Allora, questa shot nasce dai soliti
deliri di Risa.
Siamo ufficialmente in astinenza da
crack pairing .-. questo è il risultato, sopportatemi u.u
Comunque, stamattina, prima di
scriverla, ho trovato anche un contest perfetto a cui farla partecipare =) per
la giudiciA, ci saranno due paroline in fondo al testo u.u
Agli altri, auguro una buona lettura =)
se mi lasciassero un commentino ne sarei felice, anche perché il pairing è…
Quello che è XD
Beh, fatemi sapere! ;)
Oltre le apparenze
La
scuola era ricominciata da appena qualche settimana.
Hermione
camminava spedita per i corridoi e aveva un diavolo per capello. Dopo la fine
della guerra Hogwarts era stata ricostruita in fretta e furia per permettere
agli studenti di tornare il primo di settembre. Il Ministero aveva annunciato
che sarebbe stato possibile ripetere l’anno, così lei era tornata, più determinata
che mai a finire gli studi.
In
quel momento era diretta in biblioteca, alla ricerca di un libro per un compito
all’apparenza impossibile di Aritmanzia. Non credeva che smettere di studiare
per un anno le avrebbe pesato così tanto, una volta tornata. Si sentiva
ignorante e questo era un male: per se stessa non esigeva niente di meno che la
perfezione, mentre ora i concetti vecchi le sfuggivano e aveva un bisogno
costante di ripassare le cose.
Quasi
non vide il ragazzo rannicchiato sul pavimento, contro al muro. Si fermò dopo
che lo aveva già superato di un bel pezzo, voltando la testa e osservandolo
meglio.
Era
Goyle, ma l’aveva riconosciuto solo per la stazza. Difatti il ragazzo aveva le
ginocchia raccolte e la faccia nascosta fra essere.
“…
Goyle?” chiese, avvicinandosi “Ti senti bene?”
Il
suo primo istinto era stato quello di lasciarlo lì, ma poi aveva notato che
tremava leggermente. Era o non era una brava Grifondoro, nonché Caposcuola? Era
suo dovere controllare che nessuno si trovasse in difficoltà.
Goyle
alzò appena la testa ed Hermione vide gli occhi rossi e lucidi. Appena si rese
conto che era lei, rituffò la testa nelle ginocchia e la ignorò.
Hermione
rimase spiazzata. Goyle stava… Piangendo?!
Scioccata,
tornò sui suoi passi e si sedette accanto a lui.
“Ehm…
Se vuoi parlarne…”
La
situazione era assurda. Goyle solo in mezzo ad un corridoio che piangeva?
Dov’era il ragazzo minaccioso che scrocchiava le nocche, il goloso che si
mangiava ogni dolce della Sala Grande? Dov’era l’onnipresente Malfoy? Per non
parlare di… Ah.
Ecco perché piangeva.
“…
‘Agner.” le sembrò di sentire.
Hermione
aveva allungato la mano, ma la ritrasse prima di toccarlo. Non sapeva… Non
sapeva che fare.
Era
davvero una situazione assurda.
“…
È per Tiger?” chiese, e si sentì molto stupida.
Goyle
alzò di nuovo il viso, tirando su con il naso. Continuava a tremare ma, a parte
gli occhi lucidi e rossi, non c’erano altri segni che indicassero che avesse
pianto.
“Che
vuoi, Granger?” disse. La voce era gracchiante; sembrava che non la usasse da
un bel po’.
“Io…
Mi spiace.”
“Lasciami
in pace.”
“Io…”
“Devi
fare l’eroina ad ogni costo? Lasciami in pace.”
Non
sembrava arrabbiato, solo… rassegnato.
Hermione
trovò il coraggio di allungare una mano e gli batté un piccolo colpo sulla
spalla massiccia.
“Io
ti capisco, ok? Mi spiace.” disse, prima di alzarsi ed andarsene, turbata.
Non
sapeva che pensare. Goyle aveva la testa leggermente voltata dall’altra parte e
non si mosse; non la salutò né altro. La ragazza non se la prese: poteva capire
come si sentiva.
Purtroppo, lo posso capire molto bene, pensò, mentre il dolore le artigliava le viscere e
lei ripensava a Fred, Tonks, Colin… Tutti quelli che erano morti nella
battaglia finale. Era così forte che fu costretta a fermarsi un attimo, una
volta girato il corridoio. Si appoggiò alla parete con una mano e fece due
respiri profondi, cercando di calmarsi.
Non ci pensare, continuò a ripetersi, distraiti.
Il
compito di Aritmanzia riprese posto nel suo cervello e Hermione accolse quella
misera preoccupazione con sollievo, aggrappandosi al libro che doveva cercare e
agli argomenti da ripassare per l’indomani. Dopo l’ennesimo sospiro, Hermione
si staccò dal muro e riprese a camminare in fretta, diretta in biblioteca.
***
Erano
passati due giorni e Hermione si era ritrovata a passare di nuovo in quel
corridoio. Di nuovo, aveva visto Goyle seduto, ma stavolta non piangeva né
nascondeva la testa fra le ginocchia; semplicemente, aveva lo sguardo fisso
dinanzi a sé.
Solo
in quel momento si rese conto che quello era il corridoio del settimo piano, e
che Goyle era seduto proprio di fronte all’accesso della Stanza delle
Necessità.
Dove era morto Tiger.
Hermione
non poté fare a meno di sedersi ancora accanto a lui.
Goyle
si girò a guardarla.
“Sei
venuta a prendermi in giro, Granger?”
Prima
non l’aveva notato, ma senza Tiger il ragazzo era come… Spento. Non sapeva come
dire, ma loro due avevano sempre fatto parte di un qualcosa; era quasi
impossibile vederli separati. Senza Malfoy ancora ancora, ma l’uno senza
l’altro…
“No.
So come ti senti.”
“Ah,
davvero?”
Suonava
vagamente sarcastico. E da quanto Goyle
sa essere sarcastico?!
Hermione
si rese conto che non lo conosceva affatto. Per lei, era sempre stato uno dei
due tirapiedi di Malfoy, buono solo a fare la faccia minacciosa e a insultarla;
magari a mangiare. Ma non aveva davvero mai considerato Goyle come una…
Persona.
Lo
shock di quella rivelazione la fece quasi vacillare. Lei, la corretta e
responsabile Grifondoro, si era fatta ingannare e… Aveva avuto dei pregiudizi,
sì. Aveva rinchiuso Goyle in un’etichetta classificandolo come ‘cattivo
tirapiedi di Malfoy’ e non si era mai preoccupata neanche della possibilità che
ci potesse essere dell’altro. E,
adesso, mentre tutti questi pensieri le turbinavano in testa, si rese anche
conto che lui non l’aveva ancora chiamata ‘Sanguesporco’.
Granger.
L’aveva chiamata Granger.
Forse
era cambiato, forse era maturato, forse era stato sempre così ma solo il lutto
aveva fatto emergere il lato migliore di lui.
Non
l’avrebbe mai saputo, temeva.
“Davvero.”
rispose, cercando di riprendere il filo della conversazione. Subito il pensiero
dei morti dell’ultima battaglia scese su di lei come un peso sul cuore “Anche
io ho perso delle persone che conoscevo e a cui volevo bene.”
“Non
il tuo migliore amico, però.”
Goyle
aveva girato la testa dall’altra parte, evitando il suo sguardo. Forse stava
per cedere di nuovo alle lacrime.
Hermione
si rabbuiò.
“Credevo
di aver perso Harry, e lui è il mio migliore amico.”
“Ma
l’hai riavuto.”
“Ma
credevo di averlo perso. Sono stata malissimo, il dolore era così… Soffocante…
E la battaglia è iniziata praticamente subito e non ho neanche avuto il tempo
di elaborare bene la cosa perché i Mangiamorte ci schiacciavano e…”
“Però
l’hai riavuto.”
Hermione
aveva iniziato a piangere, senza rendersene conto. Il ricordo di quella notte
era ancora troppo vivido, troppo vicino. Per quanto lo ricacciasse a fondo ogni
volta, nei momenti di maggior debolezza – come durante il sonno – tornava, e
lei si ritrovava con le lacrime agli occhi o, in certi casi, se stava dormendo,
si svegliava urlando.
La
ragazza gli mise una mano sul ginocchio. Goyle sussultò appena, girandosi di
scatto a guardarla, confuso. Hermione sbatté le palpebre due volte, arrossendo:
non si era resa conto di essersi avvicinata così tanto, non era preparata a
quel grado di… Intimità. Goyle arrossì a sua volta e si scostò leggermente.
“Non
sei il solo a soffrire, Goyle.” disse ancora lei, girandosi a guardare il muro
di fronte. Come lui. “Non abbiamo mai avuto il coraggio di riprovare ad
entrare.” aggiunse infine. La sua mano era ancora sul ginocchio di Goyle.
“Il
fuoco potrebbe essere ancora acceso?” chiese lui, dopo qualche secondo di
silenzio.
“Non
lo sappiamo. Volendo avremmo potuto chiedere alla McGranitt, o a Kingsley, di
accompagnarci spiegando loro la situazione, per arginare il rischio di
appiccare l’incendio all’intera scuola. Però non… Non potevamo.”
Goyle
annuì.
“Se
non ci fosse più niente, forse sarebbe peggio.” disse.
Il
ragazzo aveva pensato tante volte di entrare nella Stanza. Non l’aveva mai
fatto perché aveva paura: no, non dell’Ardemonio in sé, ma di quello che ci
avrebbe trovato.
Se
la stanza fosse stata come una volta, piena di oggetti e di cianfrusaglie di
ogni genere, sapeva che avrebbe continuato a cercare Tiger. Avrebbe continuato
a vagare nella Stanza per giorni interi, forse persino fino a morirne. E, se
per caso avesse trovato il cadavere… Non lo sapeva nemmeno lui.
Se
la stanza fosse stata vuota, invece; nient’altro che un quadrato bianco di
nulla… Allora non ci sarebbe più stata speranza. Goyle non poteva varcare
quella soglia, perché fino a che restava al di qua del muro avrebbe potuto
credere che Tiger non se ne fosse andato davvero. Magari era in vacanza, magari
dietro quella porta si nascondeva un mondo meraviglioso e lui non era voluto
tornare. Ma non era morto davvero, altrimenti… Altrimenti sarebbe stato
semplicemente troppo.
Hermione
vide le lacrime farsi strada e scorrere sul volto del ragazzo, nonostante lui
si sforzasse di non piangere. Sentì una gran pena, ma non sapeva che altro
fare, se non continuare a stargli accanto.
***
Il
giorno dopo tornò apposta, dopo la fine delle lezioni, con la certezza che lo
avrebbe trovato lì. Ed era così, infatti: Goyle era di nuovo seduto per terra e
di nuovo osservava il muro.
Hermione
gli si sedette accanto, iniziando a tirare fuori i libri dalla borsa.
“Che
fai?” le chiese Goyle, incuriosito suo malgrado dal suo strano comportamento.
“Oggi
hai preso D all’interrogazione della McGranitt.” esordì lei.
“Grazie,
non c’è bisogno che me lo ricordi.” disse lui, sconsolato “Ma non ho la forza
per studiare. Ho altri pensieri per la testa.”
“Senti.”
iniziò Hermione, mettendosi a gambe incrociate e voltandosi verso di lui, con
la schiena dritta “Siamo partiti con il piede sbagliato, e non mi riferisco a
qualche giorno fa. Intendo da sempre. Quindi… Io sono Hermione, piacere.”
Tese
una mano.
Goyle
la guardò spaesato: dove voleva andare a parare?
“Io
sono Gregory.” rispose, dubbioso, stringendole la mano.
Hermione
sorrise e Goyle ebbe un tuffo al cuore. In quel momento, si rese conto che
aveva davanti Hermione Granger, la Sanguesporco che si divertiva a prendere in
giro sin dal primo giorno di scuola; quella che aveva i denti davanti
eccessivamente grandi – poi spariti miracolosamente –; quella che era una
secchiona che sapeva sempre tutto; quella che rispondeva agli insulti senza
farsi scalfire con la sua lingua lunga e quella che, una volta, aveva persino
dato un pugno a Draco, uno dei suoi amici più stretti.
Non
si era accorto che fosse diventata una donna.
Forse
donna era un termine esagerato. Ragazza, sì, ragazza andava bene. Bella
ragazza, constatò con un certo imbarazzo. I capelli erano sempre crespi e
impossibili, ma le incorniciavano bene il viso magro. Gli occhi erano luminosi,
ma soprattutto il sorriso… Il sorriso era ampio e sincero e Goyle pensò che
anche se avesse avuto di nuovo due denti enormi sarebbe risultato magnifico.
Si
sentì confuso. Con la fine della guerra – e con la morte di Tiger – i suoi
pregiudizi erano crollati come un castello di carte. C’era chi diceva che ci si
metteva anni a cambiare idea: beh, per lui non era andata così. Dopotutto, che
senso avevano parole come “Purosangue” e “Sanguesporco” quando non c’era più il
suo migliore amico con cui condividerle? Prendere in giro gli altri e vantasi
non avevano più alcun senso. Gli rimaneva Draco, vero, ma anche lui stava
combattendo i suoi demoni ora che la guerra era finita, e i due si erano
allontanati parecchio. Non avevano mai parlato di lui, e forse era stato meglio così.
“Bene,
Gregory.” Hermione esitò un attimo, e Goyle vide che le suonava davvero strano
chiamarlo per nome. Suonava strano anche lui, a dirla tutta – dopo una vita
passata a farsi chiamare ‘Goyle’ era difficile abituarsi di nuovo al suono del
suo nome – “Ho compilato un ripasso di Trasfigurazione in più punti.
Tranquillo, ti aiuterò io. Entro metà dicembre, diciamo, dovresti iniziare a
fare miglioramenti, ma questo dipende comunque dalle basi. Allora, il tema per
la prossima settimana tratta della Trasfigurazione umana incompleta… Cosa sai
dirmi?”
Goyle
non riuscì a far altro che guardarla, spaesato.
Hermione
sorrise ancora, incoraggiante.
“Non
importa, non importa. Abbiamo tempo.”
***
Accadde
dopo un circa un mese dall’inizio delle ‘ripetizioni’.
Hermione
non poteva dire di trovarsi male con Goyle. In quel periodo si sentiva molto
sola – Ginny non era tornata a scuola, così come Harry e Ron – e il ragazzo era
pur sempre una compagnia. Inoltre studiavano insieme, un’attività che le
piaceva particolarmente. Anche se ogni tanto lui era lento di comprendonio, le
cose non andavano poi così male. E poi, aveva scoperto che Goyle amava
sorridere, e il suo sorriso era dolce e puro. Sorrideva quando la incontrava,
sorrideva dopo aver finito di studiare un argomento difficile, sorrideva quando
si congedavano. Sorrideva sempre e, ad Hermione, pareva di avere il cuore un
po’ più caldo.
Continuavano
a vedersi e a fare i compiti nel bel mezzo del corridoio del settimo piano. Non
era un posto particolarmente comodo, ma il loro era un tacito accordo che si
era consolidato con il tempo. Tanto, ormai, più nessuno passava di lì.
Goyle
trovava che Hermione fosse davvero una brava insegnante – la sua media gli dava
pienamente ragione – e il fatto che fosse precisa e, alle volte, petulante, non
toglieva nulla alla qualità dei suoi insegnamenti. Inoltre, aveva iniziato a
vederla con occhi diversi.
Ogni
volta si soffermava sul collo scoperto di Hermione, che restava tale perché lei
raccoglieva i capelli in una coda veloce, ad esempio. O sulla divisa appena
aperta sulla scollatura, che lasciava intravedere qualcosa, ma mai abbastanza.
Hermione era una ragazza semplice, non volgare.
E
Goyle si sentiva attratto da lei.
Lo
realizzò quando arrivò a sognarla. Sognava il suo sorriso luminoso, le sua
mani, il suo corpo. Sognava che le loro lezioni non fossero più tali e che lei
lo attirasse in qualche posto per baciarlo, ancora e ancora. Sognava anche cose
più spinte, cose che risvegliarono il suo corpo apatico per la prima volta
dalla morte di Tiger.
Goyle
si rendeva conto che le sue fantasie non erano realizzabili. Innanzitutto c’era
il suo corpo: di certo non perfetto, abbastanza rotondeggiante e di sicuro non attraente. Poi il fatto che
non aveva neppure una mente brillante – prova ne era che era costretto a
prendere ripetizioni da lei – e, non per ultimo, Hermione non l’avrebbe mai
visto come potenziale partner.
Lui
sapeva tutto questo, lo sapeva davvero. Se lo ripeteva ogni giorno, eppure…
Eppure non aveva resistito.
Quando
Hermione aveva alzato lo sguardo dal suo compito di Antiche Rune, proprio poco
prima che stesse per dire qualcosa, Goyle si era chinato e l’aveva baciata.
Aveva
chiuso gli occhi, ma si aspettava di venir respinto da un momento all’altro.
Non successe nulla, così Goyle premette di più le labbra contro quelle della
ragazza, per poi staccarle dolcemente.
Hermione
era rimasta basita, interdetta. Aveva gli occhi spalancati e non poteva credere
a quello che era appena successo.
Lei
e Ron avevano deciso di non stare insieme da subito, ma di riprovarci, in caso,
dopo che lei avesse finito gli studi. Gestire una relazione a distanza, mentre
Ron era impegnato con il corso per Auror e lei con i M. A. G. O., non era
fattibile, non per il loro carattere, che necessitava di continue
rassicurazioni. Per il momento si sentivano come semplici amici via gufo; lo
stesso tipo di lettere che la ragazza poteva mandare anche ad Harry o a Ginny.
Fino
a quel momento, fino a che Goyle non l’aveva baciata, Hermione non aveva più
ripensato alla faccenda. Stare lontana da altri ragazzi in quel senso non le era riuscito difficile, anche perché si era
isolata molto dall’inizio dell’anno. Non credeva nemmeno di doversene preoccupare,
figuriamoci il solo pensare ad una
possibilità simile.
Eppure,
se avesse permesso al suo cuore di parlare… Avrebbe scoperto che, poi, non era
così impaziente di tornare da Ron. Le lettere che si scambiavano erano così
amichevoli che il bacio che si erano dati tempi prima sembrava scomparso nel
nulla. Quando lui le parlava delle sue colleghe lei non si sentiva gelosa,
tutto il contrario di quando era stato con Lavanda, al sesto anno. Forse la lontananza
aveva aiutato. Forse la guerra aveva rimesso in prospettiva le cose, assegnando
al loro rapporto il giusto valore di amicizia. Anche Ron non la cercava in quel
senso, o sarebbe stato più esplicito nelle sue lettere. Sembrava essere andato
avanti nella sua vita e basta.
Ma
Goyle.
Goyle,
davvero?
Hermione
non riusciva a pensare lucidamente. No, l’aspetto del ragazzo c’entrava poco,
anche perché… Anche perché, in questo mese, lei aveva capito che lui era un
ragazzo dolcissimo. E non importava che ci mettesse un po’ di tempo a capire le
sue spiegazioni, davvero, ma…
Era
confusa. Non sapeva che fare, cosa dire; non sapeva nemmeno cosa volesse.
“S-scusami.”
disse lui, arrossendo e abbassando lo sguardo “Non so che mi è preso.”
“Non
importa.” rispose Hermione in modo automatico, anche se la sua voce era
leggermente più acuta “Ehm, continuiamo la traduzione?”
“Certo.”
***
Hermione
aveva cercato di rifletterci, ma non era venuta a capo di nulla.
I
suoi pensieri erano confusi e vorticavano senza sosta, impedendole di dormire.
Aveva
conosciuto realmente Goyle solo quest’anno, mentre piangeva per Tiger. Lui non
l’aveva mai insultata, neanche per sbaglio. Aveva accettato il suo aiuto quasi
subito. Solo ora le venivano alla mente certe situazioni in cui arrossiva, come
quando le sfiorava la mano per sbaglio. L’espressione del suo viso era davvero
dolce, così come il suo sorriso. Si impegnava seriamente nello studio, per
compiacerla. Più di una volta le aveva detto che era una ragazza molto paziente
e l’aveva ringraziata per l’aiuto.
Davvero
il Goyle che aveva conosciuto anni prima era sparito? Pareva proprio di sì.
Era
morto con Tiger, questo l’aveva capito anche lei.
Il
giorno dopo, dopo una notte passata a non chiudere occhio, lo osservò al tavolo
dei Serpeverde. Stava facendo colazione e, come al solito, era seduto accanto a
Malfoy, ma i due si rivolgevano a stento la parola. Non sembravano arrabbiati
né altro: non avevano litigato. Forse si erano solo allontanati; in ogni caso
lei non aveva mai visto Malfoy in giro, né lui era venuto a disturbarli durante
le ripetizioni.
Decise
di osare.
Cosa
poteva andar male, dopotutto?
Così,
Hermione si avvicinò timidamente a Goyle, poco prima che iniziasse la lezione
di pozioni.
“Gregory.”
sussurrò, arrossendo e cercando di non farsi sentire dagli altri “Fai coppia
con me, oggi?”
Goyle
era stupefatto. Tutti si erano fermati; tutti li stavano guardando. Zabini
stava per dire qualcosa, ma Draco aveva allungato una mano e l’aveva zittito.
Hermione
raddrizzò ancora un po’ la schiena. Non doveva mostrarsi timorosa del giudizio
degli altri.
Goyle,
nonostante l’imbarazzo, sentì il cuore scaldarsi nel sentire il suo nome
pronunciato da lei. Era in grado di farlo suonare… Speciale, ecco.
“Va
bene.” rispose, incurante degli altri. Poi, però, girò appena la testa verso
Draco, nervoso.
Lui
fece un cenno col capo e con le spalle, come a dire ‘sono cose tue’ e tutti si
rilassarono. I Serpeverde, almeno; i Grifondoro avevano iniziato a parlottare
fra di loro e lanciavano occhiate strane ad Hermione.
“Che
fate tutti lì fuori?” chiese il professor Lumacorno, superandoli e aprendo la
porta della classe “Entrate, entrate!”
Hermione
e Goyle si sedettero al primo banco, sotto gli sguardi straniti dei Grifondoro
e finti-indifferenti dei Serpeverde.
“Hermione.”
disse lui, grattandosi una guancia e cercando di non arrossire “Sai? Mi fa
strano sentire il mio nome… Detto da parte tua, soprattutto. Però è bello.”
Anche
la ragazza arrossì, sorridendo. Considerò che era la prima volta che lui la
chiamava ‘Hermione’ e non ‘Granger’.
“È
la stessa cosa per me.” rispose.
***
Dopo
meno di una settimana di quella nuova routine – ormai Hermione e Goyle facevano
coppia a tutte le lezioni che avevano in comune –, Hermione decise che era il
caso di osare di più.
Era
appena arrivata al solito posto, il corridoio del settimo piano, e Goyle era
già lì ad aspettarla. Gli sorrise, appoggiando la borsa a terra e sedendosi di
fronte a lui.
Prima
che potesse fare qualsiasi cosa, si sporse e lo baciò.
Un
bacio lieve, a fior di labbra, giusto per vedere la sua reazione.
Adesso
i ruoli si erano invertiti: Goyle aveva gli occhi spalancati ed era incredulo,
mentre Hermione era tutta rossa in faccia.
La
reazione del ragazzo non si fece attendere: si avvicinò a lei e la baciò di
nuovo, stavolta con veemenza. La abbracciò e le mise una mano nei capelli,
attirandola a sé. Hermione schiuse piano le labbra, permettendo a Goyle di
approfondire il bacio.
Rimasero
così per cinque minuti buoni, baciandosi e abbracciandosi, cercando una posizione
comoda senza però interrompere il contatto. Quando si staccarono, Hermione si
trovava praticamente in braccio a lui, con le mani appoggiate sul suo petto.
“…
Wow.” disse solo.
Goyle
sbatté gli occhi più volte, poi fece un sorriso timido, sempre continuando a
tenerla stretta a sé e a cullarla. Non riusciva a credere alla sua fortuna…
Aveva appena baciato Hermione. Aveva
appena baciato Hermione.
‘Wow’
era la parola giusta.
“Hermione.”
le disse, mentre sulle labbra aveva sempre quel sorriso timido. I Serpeverde
non brillavano certo per il coraggio, ma lui l’aveva già baciata una volta e
questo era stato il risultato. Quindi, perché non provare? “Vuoi essere la mia
ragazza?”
Lei
ridacchiò piano.
“E
me lo chiedi pure, Gregory?”
Hermione
allacciò le braccia dietro la sua nuca, sollevando la testa e guardandolo negli
occhi.
Il
suo sguardo brillava di una strana luce. Quel bacio l’aveva spiazzata: era
stato passionale, sì, ma anche incredibilmente dolce. Lontano dalla sua prima
esperienza con Krum, dove era nervosa e non sapeva che fare, e lontano anche da
quel bacio con Ron, dettato dalla disperazione della guerra. Questo era stato
un bacio pieno di tenerezza, voluto e cercato e, soprattutto, bellissimo.
“Va
bene. Proviamoci.” gli rispose, poco prima che le sue labbra trovassero di
nuovo quelle di Goyle.
Per
la prima volta da quando Tiger era morto, il ragazzo riuscì a sentirsi
veramente in pace con se stesso. Ed era tutto merito suo, di Hermione.
Vincent… Il tuo nome suona strano come
il mio, sai?, pensò, osservando quel
muro maledetto per l’ultima volta, Ora
sono felice. Lo sei anche tu per me, vero?
“Hermione.”
iniziò, mentre la consapevolezza di molte cose si faceva strada in lui. Come
che Tiger non sarebbe più tornato, sì, ma
lui era felice lo stesso “Andiamo?”
Lei,
che si era accoccolata sul suo petto, alzò il viso, confusa. Vide che Goyle
stava guardando quel muro e vide
anche la decisione nei suoi occhi. Non sembrava più rassegnato, o triste…
“Questa
sarà l’ultima volta che veniamo qui, vero?” chiese lei, dolcemente.
Lui
sorrise, spostando lo sguardo su di lei.
“Sì,
è così. Non ha più senso disturbare i morti. Ormai sono in pace.”
Hermione
sospirò, ma non era triste. Sentiva una grande verità nelle parole di Goyle e,
ancora una volta, si rese conto di quanto il ragazzo fosse in realtà dolce.
Di
quanto fosse diventato dolce. Con
lei, soprattutto.
Pensò
a Fred, a Ninfadora, al professor Lupin, a Colin… A chiunque avesse perso la
vita in quella battaglia, durante quella maledetta notte. Pensò a quante volte
aveva cercato di reprimere il dolore, inutilmente, e pensò poi a Goyle, che era
riuscito ad andare avanti. Grazie a lei.
Pianse,
Hermione. Pianse lacrime silenziose, osservando quel muro, e Goyle le strinse
più forte a sé, cullandola dolcemente e baciandole i capelli.
Anche
lei poteva lasciare indietro il passato.
Anche
lei poteva rendersi conto che, ormai, tutti quei morti erano altrove, felici.
Non erano semplicemente morti, dopotutto, no? Erano vivi da un’altra parte. Il fatto che non li vedesse non
significava niente.
“Va
bene.” rispose infine, la voce un po’ roca, quando ebbe pianto fino all’ultima
lacrima “Andiamocene.”
Ormai
il passato era passato.
Si
alzò, radunò i proprio libri e le proprie cose e si incamminò con Goyle, mano
nella mano. Entrambi non sapevano dove andare.
“Dobbiamo
trovare un altro posto per studiare.” disse Goyle.
“Lo
troveremo, stai tranquillo.”
Non
lasciavano alle spalle solo un corridoio, ma il dolore. Camminavano verso un
nuovo futuro, che li attendeva dietro ogni angolo.
Ed
erano insieme.
Noticine finali
Allora, quando mi sono trovata a dover
scrivere questa storia ho dovuto riflettere sui personaggi, soprattutto su
Goyle. Dopotutto, che sappiamo di Goyle? Che era uno dei tirapiedi di Malfoy,
che ha sempre amato mangiare, che non era molto brillante e, soprattutto, che
faceva “coppia” (non nel senso di avere una relazione, eh XD) con Tiger.
Ho quindi cercato di dargli uno spessore
e delle motivazioni. L’ho visto come un ragazzo che ha imparato a ripetere a
pappagallo i ragionamenti di Malfoy e del padre (ricordiamoci che anche lui era
un Mangiamorte) ma sostanzialmente a cui non è fregato mai niente. Si divertiva
con Tiger a fare il bullo e tutto lì, ecco. Sospetto pure che Tiger fosse
quello con un po’ più di sale in zucca, fra i due, e che Goyle gli andasse
dietro come un cagnolino ancor più che con Malfoy.
Logicamente, quindi, quando Tiger è
morto il suo mondo si è ribaltato. Ha perso ogni appiglio a ciò che lo rendeva
se stesso, anche perché Malfoy l’ho immaginato troppo preso dalla sua
situazione per prestargli attenzione (nel senso che l’ho pensato più distaccato
già dal sesto anno, anche in termini di amicizia: sfruttava i due senza dir
loro che doveva fare e si sono allontanati in quel senso, ecco). Così, non gli
è rimasto altro che tornare dove Tiger era morto, senza avere davvero la forza
di affrontare la sua morte, dopotutto.
Era come bloccato in un limbo, finché
non è arrivata Hermione. Non l’ha insultata semplicemente perché, come spero di
aver fatto trasparire dal testo e come ho già detto, per lui non aveva senso;
erano solo ‘parole’ per divertirsi con l’amico. Studiando con lei si è
riscoperto di nuovo in grado di provare sentimenti e, soprattutto, ha
riscoperto la voglia di vivere.
Hermione, ora. Hermione… Lo aiuta all’inizio
perché lo vede messo male, e lei è una che non si tira indietro di fronte alle
difficoltà, no? Anche se lui l’ha sempre trattata male… È stata in grado di
capire che non era davvero lui, che lo faceva di riflesso. La storia dello
studio serviva a distrarlo, a non fargli pensare a Tiger: avendo negato a se
stessa gli stessi pensieri e lungo, si è convinta che quello fosse il solo modo
di (non) affrontare la realtà.
Poi anche i suoi sentimenti sono andati
in confusione. Per Ron non provava più niente già da prima, ma era troppo presa
a non provare nulla – per non far riaffiorare il dolore – che non se ne è mai
realmente accorta. Spero di esser stata chiara, ecco.
E ora direi che la finisco qui ò.ò
perché mi sono dilungata anche troppo D=
Beh, questo è tutto u.u