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Autore: Hyrim    11/06/2013    6 recensioni
Il famosissimo romanzo di Alessandro Manzoni portato in scena come spettacolo di beneficenza da attori provenienti da tutto il mondo... Ovviamente le rispettive nazioni saranno lì, pronte a vegliare su tutto, pronti a risolvere qualsiasi problema...
Ma se il problema fosse proprio il mancato arrivo della compagnia?
Come faranno a mandare avanti la serata?
Beh, molto semplice: copione alla mano, un bel respiro e pronti ad affidarsi alle loro capacità interpretative e alla giusta direzione di Germania!
L'unico problema è... conoscono la storia? O ancor peggio, conoscono le parti degli altri compagni?
Riusciranno a salvare la serata seguendo il copione o improvviseranno?
Avanti! Lo spettacolo deve continuare!
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Allora, come procede?? -
Fra un viavai di costumi, attrezzeria, oggetti di scena e nazioni nervose, Germania ed un paio di altre persone osservavano in silenzio lo svolgimento della trama sul palco, nascosti dietro una quinta.
- Vi dirò… - Rispose il biondo Tedesco dando una letta alle ultime righe di pagina del copione che stringeva in mano -  Meglio di quanto avessi sperato… -
Accanto a lui, due piccoli Elvetici si sporgevano per leggere qualche riga e per vedere la scena. La piccola Liechtenstein sembrava però più interessata al palco che ai fogli di carta, ed aveva un’aria abbastanza preoccupata.
- Fratellone… Dovremmo uscire sul palco anche noi? Non sono sicura di farcela… -
- Posso assicurarti che neanche io ne ho alcuna voglia, Lili. –
- E’ indispensabile. – Tagliò corto Germania. – Non potete rifiutarvi di farlo.
E’ responsabilità di tutti noi il buon fine di questo spettacolo. –
- Ja, lo so, aber… - Sospirò nuovamente la più piccolina. – Non credo di esserne in grado. Ho paura, Germania. Voi sembrate tutti così sicuri und Ich… -
Germania per un secondo sembrò capire, annuendo.
Avevano tutti paura. Anche lui… Ma non potevano tirarsi indietro per questo.
- Schweiz… -
Lo Svizzero si voltò verso Ludwig. Era chiaro cosa volesse da lui.
Il ragazzo annuì, prese la sorellina con se e tenendola per mano si incamminò verso l’ingresso ai camerini, allontanandola dal palco e dal germanico.
- Schwester… So che hai paura di non essere abbastanza brava. E’ normale. Ne abbiamo tutti… Non siamo attori und… io odio il teatro. – Sospirò, prendendosi una piccola pausa, giusto il tempo di trovare le parole giuste. – Ma vedi, ci saranno sempre delle cose che richiederanno un po’ di coraggio in più da parte nostra. -
Liechtenstein annuì, gli occhi lucidi puntati sul pavimento.
- Tutte quelle persone lì fuori però contano su di noi… E hanno fiducia in te.
Riusciresti davvero a deluderle? -
- N-Nein…-
Vash si abbassò appena sulle ginocchia, quel tanto che bastava ad arrivare al livello della sorellina. Con la punta delle dita le alzò dolcemente il viso, accennando un sorriso gentile.
 - Anche io ho fiducia in te, ma petite. –
- D-Davvero? -
Chiese timidamente lei tirando su col naso, i lucidi occhioni verdi che le si illuminavano.
- Oui. -
Finalmente un piccolo sorriso parve apparire sul volto della piccola Liechtenstein, mentre si sbilanciava in avanti per andare ad abbracciare il fratello, il viso nascosto contro la sua spalla.
Svizzera ricambiò l’abbraccio. Incredibile come potesse diventare dolce con lei, a differenza del suo solito con chiunque altro.
- E… sono sicuro anche di un’altra cosa. –
- Was? -
Chiese la piccola con la voce soffocata dal viso premuto contro la spalla dello Svizzero.
- Sono sicuro che non soltanto che uscirai sul palco al momento giusto…
Ma che sarai anche la migliore di tutti. -


- Perpetua! Perpetua! -
Roderich Abbondio chiamava a gran voce la voce della sua fidata domestica, avviandosi di corsa verso il salotto subito dopo aver chiuso –quasi serrato- la porta di casa alle sue spalle.
Perpetua era sempre stata una domestica affezionata e fedele, perfettamente in grado di ubbidire e comandare secondo l’occasione. Era l’unica in grado di tollerare a tempo il brontolio e le fantasticaggini del curato, e fargli a tempo tollerare le proprie, che diventavano di giorno in giorno più frequenti.
- Eccomi, arrivo. – Rispose una voce.
Una giovane voce femminile. Molto più giovane di quanto in molti si sarebbero potuti aspettare.
Non fece neanche in tempo ad attuare ciò che aveva appena detto, la cara ragazza, che Abbondio si catapultò da lei, nell’altra stanza, squadrandola da dietro le sottili lenti trasparenti, con quei profondi occhi viola.
“C’era da aspettarselo” Pensò Austria nel vedere chi realmente ella fosse.
Una ragazza non troppo alta, dal viso chiaro e i lineamenti femminili, anche se marcati, fra i quali erano incastonati due occhi color prato pieni di vita e giovinezza.
Il viso era incorniciato da una cascata di lunghi capelli castani, fermati sopra un orecchio da qualche fiore lilla a decorarli… come se servissero a donarle quel tocco di femminilità in più del quale il suo carattere deciso la privava.
Il curato aveva un viso così stravolto che non ci sarebbero nemmeno voluti gli occhi esperti di Elizaveta Perpetua per capire a prima vista che gli doveva essere accaduto qualcosa di davvero assurdo.
- Misericordia! Cos’ha, signor Austria!? -
- N-Niente, niente. – Rispose Don Abbondio, lasciandosi andare sulla sua poltrona preferita.
- Come niente!? La vuol dare a intendere a me!? Così ridotto com’è!? Cosa le è successo?? –
- Oh per l’amor del cielo! Quando dico niente è o niente o qualcosa che non posso dire! –
- Che non può dire neppure a me, signor Austria!? Chi si prenderà cura di lei se non io? Chi potrà mai darle un buon parere…?? –
- Ohime! Tacete e non chiedete altro!
Datemi un bicchiere del mio vino e finiamola qui. –
- E lei mi vuole far credere che non ha niente! -
Elizaveta Perpetua riempì con un sospiro il bicchiere, bicchiere che fu subito svuotato da Don Abbondio, neanche fosse una medicina.
- Vuole per caso che vada a chiedere in giro a ben altre anime cosa le è successo…? -
Gli occhi viola del curato scattarono immediatamente su quelli verdi della ragazza.
Chissà per quale oscuro motivo, quella gli era suonata quasi come una minaccia…
- Non oseresti… -
- Oh, igen, io oserei…. –
- Nein! –
- Igen! -
- Nein!! -
- …Mi sta sfidando!? -
Mai mettersi contro quella donna.
- Oh buon Dio! Non fate pettegolezzi! Non fate schiamazzi!!
N-Ne va della vita…! -
- La vita! -
- La vita. –
- D-De… De lei sa che ogni volta che mi ha detto qualcosa in confidenza io non ho mai… -
- Ja, ovvio, ad esempio come quando… -
Perpetua si accorse immediatamente di aver toccato un tasto falso, perciò si affrettò a cambiare subito il tono della voce… e magari anche argomentazione.
- Signor Austria… -
Disse poi, quasi commossa.
- Io le sono sempre stata affezionata… és… és se voglio sapere qualcosa è soltanto per premura nei suoi confronti! Vorrei poterla soccorrere, darle un buon parere… E magari sollevarle l’animo! –
Il punto ora era che Don Abbondio sentiva talmente tanto il bisogno di scaricarsi di questo suo doloroso segreto che esso poteva persino arrivare ad eguagliare la voglia di Perpetua di venirne a conoscenza, ragion per cui dopo aver respinto sempre con meno convinzione i tentativi di lei di farlo parlare, e dopo averle fatto giurare di mantenere la bocca chiusa si decise di raccontare quella sua disavventura serale, che tanto lo aveva angosciato.
Quando fu il momento di pronunciare il nome del mandante dei due bravi, la ragazza alzò le mani di colpo, come un atto di comando o di supplica.
- Per amor del cielo! Che birbone! Che soverchiatore! Che uomo senza Dio!! -
- Volete tacere!? O forse avete intenzione di rovinarmi del tutto?? –
Ungheria sbuffò, allargando appena le mani nel gesto di indicare la stanza.
- Oh, ma chi vuole che ci senta, signor Austria!?
Ho un’idea per lei… Il nostro arcivescovo, ha presente? E’ un sant’uomo!
Igen, igen, proprio una brava persona! Perché non pensa ad andare a domandare aiuto a lui? –
- Volete tacere? Volete tacere??
Son pareri questi da dare ad un pover’uomo come il sottoscritto!?
Volete che mi prenda una pallottola nella schiena o cosa!?
Ditemi! Se accadesse sarebbe l’arcivescovo a levarmela quella pallottola!? –
- Eh, guardi che i colpi di pistola non si danno via come confetti o fiori di campo, signor Austria! –
- Volete tacere o no!? -
- Io taccio subito, ma è per certo che se becco questi due… Altro che padellate! Se le sogneranno! Io li distruggo! Li faccio a pezzi!! Io li… -
- Volete tacere!!
Vi pare il momento questo di simili sciocchezze!? -
- Elég! Ci penserà questa notte, signor Austria…
Nel frattempo però mangi qualcosa. Si guardi… è così pallido… -
Ed ecco che da folle omicida era tornata a far da balia al buon curato. Neanche fosse sua madre…
- Ci penserò io. –  Rispose brontolando Roderich – Sicuro. Io ci penserò perché io ci devo pensare. -
- Ma almeno beva qualcosa… Sa che questo rimette sempre a posto lo stomaco… -
- Ah, ci vorrebbe ben altro… -
Mormorò debolmente l’Austriaco con un sospiro, e così dicendo prese una candela e continuando a brontolare si avviò per salire in camera da solo.
Arrivato sulla soglia si girò un altro secondo soltanto verso la domestica, portandosi un dito sulle labbra, come per dire di stare zitti ed aggiunse, ton tono tutt’altro che tranquillo. – Per l’amor del cielo! – E scomparve.

Buio.

Mentre gli attori della prima scena uscivano e si andavano a preparare, fra battute e attrezzeria  per il loro prossimo turno sul palco, il pubblico sembrava aver gradito il primo frammento di spettacolo, e lo stava ampiamente dimostrando con un forte applauso.
Tutti dietro le quinte erano in movimento, fra preparativi dei prossimi ad entrare in scena e congratulazioni a quelli appena usciti.
Appena svoltato l’angolo scuro della prima quinta… Eccolo lì.
Ungheria si ritrovò di fronte a quei due occhietti rossi che brillavano nella penombra. Le stavano sorridendo.
- Ehilà, bellissima. –
- Prussia, non dovresti essere ubriaco a così poco tempo dalla tua entrata in scena. -
Il sorriso di lui si spense, lasciando posto ad una smorfia diretta all’Ungherese.
- Gne gne gne, ed io che volevo soltanto farti i complimenti… -
- Davvero? –
Chiese lei, sorpresa.   
- Ja! Non pensavo che te la cavassi così bene sul palco.
Anche se… -
Ecco. Era prevedibile.
L’ungherese alzò un sopracciglio.
- Anche se…? –
- Anche se immaginavo che saresti stata a tuo agio nei panni della donna delle pulizie di Austria! Kesesese! -

E nonostante gli applausi fossero forti, non impedirono nel buio di sentire quello “sdeng!”
Un suono di impatto metallico… Forse una padella.
  
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