazzo, da quando non riusciva più a mettere insieme una frase di senso compiuto?

-          Da… quando? – domandò piano senza neppure essersi accorto di aver lasciato precipitare la stoviglia

-          A metà del mese scorso dovevo avere il ciclo – cominciò piano lei, con fare quasi colpevole – ma… non l’ho più avuto…

-          Allora oggi eri in bagno a star male – chiese ancora lui

-          Sì, è da una settimana che mi perseguita la nausea, non so più che fare per farla passare…

Gli dispiaceva, diavolo se gli dispiaceva!

Ma forse “spiaceva” era un termine inadatto.

Lei stava da cani ed era tutta colpa sua, sua e della sua maledetta e incontrollabile libidine… se solo quella notte si fosse trattenuto… se solo si fossero semplicemente coccolati…

Erano troppo giovani per avere un figlio, un figlio che non era in programma, capitato per caso…

Studiavano ancora, era presto per diventare genitori, erano ancora mezzi bambini a loro volta! era troppo presto per prendere una decisione sul loro futuro.

Non se la sentiva.

Eppure, se da una parte percepiva di essere inadatto al ruolo di genitore che si era costruito da solo, o meglio, che si erano costruiti da soli, dall’altra amava quella piccola vita che cresceva in quella donna, o meglio, in quella ragazza diventata donna troppo in fretta.

Che cosa avevano combinato?

Che aveva fatto la loro disattenzione, il loro prendere le cose alla leggera…?

Continuava a pensare che fosse troppo presto, avevano bruciato delle tappe e c’erano dei punti che andavano chiariti, in alcuni casi ancora vissuti, ma erano lì e tra pochi mesi sarebbero diventati genitori: tutti e due.

Già perché poteva disconoscere quel figlio o quella figlia, volendo, ma nel suo cuore avrebbe sempre saputo di averlo abbandonato, di aver abbandonato lui e sua madre, la persona speciale che era, la vita che avevano creato insieme… e si sarebbe flagellato l’animo per anni, per sempre, al ricordo di lei, di quella notte in cui gli aveva detto che era incinta.

Che doveva fare?

Non aveva mai chiesto aiuto a nessuno e non l’avrebbe fatto neppure questa volta.

Non era di consigli che aveva bisogno, voleva solo una persona che gli dicesse che andare avanti era giusto, che rimanere con lei era la cosa migliore da fare, che far nascere quel bimbo era la scelta migliore anche se erano giovani e inesperti, anche se non era stato previsto, anche se avevano sbagliato ad essere così incauti.

Solo sostegno nella sua perseguitante follia.

Solo di questo aveva bisogno e, per una volta, lei non poteva aiutarlo.

Per mesi gli era stata accanto in silenzio, aiutandolo più di quanto credesse anche solo con la sua presenza.

Stare assieme alla Granger lo spronava ad andare avanti e a non crogiolarsi nei ricordi, nell’odio verso suo padre e verso la Causa, lei gli dava la vita e la forza di andare avanti.

E adesso lei non c’era.

Anzi, era lei quella che aveva bisogno di qualcuno accanto e lui, stupido, non poteva fare niente.

Perché non riusciva ad aprire quella dannata bocca e a far entrare aria nei polmoni, perché questi suoi pensieri non potevano essere detti liberamente, perché lei non poteva starli a sentire?

Sarebbe stato bello, ma era un’utopia.

Perché se si guardava la realtà dal punto di vista logico e razionale, loro, in quel momento, se avessero deciso di tenere il bimbo, avrebbero dovuto rinunciare ad una vita completamente libera.

Sarebbero stati legati in eterno, tutti e tre… bastava ricordare cosa era successo a Merope Gaunt, a suo figlio Tom e a sua figlia Lachesi. L’ultima neppure sapeva che era una maga, eppure i suoi figli erano ancora qui, con quella maledizione che anche lei aveva portato, quella maledizione che le aveva dato sua madre.

Avrebbero dovuto mettere la famiglia al primo posto perché i bambini non sono giocattoli, se ne sarebbero dovuti occupare, avrebbero dovuto fare i conti con quella creatura che non aveva chiesto di nascere, ma che era lì con loro e cresceva.

Anche se lui l’avesse disconosciuta, loro tre sarebbero stati legati. Sempre e per sempre.

E un minuto nella giornata sarebbe sempre stato per lei e per quella vita.

Perché la Granger non avrebbe mai abbandonato una vita.

Perché avrebbe sempre cercato di dargli la fortuna e la sfortuna di nascere.

Ma non era questo che lui voleva: abbandonarli.

Voleva andare avanti e quella determinazione era da lui, anche se non propriamente nel campo misantropico in cui la stava applicando.

Voleva rimanerle accanto perché sentiva che Hermione Granger era la persona giusta, la “persona solo per lui”. Lei non era stata di nessun altro, non l’aveva mai tradito, anche quando era stato il momento di cullare il suo seme.

Era lì, chissà che stava pensando…

Avrebbe voluto saperlo, ma prima doveva finire di riflettere perché, se avesse avuto le idee limpide, allora avrebbe potuto convincere anche lei.

Lei che era una mente brillante e aveva un grande futuro, se avesse deciso di tenere il bambino sarebbe stata relegata a fare la mamma, a dimenticare la carriera e il lavoro, la specializzazione, la realizzazione personale, abbassandola semplicemente a quella che poteva darle una famiglia e, anche se non era poco, non sarebbe stata paragonabile al suo grande sogno.

Eppoi, lei avrebbe davvero voluto una famiglia del genere?

Un marito come lui, un figlio nato da loro?

Chissà… forse l’avrebbe fatto per il bambino, sacrificandosi, anche se lui pregava che non fosse un sacrificio quello che un giorno avrebbe dovuto unirli in matrimonio.

Sì, lo ammetteva, chiaro e tondo, l’avrebbe sposata.

MA non solo per riparare al danno fatto, MA anche perché l’amava.

Sì, l’amava e, anche se non lo diceva, se non lo urlava, se non lo scriveva a fuoco sui muri, tra le onde, sulla sabbia, era così.

E lei era l’unica persona in tutta la sua vita a cui avesse pensato davvero come moglie.

Era un cattivo pensiero?

Stava solo cercando una scusa per svicolare dal problema fondamentale e mettersi la coscienza a posto?

No, i Malfoy hanno una coscienza strana, se ce l’anno, e quell’esserino fastidioso che lo pungolava di tanto in tanto in quel momento non si era fatto vedere. Non era per pulirsi l’anima che stava pensando questo.

La sua anima era nera quanto il suo sangue, come il Marchio Nero che gli bruciava il braccio quando leggeva di un nuovo attacco di mangiamorte, non si sarebbe potuto pulirla, non sarebbe tornata bianca.

Ma poteva tentare di non farla diventare più nera.

E chissà che suo figlio avesse un’anima candida come quella di sua madre.

La Regina dei Gryffindor.

Mai nome le fu più consono, persino adesso, in quella situazione terribilmente difficile, drammatica, dolorosa, straziante e struggente.

Aveva pianto?

Oh, sì, certo che sì… come dire di no?

I suoi occhi ne erano la chiara conferma, la pelle arida anche…

Eppure non era come quando l’aveva incontrata quel pomeriggio nel bagno di Mirtilla, a metà autunno, quando aveva scoperto Weasley e la Brown insieme, sembrava strana, nuova, fiera e determinata, anche se sapeva che aveva quel dubbio, quell’indecisione che la rodeva, che la consumava e consumava le sue poche energie.

Povera mezzosangue.

Era stata colpa di entrambi, ma almeno lui che aveva più esperienza avrebbe dovuto fare più attenzione.

… a pensarci bene, quella era la prima volta che si incolpava di qualcosa.

Non l’aveva mai fatto.

Tranne che con lei, tranne che per lei.

Per quella che un tempo non era che la Mezzosangue Zannuta, adesso aveva dato via le sue idee nelle quali aveva creduto diciassette anni: l’aveva consolata, l’aveva cercata, le aveva raccontato le sue paure e si era fatto consolare da LEI. L’aveva voluta, amata, desiderata, conquistata, posseduta. E se ne vedevano le conseguenze.

L’aveva cercata quando era fuggita, aveva sfidato il tempo e l’indecisione, la PAURA.

Ne era uscito vincitore e il nuovo Draco Malfoy era una persona diversa.

Lei l’aveva cambiato tanto, fin nel profondo.

L’aveva aiutato e sostenuto.

Era giunto il momento di aiutare lei.

Perché lei non avrebbe mai lasciato morire un bambino.

E lui neppure, ormai.

Perché a lei, ormai, bastava solo quella persona che cercava anche lui, che la appoggiasse in quella scelta folle che tutti avrebbero giudicato sbagliata.

Sarebbe stato lui quella persona per lei?

Sì.

Questo era il suo modo per prendersi le sue responsabilità.

E forse, se lei avesse voluto, un giorno si sarebbero sposati.

Se lei avesse voluto, sarebbero stati una vera famiglia.

Toccava a lei parlare.

I bianchi muovono sempre per primi negli scacchi. Era così anche nella vita.

E che così fosse.

Al diavolo tutto, al diavolo il mondo e quanto c’era dentro, non avrebbe permesso che lei rimanesse sola e che fosse costretta a prendere quella decisione da sola.

Pregava che le loro idee fossero uguali.

Sapeva che era così, la conosceva.

Ma era testarda e aveva paura.

Era la prima volta che la vedeva quando aveva davvero paura.

Per una volta, lui l’avrebbe aiutata.       

                                                        

*          *          *

 

-          Non credevo che una cosa del genere sarebbe potuta accadere a me… - disse lei piano

Che cosa c’era nella voce?

Tristezza? Odio? Rammarico? Rimpianto?

Lui vedeva solo lacrime.

I figli sono una cosa impegnativa, esseri viventi, creature in carne ed ossa, cuore, cervello, muscoli… la sua vita e quella della sua mezzosangue avevano contribuito a generarne una terza.

Che ne sarebbe stato di questa nuova creatura?

Che ne sarebbe stato di quel bambino?

Del loro bambino…

-          Hai detto a qualcun altro della cosa? – chiese lui, preoccupato che la futura mamma dicesse di non essere pronta, lei però negò

-          Lo sa solo la prof – ammise – anche se sapevo che sarebbe stato difficile, volevo che tu fossi il primo a saperlo

-          La McGranitt lo sapeva? – domandò lui

-          Sì – adesso capiva molte più cose di quel colloquio

Silenzio, altro silenzio.

-          Draco – sussurrò lei – io VOGLIO tenere il bambino, quindi… è il caso che ci lasciamo…

Lo sguardo stranito di lui le vagò prima sulle mani e poi si posò sui suoi occhi, che aveva detto? Lasciarsi? Adesso?

Dannazione, era proprio da lei dire una cretinata del genere… ma d’altronde, un po’ se l’aspettava. Lei credeva le cose sbagliate su di lui.

Lei pensava che lui volesse qualcosa che in realtà aveva già avuto e della quale non gliene importava nulla: la libertà di fare quel che ci piace. Ma a fare quella cosa che lei credeva volesse, non si era mai divertito tanto come quando questa sua libertà era stata frenata proprio da lei.

-          Che vorresti dire? – domandò circospetto

-          Che non penso tu voglia legarti a qualcuno, che sia io o il bambino non importa, così giovane… insomma, abbiamo a malapena diciotto anni… non posso pretendere che tu ti occupi per tutta la vita di due persone come noi

-          Perché, “due persone come voi” che cosa hanno? Non è forse figlio mio? – l’opera di persuasione era incominciata. Lei era testarda e lui lo sapeva. Come poteva convincerla che le sue parole corrispondevano a verità?

-          Tu vuoi divertirti, fare la bella vita, non il genitore con il bebè in braccio…

-          E tu sì, forse? – domandò lui ottenendo uno sguardo di fuoco in risposta

-          Che vorresti dire, che dovrei abortire? Sappi che non lo farò!

-          Stupida, non ho detto questo, ho solo detto che sono giovane io e, è vero, mi piace la vita, ma credo che anche tu sia giovane, voglia una carriera per te…

-          Non più – qualcosa l’aveva cambiata, eppure non riusciva a dispiacersene perché la sua anima era ancora quella di Hermione Granger. Ringraziò che fosse così, ringraziò che non fosse cambiata, ringraziò di non volerla abbandonare proprio ora. Draco Malfoy, con lei, era una persona diversa.

-          Credo di averla già vissuta a sufficienza la bella vita – le sorrise – forse è il caso che per i prossimi anni mi dedichi alla vita responsabile.

-          Non dirlo così sorridente – lo riprese lei – non è questione di un paio di anni, è adesso e per sempre, oppure addio

-          Adesso e per sempre – rispose calmo e serio lui

-          Non essere avventato, devi rifletterci con più calma, devi valutare bene – continuò lei, come se non riuscisse ad accettare che lui la aiutasse

-          Non dirmi quello che devo fare! Lo so da solo! O almeno, so quello che NON devo fare e so che NON devo abbandonare questo bambino!

-          Se è pietà e consolazione quella che mi stai dando, se stai dicendo che lo fai solo perché è figlio tuo, beh, scordatelo, vattene per la tua strada e ci salutiamo qui

Draco sbuffò, esasperato, proprio non capiva?

-          Ma in che lingua devo dirtelo? Non ho intenzione di lasciarti, non l’avrei fatto neppure se mi avessi detto di avere una malattia mortale e contagiosa! Neppure se non fosse successo niente! E soprattutto, NON ho intenzione di lasciare NOSTRO figlio!

-          Non posso crederti – ammise tristemente lei

-          Perché?

-          Ci hai pensato troppo poco, devi riflettere di più e, sono sicura, tu non vorresti questo

Ma come glielo doveva dire?

-          Senti, se lo vuoi tu, perché non dovrei volerlo anche io?

-          Non posso crederci – piagnucolò lei

-          Ma santo Cielo, dimmi perché?!

-          Perché sarebbe troppo bello! – gridò. Che? Ma che motivazione era? – la famiglia felice, tu che sei davvero contento, tutte queste cose sono mere fantasie

-          Non nego che, forse avrei aspettato qualche anno prima di mettere su famiglia – annuì serissimo Draco – ma non posso dire che mi dispiace… certo, questo complicherà un po’ le cose, visto che stiamo ancora studiando e che, quando avremo gli esami, tu sarai avanti con la gravidanza, ma non ti dirò mai di ABORTIRE! Non ti dirò mai che non me ne frega niente! Non posso fregarmene della persona più importante della mia vita, del bambino che, troppo presto ok, però, abbiamo contribuito a formare… NON PUOI CHIEDERMELO!

-          Una volta mi dicesti che non saresti mai stato un buon genitore – infierì Hermione – perché allora adesso sei così testardo? – era il momento decisivo, se fosse caduto adesso, su quella domanda, lei avrebbe perso tutta la fiducia. Se fosse stato un altro, avrebbe pianto. Lui no, in quel momento era la persona più determinata del mondo ad andare avanti, a costo di farsi del male.

-          Perché ho sempre paura di commettere lo sbaglio di mio padre, non vorrei mai avere un figlio che crescesse come è accaduto a me…

-          E adesso non hai più paura? – domandò a tradimento lei, lui a guardò negli occhi, fissamente, per lunghissimi attimi

-          Avrò paura per tutta la vita, ma se ci sarai tu, se ricorderò come questo bambino è stato concepito… forse questo mi aiuterà. Tu per esempio, hai la certezza che sarai una buona madre? – lei scosse il capo – vorresti che nostro figlio crescesse in una famiglia che si sgretola, senza amore, senza affetto… come la tua?

-          No, mai!

-          E allora tentiamo, almeno! – esplose lui – se non ci proviamo, non potremo mai dire di aver almeno cercato, tentato, provato… fino alla fine… è figlio tuo, è figlio mio… provaci, proviamoci, INSIEME.

Lei annuì, fermano le lacrime che avevano cominciato a scenderle sulle guance

-          Draco, ho paura… - mormorò appena – ho paura…

Lui si alzò e le andò incontro, abbracciandola.

-          Ho paura di svegliarmi e scoprire che è tutto un incubo. Ho paura che un giorno tu mi abbandonerai quando sarò grassa e insopportabile come Walburga Black, ho paura che ti troverai una ragazza più giovane, più carina…

-          Sfortunatamente irrimediabilmente stupida – disse lui

-          No! Il mondo è pieno di ragazze belle e intelligenti – perché accidenti lei non poteva avere lo stereotipo di tutti che dicevano che una bella donna era un’oca?

-          Però non ti assomigliano…

-          Non importa… l’amore passa, che ne sarà di noi? Saremo giovani e avremo già un figlio, se non avremo più voglia di stare insieme?

-          Potremo dire di aver cominciato presto, non credo sia un peccato mortale…

-          Eppoi, cosa faremo? La tua famiglia, che ne dirà?

-          La mia famiglia non c’entra, io e te, se vogliamo, possiamo essere una nuova famiglia, la mia è morta quando mi hanno marchiato…

-          E tua madre? Lei ti ha salvato…

-          Mia madre capirà, è donna e madre, si è esposta per me, ti comprenderà più di quanto credi… eppoi, siamo franchi, perché dovrei essere proprio io a lasciarti? Sarebbe più probabile che mi lasciassi tu…!

-          Perché? – domandò quasi sorridendo da quel tono ironico e un po’ scherzoso e anche dal fatto che lui le stava facendo il solletico.

-          Perché, mia cara, sei tu che avevi i gusti dell’orrido e stavi dietro perfino a Lenticchia; passerà un uomo, bello o brutto che sia, ed ecco che la signorina Granger lascia tutto e se la squaglia, salvo poi andare a piangere in qualche bagno pubblico, chiaro – aggiunse rinvangando quel ricordo

-          Tu credi che la nostra famiglia sarebbe così precaria? – lui annuì e lei sorrise, asciugandosi gli occhi

-          La vita non è facile per nessuno, forse dovremo fare dei sacrifici, ma almeno, se riusciamo a superare queste assurde prove, staremo insieme, saremo insieme.

-          Vorrei credere che possa essere vero

-          Sei tu quella che crede nei miracoli – sottolineò serio lui, prendendola per le spalle – ma per questa volta, ci crederò insieme a te…

-          Non sono tanto sicura di poter credere a questo miracolo – ammise lei

-          Beh, io invece lo sono e non ti permetterò di rovinare il tuo futuro, il mio futuro e questo futuro – e le puntò l’indice sull’ombelico – solo perché tutto d’un colpo non credi più alle storie d’amore…

Lei sorrise

-          Sarà difficile… - fece notare lei

-          Anche vivere da solo, senza te

-          Ci diranno di cambiare idea – aggiunse lei

-          Sei testarda come un mulo e io pure, pensi che, se ci crediamo davvero, ci riuscirebbero?

Lei ci pensò, poi il viso le si illuminò di un sorriso mentre lo guardava teneramente

-          No, non credo – ammise

-          Allora è deciso, adesso possiamo cominciare a scegliere il nome… - disse cambiando discorso

-          Eh? Così presto? – protestò

-          Guarda che ormai non manca molto… solo otto mesi, più o meno…

-          Ammettilo – lo canzonò lei – non aspettavi altro che una scusa per poter imporre a un bambino un nome che ti piace…!

-          Ahimè, mi hai scoperto – rispose lui a testa bassa, ma, in un gesto fulmineo, le passò una mano sotto le gambe e la prese in braccio, mentre lei, spaventata, rideva e gridava, aggrappandosi al collo e ai capelli: come mai adesso nong li sembrava più così strano prenderla in braccio? Come mai non gli pesava più come le prime volte?

-          Fammi, scendere, ti prego! – disse tirandogli qualche ciocca

-          Ti riporto in camera tua – fu la lapidaria risposta del biondo

-          No! – strillò lei – non te ne andare! Non voglio… - sembrava una bambina triste che fa i capricci perché i genitori devono uscire.

-          Rimarrò con te

 

Quante volte lui aveva visto sua madre e suo padre allontanarsi dal castello?

Non aveva mai pianto, ci era abituato e, in ogni modo, la mancanza di affetto gli impediva di provare e di esternare certi sentimenti.

Se fosse diventato padre, sperava di non commettere lo stesso sbaglio.

…ma con la mezzosangue al fianco, rifletté, era poco probabile che potesse finire su una così brutta strada perché lei tirava fuori il meglio di lui, proprio come aveva detto Blaise tanti mesi fa.

 

-          Questa notizia è stata una manna del Cielo – disse lui mentre la teneva ancora in braccio

-          Perché? – chiese curiosa

-          Ho avuto la scusa per disfarmi di quella tazza oscena – e indicò col mento la pozza di cioccolato sul pavimento dove, al centro, giaceva anche l’oggetto di ceramica

-          Reparus scandì la Caposcuola all’indirizzo della stoviglia che tornò al suo posto, linda e integra – Gratta e netta – aggiunse poi mentre comparivano scopino e straccio e si davano da fare a pulire

-          So quanto ci sei affezionato – ammise lei con superiorità mentre lui lanciava occhiatacce all’orsetto

-          Se saremo una famiglia – precisò lui – proibirò le tazze con gli orsetti

-          Ma anche quelle con le paperelle sono carine – lo punzecchiò lei, mentre lui la inceneriva con lo sguardo, peccato che la reazione fu una risata leggera come ormai non le succedeva da settimane. Da quando Draco Malfoy era diventato una persona divertente? Aveva qualche dubbio a ricordare questo suo lato umoristico nei sei anni passati…

 

L’avevano risolta troppo facilmente? Forse…

Forse lui non era serio, forse non ci aveva davvero pensato a sufficienza, forse avrebbe cambiato idea.

Per il momento, però, poteva ancora crogiolarsi nel pensiero che, in quell’attimo, tra le sue braccia, lui, lei e il loro bambino erano davvero una famiglia.

Una famiglia molto fortunata, forse.

E pregò che quella fortuna non li abbandonasse perché ne sarebbe morta, se lui avesse davvero deciso di abbandonarla.

Era stata tentata di non dirglielo e, anzi, aveva già preso la decisione quel pomeriggio in bagno, ma quando Draco ed Harry erano venuti a cercarla e quando lei aveva letto nei loro occhi, non ce l’aveva fatta.

E in fretta gli aveva avventatamente lasciato quel biglietto quando, forse, era lei la prima a doverci pensare più a lungo.

Una vita, una nuova vita, non è una cosa che va presa alla leggera.

Forse loro un po’ l’avevano fatto, ma pregava che Qualcuno li assistesse dal Cielo, di una mano ne avevano bisogno…

Ma se erano insieme, forse, ce l’avrebbero fatta.

 

*          *          *

Erano in camera e stavano parlando.

C’erano così tante cose da dirsi, a questo punto…

-          Non avremo preso la cosa alla leggera? – domandò titubante

-          Può darsi – ammise lui – ma se ci mettiamo a pensarci, che cosa faremo? – lui, in verità, credeva di averci pensato a sufficienza.

-          Ci costringerà a finire la scuola tra mal di testa e il pancione – fece notare lei accarezzandosi il ventre – io non cambierò idea – precisò – ma forse dovremmo pensarci ancora un po’.

-          Permettimi almeno di stare con te, da come ne parlavi in cucina sembrava che volessi liberarti di me a tutti i costi

-          Mi sembra tutto così strano – confidò – con tutte le ragazze che ti hanno scaldato il letto… e noi eravamo pure su un pavimento!

-          Già questo ti rende diversa – le disse sorridendole lui

-          Come se tu non fossi mai stato con una donna su un pavimento – lo riprese lei

-          Non indagare, ci staresti solo male…

-          Lo so… ma io continuo a credere che il tuo destino sia lontano da me e dal bimbo, a goderti ville lussuose, abiti costosi e belle donne in bikini

-          Se prometti di metterti un bikini, ne faccio a meno – scherzò lui, peccato che l’occhiataccia che ricevette non facesse ridere altrettanto

-          Prendi la cosa più sul serio, non è un gioco…

-          Nessuno meglio di me sa quanto sia doloroso giocare alla famiglia felice, se mi metto a pensarci sarò eternamente indeciso su come comportarmi e non voglio. Abbiamo fatto un errore, è vero, e questo bambino è arrivato presto

-          Troppo – sottolineò

-          Sì, troppo. Avremmo dovuto fare più attenzione, siamo stati avventati

-          Ci siamo lasciati trasportare – ammise confusa lei

-          Ne paghiamo le conseguenze, più di quanto dovremmo, in verità – aggiunse – ma… non è detto che sia un male. Alla fine noi due siamo troppo infantili, non diamo peso a certe cose. È ora che cresciamo anche noi o nostro figlio avrà due genitori bambini.

-          Più ci penso e più non mi sembra vero o possibile.

Erano stati avventati.

E quando lei aveva cominciato a stare male, l’idea a lungo repressa era saltata fuori prepotente.

Aveva aspettato credendo di aver semplicemente mangiato qualcosa che le aveva fatto male, ma a mettere tutto insieme si era accorta di avere un appetito quasi raddoppiato, era stanca e soffriva di sonnolenza e per di più quella maledetta nausea…

Era stato shockante pensare seriamente di essere incinta.

Andiamo, incinta a diciotto anni dopo aver passato una e una sola notte d’amore, la sua prima volta… non è che si fosse lanciata in attività lascive di vario genere… una notte sola, con Malfoy.

Era quello a colpirla più di tutto perché avrebbe giurato che lui volesse disfarsi del bambino, lasciandoli, oppure chiedendole di abortire.

Ed era rimasta sorpresa perché lui non l’aveva fatto.

Doveva essergli pesata davvero la sua infanzia triste e sola a Malfoy Manor… Monica le aveva detto che Draco trascorreva con loro l’estate e le vacanze dopo Natale, ma gli altri mesi?

Non c’era da stupirsi che fosse cresciuto così acido e introverso.

 

Anche la sua famiglia non era stata un granché, i suoi genitori avevano smesso di amarsi pochi anni dopo che lei era nata e da allora avevano vissuto come semplici conviventi per undici anni, finchè lei non era entrata a Hogwarts.

Non c’era stato un ambiente familiare amorevole a circondarla, sua madre e suo padre avevano sempre avuto troppo da fare col lavoro e con la loro vita.

Forse questa era l’occasione per dimostrare che potevano essere dei genitori migliori, ma era troppo presto, l’avevano presa troppo alla leggera e…

Guardò Draco, addormentato sul suo cuscino, gli occhi chiusi, il respiro regolare e… pregò che il bimbo gli somigliasse: come sarebbe stato vivere davvero come una famiglia?

Svegliarsi al mattino al suo fianco, far l’amore con lui quando più le pareva, quando più gli pareva… vivere insieme e condividere quei piccoli gesti che fanno di un posto casa tua. Dividere il letto, l’armadio, il pranzo e la cena…

Era un bel pensiero, il pensiero della famiglia felice che aveva sognato da bambina, che forse anche lui aveva sperato di avere, molto tempo prima.

E adesso?

Era ancora una bambina e stava per diventare madre a sua volta.

Non si sentiva pronta, ma non avrebbe dato via quella piccola vita per niente al mondo, avrebbero potuto pagarla o minacciarla, ma ormai quel bambino valeva davvero qualcosa di profondo e importante, oltre ad una vita che lei portava, ad una vita creata dall’amore, quando troppe nascevano dall’odio: quel bambino era il loro sofferto e tormentato amore, fatto anche di battutacce, di parole sgarbate, di insulti, di incomprensioni, ma anche di momenti dolci, di sorrisi, di scherzi, di sorprese, di sentimenti profondi, di follie e di misteri.

Giocare alla famiglia felice… aveva detto Draco. No, loro, se l’avessero davvero fatto, sarebbero stati davvero una famiglia felice.

Perché lei ci avrebbe provato a rendere quella famiglia FELICE: per lui, per il bimbo, per lei stessa. Perché sapeva che, a suo modo, anche Malferret si sarebbe applicato allo stesso modo, forse per motivi molto simili.

Buffo immaginarlo a preparare il biberon e a cullare un figlio suo… già… un figlio loro a soli diciotto anni…

Troppo presto…

 

Però lui l’aveva capita e questa era una cosa importante.

Almeno su questo poteva dormire sonni tranquilli perché, poteva metterci la mano sul fuoco, si sarebbero sempre compresi a vicenda, anche se, forse, non sempre approvati.

Amava Draco Malfoy.

Una volta aveva detto che, forse, non era proprio una fortuna.

Doveva ricredersi perché nessuno sarebbe stato così permissivo, così desideroso di fare il suo dovere… chi l’avrebbe mai detto del biondastro, che di dovere non faceva neppure il suo…

Le avrebbero detto di tornare alla sua scuola e ai suoi studi, diplomarsi, entrare al San Mungo o trovarsi un lavoro… non le avrebbero lasciato il bimbo. Lui sì.

Lui lo voleva quanto lei. E lei non ci aveva creduto, ma quella era proprio la verità, per il momento.

Lei sentiva quanto lui desiderava quella piccola creatura che doveva essere grande sì e no come una noce.

Perché proprio lui?

Diceva che era una sfortuna, ma era stata la fortuna più fortunata del mondo.

 

… e quella sera, ringraziò il Cielo per tutta la buona sorte che le era toccata, a cominciare dall’incontrare una persona come Draco che, dopo sei anni terribili, si era rivelata la cosa più bella che potesse capitarle. E pregò che per lui potesse essere la stessa cosa.

… madre a diciotto anni… forse ce l’avrebbero fatta. Insieme.

 

*          *          *

 

Quando ti nascondi

e il tuo orgoglio ti sconvolge.

Quando non vorresti

anche se l'hai scritto in faccia.

Sappi che l'amore

cambia l'espressione agli occhi e all'anima.

Che cosa c'è? Sei diversa con noi.

Da quando c'è hai paura perché

tu l'ami e sai, forse ne soffrirai.

 

Quando ti trovi a sognare

e sembri assente per ore,

poi cambi umore ogni momento

tu stai pensando a come scappare.

 

Certo sei curiosa,

tu nascondi il sole in cielo.

Noi ti conosciamo,

non ti arrabbieresti tanto senza un buon motivo,

se non fossi tanto presa come sei.

 

Anche se non vuoi.

Anche se non vuoi.

 

Ed anche se non l'ammetterai mai

quando c'è lui non rispondi di te,

ti vada o no, lui se ne accorgerà.

Lo sai che c'è? C'è che l'ami e lui lo sa.

 

Paola e Chiara, “Ti vada o no”,

 titoli di coda del film “Hercules” della Disney

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ebbene sì, alla fine è successo… lo so che non avrei dovuto mettere una cosa così scontata, ma dovete sapere che nel plot originale che mi ero preparata, questo pezzo era molto più complicato e quando ho dovuto fare qualche taglio per esigenze di copione non me la sono sentita di eliminarlo del tutto perché, lo so che non dovrei dirlo, ma non resisto, sto progettando un seguito. Ok, probabilmente appena alzerò gli occhi dallo schermo mi accorgerò di una stravagante folla riunita di fronte a me nell’intento di linciarmi e, credetemi, vi capisco… se fossi dall’altra parte (ed è la prima volta che mi trovo da questa) avrei preso una mannaia e sarei andata ad uccidere l’autrice, ma sono di qua e ne subisco le conseguenze e finalmente capisco come mai gli autori scrivano sempre seguiti delle loro storie.

 

Piccola riflessione: questo è un pensiero che io e una delle mie amiche abbiamo formulato qualche tempo fa e mi ci ritrovo pienamente, perché nelle storie se un ragazzo e una ragazza passano la notte insieme questa rimane sicuramente incinta?

È un bel problema e do ragione a tutti quelli che pensano questo, io sono la prima a dire che ci sono delle regole invalicabili della natura, ma, tant’è, nella mia fic è andata praticamente così, quindi forse dovrei solo imparare a tenere la bocca chiusa, ma, ve lo assicuro, mentre rileggevo questo capitolo ci avrò pensato un miliardo di volte, quindi critico tanto, ma poi alla fine la cosa mi piace, nonostante sia un po’ artefatta, ammettiamolo.

Va bene, dopo questo schizzo di follia, passo ai ringraziamenti e scusatemi ancora per questa riflessione quasi chilometrica su una cosa inutile, ciao a tutti!

Un bacio!

Nyssa

 

PS: complimenti a tutti quelli che avevano capito che Herm era “leggermente” incinta, effettivamente avevo lasciato un paio di indizi, sono felice che si sia capito, anche se la mia intenzione era di rivelare la cosa solo in questo 28° capitolo… *//*

 

Crazy_Fra: come hai visto, si è più o meno sistemato tutto (perché un bambino è una cosa un po’ difficile da sistemare…). Herm bene o male sta abbastanza a posto e Draco ha ripreso a farsi le sue solite turpe mentali come gli si compete.

Spero che questo nuovo capitolo ti piaccia, ciao e al prossimo post! Un bacio, Nyssa

 

Shavanna: ti capisco, più o meno mi strozzerei da sola… ma non potevo mettere tutto assieme, sarebbe diventato un cappy chilometrico e non si sarebbe capito nulla…

Come avevi predetto, Herm è davvero incinta, effettivamente, anche se l’ho detto con altri termini, negli ultimi tempi mangia come un bue e ha tutti i sintomi necessari, quindi, complimenti per l’intuizione, io in queste cose sono completamente scarsa, invece… :P

Ahaha, effettivamente Chachazero ha questo effetto, a volte, anche se la mia versione è decisamente meno sanguinaria di quella che il sensei-Akamatsu ha creato nel suo manga, lì ha persino rischiato di tagliare la gola ad uno dei nemici…

Cmq, spero che anche il mio nuovo aggiornamento ti piaccia e mi auguro che mi lascerai un commento ^^

Ciao e un bacione! Nyssa

 

jennybrava: sì, è vero, lo sono stata, ma non perché la mia vena cattiva abbia preso il sopravvento, solo per esigenze di copione, non potevo riassumete tutto quello che dicevano-pensavano-facevano Harry, Draco ed Herm, quindi ho spezzettato in tre capitoli… chiedo comunque scusa, mi rendo conto che non è stata una scelta molto felice visto che quando ho riletto il tutto mi sarei auto-trucidata.

Tranquilla, Herm non si è fatta nulla, beh, più o meno, diciamo che comunque, come si è potuto leggere, non è una malattia mortale e questo è già un di più.

Di Draco ed Harry insieme era da una vita che non scrivevo più e così ho deciso di inserire un breve intermezzo, sono felice che ti sia piaciuto, dopotutto, amici/nemici, giusto?

Evangeline, invece, quando si tratta di essere cattiva è imbattibile e così anche nelle verifiche.

Spero che il nuovo capito ti piaccia nonostante sia un po’ scontato… ciao! Un bacione, Nyssa

 

marygenoana: mi fa molto piacere sapere che la fic ti piace e sono contenta che tu abbia continuato a seguirla, anche senza commentare, a volte anche io non ho tempo o mi dimentico o non so cosa dire…

spero che ti piaccia anche come si sviluppa in questo cappy, nel frattempo ti mando un bacio! Ciao, Nyssa

 

luana1985: beh, forse Draco non sa esattamente cosa fare, però arriva comunque da qualche parte, dopotutto è una persona intelligente! E come al solito prende la decisione che io ritengo più corretta, anche se azzardata, non lo nego.

Beh, da quel che ho detto hai capito che non riuscirete a sbarazzarvi di me perché il seguito della storia è già in fase di elaborazione, anche se credo che ci metterò un po’ prima di pubblicarlo, ciao e spero che ti piaccia il nuovo aggiornamento! Un bacione, Nyssa

 

potterina_88_:  beh, più in fretta di così… il giorno dopo Natale sono già qui a pubblicare, quindi mi pare di essere stata abbastanza veloce, anche perché so come ci si sente ad aspettare capitoli che non arrivano mai (una delle mie autrici preferite aggiornava una volta ogni tre o quattro mesi, quindi ti capisco).

Beh, ciò che l’ha colpita direi che è qualcosa di mooooolto grave, anche se forse grave in un senso particolare del termine visto che non ha malattie terribili o non rischia la morte.

Sì, anche io credo che Draco e Harry alla fine siano abbastanza amici, fosse solo per il bene di Herm, ma alla fine fanno proprio una bella combriccola.

Bene, spero che l’evolversi della vicenda ti piaccia lo stesso e anche questo nuovo capitolo… a presto e un bacione! Nyssa

 

Lord Martiya: in realtà non sapevo che farla apparire oppure no, ma alla fine non ho resistito, anche se Chchazero è solo un’apparizione e niente di più… certo non ha le funzioni che possiede nella storia originale…

Se mi puoi mandare una lista degli studenti che hanno frequentato Hogwarts assieme a Harry te ne sarei molto grata, effettivamente credo di averne bisogno in un prossimo futuro ^^

Beh, sapere di essere riuscita a sorprenderti (e del fatto che è raro) mi riempie di orgoglio, forse anche Nev e Daph sono stati avventati (effettivamente sembra che tutti abbiano perso il senno e il senso del dovere…), ma pensavo che fosse giunto anche il loro momento.

Lavanda e il maniaco torneranno presto, nel frattempo spero che ti piaccia il novo aggiornamento, ciao! Nyssa

 

chibi_elyon: come ti capisco… anche a me a volte succede: scrivo delle recensioni splendide e poi efp me le fa sparire, uffi, la solita iella (anche per me visto che ero curiosa di sapere cosa ne pensavi in maniera più dettagliata).

Sono d’accordo, se Draco è cambiato non si può dire che non lo sia anche Herm, ma sotto l’influenza di due serpi come il biondo e Daphne era inevitabile.

Effettivamente forse quei due si sono lasciati un po’ andare e forse la cosa è improbabile, ma dopotutto la fic è targata “what if” e quindi non è tutto fedele all’originale perché il Neville proposto dai film è completamente babbeo e io invece stravedo per lui, quindi era certo che gli facessi qualche cambiamento…

Evangeline e le sue riflessioni torneranno, mentre di Rosleen si dirà ancora qualcosa, ma non tantissimo perché non è un personaggio centrale, solo un po’ fuori di melone (abbastanza per stare con quel bambinone di Sirius).

Come vedi, la tua “scemenza” altro non era se non la verità e il pargolo made-in-malfoy è effettivamente in arrivo al più presto. Devo farti i complimenti, sono completamente stupida a capire certe cose io, ci arrivo sempre quando ormai è tutto evidente.

Spero che anche questo capitolo ti piaccia, ciao e un bacione! Nyssa

 

Kilkenny: neppure io invidio quei poveretti che fanno verifica, anche se la mia prof di mate è molto più sadica di Eva e Chachazero.

Già, direi anche io che Herm è “leggermente incinta” (mi piace troppo questa frase, la userò all’infinito, credo) e qui si spiegano tutti i misteri.

Spero che ti piaccia questo aggiornamento, ciao e a presto!

Nyssa

 

lady malfoy 95:  ciao e benvenuta! Sono felice di averti tra i miei lettori! Grazie mille per i complimenti, spero che ti piaccia anche questo nuovo aggiornamento… ciao e a presto! Nyssa

 

flydreamer: ciao e benvenuta! Sono felice di avere una nuova fan ^^

Io però continuo a domandarmi come facciate a leggere la fic tutta insieme, deve essere un vero mattone! Beh, il coraggio non vi manca… però sono molto felice e orgogliosa del fatto che ti piaccia, quindi spero che sia lo stesso anche per questo aggiornamento e spero di sapere che cosa ne pensi! Ciao e a presto! Nyssa

 

   
 
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