Everything
has changed
a
te, mi manchi
Mi
aggiusto la cartella sulle spalle.
O almeno,
ci provo.
Non ho
mai capito come vanno aggiustate le spalline del mio Eastpack, le metto
sempre
o troppo basse o troppo alte, ed è sempre così
scomodo.
“ E
dai… “
dico al mio zaino, sperando che grazie a qualche miracolo si aggiusti
da solo.
Sono
quasi tentata di lasciarlo là, sul marciapiede consumato
della settima fermata
di un autobus di una via sconosciuta di una altrettanto sconosciuta
città,
Holmes Chapel.
Ma senza
il mio vecchio e distrutto zaino di jeans mi rifiuterei di andare a
scuola,
così scarto l’idea.
E faccio
appena in tempo ad alzare gli occhi per vedere che il minuscolo bus che
mi
dovrebbe portare a scuola sta passando avanti a me.
Alzo un
braccio, sperando che mi abbia visto e si fermi, e incredibile ma vero,
lo fa.
Con una
corsa raggiungo le porte scorrevoli e salgo sotto gli sguardi di
rimprovero di
certe vecchiette con la borsa della spesa e di alcuni ragazzi e ragazze
che
come me si stanno dirigendo verso l’edificio di pietra in
centro alla città.
E, cosa
che odio, non ci sono posti a sedere.
Che
stress, voglio sedermi, più tempo sto in piedi
più l’umanità è a rischio.
Per
fortuna una di quelle vecchiette si sta alzando dal suo posto.
La
raggiungo prima che qualcuno mi possa fregare il sedile di plastica.
“ No ma
faccia con calma, in fondo sono solo le otto di mattina, ho tutto il
tempo di
aspettare che lei si alzi… “ borbotto, non molto
tra me e me visto che la
diretta interessata mi sente e inzia a farmi una ramanzina.
Le rivolgo
un sorriso di scuse e finalmente mi siedo.
Quello
che non avevo notato è che uno di quei posti a due, e
sfortunatamente non sono
sola.
C’è
un
ragazzo, che sembra abbastanza assorto nella lettura di un libro
di… geografia,
sì, a giudicare dal mappamondo sulla copertina.
Stando
attenta a non disturbarlo mi accascio sbuffando, desiderando come non
mai il
mio lettuccio, e facendolo colpisco involontariamente il piede del mio
vicino,
che mi rivolge uno sguardo di fuoco.
“
Scusa… “
mormoro, un po’ imbarazzata.
Sempre a
me le figure di merda, eh?
Prendo
l’iPod,
e mentre cerco di sbrogliare il nodo delle cuffiette, mi assale un
presentimento.
Sapete,
uno di quelli che ti colpiscono all’improvviso, e di cui sei
certa.
Bene, in
quel momento mi venne il presentimento che ora sapevo qualcosa che
prima
ignoravo.
Che fosse
legato al fatto che il ragazzo prima seduto a fianco a me ora mi
sorrideva e mi
teneva aperta, per quanto possibile, la porta dell’autobus
affinchè scendessi?
O al “ Ciao “ che mi aveva appena rivolto?
Oppure
ancora al fatto che volevo che sapesse quanto erano belli per me i suoi
occhi
verdi?
No,
sicuramente no.
“
Cogliona “.
All
I knew is the morning when I woke
Is
I know something now, something now I didn’t
before
And
all I’ve seen since eighteen hours ago
Is
green eyes and freckles in your smile
In
the back of my mind making me feel rightI
just wanna know you better know you better know you better now
I
just wanna know you better know you better
know you better now
I
just wanna know you better know you better
know you better now
I
just wanna know you know you know you
‘Cause
all I know is we said
“Hello”
And your eyes look like coming home
All I know it’s simple ain’t it? Everything has
changed
All I know is you held the door
You’ll be mine and I’ll be yours
All I know since yesterday is everything has changed
“
Therese, vieni qua… “
Mi giro.
“ Un
secondo, finisco di appendere ques… Ciao! “
esclamo stupita.
Il ragazzo
accenna un sorriso e si gira nervoso verso
Mrs. Collins, l’insegnante di educazione fisica.
Sembra
preoccupato, si tortura le mani e ha la fronte
piena di rughe dovute all’ansia.
“ Harry
lei è Therese, la mia alunna peggiore. “ mi presenta la donna.
No ma grazie, e
io che cerco da due mesi di fare bella
figura con lui, adesso arrivi tu e rovini tutto.
Ma Harry ,
finalmente ho scoperto come si chiama, non
sembra aver sentito, perso in chissà quali pensieri.
Metto da parte la
timidezza e avanzo verso di lui, con
la mano tesa.
“ Beh
non sono proprio la sua alunna peggiore, diciamo
solo la più… ecco… insomma…
“
Perfetto, mi sono
impappinata.
Sospiro, grande
sospiro.
“
Lascia perdere, sono Therese. “
Lui ridacchia
leggermente, e finalmente posso vedere i
suoi occhi verdi, che cerco sempre di incontrare la mattina
sull’autobus.
Sono circondati
da due profonde occhiaie e sono un po’
umidi, come se avesse appena pianto, ma scarto subito
quest’ipotesi.
“ Lo so
“ dice.
“ Come?
“ gli chiedo confusa.
“
L’altro giorno, la tua amica al telefono…
“
risponde.
Ah sì,
la figuraccia dell’altro giorno.
“ Oh
insomma, mi stava rompendo da ore col suo nuovo
ragazzo, se non stavo ascoltando è comprensibile!
“
“ Ma
non è comprensibile il fatto che la tua amica sia
riuscita a farsi sentire da tutto il bus, Reese
“
Ossignore, mi ha
chiamato Reese.
Come mi
chiamano tutti, certo, ma lui non è tutti.
Lui è
quello che da quando mi ha detto “ Ciao “ ogni
volta che mi guarda o sorride, oppure si appoggia al finestrino con lo
sguardo
perso mi provoca le farfalle nello stomaco.
Lui è
stato il primo ragazzo che mi ha aperto solo la
porta, non le gambe, come pensavano di fare i ragazzi nella mia vecchia
città,
Wolverhampton.
E non lo so, ma
mi è rimasto in testa.
O meglio, mi
è rimasto sullo stomaco.
Un peso che non
riesco a togliere, io innamorata?
Ma per favore, e
poi di chi? Di un ragazzo conosciuto
soltanto diciotto ore dopo il mio trasferimento?
Pfff.
“
Sarebbe lei? “
Questa volta
Harry si rivolge alla Collins, che
annuisce.
“
E’ nuova, come te, sai come si dice, andando con lo
zoppo si impara a zoppicare! E
magari
riesci ad infonderle un po’ di sano amore per lo spor! Anche
se temo sia
impossibile… “
Interrompo quel
fiume in piena.
“ Mi
scusi, ma io sarei cosa? Perché mi ha chiamato? “
“ Non
gliel’ha detto? “ fa il riccio, se possibile
ancora più preoccupato.
“
Giusto, giusto, adesso te lo dico Tomlinson… “
Alzo gli occhi al
cielo, sia per avermi chiamato col
cognome di mio padre, sia per la sbadatezza di questa donna.
“ Beh
mia cara alunna sfaticata, come vedi questo
ragazzo è nuovo qui, e il tuo ocmpito è di fargli
tornare il sorriso e
liberarlo dalle sue paure! “
“
Cioè dovrei renderlo più espansivo? Meno timido?
“
chiedo, non capendo bene la sua richiesta.
I due si
guardano, gli occhi di lui che chiedono
qualcosa e quelli di lei che cercano di rassicurarlo.
Alla fine lei
distoglie lo sguardo.
“
Sì, una cosa del genere. Tutti i pomeriggi da qua
alla fine del quadrimestre passerete due ore supplementari insieme,
facendo
quel che vi pare, basta che questo ometto ritorni spensierato come
prima, okay?
“
Faccio un cenno.
Che bello, che
bellissima cosa.
Poter recuperare
tutto il tempo perduto a trovare il
coraggio di parlargli e a guardarlo di sottecchi, stando insieme, anche
se a
scuola, anche se obbligati.
“ Ti
dispiace farmi da… babysitter? “ mi chiede, nei
corridoi.
Rido per il
termine che ha usato.
“ No,
anzi, mi sono sempre piaciuti i bambini! “ gli
rispondo scherzando, e facendogli una linguaccia.
Al contrario di
quanto mi aspetto, la ricambia, per
poi scoppiare a ridere.
E poter vedere il
suo sorriso ogni giorno, perdermi
nei suoi occhi, prendere il volo verso una meta dettata dal cuore.
Che bello, che
bellissima cosa, stare con qualcuno che
finalmente mi fa sentire bene, ma veramente bene, anche se non ci siamo
solo
parlati, sfiorati, o altro.
“ Sai,
sei una delle persone che mi fa ridere di più.
Tra le tue figuracce in autobus, quelle della tua amica per cui paghi
tu, e le
tue battute squallide… Dio, mi fa male la pancia solo a
pensarci! “
Gli sorrido, ma
dentro di me mi maledico, pensando a
tutte le cazzate che ho fatto, facendomi classificare come la pazza di
turno.
Ci separiamo,
andiamo nelle nostre classi, e alla fine
della quarta ora, quando apro l’armadietto per prendere un
libro cade un
bigliettino.
“ Credo
che tu riuscirai a farti strada tra le mura di
malinconia che mi sono costruito, credo che grazie a te li
abbatterò, uno ad
uno, solo per farti entrare. Grazie per avermi fatto sorridere.
“
Forse no, forse
non è lui.
Ma sì,
forse mi sto innamorando del ragazzo dell’autobus.
E vorrei che lo
sapesse, sarebbe meglio che lo
sapesse.
Cosicchè
troncherebbe sul nascere questo mio
sentimento.
And
all my walls stand tall
painted blue
And I’ll take them down, take them down and open up the door
for you
And all I feel in my stomach is butterflies
The beautiful kind, making up for lost time,
Taking flight, making me feel right
I
just wanna know you better know
you better know you better now
I just wanna know you better know you better know you better now
I just wanna know you better know you better know you better now
I just wanna know you know you know you
‘Cause
all I know is we said
“Hello”
And your eyes look like coming home
All I know it’s simple ain’t it? Everything has
changed
All I know is you held the door
You’ll be mine and I’ll be yours
All I know since yesterday is everything has changed
Mi affaccio dalla
finestra della mia camera.
“ Vieni
qui, cazzo! “ le urlo.
Lei interrompe la
sua corsa.
“
Perché Harry, perché? Dimmelo, vorrei tanto
saperlo!
“ mi urla a rimando.
E’
arrabbiata, tanto.
Lo capisco da
come le si alza e abbassa il petto, sta
respirando troppo in fretta.
“
Dobbiamo parlare! “ le dico.
Per tutta
risposta si gira e mi alza il dito medio.
Cammina in
avanti, a passo spedito.
Sto per
richiamarla, quando inciampa su un sassolino.
Non riesco a
trattenermi e rido.
Due dita in aria,
stavolta.
“
Therese! “
Non si volta.
“
Eddai, Reese, lasciami spiegare! L’ho fatto per te!
“
Pianta le All
Star distrutte in mezzo alla strada e
urla.
Urla di rabbia, e
di non so cos’altro.
“ Per
me?! Stai
scherzando, vero? Quando te l’avrei chiesto, sentiamo!
“
Alza il capo,
guardandomi con aria di sfida.
Non mi trattengo
più.
“ Mai,
Therese, mai, ed è proprio per questo che l’ho
fatto! Vuoi fare tutto da sola? Benissimo! Non vuoi essere aiutata?
Benissimo
ancora! “ grido incazzato.
“
Questo sarebbe il tuo aiuto?! Rintracciare mio
fratello?! Farmi trovare fuori da scuola, in un giorno in cui tu non ci
sei, da
quello stesso ragazzo che si ubriacava e ha alzato le mani su di me?!
Grazie,
veramente bell’aiuto! “ si sposta più
vicina, in modo che la possa sentire
meglio.
“ No,
io ti ho fatto trovare un ragazzo pentito, che
ti vuole un bene dell’anima, porca puttana! Ha girato mezza
Inghilterra per
ritrovarvi! “
Come fa a non
capirlo? E’ venuto per scusarsi, non per
altro.
“ E non
lo avrebbe fatto, se non fossi arrivato tu! Non
capisci che mi fa solo paura, che io voglia solo scappare ogni volta
che lo
vedo? Che voglio stare da sola? “ mi incolpa.
Non ci vedo
più.
Ho cercato di
aiutarla, e lei se ne frega, non vuole
uscire dalle sue convinzioni, non vuole vedere cosa
c’è veramente.
“ Vuoi
essere lasciata sola? Perfetto, è quello che
farò! Non tornare da me! “ e chiudo la finestra.
Nonostante il
vetro, riesco a sentire la sua debole
risposta.
“
… okay… “
Non fa che
aumentare la mia rabbia.
Anche se detto
con voce rotta, okay è tutto quello che
sa dire?
“
Vaffanculo, Therese “ sussurro.
Spalanco di nuovo
la finestra, e vedo che è ancora là
sotto.
“ La
vuoi sapere una cosa? “
le urlo.
Alza la testa. E
posso vedere con chiarezza il poco
mascara, unico trucco che usa, che le ha lasciato delle sottili righe
nere sulle
guance, ma faccio finta che non sia per le lacrime, le stesse che le
bagnano
ora il viso.
“ Sono
passati tre fottutissimi mesi da quando sei
salita su quell’autobus per
la prima
volta, e ti sei seduta affianco a me , e mi hai pestato il piede, e io
per
farmi perdonare per l’occhiataccia che ti avevo lanciato ti
ho tenuto aperta la
porta e ti ho detto ciao. Un fottutissimo mese da
quell’assurdo progetto della
Collins, e la tua battutaccia sulla babysitter. Due fottutissime
settimane e
mezzo da quando tuo fratello Louis mi ha chiamato e mi ha detto che
voleva
incontrarti, e io ho acconsentito perché avevo capito che
era cambiato, ma l’ho
anche avvertito che se ti avesse fatto del male l’avrei
ammazzato. E sai perché?
Per lo stesso fottutissimo motivo per cui diciannove fottutissimi
giorni fa a
quella festa ti ho baciato e poi ho finto di essere ubriaco e non
ricordarmi
niente. Per lo stesso fottutissimo motivo per cui non ti ho detto che
Tom
voleva uscire con te, per lo stesso fottutissimo motivo per cui quel
giorno ti
ho infilato nell’armadietto quel bigliettino così
sciocco, eppure così vero, perché
mi fai sorridere, mi fai ridere, mi fai sentire vivo e dio, quanto ne
avevo
bisogno. Perché non so spiegarmi il motivo per cui ogni
volta ch ti vedo il
cuore non batte più. Per lo stesso fottutissimo motivo per
cui ogni volta affianco
a te mi sento uno stupido e mi
torturo i capelli, nella speranza che ciò mi calmi
dall’ansia, che impiego un
ora e quarantacinque minuti per prepararmi la mattina, solo
perché so che sei
la prima persona che vedrò e voglio sembrarti perfetto,
bello, che ho sempre un
libro di scuola in mano, perché voglio sembrarti
intelligente, ecco perché guardo
dalla finestra, voglio sembrarti misterioso e poetico.
Perché
voglio leggere nei tuoi occhi che con me ti
senti a casa, perché voglio che mi consideri irresistibile,
perfetto. Ma non lo
sono.
E ora tocca a te
spiegarmi perché io voglio che tu
torni indietro, perché anche se non siamo vicini da neanche
venti minuti sento
la tua mancanza in modo insopportabile e cazzo, dimmi perché
sto facendo questo
discorso ad alta voce e non solo nella mia mente, dimmi
perché ti sto chiedendo
di raggiungermi e vorrei solo che lo sapessi e… “
Una mano sulla
spalla mi costringe a fermarmi e a
girarmi.
“ Sono
qui “ dice piano, quasi con la paura di essere
sentita.
“ Sei
qui “ ripeto, guardando i suoi occhi scuri, che
ancora versano lacrime.
Poi le mie labbra
sono sulle sue.
Come
back and tell me why
I’m feeling like I’ve missed you all this time, oh,
oh, oh
And meet me there tonight
And let me know that it’s not all in my mind
I just wanna know you better know you better know you better now
I just wanna know you know you know you
‘Cause
all I know is we said
“Hello”
And your eyes look like coming home
All I know it’s simple ain’t it? Everything has
changed
All I know is you held the door
You’ll be mine and I’ll be yours
All I know since yesterday is everything has changed
Cammino sotto la
pioggia.
Non è
molto forte, ma abbastanza perché le sue gocce
mi diano fastidio.
Finalmente
raggiungo l’alto cancello di ferro.
Mi guardo intorno
e non c’è neanche il ragazzo
pakistano che di solito vende i fiori, perfetto.
Entro e cammino
lungo lo stradone.
E’ in
fondo la sua, proprio in fondo, e per arrivarci
devo passare avanti tutte le altre, di persone che non conoscevo.
Quando ci arrivo,
respiro.
Un bel respiro.
“ Ciao
“ dico.
Nessuna risposta.
Era ovvio, cosa
mi aspettavo?
Tiro fuori il
cellulare e le cuffiette, metto una
canzone, che non gli piaceva.
Mi siedo davanti,
a gambe incrociate.
“ Ciao
“ ripeto.
“ Come
stai? Io sto. “
Alzo gli occhi
verso il cielo, nella speranza che
lacrime non scendano.
“
E’ un po’ confuso questo periodo, non so
più niente.
“
Riporto lo
sguardo sulle mani, che torturo, mordendo
le unghie, togliendo pellicine, scrocchiando dita.
“
Cioè, qualcosa la so… “
Faccio una pausa
per togliere un po’ di terra.
“ So
che piove a dirotto e questa pioggia mi ha
rovinato i capelli, che palle. So
che
grazie a te ho ripreso a far danza, e ho ritrovato la mia grazie e la
mia
femminilità, pfff, come no, sono sempre la stessa
scaricatrice di porto. So che
ci siamo detti ciao un po’ di volte, e questa cosa mi solleva
un po’, so
che ho cominciato a vivere tredici anni fa,
da quanto ho conosciuto il tuo volto. So che ci sono certi momenti che
non so
cosa mi prende, ma mi viene da piangere e non riesco a smettere. So che
la
notte cerco di non svegliarmi più. “
Lo guardo.
“ Ma
che cazzo sto dicendo? Ti prego, non darmi retta.
“
Rido tra me e me.
Mi guardo
attorno, e il mio sguardo cade sui cipressi.
Porto una mano
sulla tasca e ne estraggo un rettangolino
di carta.
“
Guarda cosa ti ho portato? E’ un biglietto del
nostro autobus, e dietro c’è scritto
ciao…
ti piace? “
Mi sporgo per
metterlo nella cassettina.
E
nell’esatto momento in cui l’ho messo, scoppio a
piangere.
E non ho le forze
per fermarmi, per
dirmi basta, non ce le ho neanche per assicurarmi
che nessuno mi veda in quello
stato.
Mi lascio cadere
sulla ghiaia, con la testa nascosta
tra le ginocchia, e con una mano accarezzo il terriccio che lo copre,
tra un po’
di tempo dovrebbero mettere la pietra, e allora sarà
più facile, penso.
La musica intanto
va avanti.
“ Tutto
quello che so è che da ieri è cambiato tutto.
“
All
I know is we said “Hello”
So dust off the highest hopes
All I know is pouring rain and everything has changed
All I know is the new found grace
All my days I know your face
All I know since yesterday is everything has changed
…………………………………………………………….....
Ho riscritto una canzone,
si può
dire.
Ho preso spunto dalla mia
vita, soprattutto
per l’ultima parte, e ho trasformato le parole in immagini, e
poi di nuovo in
parole.
L’ho anche
dedicata a qualcuno.
Non so se l’ho
scritta bene, se
si capiva qualcosa, ma non importa, scrivere questa cosa serviva a me,
per
sentirmi meglio.
Scusate, so che non ve ne
frega
un cazzo, siete qua solo per leggere qualche storia decente…
Se siete riusciti a
leggerla
tutta… beh, complimenti.
Solo una cosa.
Non so se si capisce bene,
ma nell’
ultima parte Therese va a trovare Harry, sì, ma non a casa
sua.
E’ in un cimitero.
Vi voglio bene, a presto