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Autore: phabrays    10/06/2013    1 recensioni
she said ‹ i really like your tie. › ‹ i really like you. › he whispered and kisses her lips for something more than a second.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Eccomi tornata dopo tanto tempo, pronta per presentare una nuova fanfiction del tutto diversa dalla prima che ho postato. Qui i personaggi sono ripresi un po' da " the perks of being a wallflower " per quanto riguarda Charlie, mentre per Belle ho pensato a delle caretteristiche del tutto nuove. So che la coppia è un po' strana, ma a me loro due piacerebbe vederli insieme in un film, quindi spero che comunque non badiate troppo alla stravaganza della coppia, ma che vi concentriate più alla loro storyline. L'idea mi è venuta guardando il video di " everything has changed " di Ed Sheeran e Taylor Swift. Spero che la storia vi piaccia almeno quanto piace a me. Buona lettura (:

 

Giugno, 1982. Avevo sei anni e alla nostra scuola elementare era stato organizzato il ballo di fine anno, dove ogni bambino aveva il permesso di invitare la sua migliore amica o quella che era solita chiamarsi "prima fidanzatina". Io avevo deciso di invitare Belle. Eravamo amici fin da prima di iniziare le elementari, e a me piaceva molto stare con lei. I nostri genitori erano molto amici e, quando i suoi avevano deciso di finire il loro matrimonio, io le sono rimasto vicino, nonostante entrambi fossimo ancora piccoli per capire veramente quello che stava succedendo. Ad ogni modo, io avevo deciso di invitarla e così feci il giorno stesso della serata del ballo. Ovviamente non poteva essere un ballo come quelli che vengono organizzati al liceo, che finiscono a mezzanotte. Noi eravamo bambini, quindi il nostro coprifuoco finiva alle nove di sera. Prima di farmi accompagnare a scuola, mia mamma mi scattò varie foto tra un'esclamazione tipo "quanto sei carino" e "sono così fiera di te". Quest'ultima frase ancora non mi era chiara, dato che non stavo facendo niente di cui andare così fieri se non entrare in quella palestra vestito per la prima volta con camicetta e cravattina, invece che con tuta e scarpe da ginnastica. Ad ogni modo, riuscii ad arrivare davanti alla palestra prima di Belle, e la aspettai con in mano una piccola margherita raccolta sul momento. Mi guardai i piedi e quando poi alzai lo sguardo la vidi era davanti a me, aveva un vestitino celeste che le lasciava appena le ginocchia scoperte, sulle spalle aveva un cardigan bianco intonato alle ballerine. La salutai e poi le diedi il fiorellino, che lei prese sorridendo e si mise tra i capelli, poi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia. In quel momento, mi venne quasi naturale prenderle la mano per entrare in palestra insieme. Quando entrammo c'erano poche luci accese, giusto per tenere meglio d'occhio la situazione. La musica non era troppo alta, ed era una canzone che non conoscevo bene, ma aveva un ritmo ballabile, così, una volta che lei appese il suo cardigan, andammo vicini a qualche nostro amico ed entrambi cominciammo a muoverci piegando un po' le ginocchia e i gomiti a ritmo. Passò all'incirca un'ora da quando io e lei eravamo entrati insieme, e, non so come, ci eravamo persi di vista. Non era più al mio fianco, non le potevo più stringere la mano, non potevo più guardarla ogni volta che sentivo di farlo. La cercai un po' con lo sguardo, ma gli altri bambini mi impedivano di riconoscerla tra tante, così mi misi le mani in tasca e mi diressi verso le scalinate della palestra. Mi misi seduto e cominciai a guardare gli altri compagni che ancora ballavano senza dare un minimo segno di fatica. Abbassai poi lo sguardo e poco dopo, vidi due piedini dentro delle ballerine bianche. Alzai lo sguardo speranzoso di vedere lei e sorrisi quando la vidi. Era venuta da me per dirmi che mi stava cercando per portarmi il bicchiere con l'acqua, ma che poi non mi aveva più trovato. Mi alzai in piedi e, nel prenderle il bicchiere, le sfiorai la mano. Arrossimmo entrambi e così io distolsi lo sguardo con la scusa di dover bere. Appoggiai poi il bicchiere al posto dove ero seduto e, quando tornai a guardarla, la musica si era fermata. Sul palco la nostra insegnante di musica ci stava dicendo di invitare la nostra compagna a ballare un lento. Mi voltai verso di lei e mi avvicinai sentendo che mi stava prendendo la mano, così tornammo tra gli altri bambini. Dopo esserci fermati l'uno davanti all'altra, io le appoggiai le mani sui fianchi e lei me le mise attorno al collo, poi insieme goffamente cominciammo a muoverci a destra e sinistra imitando le coppie che spesso si vedevano nei film. Nessuno dei due sapeva cosa dire, e per un po' entrambi restammo in silenzio. Lei poi distolse lo sguardo dai suoi piedi e mi guardò dicendomi che le piaceva la mia cravatta. Me la guardai per un istante, poi guardai di nuovo lei, e invece di rispondere con un semplice "grazie" come ogni bambino in quella palestra avrebbe fatto, le dissi che a me piaceva lei e così le diedi un bacio sulle labbra che durò poco più di un secondo.
Scossi la testa da quel ricordo e distolsi così lo sguardo da quella foto attaccata alla parete che mi rappresentava quel giorno di tredici anni fa. Faceva male ricordare, ma faceva ancora più male ricordare che dopo quel giorno, non vidi più Belle perché sua madre aveva deciso di trasfarirsi con lei e la sua sorella maggiore, in un'altra città. Ero rimasto solo dopo quel giorno, e mi ci vollero un po' di anni per riadattarmi e cercare di far capire agli altri che stavo solo non perché ero strano, ma perché mi sentivo solo. Sospirai e continuai a salire le scale portando con me lo scatolone dei libri che amavo leggere durante l'estate. Qualcuno era stato comprato da poco, altri invece avevano le pagine rovinate dalla salsedine e dall'acqua. Entrai in camera ed appoggiai la scatola sul letto, poi cominciai a sistemare i libri. Era l'ultima cosa che mi rimaneva da fare prima di poter uscire e fare un giro per il camping dove io e la mia famiglia passavamo l'estate tutti gli anni. Non avevo tanti amici qui, perché molti non rimanevano tutta l'estate, altri invece ci stavano solo per un anno. Comunque, ormai erano le cinque, e anche se c'era ancora il sole, non avevo voglia di andare a girottare per le casette e controllare se ci fosse qualcuno che conoscevo, così mi diressi al bar ed ordinai un bicchiere di the freddo. Mi misi seduto a guardare le persone camminare, ridere e scherzare. Pensai che forse anche io sarei potuto essere così contento di stare lì se io e Belle non avessimo perso i contatti da anni. Proprio in quel momento vidi passare una ragazza in bicicletta. Indossava un paio di jeans chiari che le lasciano le caviglie scoperte, delle converse bianche ed una camicetta anch'essa bianca con qualche ricamo blu. I capelli biondi risplendevano al sole e si lasciavano accarezzare dal vento, togliendosi così dagli occhi della ragazza. Distolsi lo sguardo da lei non appena appoggiò la bici vicino alle scalette che portavano alla piattaforma dov'era il bar. Si avvicinò anche lei al bancone e salutò il barista sorridendo prima di ordinare una limonata, poi si mise seduta nello sgabello vicino al mio. Mi accarezzai la maglietta con le mani, cercando di sistemarla un po' e rendermi più carino in presenza di una bella ragazza. Proprio perché era così bella, mi voltai verso di lei e la osservai nei suoi movimenti mentre disegnava dei cerchi immaginari con le dita sul bancone. Doveva sentirsi osservata perché alzò lo sguardo e si guardò intorno. Fu in quel momento che notai il colore dei suoi occhi. Erano verdi tendenti al castano. Non so se per opera del destino o se per pura casualità, lei si voltò verso di me, ed il suo viso assunse un'espressione interrogativa. Ebbi così l'occasione di vederla meglio, e non potevo credere a quello che avevo davanti agli occhi: la mia prima cotta. Non era cambiata molto da come me la ricordavo, ed era diventata davvero una bella ragazza. Lei mi stava continuando a guardare, così le accennai un sorriso e fui felice di vedere che mi stava ricambiando. Io non riuscivo a smettere di guardare lei e lei non riusciva a smettere di guardare me. Nessuno dei due aveva ancora detto niente, poi dal nulla sentii la sua voce schiarirsi e dirmi ‹ Charlie, sei tu? ›. C'era un velo di speranza mischiato alla sorpresa nella sua voce, così io annuii sorridendo e risposi ‹ Sì Belle, sono io. ›. Vidi che si stava alzando e così feci lo stesso anche io per andarle incontro ed abbracciarla. La strinsi forte a me e sentii che lei affondò il viso nell'incavo tra la mia spalla ed il collo. Ero felice di sentire quel corpo così aggraziato e delicato tra le mie braccia, di poter infilare le dita tra i suoi capelli e dolcemente accarezzarglieli. Le diedi un bacio sulla tempia prima di sciogliere l'abbraccio e guardarla. ‹ Sei diventato un bel ragazzo, eh. Se l'avessi saputo, avrei costretto mia madre a non trasferirci. › ridacchiò lei. Mi misi una mano dietro la testa e mi accarezzai i capelli, per poi tornarla a guardare dicendole ‹ Anche tu sei davvero bella. Come stai? › sorrisi e mi voltai a prendere sia il mio bicchiere, che il suo porgendoglielo. ‹ Bene, e tu? La tua famiglia? › annuì per poi prendere il bicchiere dalla mia mano e iniziare a bere dalla cannuccia. Io annuii a mia volta dicendole inoltre che stavamo tutti bene, poi lei mi fece cenno di seguirla e così feci fino alla sua bici. Non avevo ben capito cosa volesse fare, ma comunque le rimasi vicino. Ero davvero contento di averla ritrovata e che lei non si fosse dimenticata di me. Mi era mancato tutto di lei, i suoi sguardi, il sorriso, il profumo, la sua voce. ‹ Mi accompagni a mettere la bici a posto? Poi andiamo a fare una passeggiata insieme se ti va, così ci raccontiamo tutto quello che abbiamo fatto in questo tempo in cui siamo stati separati. › Subito risposi di sì, e l'aiutai a portare la bicicletta vicino al garage della sua casa. Dopo aver finito di bere, mi chiese di parlarle di quel che mi era successo i quegli anni. Le raccontai che, da quando se n'era andata, non ero riuscito a trovare nessuno che l'avrebbe potuta rimpiazzare, ma anche che mi ero un po' isolato dagli altri perché continuava a mancarmi tremendamente. Le dissi anche che alle medie avevo avuto la mia prima ragazza, Nathalie, ma che non era stata una cosa troppo seria, o almeno non come quella storia che avevo iniziato durante il terzo e quarto anno di liceo, con Alyssa. Le raccontai di essermi diplomato con uno dei voti più alti della mia classe e che stavo per iniziare l'università di lettere della mia città. L'unica cosa che le nascosi furono le varie lettere che scrissi durante gli anni per sentirla più vicina ed illudermi di poterla aggiornare di qualsiasi cosa accadesse giorno per giorno della mia vita. La osservavo mentre parlavo, e sentivo che ogni tanto la sua stretta di mano tendeva a rafforzarsi, quando magari parlavo di qualcosa che le sembrasse troppo dolorosa da affrontare. Ad ogni modo, le chiesi di raccontarmi ciò che era capitato a lei durante quei lunghi tredici anni e lei mi disse di aver faticato ad ambientarsi nella nuova scuola e che, come me, aveva sofferto un po' di solitudine. Alle medie stava iniziando a diventare la bella ragazza che in quel momento tenevo per mano e guardavo incanto, e che alle superiori aveva scelto tra tutti gli spasimanti, quel ragazzo, Julian, che pensava l'avesse resa felice, ma che in realtà l'avrebbe solo illusa. Così dopo circa due anni finì la loro storia e lei riuscì a diplomarsi con più o meno il mio stesso punteggio, guadagnandosi un posto a settembre nell'università di legge. Mi disse inoltre che, dopo aver rotto con Julian, era tornata a vivere con il padre - che abitava poco lontano dalla mia città -, lasciando sua madre insieme al suo nuovo compagno, che a lei non piaceva molto. Mi disse di non essermi mai venuto a trovare perché credeva che io mi fossi dimenticato di lei, e che quindi la paura la bloccava ogni volta che provava a pensarci. Era bello sentire tutte quelle cose che mi stava raccontando, e capire che ancora si fidava di me e non aveva paura del fatto che avrei potuto giudicarla in un modo o nell'altro. Sapeva che per me sarebbe rimasta quella bambina - un po' cresciuta - per la quale mi ero preso una bella cotta.
Erano passate circa due ore ed ormai era ora di tornare a casa a cenare per entrambi, così la riaccompagnai a casa e la salutai abbracciandola di nuovo, ma, proprio mentre ci stavamo allontanando sentii lei sussurrarmi ‹ Vediamoci stasera, al falò sulla spiaggia. ›. Rimasi incantato al suono della sua voce per qualche istante, poi la guardai mentre mi sorrideva e sorrisi facendole un sorriso sghembo. Mi salutò con la mano e poi entrò. Io mi misi le mani in tasca e guardai i miei passi andando nella direzione di casa. Per la prima volta, da quando eravamo stati separati, mi sentivo felice per davvero.

  
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