- Ehi! Liberami! Toglimi questa cosa dalla faccia!
Oh, insomma. Sapevo che la benda avrei dovuto mettergliela in bocca per farlo stare zitto.
- Non ci senti? Toglimi questa cosa, ho detto!
Magari sugli occhi avrei potuto mettere una di quelle maschere di Carnevale. Quella di Cenerentola. Sarebbe stato più divertente. 
Il ragazzo si agita sulla sedia continuando a urlare, cercando di liberarsi dalle funi con cui l’ho legato. Povero illuso. Cinque anni di scout non sono poi così inutili.
- Ma c’è qualcuno qui? - Chiede girando la testa a destra e sinistra (come se potesse vedere) e annusando l’aria.
Annusando l’aria?
- Ma sei un diamine di segugio o un uomo? - urlo. Oh no. Le parole sono uscite prima che il criceto salisse sulla ruota e cominciasse a correre, correre, correre e far funzionare il cervello. Mi tappo la bocca. Non avrei dovuto parlare.
- Ehi tu!
Segugio si volta nella mia direzione, con la benda che ancora gli copre gli occhi. - Allora c’è qualcuno in questa stanza puzzolente e maleodorante! - dice.
- Amico, puzzolente e maleodorante lo dici al cassetto delle calze della cugina del fratello della dentista del cane di tua nonna. E’ in camera mia che ti trovi.
Oh no. Non avrei dovuto dire neanche questo.
- In camera tua? 
- Camera mia? No.
- Ma due secondi fa hai detto..
- Chi, io? Non ho aperto bocca.
- Hai detto che ci troviamo in camera tua!
- Io non avere camera, io vivere soto ponti - butto lì giocherellando con una penna.
Segugio borbotta qualcosa e ricomincia ad agitarsi cercando di sciogliere i nodi delle corde. Saltella un paio di volte e poi cade a faccia in giù sul parquet, bum.
Ora che ci penso dovrei riverniciare le pareti.
- Ehi tu! Puoi aiutarmi? - bofonchia il ragazzo provando a rialzarsi. Lo guardo.
Un viola chiaro potrebbe andare bene, la stanza sarebbe luminosa e il viola piace tanto a Just-
- Ehi! Mi dai una mano?
- Rialzati da solo! Hai qualche problema alle gambe, per caso? - urlo in risposta.
- Si, in effetti sono legate con una corda!
Owh. Non ci avevo fatto caso.
Sbuffo, mi alzo e lo sistemo nuovamente. - Grazie - sbuffa scocciato. 
- Prego, bamboccione - borbotto.
- Cos’hai detto? - urla infastidito.
- “Prego”.
- No, dopo.
- Devi essere pazzo, io non ho detto assolutamente niente.
- Bah - bofonchia e finalmente sta zitto.
Ritorno al mio sgabello e mi siedo. Al centro della mia stanza da diciottenne, con le pareti d un azzurro chiaro, il letto coperto da cuscini e la scrivania quasi invisibile sotto libri e riviste, il ragazzo bendato continua ad agitarsi. 
Non avrei voluto portarlo qui. Ma quando Justin ha saputo che Mamma e Papà erano via per la settimana ha insistito tanto. “Portalo lì” diceva l’infame “poi verrò ad occuparmene io”. Parole che, dette da lui, suonano abbastanza sinistre.
- Sei una ragazza o un ragazzo? - Domanda improvvisamente il ragazzo bendato.
Chissà come si chiama, quanti anni ha e cosa ci fa qui. Justin non ha voluto dirmi niente.
- Secondo te, genio?
- Non saprei dire - ribatte - hai una voce strana.
- Sono una ragazza! Intendi dire che ho la voce da trans? La mia voce è perfetta, lurido babbano
- Stai calma! E comunque la mia voce è più bella.
‘Sto sbruffone. - E chi lo dice?
Sul volto del segugio compare un sorrisetto furbo. - Tante persone.
Santissimi numi, com’è irritante. - Mh, Segugio?
- Si?
- Chiudi quella fogna o compro un carlino e lo faccio abbaiare fino a quando non ti ritrovi sordo da un orecchio.
Segugio sta zitto, ma lo sento sogghignare.