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Autore: elaisa    26/12/2007    10 recensioni
Dimenticare significava sparire.
E perdersi nell'aria fredda dell'inverno, ed essere trasportati via dal vento e dalla neve, e non vedere più niente, non sentire più niente, non bearsi più della vicinanza - anche se inconsistente - di Matt...
Dimenticare significava smettere di esistere. Completamente.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Per augurare un Buon Natale a tutti voi.
Attenzione: Spoiler! Puntata 35 e finale anime in generale.

... con i miei più sentiti ringraziamenti a Chiara/Ciuiciui per avermi betato tanto gentilmente e per aver corretto un grande errore di pensiero grammaticale della sottoscritta. XD

Buon Natale, Mello...


25 Dicembre 2010



La neve cadeva senza sosta da giorni e ormai la città era coperta da una spessa coltre bianca.
La indossava con fierezza, esattamente come una sposa indossa il suo vestito nel giorno del matrimonio.
Faceva freddo, ma le luci che addobbavano le strade e gli alberi del parco sembravano emanare molto più calore di quanto lui avesse mai provato.
Anche le persone che passeggiavano lungo le vie trafficate e coperte di neve erano felici; i loro cuori, riscaldati dall'atmosfera natalizia che pervadeva la città, erano caldi e rigonfi di gioia, nell'attesa di quelle sante feste che, per molti, erano l'evento più atteso di tutto l'anno.
Famiglie che si riunivano intorno ad un tavolo colmo di prelibatezze, innamorati che si baciavano sotto il vischio agli angoli delle strade, bambini che aspettavano fino a sera davanti al camino nell'attesa di Babbo Natale...
Era perfetta, quella festa.
La festa dell'amore verso gli altri, un evento che rendeva tutti più buoni e desiderosi di mostrare il proprio affetto verso gli altri; sì... era perfetto, il Natale.
Una perfetta maschera di ipocrisia da indossare un solo giorno in tutto l'anno, che rendeva gli uomini ciechi di fronte alla falsità dei propri cari, dei propri amici, e che, alla fine, li lasciava un po' più tristi e con le tasche molto più vuote di prima.
Lui non aveva mai festeggiato il Natale.
Anche alla Wammy's House aveva sempre odiato quelle dimostrazioni di idiozia da parte di quelli che, durante tutto l'anno, non facevano che detestarlo sperando nella sua morte prematura.
Odiava il Natale.
L'aveva odiato sin da bambino, quando Samuil riceveva tutti i regali e a lui non veniva dato mai niente - neanche un dolcetto.
L'aveva odiato dopo, quando era arrivato all'orfanotrofio, e aveva detestato tutte le persone che avevano tentato di essere suoi amici; l'aveva odiato anche quando un amico lo aveva trovato, tra quelle mura, perché, nonostante non fosse più da solo, tutti i ricordi della rabbia e della frustrazione provate nella sua infanzia non facevano che tormentarlo e renderlo pieno di pregiudizi sulla gente che aveva attorno - anche su Matt.
Infine, l'aveva odiato quando, solo e disperato, aveva dovuto imparare come si sopravviveva in una metropoli come Los Angeles, come si tirava avanti come membro di un'organizzazione mafiosa, come gigolò senza scelta e a tempo pieno.
Sì, lui odiava Natale e odiava anche quell'atmosfera felice e serena che aleggiava sulla città. C'era stato solo un anno in cui non aveva odiato quella festività ipocrita.
Uno solo.
"Stai bene?" Chiese Matt, sedendosi al suo fianco sul cornicione del grattacielo.
Mello si voltò ad osservarlo e sorrise.
"Sì... stavo solo ricordando com'era stato il nostro ultimo Natale insieme." Rispose con un velo di malinconia nella voce.
Matt inarcò le sopracciglia.
"Io non riesco a ricordare." disse muovendo le gambe avanti e indietro, spenzolandole dal cornicione con fare spensierato. "Ma non m'interessa granché." Concluse.
Anche Mello dondolò le gambe sulla città innevata e brillante che non poteva vederli - né avrebbe mai potuto farlo.
"Già..." disse "forse non dovrebbe interessare nemmeno a me."
"Dimenticherai... E' solo questione di tempo." Disse di nuovo Matt, togliendosi gli occhiali da aviatore per scrutare le sue reazioni.
Mello annuì, portando distrattamente una mano davanti agli occhi: trasparente, perlacea ed incorporea, la sua mano - la mano di un fantasma - non esisteva.
"Solo questione di tempo..." sussurrò tra sé, rigirandosi distrattamente l'arto inesistente davanti agli occhi, dietro il quale poteva ancora vedere i lumi appesi ai lampioni e gli alberi addobbati a festa.
Come poter accettare la morte?
Se lo domandava da tanto tempo, ormai, eppure non aveva ancora ottenuto una risposta da se stesso; lui non avrebbe voluto morire, non finché ci fossero state delle cose da sistemare nel mondo. Ma la verità, a volte, è che non si ha alcuna scelta.
Mai, nella sua vita, l'aveva avuta.
Era semplicemente morto.
Da lontano, aveva guardato se stesso andare a fuoco insieme alla vecchia chiesa sconsacrata e non era stato necessario molto tempo per capire come erano finiti i giochi: Kira aveva vinto su di lui in maniera invidiabile e lui era stato ucciso, come Matt e come L.
O meglio: era stato ucciso, però non se n'era andato nell'aldilà o in che altro strano posto dei morti; era rimasto lì come fantasma, come spirito inquieto che non aveva ancora trovato la pace.
Non ricordava come fossero andati i fatti e, forse, era l'unica cosa che avrebbe dovuto davvero tenere a mente, ma non gli interessava poi così tanto; c'erano altre domande a cui cercava una risposta da quasi un anno.
Erano più importanti quelle, prima.
"Ehi... non pensarci troppo." Riprese Matt sorridendo "Siamo entrambi morti."
Mello ghignò.
"Lo noto, Matt." Disse con fare saccente, afferrando il braccio di Matt e portandoglielo davanti agli occhi, in modo che potesse vederne una volta in più la trasparenza. "Direi che è difficile non farlo, quando sei una creatura incorporea."
Matt sorrise. "Ti aggrappi troppo a quello che eri e non riesci a goderti quello che sei." Sì, forse aveva ragione - Matt aveva l'odioso vizio di avere sempre ragione - ma lui cosa poteva farci?
Ricordare di quando era in vita - di quando poteva toccare, mangiare, farsi del male - era qualcosa a cui non poteva, non voleva, rinunciare; staccarsi da quello che era stato avrebbe significato soltanto sbiadire, e alla lunga si sarebbe schiarito fino a dissolversi.
Dimenticare significava sparire.
E perdersi nell'aria fredda dell'inverno, ed essere trasportati via dal vento e dalla neve, e non vedere più niente, non sentire più niente, non bearsi più della vicinanza - anche se inconsistente - di Matt...
Dimenticare significava smettere di esistere. Completamente.
No... Lui non poteva.
E si aggrappava - sì, Matt aveva ragione - con tutta la forza che gli restava, la forza di un morto, ai pochi ricordi belli che possedeva e a quelli brutti che non avevano mai fine, sperando di non aver dimenticato niente di importante.
Ma man mano che il tempo passava, qualcosa andava inesorabilmente perduto. Era la regola: prima o poi, dimentichi e cessi di esistere. Un fantasma, anche se tenace, non può coesistere con gli uomini.
E lui aveva perduto Near, per primo.
Da prima aveva dimenticato il colore dei suoi occhi, poi quello dei suoi capelli... fino a ricordarsi soltanto il suo nome e il suo essere stato qualcuno di molto importante. Non ricordava nient'altro di lui, nemmeno come era stato importante.
Aveva pensato che cercando in lungo e in largo lo avrebbe trovato e riconosciuto, ma Matt gli aveva detto che non era possibile; perché, si sa, i morti, anche se dannatamente affezionati ai propri ricordi, dimenticano i vivi. E accade tutto troppo velocemente, come il battito d'ali di una farfalla.
Infatti, quando aveva perduto Near non se n'era accorto subito; era venuto dopo il dubbio di aver dimenticato qualcosa di molto importante e, facendo l'inventario di ciò che gli restava e a cui poteva ancora aggrapparsi per non sparire, aveva trovato il primo buco.
E ce n'erano stati tanti altri... Tanti, tanti altri.
Mello spenzolò nuovamente le gambe sulla città bianca, dove le persone camminavano per strada felici e spensierate, poi si voltò ad osservare Matt che, a sua volta, guardava gli umani scorrere sotto di loro avvolti da un gran brusio.
Per lui, per il suo compagno, non era stato così.
Matt non si era aggrappato ai ricordi di ciò che era, ma aveva lasciato che il tempo e la voglia di sparire lo logorassero lentamente, sbiadendolo di giorno in giorno e lasciando che di lui restasse soltanto una vaga impronta nell'aria; Mello poteva vederlo e percepirlo soltanto perché - Matt lo diceva sempre - l'unico ricordo che aveva mantenuto era proprio Mello.
Matt lo aspettava per scomparire insieme a lui... Eppure non si ricordava del loro Natale speciale, quando quel ricordo era l'unica cosa a cui Mello voleva pensare in quel giorno di festa che tanto odiava.
Sospirò, alzando il volto verso il cielo che riversava neve sulle strade illuminate.
Al suo sospiro seguì uno sbuffo annoiato.
"Raccontamelo, allora." Disse Matt, alzando a sua volta la testa verso l'alto. "Raccontami del nostro Natale. Non sopporto sentirti sospirare sconsolato."
Mello sorrise alla neve che cadeva fitta e abbassò il viso per fissare Matt; annuì impercettibilmente, più per se stesso che per il compagno, poi fissò lo sguardo verso l'orizzonte e le luci del parco.
"E' stato il Natale più bello della mia vita." Iniziò "Ci eravamo trasferiti da poco nella chiesa dove sono morto e non avevamo né un albero addobbato di palline rosse e luci lampeggianti, né una capannetta come quelle che faceva sempre Mr. Roger alla Wammy's House."
"Tutti i nostri pensieri, da un po' di tempo a quella parte, erano rivolti al piano per mettere Kira nel sacco, non ci eravamo preoccupati di festeggiare una festa ipocrita come il Natale, né di andare spensieratamente per negozi alla ricerca dei regali adatti, regali che potevamo scambiarci la notte della Vigilia. A dirla tutta, a me il Natale non è mai piaciuto - lo sapevi un tempo - eppure, quando sei arrivato con quel pacchetto per me, ho sentito un calore intenso provenire da quel regalo e da tutto ciò che ci circondava; anche la chiesa impersonale dove abitavamo emanava calore, o almeno mi sembrava che lo facesse."
"Ero felice. Ricordo di averti abbracciato ancora prima di aprire quel pacchettino che mi porgevi quasi con imbarazzo - non c'è mai stato tempo, per noi due, di farci dei regali - e di averti ringraziato per tutto quello che hai fatto per me, da sempre."
Matt sorrise tra sé. "Sì... Non stento a credere a quanto tu fossi felice, anche se non so il perché." Disse.
"Perché nessuno ha mai avuto un pensiero per me." Rispose Mello "Nessuno mi ha mai comprato un regalo per Natale, un po' perché sapevano bene che io non li avrei accettati e in parte perché nessuno ha mai desiderato di regalarmi qualcosa, per tutta la vita."
"Tutti meno io, a quanto pare." Constatò Matt, abbassando il volto per incrociare lo sguardo di Mello, carico di ricordi.
"Sì, tutti meno te: il mio unico amico, il mio compagno di tante scorribande adolescenziali e, infine, il mio amante. Il mio amante vero, Matt, non sto parlando di quelli che sono venuti a letto con me dopo avermi pagato."
L'altro fece spallucce. "Non è che faccia molta differenza per me, adesso. Non posso ricordare com'è stato." Disse.
Mello annuì. "Lo so, non ti chiedo di farlo. Fidati solo di quello che ti racconto."
Attese un cenno d'assenso di Matt e, quando lo ottenne, tornò a fissare dritto davanti a sé, sforzandosi di ricordare più particolari possibili - qualcosa era andato inesorabilmente perduto.
"Quando ho aperto il regalo che mi avevi portato ricordo di aver sorriso. Sì, ho solo sorriso. Non ho saltato di gioia - non sarebbe stato da me farlo - non ho fatto nient'altro che sorridere. Matt, tu mi avevi regalato un quaderno, quando hai sempre saputo che odiavo scrivere e leggere! Non potevo far altro che sorridere e sorridere, perché il tuo pensiero era stato in ugual misura carino ed inadatto a me."
"Credevo che tu avessi scordato, che avessi pensato che avrei potuto trovare un'utilità artistica a quel quaderno, ma tu mi hai sorpreso ancora perché avevi già pensato a come utilizzarlo. « Non ho potuto cercare un album fotografico... » Mi dicesti « ... però potremmo attaccare qui le nostre foto quando andremo a vivere la nostra vita in Italia, in pace e lontani dal passato. »
Ed eri meraviglioso, mentre mi dicevi quelle parole: meravigliosamente bello, meravigliosamente serio, meravigliosamente convinto che per noi ci sarebbe stato davvero un futuro."
"Sbagliavo." Disse Matt, sorridendo tra sé. "Non c'è stato un futuro, solo questo." Mello annuì. "Almeno siamo ancora insieme."
Le labbra di Matt si piegarono in una riga amara e si voltò ad osservare il compagno con sguardo grave. "Sì... ma per quanto? Io ti sto dimenticando... Forse non c'è abbastanza tempo per aspettarti e svanire insieme."
"Non dirlo!" Esclamò Mello in tono lamentoso "Non puoi farmi questo."
"Non dipende da me." si giustificò Matt facendo spallucce, poi sospirò. "Raccontami ancora del nostro Natale speciale..."
Non una richiesta: una supplica.
"Te l'ho già detto che eri meraviglioso?" Chiese Mello, mascherando l'ansia che sentiva crescere dentro di sé.
Matt annuì. "Sì, va' avanti." Disse con un sorriso genuino - una leggera increspatura sulle labbra perlacee di uno spettro.
"Io non te l'ho mai detto, non ne ho mai avuto né il tempo né il coraggio, ma... Senza di te probabilmente sarei stato perduto, Matt. Perduto per sempre, condannato a fare il gigolò tutta la vita, costretto a subire e a non ricevere mai."
"Abbiamo fatto l'amore, dopo. Quattro volte, perché la notte era lunga - lunghissima - e non eravamo mai stanchi di sentirci appagati e spossati dal sesso. E, dopo la quarta volta, quando avevamo i corpi tanto intorpiditi da renderci difficile l'alzarci, ci siamo scattati una foto. La prima, da quando ci conosciamo. L'unica che ci ritrae in tutto il mondo. E ce la siamo scattata perché noi due abbiamo sempre saputo che saremmo morti; ci siamo fotografati perché sapevamo che sarebbe stato così, che Kira - o chi per lui - prima o poi ci avrebbe uccisi entrambi, che non ci sarebbe stato un futuro in Italia né un album fotografico da poter riempire di fotografie normali."
"Per quanto ci sforzassimo di pensare che saremmo sopravvissuti, per noi non c'è mai stata scelta nemmeno in questo. Non abbiamo potuto scegliere di vivere anziché morire."
Matt fece spallucce. "Forse è per questo che ho scelto di dimenticare." Disse. "E' stato comunque un bel Natale per noi, no?" Chiese poi, voltandosi verso Mello e sorridendo.
Mello annuì, tornando a fissare il vuoto davanti a sé. "Sì, lo è stato. E' stato il mio unico Natale."
E lo era stato davvero.
La speranza aveva abbandonato entrambi da molto tempo, quel giorno dell'anno precedente: li aveva lasciati quando avevano deciso che avrebbero agito allo scoperto per aiutare Near a catturare Kira.
Eppure quella sera - una sola in tutta una vita - si era sentito scaldare il cuore davanti al desiderio prepotente di Matt di vivere e di continuare a sperare. Aveva lasciato che quel desiderio abbracciasse anche lui, che lo cullasse all'interno della propria coperta davanti al proprio camino, e si era abbandonato alla speranza che, esattamente come le luci lampeggianti di Natale, spariva e riappariva istante dopo istante, sempre vacillante, mai ben salda nel cuore.
E si era goduto quei momenti, imprimendosi nella memoria ogni singolo minuto che avevano passato insieme; e niente, niente e nessuno, avrebbe potuto cancellare quel calore, quel tepore flebile che nonostante tutto l'aveva scaldato, dalla sua memoria di spettro, di morto, di fantasma incorporeo destinato a svanire.
Niente e nessuno.
"Ehi..."
L'eco della voce di Matt lo raggiunse come da lontano.
Si voltò ad osservarlo, notando che stava svanendo. Aveva dimenticato. Il racconto del loro Natale, forse, era stato troppo per lui, che aveva scelto di restare soltanto per alleviare il suo dolore egoista; forse l'aveva dimenticato perché era troppo doloroso ricordare che l'aveva amato con una dedizione tale da scegliere di non avere la pace, pur di restare con lui.
O, forse, Matt voleva smettere di esistere per avere la pace che tanto aveva sognato in vita.
Lui non lo sapeva e ormai non avrebbe più potuto chiederglielo.
Sorrise tristemente, mentre il compagno lo guardava con occhi brillanti - riflessi di luccichii lontani - e con un sorriso felice sulle labbra; restò immobile, mentre Matt cessava di esistere e di essere la sua unica incorporea compagnia, sentendosi in parte felice per lui e in parte triste per se stesso.
Quando fu del tutto svanito, Mello sorrise tra sé - un sorriso malinconico e rassegnato - e tornò a fissare le persone che, incuranti del fatto che aveva perso qualcuno per sempre, anche dopo che nemmeno la morte era riuscita a separarli, continuavano a fare compere per negozi in mezzo alla neve, agli addobbi e alle luci.
"Buon Natale a tutti voi..." sussurrò "Buon Natale Matt..."
Poi si alzò in piedi e, con il passo leggero e fluttuante dello spettro che era - e che sarebbe stato finché non avrebbe scelto di cessare di esistere completamente -, si allontanò sul cornicione del grattacielo, cercando un posto meno centrale e meno illuminato dove passare il suo solitario e triste Natale da fantasma.
"Buon Natale, Mello..."




Disclaimer:
I personaggi citati in questa fic non mi appartengono, ma sono di proprietà di Takeshi Obata e Tsugumi Ohba, che ne detengono i diritti.
Storia non scritta a scopo lucrativo.
Storia protetta da licenza Creative Common.

Buon Natale a tutti! XD

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