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Autore: Catherine01    11/06/2013    1 recensioni
Ho sempre pensato che dall'odio potesse nascere qualcosa di diverso, e Hermione e Draco ne sono la prova. I due sono spinti in una lotta continua tra obblighi e piaceri. Da una parte la paura di scegliere, dall'altra quella di sbagliare.
Solo insieme potranno abbattere questo muro gigantesco che li separa.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Non era la prima volta che scappavano sguardi del genere, non era la prima volta che dietro un muro rigido, ben piazzato, come l'inverno, sbucavano dall'interno dei piccoli ramoscelli di vite. Tutto ciò rimbombava nella testa di Hermione peggio dei Gorgosprizzi: le immagini delle settimane passate le ripercorrevano il corpo facendola rabbrividire, mentre quelle parole, "Spero che questo sia un arrivederci", o ancora "Non posso far altro che dimenticarti adesso, no, Granger?", le tartassavano cuore e cervello, ragione e sentimento; sbattendoli uno contro l'altro, fino a crearle uno stato di confusione tale da non poter più dormire. Insomma, Draco?! Stava seriamente pensando a Draco, a ciò che le aveva detto, e a come glielo aveva detto?! "Spero che questo sia un arrivederci": era evidente, avrebbe voluto rivederla. Ma perché? Perché avrebbe voluto rivedere lei, Hermione Granger, dopo sette anni di sconfinati litigi, minacce e offese?? "In fondo sono solo una stupida Mezzosangue, non posso neanche permettermi di pensare a Draco... A Draco Malfoy; avrà voluto prendermi in giro, come sempre. Si, sarà sicuramente così", pensò, lasciandosi cadere sbadatamente sul letto.  “Ma tu non capisci, Padre”, “Io dev..”, Lucius interruppe il figlio battendo un colpo sul pavimento con il bastone rilegato: “Tu non tornerai ad Hogwarts! Ah, e per fare cosa?? Per rivedere quella sudicia Mezzosangue?? Per infangare il nome di questa famiglia??”, si interruppe per ingerire una delle pastiglie quotidiane, “Ascolta, Draco” riprese con un tono meno aggressivo, ma comunque per niente tranquillo, “Qui hai tutto, tutto; non serve tornare in quella scuola per avere successo, ricchezza, ..”, “Qui non troverò mai quello che ho dovuto abbandonare ad Hogwarts, mai. Con permesso, Padre”. Il ragazzo uscì dal salotto e si dirisse verso la stanza da letto: iniziò a rimuginare ogni ricordo; i suoi silenzi tuonanti, il pugno che gli aveva dato verso la fine del terzo anno.. Quella caotica confusione, che come un uragano stava cominciando a scatenarsi in Draco, era generata da un'infanzia e da un'adolescenza trascorse nell'amarezza del rimpianto, nell'indecisione e nella paura, nella paura di dover scegliere. E quella sera, si ritrovò ancora una volta "disarmato", "nudo" davanti a se stesso, davanti a ciò che voleva essere e a ciò che era realmente, davanti al dubbio, davanti a un'altra decisione che solo lui poteva prendere: cosa avrebbe dovuto fare, adesso? Rincorrere, forse invano, un qualcosa di "perduto", che in realtà non era mai stato suo?? O passare il resto delle notti insonne, tormentato dall'ira per il fatto che ancora una volta, aveva eseguito la volontà altrui, e non la sua?? Insomma, desiderio o dovere? "La Granger?? Mi sto davvero innamorando di Hermione Granger? Dopo sette anni di odio reciproco.. Non posso". Pioveva. Le gocce si rincorrevano lente sui vetri di Villa Malfoy. Tuonava. Lui tremava, aveva paura. Sempre la stessa paura: quella di scegliere. E la scelta, era anch'essa sempre la stessa: lasciare che gli altri decidessero per lui o alzarsi da quel maledetto letto e correre da lei, per potersi poi nascondere di nuovo, ma con lei?? "Io sono stato scelto": ripensò di scatto a quelle parole, pronunciate sul punto di uccidere un uomo, per volontà altrui, ovviamente. Ma, "era stato scelto", o non aveva lui, il coraggio di scegliere??  Alle 7:37 della mattina, di quella mattina, decidette che nella sua vita vi erano stati troppi rimpianti, e non aveva intenzione di aggiungervene degli altri! Disperatamente, cercò la sua vecchia divisa: la indossò in modo distratto e fece in modo che fosse parte di sé, come una volta. Si smaterializzò ad Hogwarts, precisamente sulla Torre di Astronomia, dove la vista era perfetta: da lì poteva osservare qualsiasi ricordo, qualsiasi momento della sua vita fino ad allora, e cancellarne, rimuoverne la paura, il terrore di far ciò che non doveva; svuotare l'anima di tutta quella roba che l'avevan condannata. “E' tutto finito, tra due mesi lascerò questa scuola, senza.. Senza niente. Lui non è tornato.” disse Hermione, “Ma chi?? Malfoy?? Hermione, Rona..”, “Non m'importa di Ronald, Harry! Non sono una cattiva persona ma non posso controllare qualcosa che non può essere controllato!”, ribatté lei, senza dare la possibilità al prescelto di terminare la frase. “Hermione, ti stai rovinando”, concluse Harry. La ragazza corse via dalla sala comune in cui si trovavano gridandogli dietro che non capiva, e per una volta, era lui quello a non poter capire. Comunque, in lacrime, delusa, si diresse verso il bagno delle ragazze: ma mentre saliva le scale, all'improvviso, andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, contro qualcuno: “Granger..”.. Alzò lo sguardo, “Malfoy!”, dopo il rapido scambio di parole gli si gettò addosso facendo cadere entrambi; lui la guardò, senza dire niente, limitandosi ad abbracciarla, non con le braccia, ma con il cuore. Quello nuovo. “Granger..”, ripeté. “Tieni”. Hermione porse al ragazzo qualche barretta di cioccolato, “Sarai stanco. Dopotutto, hai fatto un lungo viaggio..”. Draco la osservò facendosi scappare un ghigno: “Perchè ridi?” chiese lei, stupita. “Granger” si fece scappare un altro ghigno, “Pensavo che fossi la strega più brillante della tua età!”, continuò lui, “Il viaggio non è stato affatto lungo”, “Mi sono smaterializzato”. “Tu che?? Sai perfettamente che è proibito smateriali.. Aspetta un momento, pensi davvero questo di me??”, rispose Hermione tentando di fermare quella nuvola di pensieri che mano a mano stava avanzando nella sua testa, e che prima o poi avrebbe invaso anche il resto del corpo paralizzandola. “Dimmi, Mezzosangue”, alla ragazza sfuggì qualche lacrima, nel sentirsi “nominare” con tanto disprezzo, “Potter e Weasley sono sempre i tuoi amichetti??”. Non sapeva quanto male la faceva stare, con quell'atteggiamento freddo, e distaccato, non lo sapeva fino a quando non alzò lo sguardo, fissandola profondamente negli occhi: “Hermione, ma tu.. Tu, stai piangendo!”. “No, sto ben.. Ehi, penso che sia la prima volta che mi chiami per nome”, sussurrò lei, seriamente provata dalla tentazione di baciarlo. “Vuoi baciarmi, vero? Muori dalla tentazione di farlo”, le si avvicinò ancora un pò. Sì, era la distanza giusta per poterle captare battito e respiro. Le passò una mano tra i capelli sfiorandole il viso. Era arrossita, e agitata. Concentrata non più sui suoi pensieri ma su di lui. Su Draco: sul suo profumo, sui suoi occhi chiari.. “No, sono solo le tue solite fantasie”. Il giovane si guardò attorno: “Hai ragione, Granger, siamo nel posto sbagliato”. Erano sulle scalinate, lì tutti avrebbero potuto vederli: si alzò da terra e si dirisse verso la 'Stanza delle Necessità'; Hermione lo seguì senza emettere alcun fiato. Ci pensavano già cuore, mente e corpo, a farsi sentire. “Dopo tutto, Granger, non si può trovare ciò che è nascosto”, “Non trovi?”. “Profondo” “Profondo?” “Si, hai detto qualcosa di profondo” “Ah”. Nel frattempo erano entrati nell'"immenso" di quella stanza. “E adesso?”, sussurrò lei, a mille. “E adesso mi baci” “Ah, ti bacio” “Sì” “Non va bene così” “Così come??”, chiese perplesso facendo in modo di ritrovarsi alla stessa distanza di prima, da lei. “L'ho visto nei film” “Sentiamo” “Sei tu che baci me” “Ah, io bacio te” “Esatto” “Proviamo, allora?” “Proviamo” “Pronta?” “Pronta”. “Pronta”. L'ultima parola di Hermione prima del bacio rimbombò in tutta la stanza. Tremavano entrambi, avevano paura. Paura di essere scoperti, di sbagliare, di compromettersi a vicenda. In quegli istanti si sentirono appartenere alla voglia di essere amati, essere amati reciprocamente. Era tutto sbagliato, tutto sbagliato tranne quello che provavano i due: era come se fossero a casa, ciascuno nelle braccia e negli occhi dell'altro.  Draco le riaccarezzò il viso: sulla sua mano scivolò una gocciolina d'acqua chiara, una lacrima. “Oh, Granger, no, non piangere, ti prego. Un bacio non è niente, è solo una forma di contatto corporeo. Non è puramente intellettuale come l'eros, non è solamente fisica come il sesso”. Le disse tutto d'un fiato, con il tremore in gola, per tranquillizzarla. Lei rise: ancora una volta era riuscito a colpirla, era riuscito a toglierle quell'espressione angosciata dal volto. La baciò di nuovo. “Adesso sono due baci”, sussurrò la "strega più brillante della sua età". “E adesso sono tre”, rispose con aria di sfida, posando delicatamente le sue labbra su quelle della ragazza.  “Draco” “Shh”, “Sei bellissima, lo sai, no?” “Draco io ho..” “Paura? Non sei l'unica” la interruppe lui, facendo seguire a quelle parole una serie di baci interminabili; tutto per non farla più tremare. ... Harry, nel frattempo, era tornato nella sala comune dei Grifondoro, da Ron: “Ehi” “Oh, ciao Harry, hai visto Hermione?” “Mmm”, esitò per qualche secondo, “No, non credo” concluse mentendo. “Strano, è da questa mattina che la cerco”. I due si avviarono verso le scale: supposero che l'avrebbero trovata nel bagno delle ragazze. Passarono sbadatamente davanti alla Stanza delle Necessità, quando videro sgattaiolarne fuori due figure sfocate: all'inizio non gli diedero molta importanza; solo successivamente, infatti, Ronald, rimuginando immagini e pensieri, si rese conto della vera identità di una delle due figure. Malfoy. Nonostante le parole contrariate di Harry si avventarono entrambi in una corsa "sfrenata" nel tentativo di riacciuffare il giovane Serpeverde: “Ron, non correre!” “Quel maledetto bastardo, e se volesse Hermione? Se fosse tornato per farle del male?”. Oh, certo che voleva Hermione: voleva amare Hermione. Ma questo, Ron, non riusciva nemmeno ad immaginarlo. “Eccolo!”. La ragazza sentì distrattamente l'urlo dell' "amico", e, girandosi di scatto, fece in modo di "proteggere" l'amato dallo Schiantesimo, (Stupeficium), che il diciassettenne dai capelli rossi e le lentiggini stava per lanciare. “Hermione, no!” gridò il biondino, precipitandosi ad aiutarla a rialzarsi. “Ma, Herm..”, sentendo lo sconforto che galleggiava nell'aria Harry gli si avvicinò, ma la "vittima del tradimento" preferì distaccarsi da quel momento paradossale ritirandosi nella sua stanza, continuando a dare dell'ipocrita, della sgualdrina, alla povera strega. ... “Stai bene?” le chiese Draco. “Un'altra guerra sta iniziando, Draco, ma questa volta né Hogwarts, né nessun altro, potrà salvarci” “Adesso è meglio che vada; ti mando un gufo appena posso, Granger”. La giovane si sentì trapassare il cuore dall'eccitazione, il corpo dalla paura e la testa dalla vergogna. "Ancora una volta, Ronald ha rovinato tutto", pensò. Le notti seguenti allo scontro avventato con Ron furono alquanto tormentate per entrambi: Draco non faceva altro che domandarsi se quello che stavano facendo era corretto, se era un amore destinato a fallire o se sarebbe sbocciato, una volta calmate le acque, una volta terminata la tempesta. Ed Hermione lo stesso: rimuginava i suoi pensieri agitati continuamente, dal calar del Sole al suo rinascere; un migliaio di libri non sarebbe bastato a calmare la sua frustrazione.  Per evitare di essere pietrificato, o stordito nel sonno da Ronald, Draco decise di rimanere lontano da Hogwarts, e dall’amata Mezzosangue almeno per un paio di giorni, comunicando ciò ad un'unica persona, a.. ad Harry. Sì, Harry, in quel momento, era l’unica persona di cui si poteva fidare senza metterla in pericolo, senza procurare un ulteriore agitazione, insomma. “Mi serve il tuo aiuto, Potter” “Voglio bene a Hermione, non ho intenzione di aiutarti a farle del male” rispose impacciatamente, entrando ne “La Testa di Porco” (una piccola bottega ormai deserta, con quattro tavoli all’interno e due finestre serrate, fiancheggiate dalle lunghe tende scarlatte). Superata la soglia vennero invasi da un tremendo odore di chiuso, simile a quello della muffa. Ordinarono due BurroBirre e si sedettero in maniera antistante, illuminati dall’unico raggio di Sole che riusciva a penetrare attraverso l’uscio della porta. “E’.. Carino.. Qui..” sussurrò Malfoy, cercando di nascondere il tono strozzato. “E’ uno dei pochi posti rimasti aperti, a causa dei casini che hanno combinato i Mangiamorte, prima della Guerra” rispose Harry, senza badare al fatto che anche lui, Draco, era stato un Mangiamorte. Il ragazzo esitò, puntando gli occhi azzurri, feriti dal dolore sul suo braccio sinistro, dove “custodiva” con rimpianto il Marchio Nero. Riprese la conversazione solo dopo qualche secondo, ancora immerso nei suoi flash-back: “Mi dispiace. Non ho avuto scelta. Ma adesso, adesso sì! Anch’io voglio bene alla Grang.. a Hermione” sussurrò ancora, “Io amo Hermione.. Senti, voglio che tu le dica che trascorrerò gli ultimi quattro giorni al Paiolo Magico, nient’altro. Ti chiederei inoltre di non spargere troppo la voce..” ..Il suo tono fluido venne interrotto dal barista, che servì le due Burrobirre, chiedendo gentilmente se necessitavano di qualcos’altro. “D’accordo, Malf.. Draco, tutti possono cambiare. In fondo, il mondo non è fatto di persone buone e Mangiamorte, tutti abbiamo luce, e oscurità, dentro di noi”. Era sempre un onore, per Harry, poter sfoderare le sagge parole dei suoi cari. Continuò: “Ma, non sarebbe più semplice, da parte tua, riferirle tutto ciò personalmente? - Voglio dir…”. “Cercherebbe di trattenermi, e ribadisco: non voglio metterla in pericolo” rispose, stropicciandosi gli occhi dalla stanchezza. Uscirono dal locale stringendosi la mano, provando per la prima volta qualcosa che non era odio reciproco; ormai, l’intersecarsi con l’amore che provava per Hermione stava facendo effetto, sul ragazzo. Tornarono entrambi ad Hogwarts, ognuno nella propria Sala Comune: Harry per riferire quanto discusso un attimo prima con il giovane, e Draco per prendere le ultime cose in modo tale da poter sparire per qualche giorno: una manciata di Galeoni, due vestiti di riserva, la bacchetta e.. “Allora è vero, te ne vai”. Il silenzio della stanza venne fatto a pezzi da una voce, la voce di Pansy Parkinson. “Sì, ma a te questo non deve interessarti” rispose, con aria seccata. “Oh, immagino, ma alla Granger, invece, penso possa…” azzardò lei. “Tu non dirai proprio un bel niente ad Herm.. Alla Mezzosangue, capito? Ci penserà Potter” affermò convinto, con gli occhi semi-serrati, dandole le spalle. “Ero presente alla scenata di Lenticchia, sulle scalinate, sai? Draco.. Draco, che ti succede?” sibilò con un tono di voce alquanto suadente, “Non starai mica diventando uno di loro, buono, e Grifondoro?” continuò lei, sempre con lo stesso tono di voce; chissà, forse voleva provare a persuaderlo. “Ascolta” si girò di scatto, sbattendola contro il muro e puntandole la bacchetta sul mento, “Tu non sai niente di me, di loro, e di lei” abbassò lo sguardo, e si accorse che stava tremando. Allentò la presa della bacchetta, ma non lo sguardo: era come se volesse rimproverarla, non solo di ciò che aveva appena detto, ma anche della sua arroganza, del suo essere così subdola, senza provare vergogna. “Vuoi una risposta? Sì, meglio loro che questo schifo” concluse, indicando il suo Marchio. Pansy, allibita, non emesse più un fiato, si limitò a far roteare i polsi, per verificare se la presa di Draco avesse lasciato segni.  Presa la borsa, il ragazzo varcò l’uscio della Sala Comune: “Il Mondo non è fatto di persone buone e Mangiamorte, tutti abbiamo luce e oscurità, dentro di noi”, bofonchiò ad alta voce, senza accorgersene, lanciando un’ultima occhiataccia alla ragazza, rimasta a bocca aperta per queste ultime parole.
  
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