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Autore: lellis96    11/06/2013    2 recensioni
Questa storia ha partecipato al contest indetto da Earth e CrazyDancer sul forum di EFP "Maschere. Perché a volte l'apparenza inganna" arrivando prima classificata.
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Valeria ha perso la madre ma ha trovato un amico. O così pensava. Chi è veramente Marco? Conosce realmente ogni suo piccolo segreto?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INCONTRERAI MOLTISSIME MASCHERE E POCHISSIMI VOLTI

 

Autore: lellis96
Fandom: originale
Tipologia: one shot
Titolo storia:  maschere 
Personaggi principali: Valeria e Marco
Genere: generale
Rating: verde
Avvertimenti: nessuno
Lunghezza storia: 3 pagine 9347 caratteri (spazi inclusi)
Introduzione: Valeria ha perso la madre ma ha trovato un amico. O così pensava. Chi è veramente Marco? Conosce realmente ogni suo piccolo segreto?
Note dell'autore: il genere è generale perché non è classificabile in nessun altro modo. 
Citazione scelta: Imparerai a tue spese che lungo il tuo cammino incontrerai ogni giorno milioni di maschere e pochissimi volti. (Luigi Pirandello)









Valeria era seduta sul divano a gambe incrociate a guardare il fuoco scoppiettare. Era persa nei suoi pensieri. Pensieri che erano sempre gli stessi: “Non posso crederci! Non è possibile!”.

Ricordava ancora la prima volta che l’aveva incontrato.


Era maggio, era il funerale di Maria, la madre di Valeria. C’era tutta la città a salutarla, anche le persone che non sopportavano palesemente quella straordinaria donna. Valeria voleva urlare, piangere, ferire qualcuno ma non ne aveva la forza, troppo scossa per quella perdita. La madre era morta in un incidente d’auto. I poliziotti non avevano nessuna traccia da seguire poiché non c’era nessun testimone. Quando la bara era stata sotterrata la ragazza era rimasta lì a ringraziare coloro che le davano le condoglianze. Quella gente indossava la maschera della tristezza. Una maschera fin troppo falsa. Erano un popolo di falsi nella sua città. Quando stava per andarsene, si avvicinò un ragazzo che le disse: “Mi dispiace per la tua perdita.” La sua era una maschera convincente. Troppo, perché anche Valeria ci cascò credendo che lui fosse dispiaciuto davvero. “Anch’io.” Disse, infatti.
“Comunque, io sono Marco. Non ci siamo mai conosciuti.”
“Valeria.”
 


Adesso si dava della stupida. Erano passati sei mesi da quel brutto giorno e per tutti quei lunghi mesi non aveva mai capito che lui fingeva.
Aveva nitido nella mente l’ultimo giorno in cui l’aveva visto, il giorno della scoperta di una settimana prima.
 



Novembre, faceva freddo anche senza la neve. Valeria era in compagnia del padre in cucina quando chiamarono dalla centrale di polizia: avevano scoperto chi era stato il pirata della strada che aveva ucciso sua madre. I due si precipitarono alla centrale appena in tempo per vedere un uomo con le manette uscire dalla sala per gli interrogatori. L’aveva già visto quell’uomo il giorno del funerale. La ragazza non capiva più niente, era in stato confusionale: ‘felice’ perché avevano scoperto chi era stato a uccidere una delle persone più importanti della sua vita ma comunque triste perché quello non le avrebbe mai riportato indietro la madre. La ragazza si era messa di spalle rispetto all’uomo, non voleva vederlo ma così vide Marco. Aveva la faccia triste mentre guardava l’uomo che era ammanettato. Valeria stava camminando per farsi consolare ma lui non la vide, anzi corse verso l’uomo chiamandolo papà e continuando a ripetergli che tutto sarebbe andato bene. Lei era rimasta pietrificata, troppo scossa anche solo per piangere.
 



‘Un altro falso in questa città odiosa!’
Questo pensava la povera ragazza ogni volta che ricordava ciò che era successo sette giorni prima.
‘Ed io lo amavo pure! Che sporco bugiardo!’
Solo questo sentiva nella sua testa. Non aveva neanche cercato di farsi vedere quel giorno, il giorno della resa dei conti, il giorno in cui tutte le maschere erano state tolte, buttate via a forza.
 



******




 
Era ormai un mese che non si parlavano i due ragazzi. Marco aveva provato mille e mille volte a parlare con lei. Lui non sapeva neanche il motivo per cui la ragazza era arrabbiata.
Dopo tutto quel tempo comunque il ragazzo non si era arreso, l’aveva sempre cercata. Riuscì a parlarle a dicembre, due giorni prima di Natale. L’aveva trovata alla posta a fare la fila per pagare le bollette. Lui si avvicinò e le disse: “Ehi.”
Valeria lo guardò male ma non gli rispose allora il ragazzo s’innervosì e le chiese: “Perché non vuoi più parlarmi? Che cosa ho fatto di sbagliato?”
La ragazza a quelle parole si girò e, con tutta la rabbia che aveva in corpo, gli rispose, a bassa voce per non farsi riprendere dagli impiegati delle poste: “Cosa hai fatto di sbagliato? Mi hai nascosto la verità! Non mi hai mai detto che TUO padre ha ucciso MIA madre! Che per colpa dell’uomo che tu chiami padre io ho sofferto durante tutta l’estate. Mi vedevi, sapevi come stavo e comunque non hai mai detto niente!”
Marco rimase sbigottito e le propose: “Ti spiegherò tutto fuori. Non parliamone qui, ti prego.”
“Guarda, non parliamone proprio. Non voglio più vedere la tua faccia per il resto della mia vita!” gli rispose cercando in tutti i modi di non piangere. Appena arrivò il suo turno fece tutto ciò che doveva e uscì in fretta, quasi corredo. Era troppo difficile per lei stare nella stessa stanza di quel brutto traditore.
Purtroppo lui era più forte e più veloce e riuscì a prenderla per un polso. Valeria cercò in ogni modo di togliere le mani del ragazzo da attorno al suo braccio ma lei era troppo piccola e troppo magra. Non mangiava molto da quando la madre non c’era più e quindi il suo peso era notevolmente diminuito.
“Vale, ti prego. Ascoltami. Fammi spiegare.”
“Cosa c’è da spiegare? Non mi hai mai detto niente su chi era l’assassino di mia madre e adesso io non voglio più parlare con te!”
“Lo vuoi sapere perché l’ho fatto? Vuoi sapere perché ho protetto mio padre? Perché è l’unico padre che ho, non né ho altri. All’inizio ero arrabbiato anch’io ma di certo non potevo abbandonarlo nelle mani dei poliziotti! Anche se non ho mai apprezzato il fatto che se ne sia andato senza neanche vedere come stava tua madre comunque è mio padre, mi ha cresciuto, mi ha aiutato nei momenti peggiori. Tu al posto mio cosa avresti fatto? Avresti mandato tuo padre in prigione o l’avresti protetto?”
“Avrei fatto la cosa giusta! O almeno avrei detto alla figlia della persona morta che è diventata mia amica come stavano le cose.”
“Veramente? Io non ti credo. E poi io all’inizio volevo dirtelo, seriamente, ma non potevo: è mio padre, capisci?”
“Almeno io avrei avuto il buon senso di non far innamorare la figlia della vittima!”
“Ma forse anch’io ero innamorato di lei e non volevo allontanarla da me!”
“Ma è stato peggio scoprirlo così piuttosto che averlo sentito dire da te!”
“Cosa vuoi che ti dica? Ho cercato di dirtelo mille e mille volte ma poi pensavo che avrei perso mio padre o che avrei perso te e il coraggio sfumava!”
“Ma tu sapevi anche quanto odio che la gente indossi delle ‘maschere’! Te l’ho detto tante volte. Ti ho anche chiesto più di una volta se tu eri sincero con me! Mi hai sempre risposto di sì ma finalmente ho capito che razza di persona sei!”
“Perfetto! Allora non parleremo mai più!” disse il ragazzo sull’orlo di una crisi di nervi.
“NO!” urlò la ragazza. “Non puoi essere tu quello arrabbiato! A ME hai mentito, a ME hai raccontato milioni di bugie. IO dovrei essere arrabbiata con TE! TU non hai il diritto di arrabbiarti con me! Sono stata fregata IO, non tu!”
“Ma sempre TU non vuoi capire le mie ragioni, le ragioni per cui ti ho mentito per tanto tempo!”
“TI ODIO” urlò infine la ragazza liberandosi e correndo a casa.


Passarono i giorni e Valeria si era calmata. Aveva ripensato molto a tutto quello che era successo e aveva capito che anche lei aveva sbagliato. Voleva tornare a parlare con Marco, le mancava tanto. Ormai aveva affrontato il dolore della scoperta e voleva chiarire, parlare con lui per aggiustare le cose. Decise di parlare con lui, chiarirsi. Magari senza urlare. Lo trovò il giorno prima di Capodanno al supermercato per comprare da mangiare. La ragazza, appena lo vide, prese coraggio e andò a parlargli.

“Ciao.” Gli disse piano.
Marco si girò con una faccia sorpresa e rimase per un po’ a bocca aperta a guardare la ragazza. Quando si svegliò le disse: “Ciao. Come va?”
“Bene. A te?”
“Bene.”

Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio la ragazza disse: “Potremmo parlare un attimo? Fuori di qui? Quando hai finito?”
“Certo!”

Dopo cinque minuti si incontrarono fuori dal negozio e lei gli disse, parlando velocemente: “Ho pensato molto negli ultimi giorni a quello che ci siamo detti. Mi dispiace per tutte le cattiverie che ci siamo detti, che ti ho detto. Ma, vedi, ero stanca e stressata. Ero sola, disperata e tu eri l’unico con cui prendermela. Di certo non potevo parlare a tuo padre. Io non ti odio veramente, anzi come ti ho detto l’ultima volta io ero innamorata, sono innamorata. È solo che…” la ragazza non terminò di parlare perché il ragazzo la fermò e le disse: “Capisco perché mi hai detto tutto quello che mi hai detto. Non ti biasimo per la tua reazione, anzi. Probabilmente avrei reagito così anche io. So di aver sbagliato però non riuscivo a sopportare l’idea di perdere mio padre o perdere te. Come anche io ti ho detto, sono innamorato di te e capisco perfettamente la tua reazione. Se non vuoi parlarmi mai più, ti comprendo. Perfettamente.”
“Io non voglio smettere di parlarti, il contrario. Ti ho chiesto di chiarire appunto per questo, anche se sarà difficile per me fidarmi di nuovo. Vedi, ho imparato a mie spese che lungo il mio cammino incontrerò moltissime maschere e pochissimi volti. Solo se mi prometti che non ti nasconderai mai più dietro una maschera quando stai con me, se mi prometti che sarai sempre sincero con me, se mi dimostri che ci tieni a me e che non farai più la doppia faccia con me allora e solo allora potrò di nuovo fidarmi di te.”
“Farò di tutto per ottenere di nuovo la tua fiducia. Ti amo e non ho intenzione di sprecare la mia seconda possibilità.”
La ragazza, sentite quelle parole, sorrise al ragazzo che rispose con lo stesso sorriso e, alzando il mignolo come i bambini disse: “Di nuovo amici? O almeno conoscenti?”
La ragazza strinse il dito di Marco con il suo mignolo e, sorridendo, disse: “Al momento conoscenti; col tempo, amici.”






il giudizio è stato questo:

E la storia 1° classificata con ben 58 punti su 60 è: 

Incontrerai moltissime maschere e pochissimi volti di Lellis96  

Grammatica e sintassi:  9 
Stile:  10 
Originalità:  10 
Attinenza al tema:  10 
Caratterizzazione dei personaggi: 10  
Sviluppo della trama: 9 
Tot: 58 

Beh che dire… penso che il 1° posto esprima già tutto ;) hai un modo di scrivere fantastico, come una vera e propria scrittrice: personalmente mi sono talmente immedesimata nella storia e mi ha incuriosita così tanto che mi è dispiaciuto tantissimo averla finita di leggere (si può dire così?)… insomma, hai tutti i presupposti per diventare una scrittrice ^.^ bravissima!! :D La tua è una storia che consiglio vivamente di leggere! Bella, piena di emozioni e sentimenti che ti colpiscono dritti al cuore ^.^ è un po' lunga, ma incantevole non c'è che dire ti sei meritata questo premio in pieno, sono stata molto felice di aver letto questa storia!! usi un bellissimo linguaggio nel descrivere e raccontare le cose, complimenti!!!! 
ricordiamo la citazione scelta in questo caso era: Imparerai a tue spese che lungo il tuo cammino incontrerai ogni giorno milioni di maschere e pochissimi volti. (Luigi Pirandello). 
 

   
 
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