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Autore: harryscompass    12/06/2013    3 recensioni
- Ciao, come ti chiami? – una semplice frase, una frase che avrebbe fatto iniziare qualcosa che nessuno dei due avrebbe mai immaginato di conoscere, di provare, di vivere.
- Sono Liam. – disse con voce tremante, perché aveva paura. Paura che neanche Zayn lo accettasse, paura che gli si fosse avvicinato solamente con l’intento di prenderlo in giro, un po’ come facevano tutti lì dentro, perché tutti sembravano odiarlo, deriderlo, evitarlo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Liam era sempre stato un bambino speciale, sin da piccolo. Aveva sofferto le pene dell’inferno, e crescendo quelle pene diventavano sempre più insopportabili, più logoranti, ma lui non si lamentava mai di nulla. Lui soffriva, teneva il dolore in una scatola in fondo alla sua anima, una scatole simile ad una cassaforte, con tanto di lucchetto, ma la chiave non c’era. Tutto entrava in quella scatola, ma niente usciva perché Liam non permetteva che nulla uscisse di lì. Lui subiva, e basta. Era tutto ciò che faceva.
Aveva avuto un’infanzia particolare, fatta di dolore, di abbandoni, di castelli in aria buttati giù in un secondo, di pianti e di finti sorrisi.
Liam era così.
Liam era solo, si era sempre sentito solo.
Liam non aveva nessuno al mondo. Nessuno con cui confidarsi, nessuno che lo ascoltasse, nessuno che lo consolasse quando piangeva, quando stava male. Nessuno che si prendesse cura di lui, nessuno che cercasse un modo per farlo sorridere nei momenti bui, nessuno che riuscisse a capire quanto un bambino di dieci anni potesse soffrire nelle condizioni in cui era obbligato a vivere lui.
Quando aveva sette anni, i suoi genitori morirono in un incidente stradale. Lui era presente quando successe il tutto, ma riuscì ad uscire da un coma e… ora eccolo qui. Quando morirono i suoi genitori, Liam rimase solo al mondo. Nessuno lo voleva, nessuno poteva prendersi cura di lui, così gli assistenti sociali trovarono la grandiosa idea di buttarlo in qualche casa famiglia con altri bambini sfortunati.
Lì, però, non si trovava affatto bene. I bambini più grandi lo prendevano in giro, gli adulti non si preoccupavano minimamente dei suoi silenziosi pianti, così Liam a sette anni imparò che nella vita bisogna cavarsela da soli perché nessuno è disposto fino in fondo ad aiutarti, nessuno è disposto a rischiare tutto pur di rendere felice un piccolo bambino indifeso.
Passarono gli anni e in lui crebbe sempre di più quella consapevolezza di non avere nessuno su cui contare, che nessuno l’avrebbe mai amato per ciò che era, che tutti lo avrebbero sempre e solo abbandonato, perché si sentiva insignificante, perché tutti se ne erano sempre e solo andati, a cominciare dai suoi genitori.
Era solo, dannatamente solo.
Nessuno ti vuole, resterai per sempre solo.
Nessuno ti amerà mai, nessuno sceglierà mai te.
 
 
Era il 7 Gennaio 2005 quando un ragazzino dagli occhi color cioccolato, i capelli scuri e la pelle mulatta entrò nella grande sala di quella casa. Quel giorno la neve era fitta e i bambini si trovavano tutti a giocare in casa, tutti tranne Liam. Lui non giocava, non l’aveva mai fatto.
- Bambini, volevo presentarvi il nostro nuovo arrivato. Lui è Zayn, trattatelo di famiglia. – aveva detto la riformatrice con tono atono e severo, senza scomporsi troppo.
Gli altri bambini trovarono subito interesse in Zayn.
Aveva dodici anni, era bello, dannatamente bello per quella tenera età, e le ragazze gli si erano già avvinghiate ai fianchi, disputandoselo come in una svendita di scarpe costose. Ma il piccolo non cercava tutte quelle attenzioni, non le sentiva di sua appartenenza, anzi, le detestava più che mai. In quell’ammasso di bambini, gli occhi del moro si puntarono su un bambino che sedeva da solo, sulle scale, mentre guardava la scena dall’alto, come se si sentisse escluso o si volesse escludere da tutto quel che stava vedendo.
Gli occhi del piccolo Zayn si puntarono in quelli di quel bambino sulle scale, e al primo incrocio dei loro sguardi, capì che quel bambino era speciale, particolare, diverso dagli altri, diverso da gli stessi bambini che ora gli si aggiravano intorno facendo a gara a chi potesse diventar amico di un bambino così bello.
Il moro schivò con fretta le strette di quei bimbi, per poi dirigersi verso le scale, verso quella creatura speciale.
- Ciao, come ti chiami? – una semplice frase, una frase che avrebbe fatto iniziare qualcosa che nessuno dei due avrebbe mai immaginato di conoscere, di provare, di vivere.
- Sono Liam. – disse con voce tremante, perché aveva paura. Paura che neanche Zayn lo accettasse, paura che gli si fosse avvicinato solamente con l’intento di prenderlo in giro, un po’ come facevano tutti lì dentro, perché tutti sembravano odiarlo, deriderlo, evitarlo.
Forse però Zayn era diverso. Forse quel bambino lo avrebbe accettato, sarebbe riuscito a buttare giù quel muro che il piccolo Liam si era costruito attorno a sé per proteggersi dagli attacchi degli altri.
Sei proprio bello, sai, Zayn.
Ma cosa dici?
Basta, Liam, è un maschio.
Però quant’è bello…
- Che bel nome, Liam, mi piace. – un sorriso,  un’armatura di denti perfetti e dannatamente bianchi fuoriusciti da delle bellissime labbra, sottili e all’apparenza incredibilmente morbide.
Lo sguardo di Liam si fissò nuovamente nelle iridi castane di Zayn, così scure e profonde, come se nascondessero un segreto che non si potesse svelare, un segreto che doveva restare proprio come il suo nome, segreto. Gli occhi di Zayn si incastrarono nello sguardo sottile del biondino, trovando i suoi occhi color nocciola, e vedendoci dentro tanto dolore, a primo contatto.
Fu quel contatto, quello scambio di sguardi silenziosi che diede inizio a qualcosa. Qualcosa che i due non si sono mai spiegati, forse non lo faranno mai. Un qualcosa di speciale, proprio com’era Liam. Un qualcosa di innaturale agli occhi di entrambi, qualcosa che andava un po’ contro natura per due bambini, qualcosa di strano, di particolare.
Fu con quel contatto che il piccolo Zayn capì quanto fosse speciale Liam, quanto volesse essere suo amico, o forse anche qualcosa di più…
Ma che dici Zayn?
Lui è… un ragazzo.
Come te.
Non possono piacerti i ragazzi.
Ma cosa poteva capirne il moro di quei sentimenti? Come poteva capire, a dodici anni, che erano del tutto normali? Che sì, forse andavano un po’ contro natura, ma non c’era niente di male in tutto ciò, non c’era nulla che non andasse nel provare attrazione per qualcuno del proprio sesso.
Lo stesso accadeva al piccolo Liam. Il biondo provava le stesse medesime emozioni di Zayn, dopo quel contatto, in cui per la prima volta si sentì amato e protetto.
Forse con te sarò felice.
Pensieri che gli si accanirono in testa, pensieri che non riusciva a togliere dalla sua mente, a dimenticare, o anche solamente ad allontanare, perché non li trovava normali, non li trovava giusti.
Sento di potermi fidare di te, Zen.
Ed era vero, in fondo. Liam poteva fidarsi di Zayn, come il moro poteva fidarsi di lui.
Fu quel contatto, che fece scandire un patto tra di loro, senza bisogno di parole, senza bisogno di un sigillo su un foglio di carta che provasse la veridicità di quelle emozioni.
- Anche Zayn è un bel nome, - sorrise il biondo. – ti andrebbe di fare un giro della casa? – un’occasione.
Un’occasione di conoscersi, di parlare, di provare a trovare punti in comune e di contatto, come era successo tra i loro sguardi.
Il moro annuì, tendendo una mano a Liam e facendolo alzare dalle scale.
Come sei morbido…
La mano di Zayn non lasciò quella di Liam. Il moro intrecciò le sue piccole dita con quelle del biondino, incastrandole l’una all’altra, e pensando a come quelle mani sembravano fossero fatte per stare così, unite, contro il resto del mondo.
Your hand fits in mine like it’s made just for me…
Liam non sapeva cosa gli stesse succedendo in quel preciso istante. Non sapeva il perché si sentisse maledettamente sicuro, protetto e amato nelle mani di quel bambino a lui quasi del tutto sconosciuto, quel bambino di cui non sapeva nulla, che era arrivato improvvisamente quel Giovedì nella sua “casa” senza chiedere permesso, senza preavviso, senza niente di niente.
Tutto ciò che sapevano quei due era che il loro incontro gli avrebbe segnato le vita per sempre.
 
 
Due anni dopo.
- Liam… così non vale però.  – rise il moro, mentre il piccolo teneva le mani ancorate ai suoi fianchi, con le labbra a stuzzicargli il collo, mordendo e assaggiando la pelle mulatta di Zayn.
- Oh, sì che vale invece! – continuò a stuzzicarlo il biondo, mentre l’altro chiuse gli occhi in un segno misto tra la protesta e il desiderio che quello continuasse, perché lo stava facendo letteralmente impazzire.
- Sei incoerente quando ti comporti così. – disse Zayn con voce ferma.
- Però tu… mi ami, o sbaglio? –
- Per tua fortuna sì, ti amo. Anche troppo. –
Dopo due anni Liam non si era ancora abituato ai comportamenti di Zayn, ai suoi modi così dolci ma stronzi nello stesso momento, alla sua saliva di menta ogni volta che le loro lingue si scontravano, alle sue parole, ai suoi comportamenti, al fatto che avesse trovato finalmente qualcuno che lo amava, che glielo ripeteva ogni giorno, che glielo ricordasse la mattina, il pomeriggio, la sera e la notte. In qualsiasi momento della giornata, Zayn ricordava al riccio quanto lo amasse, quanto gli avesse cambiato la vita, quanto senza di lui ora sarebbe perso. Ricordava a Liam che esser sfuggito da quei ragazzini e aver intrapreso quella strada insieme a lui, il bambino delle scale, era stata la miglior cosa fatta in tutta la sua piccola e misera esistenza.
E come il moro ricordava tutto ciò al biondo, Liam faceva lo stesso. Anzi, faceva di più, perché per lui la presenza di Zayn al suo fianco era abbastanza diversa… Zayn sapeva nei dettagli la storia di Liam, sapeva tutto il dolore che il piccolo aveva dovuto sopportare, ciò che aveva dovuto subire, e si chiedeva come la gente potesse essere così cattiva, come il destino potesse esserlo, ma poi pensava al fatto che fosse stato proprio il destino a farli incontrare, perché il moro credeva fermamente nel destino, e si rimangiava ogni pensiero spuntato nella sua mente, ringraziando quel ‘destino’ che aveva punito Liam inizialmente in quel modo così tremendo ma che aveva successivamente premiato entrambi facendoli incontrare.
Zayn non poteva vivere senza Liam.
Liam non poteva vivere senza Zayn.
Ormai erano diventata come droga l’un per l’altro, si completavano e si sentivano completi insieme. Quando erano insieme, non avevano bisogno di nessun altro e nient’altro.  E benché gli sembrasse ancora un po’ strano e innaturale, come pensavano al loro primo incontro, quando gli occhi nocciola di Liam avevano letto in quelli cioccolato di Zayn e viceversa, si erano abituati a quel tipo di rapporto, persino dal lato più intimo.
Ciò che non sapevano, è che il destino delle volte può essere crudele. Maledettamente crudele.
Il destino non risparmia nessuno, perché la vita di una persona è scritta nelle stelle, non può essere cambiata, può finire, iniziare, diventare bellissima o diventare un incubo…
 
Un pomeriggio di metà settembre, il piccolo Zayn svenne in mezzo al campo da calcio della grande casa, mentre giocava con gli altri bambini e Liam lo guardava ammirando il modo in cui riuscisse a dare quei calci al pallone, a segnare goal, e per lui ogni cosa che il moro faceva, era qualcosa di sacro. Appena il biondo si accorse che Zayn non si svegliava, si sentì morire dentro, sentì la paura farsi spazio nel suo corpo e nella sua mente, di nuovo, la stessa paura che possedeva prima del suo arrivo, prima che quel ragazzo travolgesse la sua vita ricostruendola pian piano e riempiendola d’amore. Il piccolo venne portato in ospedale mentre era ancora incosciente e Liam non riusciva a trattenere le lacrime, il tremolio che stava attraversando tutto il suo corpo, la paura di perdere Zayn. La paura di perdere l’unica persona che davvero lo amasse, di nuovo, come era successo con i suoi genitori, morti davanti ai suoi occhi.
Dopo varie analisi, si scoprì la causa dello svenimento del moro.
Tumore al sangue.
Non è possibile.
Non può essere possibile.
Zayn non… non può andarsene.
Dopo quella notizia, Liam non riuscì più ad essere lo stesso. Vide il suo ragazzo, il suo amore, la sua unica ancora di salvezza morire lentamente, cambiare, soffrire, aspettando qualcosa che si chiamava ‘morte’, e quel qualcosa sarebbe presto arrivato a prenderlo, perché le chemio non stavano funzionando.
Zayn e Liam si sarebbero dovuti separare?
Liam sarebbe rimasto solo, di nuovo?
Per favore, non puoi andartene. Tu mel’hai promesso.
Saremmo rimasti sempre insieme, per sempre, no?
Lo ricordi, Zayn?
Non sarebbe più stato felice. La sua vita era finita, anzi no, sarebbe finita, appena Zayn avrebbe chiuso gli occhi per non riaprirli mai più, per dormire, per sempre, con gli angeli.
Questi erano i pensieri del piccolo biondo, il quale si era cominciato a tormentare di nuovo, perché quella sua serenità, quella sua spensieratezza che in quei due anni lo avevano accompagnato giorno a giorno, insieme al suo moro, si stavano affievolendo lentamente, con Zayn.
Passarono giorni, settimane, mesi, ma niente cambiava, tutto restava come prima, peggiorava e basta, senza un misero miglioramento, finché il moro si stava consumando, la malattia lo stava consumando.
Liam, in tutto questo era lì, insieme a lui. Non l’aveva lasciato solo un secondo, aveva fatto quella malattia anche sua, perché qualsiasi cosa fosse di Zayn, qualsiasi gioia, rabbia o dolore, era anche sua.
Perché per Liam l’amore era questo: soffrire e gioire con la persona che ami, calpestare qualsiasi cosa si ponga davanti al cammino insieme, cercare di superare tutto, anche le cose più dolorose, ma mai avrebbe immaginato nella sua vita che sarebbe successa una tale disgrazia, anche se la stava cercando di superare al meglio, ma non per sé stesso, ma per il suo ragazzo, per dargli forza.
Zayn aveva paura che Liam tornasse ad essere come prima dopo la sua sparizione, che anzi, forse si sarebbe chiuso ancora più in sé, avrebbe rialzato quel muro che non sarebbe riuscito più ad abbattere nessuno.
Zayn aveva paura per lui, perché era tutto ciò che aveva nella vita.
Liam era il punto di riferimento del moro.
Lui l’avrebbe aspettato per sempre, perché neanche la morte li avrebbe separati, neanche la morte avrebbe potuto uccidere e portar via con sé il sentimento che li legava.
- Ricordi la mia promessa? –
- Come potrei dimenticarla, Zayn? Ma… non puoi mantenerla. Non tutte le promesse si possono mantenere. –
- Ti amo, Liam. Sei stata la prima persona che mi ha dato felicità in questa vita, anche se a quanto sembra è dovuta durare davvero poco… ma sai, questi due anni, con te, sono stati i più belli della mia vita. Non piangere, vieni qui. – prese il suo viso con una mano, accarezzando lievemente la guancia del biondo, asciugando le lacrime che Liam stava facendo cadere ininterrottamente su quel letto d’ospedale, quel pomeriggio, mentre l’altro se ne stava andando da quel mondo, per stare in un mondo migliore. Zayn avvicinò il volto del biondo al suo, poggiando le sue labbra sulle sue, e affondò con delicatezza la lingua nella bocca del riccio, baciandolo con dolcezza e mordendo, tastando quelle labbra, per l’ultima volta in vita sua.
- Ti amo anche io, Zen. – continuava a piangere, senza smettere, proprio non ci riusciva, gli era totalmente inevitabile. In quel momento era Zayn che stava consolando Liam, come se fosse lui il malato, e il piccolo continuava ad ammirarlo giorno a giorno per la sua forza, perché era davvero un ragazzino forte.
- Ti aspetterò, te lo prometto. “Neanche la morte ci separerà”, ricordi? -
- Sì Liam, neanche la mia morte. –
  
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