Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    10/06/2013    1 recensioni
Perchè Lupin è pensieroso, dopo l'ennesimo colpo fallito?E Jigen perchè è apparentemente contento?E Fujiko dov'è? Perchè Goemon inizia sempre di più a sentirsi un uomo nuovo? Lo scoprirete...solo leggendo (cit). Brano musicale da ascoltare durante la lettura: "I will survive" nella versione dei Cake
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Lupin III
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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 photo Lupin_III_-_the_Last_Job.png Seduto al tavolo della cucina, mentre si preparava un the, Lupin era silenzioso e si sentiva scoppiare la testa. Il suo ultimo colpo, come tanti altri, era andato male, ancora una volta per via di Zenigata, il miglior poliziotto del mondo- un osso duro che non mollava mai- ancora una volta (e soprattutto) per colpa di Fujiko, che aveva fatto andare tutto il piano in malora, fregandosi però una parte del bottino. Non era mai stato nervoso come in quel periodo, Lupin III, il ladro più “importante” della Terra, e le cose non andavano tanto bene da un po’ di tempo, forse perché Goemon si era preso una pausa ed era tornato in Giappone, per poi andare in Tibet a meditare e in Thailandia per tenere dei seminari sull’arte della katana. Lui, quello che con la sua spada potentissima spesso salvava il culo a tutta la banda, aveva avuto bisogno di staccare un po’ dal mondo del crimine. Il the era pronto, ma Lupin non riusciva a berlo con piacere, gli sembrava acqua per lavare i piatti; probabilmente lo aveva preparato male. “Fan****, forse dobbiamo prenderci una pausa di riflessione” era l’unica cosa che riusciva a pensare. Sì, forse sarebbe stato meglio così.

Jigen, bloccato con la vecchia Fiat 500 in mezzo al traffico della Grande Mela, era impaziente di andare a prendere Jane, la donna che il fato gli aveva mandato per dimenticare quei giorni di fallimento. Non ne era innamorato, per lui l’amore era altra cosa e faceva parte di un passato triste; non era solo sesso, era qualcosa di differente da entrambe le cose: era una pausa di riflessione. Quando Jane e lui arrivarono a casa, trovarono Lupin con la sigaretta in bocca, a cucinare.

“Ti dispiace se lei resta con noi anche stasera?” domandò Jigen, mentre Jane stava abbracciata a lui

“No, fai pure…Hai per caso sentito Fujiko?” Lupin interloquì con aria cupa

“Figuriamoci…però ho notizie da Goemon: sta per tornare a New York o forse è già arrivato, so che era in viaggio”

Jigen si chiuse in camera con Jane e fece suonare la sua immancabile musica jazz preferita.
Mezz’ora dopo il campanello suonò. Lupin aprì la porta e si trovò davanti Goemon, che lo salutò semplicemente con un sorriso e un occhiolino.

“Accidenti, Goemon, ti trovo davvero ok, non mi dire che è per via della meditazione?”

“Anche…ma il merito è dei seminari che ho tenuto, mi mancavano l’insegnamento e il contatto con gli allievi. Posso dire di star bene, non posso dirlo di te, invece: che hai fatto? Jigen mi ha accennato del colpo fallito e di Fujiko che si è fregata una parte; come sempre, del resto. Non star in pena per via di quella donna, lo sai che di te non le importa nulla, più di tanto. Fattene una ragione!”.

“Questa volta l’ha fatta grossa, non voglio nemmeno vederla, per il momento”

All’ora di cena Jigen uscì con Jane dalla sua stanza, ridendo come un matto, mentre lei lo teneva per mano. La presentò a Goemon, che ebbe un tuffo al cuore, come tutte le volte in cui vedeva una bella donna, pur negandolo a se stesso.
Cenarono tutti insieme e Lupin sembrò aver trovato un po’ di serenità, specie quando alla fine, ubriaco, si mise a raccontare barzellette sconce e aneddoti su Zenigata. Anche Goemon sembrava di buon umore, mentre narrava del suo viaggio in Tibet e soprattutto della Thailandia, una terra che non immaginava così bella, immersa tra la tradizione e il caos tipico dei Paesi in via di sviluppo. Dopo cena giocarono a poker, come erano soliti fare per digerire al meglio, tra una sigaretta, del whisky e del sakè d’importazione. Non mettevano in mezzo il denaro, durante le partite, forse perché ultimamente nel loro rifugio ne circolava ben poco. Goemon, dopo la prima partita, si allontanò. Si stufava presto, di giocare.
Arrivò la notte e Jigen si chiuse in camera con Jane. Lupin si addormentò sul divano: aveva bevuto così tanto che non ce la faceva ad andare a letto. La stanza più piccola, ma la più ordinata, era di Goemon che, dopo aver finito di leggere un romanzo che lo stava appassionando, si mise a letto, anche se il sonno non arrivava. Forse era per colpa di Jigen e Jane, che facevano chiasso mentre si stavano dando da fare nella camera adiacente alla sua o forse era un altro pensiero, anche se non capiva di che tipo fosse. Teneva gli occhi chiusi, Goemon, intorno al lui c’era il buio totale, era tutto perfetto per addormentarsi, ma…niente, Morfeo si stava dimenticando di stringerlo tra le sue braccia, perché, in fondo, l’elemento più importante per poter dormire, il silenzio, era assente da quel luogo. Il rumore del letto che si piegava, i sospiri, le risate e i gemiti che provenivano dalla camera di Jigen lo turbavano profondamente. Il suo amico ci stava dando dentro di brutto, era evidente, e il moderno samurai si sentiva sempre più trascinato da quell’atmosfera, mentre pensava a quando era andato l’ultima volta con una donna. Era passato diverso tempo, ma a lui non pesava, convinto, forse, di poter contenere il più possibile le sue pulsioni. Doveva per forza addormentarsi, del resto era anche stanco, dopo aver viaggiato. Iniziò a meditare, ci stava riuscendo, le sue membra erano sempre più rilassate e il sonno stava finalmente sopraggiungendo. No...i conti non tornavano e Goemon si accorse che una parte di sé non solo non voleva dormire, ma si era appena svegliata. Sentiva il perizoma andargli stretto e si rese conto che quella zona del suo corpo voleva attenzione. Sentì che Jigen e Jane avevano finito, ma ora era lui a cominciare qualcosa e, silenziosamente, dopo essersi sfiorato, si concentrò sulla sua unica parte sveglia e solo dopo averla assecondata, si addormentò.   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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