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Autore: giormoments    12/06/2013    1 recensioni
Negli anni Cinquanta, quando tuo padre è uno dei nomi più in vista del mercato economico di una fiorente Inghilterra, tu sei l’erede della sua azienda finanziaria e sei promesso sposo ad un’avvenente fanciulla, figlia di un socio dell’impresa di famiglia, non puoi permetterti di dire di essere omosessuale.
Quando sei continuamente controllato, ripreso, quando ti viene detto di prendere la tua fidanzata per mano e baciarla durante le cene di lavoro per mostrare a tutti quanto vi amate, non puoi dire che in realtà non la ami. Non puoi permetterti di mandare a monte anni e anni di progetti su di te e dire che non la vuoi sposare, che toccarla non ti fa assolutamente alcun effetto, anzi, ti fa quasi ribrezzo. Non puoi dire di certo di essere innamorato di quel ragazzo di città che se ne va in giro con i pantaloni sgualciti e strappati e la camicia a quadri smanicata che lascia in vista le braccia candide, perfette e muscolose.

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Louis/Harry | AU!War anni Cinquanta | Rating: giallo | Angst
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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How could I let myself let you go?


Negli anni Cinquanta, quando tuo padre è uno dei nomi più in vista del mercato economico di una fiorente Inghilterra, tu sei l’erede della sua azienda finanziaria e sei promesso sposo ad un’avvenente fanciulla, figlia di un socio dell’impresa di famiglia, non puoi permetterti di dire di essere omosessuale.
Quando sei continuamente controllato, ripreso, quando ti viene detto di prendere la tua fidanzata per mano e baciarla durante le cene di lavoro per mostrare a tutti quanto vi amate, non puoi dire che in realtà non la ami. Non puoi permetterti di mandare a monte anni e anni di progetti su di te e dire che non la vuoi sposare, che toccarla non ti fa assolutamente alcun effetto, anzi, ti fa quasi ribrezzo. Non puoi dire di certo di essere innamorato di quel ragazzo di città che se ne va in giro con i pantaloni sgualciti e strappati e la camicia a quadri smanicata che lascia in vista le braccia candide, perfette e muscolose.
Non puoi permetterti di alzare la voce e fare di testa tua. Non quando tuo padre conta così tanto su di te, non quando sei il primogenito maschio e hai quattro sorelline alle quali dare l’esempio del comportamento perfetto.
Non sono ammesse alternative: per questo Louis si nascondeva.
O meglio, si nascondevano. A casa di Harry, il giovane di cui si era perdutamente innamorato quell’estate. Louis si chiedeva spesso, quando lo guardava dormire o sorridere, come avesse fatto a non notarlo prima. I suoi ricci spesso spettinati non avrebbero potuto passare inosservati nemmeno ad un cieco, così come i suoi occhi verdi di un verde che Louis non aveva mai visto nemmeno nel più bello dei quadri - e lui ne ha visti di quadri.
Harry viveva leggermente fuori dal centro abitato, in una casetta piccola ma che Louis aveva sempre trovato accogliente, piena d’amore con quel sorriso splendente e dolce che Harry gli riservava sempre.
Vicino alla piccola abitazione del riccio c’era il lago e Louis aveva perso il conto di quante volte avevano fatto il bagno insieme; Harry un paio di volte l’aveva anche convinto a farlo nudi e aveva poi riso con la sua risata incontrollata quando Louis era arrossito della sua malizia.
Quando avevano fatto l’amore poi, Louis, che l’aveva già fatto con la sua promessa, credeva di aver scoperto un universo parallelo.
Con la ragazza era solo sesso, ma con Harry c’era amore. Si ritrovava catapultato in un mondo in cui non esistevano padri bacchettoni, ma solo fossette, la lingua del piccolo contro la sua, la sua voce roca nelle orecchie ed i loro corpi incastrati alla perfezione.
Quel “Ti amo” gli era uscito dalle labbra senza nemmeno volerlo, come se Louis non fosse riuscito a controllare le sue labbra e queste avessero fatto di testa loro. Lo amava, accidenti se lo amava. Ed Harry, chissà grazie a quale meccanismo divino, ricambiava. Lo aveva baciato e aveva detto “Ti amo anche io” con un sorriso dolcissimo a riempirgli le guance. Poi avevano rifatto l’amore, mai sazi l’uno dell’altro.
Per Louis, Harry era stato l’estate nel bel mezzo dell’inverno. Quando la stagione fredda aveva colpito l’Inghilterra e la pioggia aveva iniziato a battere incessantemente sulle finestre inglesi, Harry l’aveva stretto a sé, sovrastandolo del tutto per tenerlo al caldo.
Scoprendo Harry passo dopo passo, mese dopo mese, Louis si era sentito come quando da bambino i colleghi del padre o le zie lontane in visita gli portavano quei regali con un dolcetto al centro. Avevano smesso di portargli questi piccoli presenti, ormai “Sei troppo grande per i regali, devi iniziare a pensare al tuo lavoro” gli avevano detto, ma Louis li aveva sbeffeggiati tutti quando si era ritrovato la sua piccola sorpresa personale stesa sul letto proprio di fianco a lui col busto nudo che si alzava e si abbassava regolarmente sotto il suo sguardo vigile.
Harry aveva una mamma ed una sorella. Erano poveri in canna ma erano le persone più felici che Louis conoscesse. Aveva avuto il piacere di incontrarle ed era rimasto folgorato dalla bellezza di quelle donne: Anne portava meravigliosamente i suoi cinquant’anni, sul viso aveva qualche segno della fatica e della vecchiaia ma gli occhi azzurri erano vispi e la spigliatezza quella di una ragazzina; Gemma invece aveva poco più di vent’anni ed era bellissima, proprio come suo fratello. Aveva ereditato anche lei quelle fossette da mordere, aveva le labbra rosee e piene ed i capelli scuri ad incorniciarle il viso di porcellana.
Avevano accolto Louis con affetto, perché in casa loro prevaleva l’amore, di certo non i soldi. Non avevano mai visto Harry così felice e spensierato prima di Louis e questo bastava a rendere felici anche loro.
Harry le amava, avrebbe fatto di tutto per aiutarle ad andare avanti.
Per questo si cercava mille lavoretti. Per questo un giorno, stretti nel suo letto dopo essersi amati, gli aveva detto che si sarebbe arruolato. Aveva bisogno di soldi, i compensi per tutti i lavori che faceva non bastavano più a mandare avanti una famiglia di tre persone ed entrare nell’esercito avrebbe portato qualche spicciolo in più.
Con che faccia Louis, ricco e con un futuro già deciso, avrebbe potuto dirgli di no? Di non andare, che era pericoloso, che doveva rimanere tutta la vita con lui perché solo con lui vicino Louis riusciva a respirare?
Certo che non avrebbe potuto dirgli quelle cose. Chi era lui per mettersi in mezzo?
Quindi la primavera successiva l’aveva visto partire con l’uniforme verde a fasciargli quel corpo longilineo e perfetto di cui già sentiva la mancanza.
Col borsone in spalla l’aveva visto uscire da casa sua mentre Louis se ne stava ancora a letto, nudo tra le loro lenzuola ed il viso bagnato di lacrime amare.
Si erano scambiati un numero inquantificabile di lettere piene di sentimenti, di “ti amo”, di “mi manca fare l’amore con te”, di piccole prese in giro e lacrime.
In autunno però, la lettera col timbro dell’esercito non era firmata da Harry.
Gliel’aveva portata Anne, distrutta ed in lacrime. L’unica cosa che gli occhi spaventati avevano catturato era la frase “L’Esercito Inglese informa la famiglia Styles che il soldato Harry Styles è caduto in battaglia sul fronte francese”. Dopo di che, il vuoto.
Harry era morto. Morto. Non riusciva a capacitarsene, non riusciva a pensare che l’amore della sua vita non fosse più sulla Terra come lui, nemmeno così lontano.
I suoi occhi – i più belli che Louis avesse mai visto – si erano chiusi su un terreno polveroso per non aprirsi mai più. L’ultima cosa che avevano visto era stato un soldato nemico, un sasso, il tronco di un albero.
Il suo corpo giaceva chissà dove: in trincea, allo scoperto, era stato massacrato dalle truppe nemiche?
Erano questi i pensieri che affollavano la mente del castano mentre crollava sulle ginocchia, troppo sconvolto e sconcertato anche solo per piangere.
Le lacrime comunque non avevano tardato ad arrivare: quella sera aveva dormito a casa di Harry, nel loro letto, dove il suo profumo era più forte che mai nonostante i mesi trascorsi. I suoi vestiti tra le mani, il naso affondato nella stoffa, si era ritrovato a piangere ed urlare, a chiedere perché. Perché proprio Harry.
Si era ritrovato a maledirsi. Doveva fermarlo, dirgli di rimanere con lui, esternare le sue paure e non permettergli di oltrepassare la porta di casa loro.
Doveva opporsi, strattonarlo, gridare se necessario. Era tutta colpa sua.
Ben presto la sua vita lo richiamò all’ordine: dire che un caro amico era morto non lo aveva giustificato troppo a lungo.
Due mesi dopo si ritrovò a sposare una donna che non amava e che non gli aveva mai suscitato alcun tipo di sorriso. Dovette osservare i doveri di marito e quando si ritrovò a letto con lei, si sentì nauseato di se stesso. Harry era con lui, come sempre, e sentiva di star tradendo l’amore della sua vita. Quando lei lo baciava lui sentiva il sapore di Harry, quando lei ansimava Louis si sentiva disgustato.
Quando il corpo di Harry fu riportato in patria, al funerale Louis pianse. Non che non lo avesse fatto negli ultimi mesi, ma mentre stringeva Anne e Gemma – le uniche a sapere la verità – le loro lacrime si mischiarono e Louis pensò che l’unica cosa che voleva era riavere Harry per sé, bearsi di quel sorriso che dedicava solo a lui e perdersi in quel verde così unico e così suo.
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Lo so, probabilmente vorrete uccidermi e mi odierete ma non fatelo, vi prego :(
Ascoltavo Thinking of you e la fanfiction era lì, tutta bella nella mia mente ed io ho dovuto scriverla, altrimenti mi avrebbe tormentato per giorni.
E sì, io tra sei giorni ho la maturità, dovrei ultimare la tesina ed iniziare il megaripasso e invece perdo i miei pomeriggi a leggere/scrivere fanfiction. Intelligente, mi dicono.
Vabè, non credo ci sia molto altro da dire.
Ringrazio le piccole, che si sono suicidate, uccise, buttate di sotto e che mi hanno dato dell'assassina subito dopo averla letta. Me lo meritavo!
Grazie scricciolette ♥
Spero proprio che vi piaccia! :)
 
 

  
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