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Autore: Ita rb    12/06/2013    3 recensioni
[Raccolta di sessanta frasi su Sanzo]
[Accenni pairing: 3x9/3x5]
Gutturale: I suoni bassi che scivolavano dalle sue labbra, quando la libido valicava un nuovo confine carnale, erano tanto soavi quanto duri e sapevano grattare le orecchie altrui con voluttuoso erotismo.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note: Salve a tutti, benvenuti al mio piccolo esperimento. Non so quanto tempo impiegherò per portarlo a termine, ma parto col dire che la data odierna è 11/06 dell’anno corrente; perciò lo scopriremo nelle note finali quanti giorni saranno passati da questo. Parto col presupposto che, non conoscendo bene questa corrente di mini-drabble per parola, non so affatto dove cercare quest’ultime. Ho conosciuto questo genere qualche mese fa, perciò parto col ringraziare Selene K delle bellissime fan fiction 3x9 e 3x5 che ha fatto in questo stile, perché, come le dissi, mi hanno fatto venire subito fantasia di provare a cimentarmi sulla stesura di frasi. Vi spiego come la vedo io, almeno saprete a cosa andrete in contro: le parole sono la base per una ricerca sul personaggio – o la coppia; ogni parola stabilirà un tema a sé stante e tenterà di essere il più possibile diverso dagli altri in elenco. La mia ricerca di parole è stata abbastanza complessa, perché non potendo usufruire di una piattaforma in cui cercarle velocemente o trovarle già pronte, ho dovuto adoperarmi con un dizionario; aprendo a caso le pagine e cercando parole random – ebbene sì, è andata esattamente così. Mi ero prefissata un numero in partenza: 20; saranno dunque presenti venti parole, venti verbi e venti aggettivi che daranno vita a sessanta concetti che ho ideato per Sanzo.
Orsù, non resta che da dire buona lettura.
Xoxo
 

Ita rb

 
Amare
Aveva imparato a celare ogni sentimento dietro una maschera risoluta, rinnegando qualsiasi pulsazione emotiva col timore che potesse comprometterlo; ma ciò che non sarebbe mai riuscito a dimenticare, paradossalmente, era il placido calore della vicinanza di Komyo.
 
Anima
Seppur tutto avesse un peso, quello del suo spirito era incalcolabile: non aveva alcuna voglia di prodigarsi verso una ricerca insensata come quella della mera crescita interiore, poiché convinto che non fosse la privazione a influire sul bagaglio, bensì l’esperienza.
 
Assaggiare
Storse il naso, infastidito da quel sapore troppo forte che aveva il retrogusto della paglia; Gojyo aveva dimenticato le sigarette sul tavolo, uscendo a comprare le Marlboro per il bonzo, così, quest’ultimo aveva deciso di prendere una delle sue, decretando subito dopo che fossero disgustose.
 
Assalire
Quella sensazione torbida che lo coglieva ogni volta all’imbrunire, se paragonata alla pressante e ambigua forza che lo schiacciava durante i giorni di pioggia, non era nulla; in quelle circostanze, poteva solo perdersi nel suo labirinto di rimpianti.
 
Assonnato
Spesso era di cattivo umore, ma sapeva essere davvero intrattabile quando la stanchezza si faceva sentire.
 
Bocca
Le sue labbra fine erano il fulcro della ragione e della follia di ogni essere umano; discinte e schiuse, dopo aver abbandonato il filtro, potevano mormorare torbide promesse dall’aspro sapore delle Marlboro.
 
Bugiardo
Aveva elaborato un complesso d’idee molto particolari, le stesse che continuava a ripetersi senza sosta, oltre il barlume del turbinio crepuscolare; ma non aveva considerato che il primo a ferirsi per quell’inutile matassa di bugie era proprio lui.
 
Chiedere
Odiava dipendere dal prossimo, perciò aveva imparato ad agire di suo conto, comprendendo solo dopo quanto fosse importante il lavoro di squadra – eppure, non l’avrebbe mai ammesso.

Corretto
Non si poteva certo dire che l'atteggiamento del bonzo fosse composto, ma si trattava pur sempre di un approssimativo modo per far valere la sua opinione.
 
Desiderio
Era in grado di sentirlo scorrere oltre la pelle, quel desiderio rampante che si snodava in lui di tanto in tanto, ma sapeva anche tenerlo a bada nel peggiore dei modi: ignorandolo.
 
Destato
Le ciglia chiare si muovevano appena, infastidite dalla luce che filtrava oltre le tende, e le sopracciglia rilassate sembravano quasi aggrottarsi, percependo l’inizio di una nuova giornata; mentre un sbuffo leggero s’innalzava verso il soffitto di una stanza come un’altra, la voglia di perdersi in un abisso incosciente si faceva largo dentro di lui, lasciando che il sogno si spengesse con flemmatica lentezza al suono di un mugolio sommesso.
 
Dire
Le sue frecciatine servivano a nascondere ciò che non sarebbe riuscito a dire ad alta voce.
 
Dissoluto
Era lì, immerso in una nube opaca, mentre le dita scarne sfioravano appena la lamina di una lattina di birra; sembrava perso nel tempo, eternamente assorto nella sua morale distorta.
 
Distaccato
Cocciutamente, non riusciva mai a mostrarsi affine allo spirito comune: cercava sempre di eclissarsi nella sua realtà, perdendosi oltre quelle pagine di giornale.
 
Dovere
La verità era racchiusa nel canto di quel giorno lontano, quando, sulle rovine del palazzo di Hyakuganmao, aveva deciso di lenire le sofferenze dei vivi con una pantomima intrisa di sentimento.
 
Effetto
Detestava i complimenti, non erano certo quelli ad animarlo; bensì contatti voluttuosi, gli stessi che cercava nell’anelante frammento orgasmico.
 
Evadere
Aveva un modo semplice per sfuggire alle domande altrui: sapeva eluderle con un semplice sguardo, generalmente.
 
Fasciare
Detestava mostrarsi debole agli occhi degli altri, proprio per questo non ammetteva che fossero terzi a medicarlo, nonostante avesse imparato a contenere l’orgoglio con l’avanzare del suo viaggio verso ovest.
 
Fingere
Era successo, malgrado stentasse a comprendere come fosse possibile: aveva ceduto per la prima volta a quell’istinto insensato; perciò non gli restava altro da fare che ignorare tutto quanto.
 
Frutto
Lentamente, una stilla dolciastra aveva preso a scorrere lungo la sua gola, confluendo verso il centro delle clavicole e, scivolando via dalle labbra serrate, si soffermò appena tra le dita, oltre la polpa pallida della pesca mangiucchiata.
 
Gesto
Non seppe spiegarsene la motivazione, fu come se una forza misteriosa lo avesse spinto a raggiungere il monte Gogyo; così, dinanzi a un’espressione tanto buffa, non riuscì a trattenersi: allungò semplicemente la sua mano, mandando in pezzi il gogyozan sotto lo sguardo innocente di quello che tutti consideravano eretico.
 
Godere
La mandibola si contraeva quando il suo volto, vagamente contratto, lasciava intravedere un barlume di vita oltre la coltre opaca che copriva il suo sguardo; l’affanno riempiva la stanza, diabolico e languido, mentre il silenzio divampava in un fischio sordo, rotto solo dagli ansiti ripetuti.
 
Guerra
La battaglia più cruenta che Genjo Sanzo Hoshi aveva visto sorgere, quella contro se stesso, non sarebbe terminata tanto facilmente.
 
Gutturale
I suoni bassi che scivolavano dalle sue labbra, quando la libido valicava un nuovo confine carnale, erano tanto soavi quanto duri e sapevano grattare le orecchie altrui con voluttuoso erotismo.
 
Idealizzare
Considerare l’opinione altrui non era certo di sua competenza, eppure era conscio del fatto che molti lo deificassero; in fondo, però, non era altro che un semplice essere umano.
 
Immagine
Aveva sempre detestato gli onori dovuti al suo ruolo di Sanzo, anche perché era impensabile che si attenesse a una figura del genere – immeritata, a suo dire.
 
Ingenuo
Probabilmente, osservando il cielo assieme al suo Maestro, Koryu aveva compreso una verità tutta sua; ma questa era ancora ben distante da quella del mondo circostante.
 
Infierire
Non faceva che schernire chiunque per non accanirsi contro se stesso.
 
Intreccio
Forse era stato il caso a combinare quell’incontro; eppure, Sanzo non dubitò neppure una volta del valore del suo eco lontano, lo stesso che aveva unito indissolubilmente le loro esistenze.
 
Invalicabile
Le alte mura che aveva eretto nel corso della sua vita non ammettevano di poter essere abbattute, meno che mai superate con astuzia, e Sanzo non faceva che aiutarle nell’impresa, separato dal resto del mondo.
 
Mano
Sotto il suo tocco, ogni cosa sapeva trasformarsi in cenere; eppure, qualcosa aveva cambiato tutto con il solo, petulante, incalzare di richieste.
 
Merito
Non aveva mai desiderato l’onere del suo titolo, ma non aveva altra scelta che mantenerlo a testa alta.
 
Momento
Una stilla di tempo, impressa a fuoco nella sua coscienza, fu l’attimo in cui si rese conto di essere solo.
 
Morbido
Nonostante il suo carattere fosse quasi impensabile, qualcosa di armonioso era visibile a occhio nudo: solo osservandolo, chiunque avrebbe potuto indugiare sulle labbra taglienti che, dopotutto, sembravano promettere voluttuose consistenze.
 
Niente
Non avere nulla: un insegnamento che aveva gettato le basi per il suo cammino, delle parole in grado di scuoterlo sempre, indicandogli il giusto modo per ignorare tutto il resto.
 
Nobile
Sulla nomea di Sanzo si basavano molte idealizzazioni, ma non si poteva certo negare che avesse dei principi, seppur contorti e distanti dalla logica comune.
 
Noia
La pesantezza che, spesso, lo coglieva impreparato nel suo viaggio verso il Tenjiku, era tanto opprimente da innervosirlo; in quelle circostanze non faceva che fumare più del solito.
 
Occhi
Demone maligno era solo la giustificazione d’inutili bestie invidiose che sapevano inciampare nella voluttà ametista – non faceva che ripeterselo, mentre zittiva l’ammiccante vociare nella sua testa.
 
Offendere
L’atteggiamento brusco del bonzo era in grado di ferire chiunque, ma spesso non era quella la sua intenzione: lui era fatto così, semplicemente.
 
Onirico
Non avrebbe mai ammesso a nessuno che, nei suoi sonni foschi, l’immagine di una realtà amara sapeva tormentarlo con un silenzioso sussurro: «Koryu
 
Ossa
Il suo corpo sembrava rilucere e in molti ne erano affascinati; eppure, nessuno sarebbe stato in grado di godere del brivido di possederlo, eccetto lui – così si disse, mentre posava le sue labbra schiuse sulla spalla, mordendola appena e lasciando che i denti stridessero sulla pelle tesa.
 
Osservare
Conosceva a memoria le notizie riportate sul quotidiano che aveva dinanzi, ma non aveva alcuna voglia di abbassarlo, preferiva continuare a fissarle, rammentandone una a una, onde evitare di tornare a occuparsi delle sue relazioni sociali.
 
Penoso
L’orgoglio di Sanzo era onnipresente: detestava non essere all’altezza delle proprie aspettative.
 
Prato
Sfiorando i giunchi con il dorso della mano, egli la voltò, solleticando il palmo per poi ritrarlo improvvisamente, rifiutando quel gesto spensierato che non poteva appartenergli; così si ricordò d’una ghirlanda di margherite bianche – o forse la immaginò soltanto.
 
Possessivo
Tendeva sempre a minimizzare ogni cosa, ma ciò non bastava per placare la sua strana forma di egoismo.
 
Roco
La sua voce sapeva capitolare su se stessa, arrancando e morendo appena per risorgere nello spazio – vibrando nel profondo, si gettava su infinite scie di amplessi.
 
Rodere
Nonostante avesse dormito per giorni dopo aver rischiato la vita nello scontro con il signore, Sanzo non aveva alcuna voglia di ammettere la sua sconfitta; per questo continuava a imprecare, cercando di alzarsi, malgrado l’evidenza.
 
Sbaglio
L’errore più grande del monaco era il continuare a credere di aver sbagliato da tempo, senza poter fare nulla per cambiare il passato.
 
Scomodo
Spesso capitava che, lontano dalle cittadine, il gruppo dovesse fermarsi lungo il tragitto anche per la notte; in quelle circostanze, Sanzo non faceva che sbuffare, voltandosi s’un fianco e tentando di prendere sonno, nonostante la posizione non fosse auspicabile: la testa continuasse a pulsare, nervosa, un’incredibile dolore all’altezza delle tempie.
 
Scorrere
La pioggia capitolava impetuosa, abbattendo ogni barriera e infrangendosi su di lui in piccoli schizzi cangianti; sgattaiolando nella trama della sua veste sacra e giungendo fino alla pelle, rammentò una verità fatta di brividi.
 
Selvaggio
Quando la passione si estendeva a macchia d’olio, senza possibilità di fuga, qualcosa sembrava infrangersi e perpetuare allo stesso tempo lungo valli sconfinate; allora, in un frenetico erotismo, sapeva essere quasi irruento.
 
Sentire
Percepiva distintamente il battito del suo cuore, tumultuoso e agitato, così vicino da fargli perdere il nume della ragione, mentre cadenzava ogni movimento con un ritmo incalzante.
 
Simpatico
Non gl’interessava l’opinione altrui e faceva di tutto per metterla a tacere; ma nonostante tutto, qualcuno era in grado di sondare l’eterno, trovandolo quasi affabile.
 
Soffrire
Era opprimente, quella morsa misteriosa che occludeva il respiro, rendendolo pesante nei polmoni pieni; raschiava in gola e quasi pungeva contro le palpebre, mentre rivoli scarlatti macchiavano le sue mani infantili: le lacrime sapevano solo ardere sulle gote arrossate dall’affanno della perdita.
 
Stizzoso
Il mezzosangue aveva ripetuto più volte che, a suo dire, quel bonzo corrotto fosse davvero permaloso e violento; perciò non mancò di farlo per l’ennesima volta, quando i proiettili furono terminati nel tamburo della Smith&Wesson.
 
Temere
La preoccupazione di non mantenere alto l’onore di Komyo era per lui il cruccio più grande: si era ripetuto svariate volte che la scelta del Maestro fosse errata, ma non l’avrebbe mai deluso, rifiutando la carica, soprattutto perché quel fardello avrebbe sempre rappresentato le sue ultime volontà.
 
Tendere
Senza accorgersene, quando aveva teso la sua mano verso l’eretico, aveva fatto la stessa promessa di cinquecento anni prima; ma una cosa non gli era sfuggita: non sarebbe più potuto tornare indietro.
 
Urtato
Era sempre stato così: se Sanzo non avesse bevuto in silenzio una tazza di caffè, fumando una sigaretta di prima mattina, quella giornata sarebbe stata un vero inferno per i suoi compagni di viaggio.
 
Vapore
Riusciva a crogiolarsi per ore in quel miasma ermetico, annerendosi l’anima con turbinii leggeri dal sapore forte, e nessuno era in grado di scuoterlo: sapevano solo osservarlo in silenzio.
 
Verbo
Sapeva assumere le sembianze di un vero bonzo, quando, con lo sguardo corrucciato, mormorava insegnamenti egoistici tra una boccata di fumo e l’altra.
 

 
Note finali: Salve a tutti, con mia somma sorpresa non sono passati molti giorni da quando ho dato inizio all’esperimento, anzi. È l’1:48 del mattino del 12/6 e io sto rispettando la veglia per l’elettroencefalogramma delle 8:00. Nell’attesa del giorno ho concluso le frasi, perciò spero vi piacciano, nonostante abbia inserito velati cenni a due delle coppie che attualmente preferisco – spero s’intendano, tra l’altro!
Xoxo
   
 
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