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Autore: forevah_young    10/06/2013    4 recensioni
Harry ha avuto tutto dalla vita, ma sente di non aver niente. L'unica cosa che lo tiene ancorato a questo mondo è Bianca, ma è proprio perché è l'unica cosa che ama che dovrà lasciarla andare via.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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love doesn't exist.


Once upon time 
A few mistakes ago 
I was in your sights 
You got me alone 
You found me 
You found me 

You bound me 

E’ un pigro pomeriggio d’estate, io e le mie amiche siamo sedute vicino alla pompa di benzina della cittadina in cui abitiamo, aspettiamo che Maggie stacchi per poter andare a fare un giro tutte insieme. Nel frattempo ci divertiamo nel metterla in ridicolo davanti ai clienti, lei arrossisce copiosamente e si affretta a riempire le auto con la benzina.
Quando è ormai finito il suo turno Maggie si avvicina a noi asciugandosi il sudore dalla fronte; odia quel lavoro ma suo zio aveva bisogno di un sostituto dopo che l’ultimo dipendente si è trasferito in un’altra città.  Come biasimarlo.

- E’ davvero così divertente per voi? – borbotta strofinando le dita sporche sul jeans della sua salopette.
- Molto! – rispondiamo in coro ridendo. Maggie si allontana sbuffando per andare a togliersi la sua tuta e per concedersi una doccia veloce. Un’auto si approssima alla pompa di benzina alzando un polverone unico. Odio questa città, sembra sia rimasta a cinquant’anni fa tanto è polverosa e desolata. Il cinema più vicino, la scuola e quant’altro ad almeno venti minuti di autobus. Fortuna che mi sono diplomata quest’inverno, non avrò più seccature su quel frangente.
Un ragazzo dall’occhiale scuro si sporge dalla sua auto: - Qualcuna di voi può farmi il pieno? –
- Noi non lavoriamo qui, spiacente. – risponde Katie seccata. Il ragazzo sospira ed esce dalla macchina per dirigersi verso il cartello di fronte alla pompa di benzina. Lo indica e dice: - Qui c’è scritto che il selfservice è aperto dalle cinque e, - toglie dalla sua tasca l’iPhone e lo controlla: - il mio orologio dice che mancano sette minuti alle cinque, perciò qualcuno dovrà servirmi.  –
- Dovremmo servirti solo perché non sono ancora le cinque? – domando davvero stranita dal suo comportamento.
- Bé, è una questione di principio. –
- Rivolgiti al gestore, è lì dentro. – gli indico la stazione di servizio, Gary sta leggendo il giornale all’interno. Il ragazzo si volta e poi torna a fissarci, fa un mezzo sorriso e si toglie gli occhiali. Mostrare i suoi occhi verdi è sicuramente una sua tecnica di persuasione. I suoi capelli riccioli mossi dal vento leggero, le labbra disegnate perfettamente e i vestiti stretti intorno al suo corpo lo rendono molto, ma molto attraente.
- Suvvia, nessuna di voi può farmi questo piacere? – le mie amiche iniziano a guardarsi tra di loro incerte, nessuna intende sporcarsi o assecondare i desideri di quello strano individuo. Alla fine mi alzo sbuffando e mi dirigo verso l’auto a passo spedito.
- Il pieno? – domando sentendomi inaspettatamente inadeguata di fronte al suo sguardo inquisitore. Lui annuisce e si appoggia al fianco della sua decappottabile mentre io mi concentro sul da farsi.
- Senti, non per offenderti, ma mi infastidisce che tu mi guardi così, e se avevi intenzione di startene fuori dalla macchina per fissarmi mentre ti metto la benzina potevi farlo tu stesso e risparmiarmi questo incomodo. –
- Perché ti da noia che ti guardi? – domanda inclinando la testa da un lato: - Sei molto bella, quanti anni hai? –
Ridacchio sempre meno a mio agio, ma da dove è uscito questo qui?: - Scordatelo, non te lo dirò mai. –
- Ti andrebbe di venire a vedermi suonare domani sera? Dopo potremmo andare a prendere qualcosa da bere... –
- Non ti rassegni mai tu, vero? –
- Mmh, no purtroppo. – mi volto verso di lui e stendo la mano aspettando che mi porga I soldi. Nel darmeli mi lascia anche un foglietto stropicciato: è il volantino dell’evento e a quanto pare non è lontano da qui.
- Allora ci conto, - sale sull’auto sorridendomi: - Bianca. –
Rimango sbalordita: - Come fai a conoscere il mio nome?! –
Lui mi fa un occhiolino, si sistema gli occhiali sul naso e se ne va via sollevando altrettanta polvere. Sono ancora a bocca aperta, non so nemmeno il suo nome. Dopo qualche secondo riesco a riprendere il controllo di me stessa; sputo una quantità industriale di polvere. Perché diamine non ho chiuso la bocca?!

I guess you didn't care 
And I guess I liked that 
And when I fell hard 
You took a step back 
Without me, without me, without me 
And he's long gone 
When he's next to me 
And I realize the blame is on me 

L’appartamento è minuscolo, ma è la cosa più bella che io abbia mai posseduto. Le pareti bianche, alcuni scatoloni in terra e qualche vestito sparso. Abbiamo appena portato tutto ciò che di mio c’era in casa dei miei genitori. Non so nemmeno se li rivedrò mai più. Harry non è piaciuto loro; pazienza, io e lui vivremo felici anche senza i miei.
- Ti dispiace? – chiede Harry mentre mangiamo una pizza distesi sul materasso, che per adesso è l’unica cosa che abbiamo scartato.
- Cosa dovrebbe dispiacermi? – chiedo. Le mie dita scivolano sui suoi tatuaggi, percorrono il suo braccio fino ad arrivare alla spalla nuda.
- Hai vissuto fino ad adesso con i tuoi genitori, per colpa mia adesso non vi parlate nemmeno più. Forse se quel giorno non ti avessi invitata a vedermi suonare, se non ti avessi offerto quel drink saresti ancora in buoni rapporti con loro, magari avresti scelto un’università e... –
Io lo interrompo velocemente: - Non sono più una bambina. – rispondo glaciale, ma la verità  è che odio parlare di loro. Mi hanno ferito molto, non mi hanno dato fiducia e non volendo che la loro figlia frequentasse un tipo come lui mi hanno inconsciamente spinta verso la parte opposta. Io mi fido così tanto di Harry e loro dovevano fidarsi di me.
- Lo so... – Harry mi stringe il mento tra le sue dita lunghe catturandomi le labbra tra le sue.
- Harry, - sussurro: - c-credo di amarti. –
Lui si blocca di colpo e si allontana un po’, dedicandosi di nuovo alla pizza.
- Non dirlo mai più. – borbotta seccato.
- Perché? – domando ferita dalla sua reazione. Volevo dirglielo da tanto tempo e adesso che mi sono finalmente aperta del tutto mi ghiaccia così, senza spiegazioni.
- L’amore non esiste, Bianca. L’amore è un’illusione, e se fossi davvero grande come dici di essere dovresti averlo capito. – Harry addenta la pizza mentre le lacrime mi salgono agli occhi. Mi alzo dal materasso arrabbiata, già mi pento della mia scelta azzardata di andare a vivere con lui anche se non è nemmeno una settimana che stiamo in questo appartamento. Mi sento uno schifo.
- Solo perché tu non senti nient’altro che la fame o la sete non significa che l’amore non esista. Se sei schifosamente vuoto dentro non è colpa mia, e io ti amo perché sennò non sarei venuta qui con te, non avrei deciso di abbandonare casa mia, non avrei accettato di vivere in questo appartamento microscopico! Se ho fatto tutto questo è per te, e tu a cosa hai rinunciato per me?! –
- Smettila di urlare. –
- Niente! Non hai rinunciato a niente perché non hai niente. Uno stupido lavoro da musicista fallito, hai fatto dentro e fuori dal carcere tre volte ma ancora non ti è bastato. Però io mi sono trovata quello schifo di lavoro in biblioteca perché sennò chi lo paga l’affitto? Harry, se c’è qualcuno che è un bambino in questa stanza di certo non sono io! –
Lo guardo un’ultima volta negli occhi e poi, raccogliendo la mia giacca di pelle da terra, esco dall’appartamento e raggiungo le scale perché persino l’ascensore è rotto. Le scendo barcollando, ho gli occhi pieni di lacrime che scendono incontrollate. Non ho fatto nemmeno dieci scalini che crollo lì sul posto, stringendomi le braccia intorno ai ginocchi e la testa tra di essi cercando di controllare il respiro.
- Bianca, - Harry mi appoggia una mano sulla schiena: - scusami io... non meriti di essere chiamata bambina da uno come me. Hai tutto il mio rispetto se credi nell’amore. –
- Ma tu non mi ami comunque! – esclamo tra i singhiozzi. Sollevando il volto vedo che lui mi rivolge un sorriso triste.
- No, non devi pensare che non ti amo. Bianca, tu sei l’unica cosa che ho adesso. – lo guardo ancora un secondo e poi gli prendo una mano tremando. Harry mi toglie le lacrime dalla guancia sinistra con il palmo, poi mi bacia la fronte. Mi solleva da terra e mi riporta in casa, lasciamo che la notte ci culli sul nostro materasso spoglio.
- Però non farlo più... sì, insomma, di andare via all’improvviso come prima. – bisbiglia lui quando sono sul punto di addormentarmi.
- No, scusa. –
- Se vai via scrivimi qualcosa, lasciami un messaggio, qualcosa. Se mi sveglio e non ci sei, vado subito dalla polizia. –
- Così ti arrestano di nuovo. –

Cause I knew you were trouble when you walked in 
So shame on me now 
Flew me to places I'd never been 
So you put me down oh 
I knew you were trouble when you walked in 
So shame on me now 
Flew me to places I'd never been 
Now I'm lying on the cold hard ground 
Oh, oh, trouble, trouble, trouble 
Oh, oh, trouble, trouble, trouble 

Lo stanno picchiando a sangue, dal suo naso sgorga già quel liquido rosso. Uno dei quattro lo tiene per le braccia, gli altri tre lo pestano senza pietà ed uno mi stringe forte i polsi dietro la schiena, non permettendomi quasi alcun movimento. In fondo è stata colpa sua, se l’è cercata, come sempre. Sapeva che quei ceffi avevano solo bisogno di un pretesto per scatenare baldoria, e lui gliel’ha dato senza tante cerimonie. Grido insulti contro di loro, quando uno dei tre lo colpisce allo stomaco facendogli sputare sangue inizio a piangere e a scalciare.
- Harry! – urlò mischiando le lacrime con il sudore, le mie labbra contratte in una smorfia. Lui alza la testa e sgrana gli occhi guardandomi, sembra si sia reso ora conto di quello che è successo. Lo uccideranno se continuano così. Un altro colpo e crolla sul tavolo da biliardo, lo vedo stringere le dita lunghe e affusolate intorno ad una palla che sbatte in faccia ad uno degli uomini, egli crolla a terra. Presa dall’adrenalina schiaccio il piede di colui che mi tiene ben stretta, pianto tutto il calcagno sul suo stivale e poi ne approfitto per voltarmi e tirargli un pugno. Non riesco nemmeno a farlo cadere a terra, al contrario mi rifila uno schiaffo e mi sbatte contro il muro bloccandomi definitivamente.
- Smettila di divincolarti principessa, - lui mi guarda con un ghigno; dal tavolo vicino prende una bottiglia, la infrange contro la parete e mi punta un vetro bello grosso e appuntito sulla gola: - vediamo se così ti calmi un po’, eh? –
La guancia mi pulsa, i polsi mi fanno male e il vetro mi perfora già il collo. Punto lo sguardo dietro la sua spalla e vedo che Harry è riuscito a liberarsi di un altro, ma è di nuovo bloccato a terra con un coltello premuto sul suo stomaco. Sembra distrutto.
- Bianca, - borbotta Harry sputando un grumo di sangue: - scusami tanto. –
Vorrei dirgli qualcosa, qualsiasi cosa. Ma non ci riesco. Taccio mentre rifila un calcio nelle parti basse dell’uomo che lo teneva a terra e poi colpisce ripetutamente lui e il compagno con una sedia, fino a che non rimane che qualche pezzo di legno insanguinato impugnato tra le sue mani. Harry si volta per fissare colui che mi tiene ancora stretta contro la parete, ma non gli da tempo di egire che è già fuggito via dal locale.
Tutto è silenzioso. Il barista sospira raccogliendo quel poco che è rimasto della sua sala da biliardo.
- Sappi che darò tutti i particolari alla polizia per fare il tuo identikit. – dice controllando se i nostri aggressori sono ancora vivi, la sua voce è quasi annoiata. Probabilmente non è ne la prima ne l’ultima rissa che avviene nel suo bar. Harry mi si avvicina e io mi ritraggo con forza. Alla fine riesce a circondarmi con le sue braccia e mi spinge verso l’uscita.
- Ti assicuro che non è la prima volta che mi schedano, troveranno un bel poema su di me in centrale. – detto così usciamo dal locale e saliamo sulla sua auto. Piangendo non me la sento di fare troppe domande, torniamo al nostro mini appartamento per l’ultima volta. Impacchettiamo alla meglio le nostre cose senza proferire parola, lasciamo i soldi dell’affitto sul letto e ripartiamo verso una destinazione che non sono tenuta a sapere.
- Se non vuoi seguirmi devi dirmelo adesso. – dice dopo qualche ora Harry. Ci siamo fermati in un parcheggio buio e appartato. Gli tolgo il sangue secco dalle labbra, poi lo bacio tristemente.
- Non potrei andare da nessun’altra parte senza di te. – mi guarda dritto negli occhi e poi mi stringe a se, ci addormentiamo guardando il cielo dalla sua decappottabile nera.

No apologies 
He'll never see you cry 
Pretend he doesn't know 
That he's the reason why 
You're drowning, you're drowning, you're drowning 
And I heard you moved on 
From whispers on the street 
A new notch in your belt 
Is all I'll ever be 
And now I see, now I see, now I see 
He was long gone 
When he met me 
And I realize the joke is on me 

Seduti in questa reception mi sento davvero fuori posto, Harry sembra non curarsene.
- Credo ci stiano guardando tutti. – osservo bisbigliando nel suo orecchio. Harry alza le spalle e continua a battere il piede sul pavimento tirato a lucido. Chissà cosa vedono, probabilmente un ragazzo semi sdraiato sulla sedia di tessuto blu, con jeans, scarpe e maglia a mezze maniche nere, la pelle marchiata da tatuaggi di vari forme e colori e i capelli ricci scompigliati. Una ragazza con i capelli biondo cenere tinti di rosa sulle punte, una maglietta extralarge e stivali sotto il polpaccio, occhi scuri che scrutano, forse timidi, i particolari di quella stanza. Probabilmente non abbiamo nemmeno un bell’aspetto dopo una notte passata in macchina, forse sembriamo due ragazzi scapestrati.
La segretaria riceve una chiamata e poi ci permette di entrare nello studio. Tutti i presenti, vestiti di tutto punto, ci squadrano da capo ai piedi. Harry mi prende la mano prima di girare la maniglia dello studio e gliela stringo forte.
Un uomo sta parlando al telefono e sorride, è di mezza età ma sembra in forma e anche gentile. La cravatta slegata e i primi bottoni della camicia sbottonati mi mettono leggermente più a mio agio. Appena ci vede saluta velocemente e butta giù. Il suo sorriso comunque si raffredda un bel po’ sulle sue labbra.
- Harry, - dice dirigendosi verso di noi: - è strano rivederti dopo... quanto? Otto mesi? –
- Sono stato per un po’ in Texas, ho cambiato aria. –
- In Texas? – domanda curioso, poi il suo sguardo cade su di me.
- Lei è Bianca, la mia ragazza. – mi scosto timidamente dalla mia posizione difensiva che adotto spesso: dietro di lui, stringendo la sua mano oppure il suo braccio. Lui è molto protettivo nei miei confronti, se solo qualcuno osa guardarmi o rivolgermi la parole ha a che fare con dei grossi problemi. L’uomo comunque mi stringe la mano sorridente.
- Mi chiamo Howard Styles. Sei molto graziosa, Bianca, complimenti. – il complemento mi fa arrossire, Harry mi attira di nuovo a se come se lui potesse farmi del male.
- Sono venuto per chiederti un favore. – dice Harry.
- Immaginavo... ti fai vivo solo per chiedermi favori. –
- Ho bisogno che tu ti occupi della mia ultima denuncia. –dice giungendo senza tante cerimonie al punto.
- Ah, già... sono venuto a saperlo ieri quando mi ha chiamato la polizia. In realtà avevo quasi creduto che tu avessi messo la testa apposto, era un bel po’ che non mi ricontattavano. – Howard torna a fissarmi: - Credo che lei ti abbia messo un po’ in riga, forse. –
- E’ stato un incidente, legittima difesa. Fai cadere l’accusa e ci rivediamo tra qualche mese. –
- Avevi promesso che non sarebbe più accaduto, questa volta non ti aiuterò. –
- Tu devi  aiutarmi. – ribatte Harry subito sulla difensiva.
- No, Harry. E’ giunto il momento che tu ti prenda delle responsabilità. –
- Mi stanno cercando in tutto il Texas, sanno chi sono, sanno la targa della mia auto e se mi prendono torno al fresco! – solo nel sentire quelle parole mi si blocca il cuore. Immagini di me stessa che va a trovarlo mentre è in carcere affollano la mia mente. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e mi stringo al suo braccio ancora più saldamente. Harry abbassa lo sguardo verso di me, stringe le labbra e mi circonda le spalle con il suo braccio sinistro. Il pollice mi accarezza la spalla mentre io mi mordicchio le labbra a disagio.
- Capisci perché non posso permettere di tornare dentro? Non voglio che sia costretta a parlare con me una volta a settimana attraverso un vetro, ci tengo troppo a lei perché mi veda in quello stato. – Harry punta i suoi occhi verdi in quelli di Howard: - Ti prego, papà. –
L’uomo sospira passandosi una mano nei capelli corti, poi si riallaccia la camicia e la cravatta.
- Non posso... vorrei, Harry lasciami spiegare! L’ultima volta mi hanno tenuto sotto tiro per mesi, non potrei fare niente anche se volessi o passerei guai seri. – ma Harry non lo sta già più ascoltando, mi trascina verso la porta arrabbiato. Howard continua a chiamarlo, vuole spiegargli ma a lui non importa. Mi sento malissimo, non avrei voluto vedere questa scena. Un attimo prima che Harry chiuda la porta dietro di noi incontro gli occhi di Howard. Dio, non sarei dovuta venire qui con lui.

I knew you were trouble when you walked in 
So shame on me now 
Flew me to places I'd never been 
So you put me down oh 
I knew you were trouble when you walked in 
So shame on me now 
Flew me to places I'd never been 
Now I'm lying on the cold hard ground 
Oh, oh, trouble, trouble, trouble 
Oh, oh, trouble, trouble, trouble 


Harry si muove fuori tempo in mezzo alla folla, sembra un pazzo ma è solo ubriaco e ferito. Mi ha trascinata in questo locale non appena ho fatto buio, ha iniziato a bere per scommessa con altre persone lì al bancone, ma la realtà è che voleva solo dimenticare l’incontro con suo padre. Non me l’ha detto ma io lo so. Lui continua a muoversi sulla pista, a volte scompare dalla mia vista ma poi eccolo di nuovo divincolarsi tra altri corpi. Sospiro e chiedo un drink, l’ultimo prima di riportarlo all’auto dove dormiamo. Mi riprometto di cercare un luogo dove stare per i giorni futuri, forse potrei chiamare suo padre e chiedergli di ospitarci… ma Harry non verrebbe mai, lo so.
Termino il drink e lascio il bicchiere sul bancone, quando mi volto per recuperarlo dalla pista non lo vedo più, così lo cerco in giro, persino nel bagno degli uomini, e proprio mentre mi sto per allarmare vedo una testa riccia in pista. Mi avvicino a Harry cercando nella mia borsa i soldi per pagare il tutto, facendomi largo tra la gente alla cieca.
- Harry, andiam... – non appena alzo lo sguardo la mia bocca si spalanca dallo stupore. La mano a metà strada per incontrare il suo braccio per trascinarlo fuori ricade lungo il fianco. Harry lascia una scia di baci sul collo della ragazza con i capelli rossi tagliati cortissimi, poi si baciano intensamente davanti ai miei occhi. Rimango così imbambolata che quando la ragazza si volta verso di me, probabilmente sentendosi osservata, e mi chiede cosa ho da guardare, arretro con il cuore in gola e le lacrime agli occhi. Harry si volta un attimo e mi rivolge uno sguardo superficiale dovuto all’alcol, poi quando si volta di nuovo e mi inquadra per bene identificandomi la sua bocca si apre come se volesse dire qualcosa, ma io non gli do il tempo di dire niente perché esco lasciando più del dovuto sul bancone e correndo in strada. Percorro tutta la via così velocemente che i polmoni iniziano a bruciarmi e non riesco a respirare per colpa dei singhiozzi e delle lacrime che mi offuscano la vista. Cado in mezzo al marciapiede e mi rompo in mille singulti, sbatto il pungo sul cemento e piango forte fregandomene di quante famiglie sveglierò nel cuore della notte. Ma passa tutto così velocemente che dopo un minuto sono già in uno stato di semicoscienza, mi sento in una bolla e dubito che ciò che ho appena visto sia veramente accaduto. Non può essere vero, semplicemente la mia mente rifiuta  di accettare che dopo tutto ciò che abbiamo passato insieme lui abbia buttato tutto quanto nel cesso.
Dei passi strascicati, qualcuno urla il mio nome e poi si accovaccia accanto a me, mi tocca i capelli, le spalle, la schiena e chiede perdono. Harry mi guarda dritto nei miei occhi vacui, sa di averla fatta grossa, sa che non lo perdonerò. Inaspettatamente scosto le sue mani del mio corpo e mi stendo sull’asfalto freddo. Guardo il cielo nero, la luce del lampione vicino, gli occhi di Harry che mi scrutano straniti.
- Bianca, ho bevuto troppo stasera. – dice lui, credo sia quasi in lacrime: - Non volevo, ho spento il cervello per un secondo e quando ti ho vista ho capito la cazzata che avevo fatto. Nemmeno so il suo nome, è...è una tipa che non rivedremo più! –
- Harry, - lo interrompo io prima che mi tempesti con altre parole insensate: - zitto. –
Lui obbedisce in difficoltà, non sa cosa fare così alla fine decide di stendersi accanto a me. Mi prende la mano, la stringe, la bacia, la posa sulle sue scapole perché sa che è ciò che più amo, baciare quelle ossa che solo poche ore prima appartenevano solo a me. Dopo un’ora in mezzo al marciapiede sento il respiro di Harry farsi pesante, mi volto e vedo che si è addormentato con le nostre mani sul suo cuore. L’unica cosa che riesco a pensare è il fatto che con tutto ciò che aveva bevuto quella sera è un miracolo che non si sia addormentato appena toccato l’asfalto. Non sono nemmeno arrabbiata, e se lo sono, nel mio profondo, significa che non riesco nemmeno a ricordarmi come dimostrarlo. In fondo lo amo, è il mio unico amore di sempre.
Mi alzo intorpidita, lo aiuto a fare altrettanto e lascio che si appoggi con il suo peso su di me non riuscendo a camminare del tutto autonomamente. Lentamente ci avviamo verso l’auto, poi non ricordo più niente. So solo che ho dormito e che non ho sognato niente di niente.

When your sadest fear comes creeping in 
That you never loved me or her or anyone or anything 
I knew you were trouble when you walked in 
So shame on me now 
Flew me to places i'd never been 
So you put me down oh 
I knew you were trouble when you walked in 
So shame on me now 
Flew me to places i'd never been 
Now i'm lying on the cold hard ground 
Oh, oh, trouble, trouble, trouble 
Oh, oh, trouble, trouble, trouble 

 

Quando mi sveglio il sole entra dei finestrini dell’auto illuminando il parcheggio desolato dove abbiamo passato la notte. Mi stiracchio con calma e poi esco dall’auto. Il ricordo della sera precedente è solo un lampo nella mia memoria. Mi guardo intorno alla ricerca di Harry, apro la bauliera alla ricerca di qualcosa da mangiare e mi si gela il sangue. Non c’è rimasto nient’altro che il mio borsone, qualche mio vestito sgualcito e un biglietto giallo scritto di fretta.

Scusami per quello che ho fatto, scusami per tutti i guai che ti ho portato. Vorrei scriverti mille cose, ma adesso non riesco nemmeno a guardarti mentre dormi, ho paura che tu mi possa sentire, che tu ti possa svegliare e che tu voglia seguirmi. Non puoi. Abbandona l’auto quanto prima, non cercarmi mai più. Sono stato una persona pessima, meriti molto di meglio e l’ho capito solo adesso. Torna dai tuoi e chiedi loro scusa, non lasciare che accada ciò che è successo tra me e mio padre. Immaginarti all’università, con un lavoretto noioso e magari un nuovo ragazzo con la testa a posto sarà ciò che mi terrà vivo e lontano da te.
sempre tuo,
Harry.

Il retro del biglietto è color verde chiaro, non so perché questo particolare mi abbia colpito, e dice:

Vorrei descriverti quanto sia doloroso.
Vorrei che capissi come mi sento in questo momento.
Ti amo.




 


author's space:
inizio sempre dicendo cose tipo: 'mi dispiace se questa os vi fa schifo', 'potete uccidermi se vi ho fatto perdere mezz'ora della vostra vita inutilmente' ma questa volta prometto che vi risparmierò questa lagna.
se non vi è piaciuta mi dispiace, vi chiedo scusa.
la canzone è 'i knew you were trouble' di taylor swift e no, lei non è la bianca di questa os se ve lo state chiedendo.
mi piace immaginarmi harry in stile 'dark' (ff presente anche su questo sito) ma un pochetto più dolce e meno violento con la protagonista.
so di non aver scritto un capolavoro, grazie per aver letto comunque.
vi amo scriccioletti 

linda.
@ehiantonoff

  
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