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Autore: BurningIce    12/06/2013    5 recensioni
«Potter» Sibilò, acida come sempre, senza degnarsi minimamente di rispondere alla sua domanda. «Vuoi smetterla di fissarmi?»
«No, Evans.» Rispose James, con un sorrisino che Lily giudicò piuttosto fastidioso. «Adesso che ho cominciato, dubito che smetterò.»
Ed era vero: era la prima volta che si soffermava a guardarla così, notando perfino quanto deliziose fossero le impercettibili lentiggini che le punteggiavano il naso qua e là. Quando Lily si voltò verso di lui per lanciargli un’occhiataccia, James sentì qualcosa nello stomaco, come se improvvisamente il cuore fosse caduto giù e rimbalzato di nuovo al suo posto.
Curioso. Davvero curioso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Gli inconvenienti del guardare Lily Evans





James Potter non aveva mai guardato Lily Evans. Sì, l’aveva vista una miriade di volte – in Sala Comune, a pranzo, a lezione, al campo da Quidditch – ma non le aveva mai riservato una grande attenzione. Ricordava perfettamente il momento in cui l’aveva conosciuta: primo anno, primo viaggio per Hogwarts, primi amici – e nemici. Se ne stava in uno scompartimento insieme a Mocciosus e presto aveva capito il perché: come lui, era tremendamente antipatica e saputella. Da quel momento, non aveva più smesso di torturarla, nonostante Lily avesse smesso di frequentare Piton da un bel pezzo. Ormai fare un commento poco carino sui capelli della Evans o sulla sua smania di perfezione era diventata una piacevole abitudine, quasi come gli allenamenti di Quidditch.
D’altra parte, James era diventato l’incubo personale di Lily: era chiaro a tutti che la ragazza lo evitasse come la Spruzzolosi.
E non poteva darle torto: qualche giorno prima le aveva giocato davvero un brutto tiro, in effetti; lo ricordava come lo scherzo migliore che avesse mai fatto. E gliene aveva fatti tanti: aveva rapito il suo gufo, sostituito al suo shampoo una pozione Cambiacolore di Zonko, rivelato al capitano della squadra di Quidditch che la Evans aveva una cotta per lui. Ma il misfatto – a lui piaceva chiamarlo così – imperdonabile della settimana precedente, a pensarci bene, era stato l’inizio dei suoi guai. Era un piano ben strutturato: era riuscito a entrare nel bagno dei Prefetti durante il turno della Evans, grazie all’aiuto della Mappa. Si era nascosto dietro il separé e aveva raccolto ad uno ad uno i vestiti della ragazza, cercando di non fare rumore. Aveva con sé il Mantello, ma la prudenza non era mai troppa e Lily Evans era una strega – gli dispiaceva un po’ ammetterlo – decisamente intelligente e sveglia. Inoltre, era una delle poche persone a conoscenza del suo segreto: aveva scoperto il Mantello durante il loro secondo anno, quando James era capitombolato giù dalle scale del dormitorio femminile, ignaro dell’incantesimo che le proteggeva, rimanendo scoperto e visibile per metà.
Stava per tornare indietro, resistendo alla tentazione di sbirciare anche una sola volta – non che la Evans gli piacesse, eppure era sempre una ragazza. Dagli straordinari occhi verdi e dal fisico niente male, per giunta. Ma questo, James Potter, non lo ammetteva nemmeno davanti a se stesso.
Era quasi riuscito ad abbandonare la stanza che una subdola, minuscola fessura tra i due pannelli dietro ai quali si era rintanato per la sua missione lo aveva tradito. Lily Evans stava uscendo dall’acqua e – considerando che tutti i suoi vestiti erano tra le sue mani – era completamente, meravigliosamente nuda. Aveva seguito come incantato le goccioline che scendevano dai suoi capelli rossi resi più scuri dall’acqua, per arrivare alle spalle, alle clavicole leggermente sporgenti e… James era riuscito a riconnettere il cervello appena in tempo per capire che, se fosse rimasto in contemplazione ancora per qualche secondo, Lily Evans avrebbe capito che c’era qualcosa di strano nella misteriosa sparizione dei suoi vestiti. E avrebbe sicuramente trovato il modo di ucciderlo in pochi minuti, con o senza magia.

Fu con un grandissimo sforzo che strizzò gli occhi fino a farsi male, strinse i vestiti per evitare che cadessero e tornò lentamente verso la porta. Quando la richiuse dietro di sé, tirò un bel sospiro. Di sollievo, senza dubbio. Si allontanò di qualche metro dal bagno, si appoggiò ad una nicchia e rievocò ancora per qualche istante la scena che si era appena goduto, finchè un urlo furioso non lo riportò alla realtà.
«POTTER, VIENI FUORI, SO CHE SEI STATO TU!» La testa gocciolante e minacciosa di Lily Evans faceva capolino dalla porta del bagno, guardandosi intorno circospetta. James soffocò un accesso di risa; la Evans sarebbe rimasta là dentro per un bel po’, o almeno fino a quando avrebbe deciso di provare un incantesimo di Appello sui suoi vestiti. Ma, per adesso, la sua mente era troppo offuscata dall’odio verso la sua piaga personale: James Potter, Capitano di Grifondoro, flagello delle povere ragazze per bene.

Quella notte, James aveva fatto un sogno piuttosto strano. Si trovava di nuovo nel bagno dei Prefetti, ma questa volta non aveva nessun mantello. E Lily, che sorrideva maliziosa davanti a lui, senza mantelli e senza veli, non sembrava avere nessuna intenzione di schiantarlo. Continuava ad avvicinarsi, sempre sorridente, bella più che mai. E, improvvisamente, aveva fatto una cosa che, nel sogno, era sembrata naturalissima, perfino normale. L’aveva baciato. Sulle labbra. Si era alzata in punta di piedi e aveva posato le sue labbra su quelle di James.
Si era svegliato proprio nell’istante in cui le loro labbra si erano toccate. Non aveva preso sonno per tutta la notte, sconvolto da tutto ciò che stava succedendo nella sua testa – e da qualche altra parte che rivelava fin troppo bene il suo malcelato interesse per la Evans.
Il giorno dopo, con delle occhiaie terribili e con un gran mal di testa, era sceso a colazione più presto del solito. Sapeva che la Evans aveva l’abitudine di svegliarsi di buon’ora e ripassare mentre faceva colazione, prima che un’orda di studenti rumorosi facesse irruzione in Sala Grande. Pensandoci bene, aveva tenuto a mente queste piccole caratteristiche della Evans: le aveva sempre dato più importanza di quanto avesse mai potuto immaginare. E questo lo destabilizzava un po’. Si lasciò cadere stancamente accanto a Lily, che non tardò a spostarsi lungo la panca ancora semivuota il più lontano possibile da James, con uno sbuffo che palesava tutto il suo fastidio.
«Siamo di malumore, Evans?» Le chiese, con un tono meno sarcastico del solito. Fin troppo dolce per i suoi standard, in effetti. Non potè fare a meno di seguire con lo sguardo il suo profilo, mentre le parlava, e Lily, da buona osservatrice quale era, se ne accorse.
«Potter» Sibilò, acida come sempre, senza degnarsi minimamente di rispondere alla sua domanda. «Vuoi smetterla di fissarmi?»  
«No, Evans.» Rispose James, con un sorrisino che Lily giudicò piuttosto fastidioso. «Adesso che ho cominciato, dubito che smetterò.» 
Ed era vero: era la prima volta che si soffermava a guardarla così, notando perfino quanto deliziose fossero le impercettibili lentiggini che le punteggiavano il naso qua e là. Quando Lily si voltò verso di lui per lanciargli un’occhiataccia, James sentì qualcosa nello stomaco, come se improvvisamente il cuore fosse caduto giù e rimbalzato di nuovo al suo posto.
Curioso. Davvero curioso.
Scosse la testa e si concentrò sulla colazione, un turbine di pensieri a confondergli le idee, mentre Lily rimaneva a guardarlo, confusa. Ma James, del suo sguardo verde ben puntato su di lui, non se ne accorse.


*

 

La lezione di Pozioni era uno dei momenti più noiosi della vita scolastica di James Potter: non sopportava i repentini sbalzi di umore di Lumacorno, continuamente combattuto tra l’elogiarlo in quanto fulgido talento sportivo o demolirlo per la sua scarsa attitudine per la sua materia. Quel pomeriggio, poi, era più distratto del solito. E quando si sorprendeva a pensare che, forse, la causa della sua distrazione era quella ragazza rossa che sedeva due posti davanti a lui, scacciava prontamente il pensiero e si concentrava sulle parole incomprensibili del libro. Remus, al suo fianco, ridacchiava di tanto in tanto, mormorando tra i denti frasette come “Ah, l’amore!” e “Pensieroso, James?”, ignorando le occhiate assassine che quest’ultimo gli riservava.
Sirius, alla sua destra, non si era accorto di niente, troppo occupato a crogiolarsi nella sua aria da annoiato, guardando con superiorità tutti coloro che si affliggevano per preparare una pozione decente. Fu una sua uscita piuttosto infelice a far scattare la molla.
«Però» Constatò, aggrottando le sopracciglia. «Certo che la Evans ha proprio un bel culo.»
«Cosa?- Esclamò James, un po’  troppo nervosamente e un po’ troppo in fretta. E un po’ troppo forte, anche, visto che buona parte della sua fila, compresa una seccatissima Lily, si girò verso di lui.
«Ed ecco perché il nostro Jamie era pensieroso» Insinuò Remus, ancora col sorriso sulle labbra.
«Oh-oh!» Sirius lo guardò con un’aria che non prometteva nulla di buono. «Geloso, Ramoso?»
James sibilò che no, quello che diceva non aveva assolutamente senso, e prese a mescolare la pozione con forza inaudita.
Fu un attimo: il calderone esplose in un boato enorme; una goccia dello strano intruglio che aveva creato andò a finire proprio in quello della Evans, provocando la stessa reazione. Il resto si riversò sul pavimento, sprigionando una forte puzza di bruciato. Lily diede in escandescenze: non era possibile che lei avesse sbagliato qualcosa. Anche Lumacorno si precipitò al suo banco, accertandosi che stesse bene: non era da lei commettere errori così grossolani. Nonostante le continue rassicurazioni della ragazza, il professore insisté affinché Lily andasse in infermeria, scortata da James, perché tanto la pozione di quel ragazzaccio era inutilizzabile. Adesso l’umore di Lumacorno pendeva decisamente verso l’irritazione.
«Su, Evans, ti accompagno io!» Saltò su James, sentendosi chiamato in causa. Scansò Sirius e si precipitò da lei, prendendola in braccio e cogliendola alla sprovvista. Lumacorno decise di rispondere alle proteste indignate di Lily sperticandosi in lodi su quanto James fosse beneducato – altro sbalzo di umore.
Quindi Lily si rassegnò a rimanere in braccio a Potter per quei pochi metri che li separavano dalla porta, rigida come un manico di scopa. Fu un sollievo vedere la porta chiudersi alle sue spalle, smorzando anche le battutine stupide di quell’altro idiota di Black, che li paragonava a due novelli sposi sulla soglia della loro nuova casa. Con una rapida mossa, Lily si liberò di James e cercò di mettere una bella distanza tra loro due, ma senza successo. James continuava a tenere il suo passo senza difficoltà, con quell’espressione perennemente divertita sul volto furbo.
«Evans, allora, ci esci con me?» Le chiese, prima di rendersene conto, sorprendendo perfino se stesso. Lily si bloccò in mezzo al corridoio, la bocca spalancata, gli occhi sbarrati.
«C-cosa, Potter?» Sussurrò, per niente sicura di quello che aveva capito. Potter ci stava provando con lei. Potter. Quel Potter.
«Hai capito bene» Continuò James, che doveva ormai mantenere la sua maschera di spavalderia, nonostante il suo cuore avesse preso a battere all’impazzata.
Per Merlino, cosa diamine gli stava succedendo?
Lily si voltò e riprese a camminare a passo più spedito, incapace di formulare una risposta. Uscì dal castello e attraversò il parco, incurante di Potter che le trotterellava accanto.
Aria, aveva bisogno di aria.
Il freddo di novembre la investì in tutta la sua tagliente potenza, ma non si fermò, decisa a continuare a marciare fino a sfinire Potter. Anche se era molto probabile che si stancasse prima lei.
Non tornò sui suoi passi nemmeno quando alcune gocce di pioggia solcarono il suo viso, preannunciando l’arrivo di un temporale. Ma quando la mano di Potter, calda e decisa, afferrò la sua, fu costretta a girarsi. Se lo ritrovò incredibilmente vicino, più di quanto avesse previsto. E Lily Evans non sbagliava mai le sue previsioni.
Fu nel momento in cui vide da vicino i suoi spettacolari occhi verdi, quando si ritrovò ad osservare ancora una volta quelle lentiggini, quando il volto della ragazza, incorniciato dai capelli bagnati, si aprì in una smorfia di stupore non controllato, che James capì cosa lo legava a Lily Evans.
Non antipatia, non attrazione, niente del genere. In lei c’era qualcosa in più, qualcosa a cui non sapeva – o non voleva – dare un nome. Qualcosa che lo spaventava, che lo affascinava, che lo spingeva a desiderare ardentemente quelle labbra bagnate dalla pioggia.
E lo fece, in un attimo di follia, approfittando della sorpresa di Lily. La baciò. In un bacio infinitamente più bello di quello del sogno, finalmente reale.
Ma non aveva fatto i conti con la Evans: in meno di due secondi, Lily lo respinse e lo schiaffeggiò con forza, sconvolta forse e più di prima.
«Sei impazzito?» Urlò, furibonda, e corse verso il castello. Questa volta James non la seguì. Si sentiva immensamente coraggioso, immensamente felice, immensamente deluso e immensamente stupido.
Sorrise e si passò una mano sul volto. Era solo questione di tempo: Lily Evans, in un modo o nell’altro, si sarebbe innamorata di lui.

 
 





Salve, gente, in questo periodo sono molto produttiva - quando dovrei studiare per gli esami, invece. 
In realtà è molto tardi, quindi vi mando un saluto veloce, perchè muoio di sonno... questa piccola storia - senza pretese - partecipa ad una sfida indetta nel gruppo Fanfiction Challenges... chiunque volesse raccoglierla, non deve far altro che andare nel gruppo e leggere i dettagli. 
Ovviamente, fatemi sapere cosa ve ne pare... mi farebbe davvero piacere la vostra opinione, anche perchè è la mia prima James/Lily... e dubito che sarà l'ultima, perchè mi sono innamorata incondizionatamente di questi due giovincelli. 
Au revoir,
-iv.
  
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