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Autore: Rodelinda    28/12/2007    12 recensioni
"Le storie che voglio raccontare riguardano quelle ragazze che io, proprio perché “normale”, potevo solo osservare.
Carezzare un po’ con gli occhi. Guardare con la fiducia incondizionata di chi affida a qualcosa la propria attenzione.
Perché erano troppo belle, troppo intelligenti, troppo colte, troppo folli. Troppo."
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mundus intra Mundo - Liceo Scientifico Torquato Tasso' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Introduzione&Prologo
Introduzione

Come in tutti i miei racconti l’introduzione è ridotta ai minimi termini, quindi, se avete deciso di leggere la seguente storia, siete pregati di darci una scorsa.
“Istituto Torquato Tasso” è, per me, una sorta di fabbrica del Duomo: per quanto sia la mia opera più apprezzata è quella che mi soddisfa costantemente di meno; le revisioni non si contano, così come i bruschi cambi di rotta sia in corso di pubblicazione che dopo, le appendici aggiunte, l’epilogo che, originariamente, non era previsto. Per quanto mi sforzi di trovare per essa una versione definitiva, non riesco. Quindi ho deciso di rimuoverla per qualche tempo, e di ripubblicarla poco a poco, man mano che i capitoli verranno corretti. Questa manovra comporterà la perdita di tutte le vostre recensioni, e mi spiace molto, ma le ho accuratamente copia-incollate affinché non dimentichi le vostre costruttive critiche e i vostri graziosi complimenti. Vi ringrazio moltissimo, consideratelo un tardivo regalo di Natale.

Questa storia è una raccolta di profili femminili in una scuola privata, anno 1994.
Sono capitoli laboriosi, descrittivi, introspettivi.
A volte hanno risvolti drammatici anche pesanti, spesso presentano aspetti sentimentali.
C’è un accenno yuri (= yuri ai, amori omosessuali femminili), pur essendo l’io narrante un ragazzo; uomo avvisato mezzo salvato: se la cosa vi offende, non leggete e andate via. Il racconto potrebbe non avere un plot continuo, visto che la discontinuità è la sua essenza: e molte delle figure ivi descritte non sono in relazione tra loro.

È una cosa puramente sperimentale, quindi insolita.

Concludendo, vorrei ringraziare alcune persone che mi hanno ispirato – sia pure involontariamente – con i loro scritti.
1) Susy, per le sue bellissime storie (in particolare “Profondo cremisi”, che sta subendo un processo di revisione simile a quello di “Istituto Torquato Tasso”);
2) Lisachan, perché è la miglior scrittrice sul fandom Molko/Bellamy di mia conoscenza;
3) MusicAddicted, alias Happy, perché la sua “Try something new” mi ha iniziato al fandom Molko/Bellamy;
4) Milako, sia per “Songmaker’s cry” che per la mitica, fantastica, spassosissima “De Ignoto Silmarillion”;
5) Riccardo, che seguo dai tempi de “Il mangaprocesso del Lunedì – prima serie” e che persiste, con le sue creazioni (“Crazy School” per citarne una) a farmi ridere come una pazza.
6) Egle ed Elivi, bravissime ficwriter comiche che sono, purtroppo, piuttosto linfatiche. Ogni volta che, a tre anni di distanza, leggo “Il signore delle Palle” mi diverto ancora un casino.
7) Promethea, per la sempre mitica “Saint Luna”, connubio perfetto tra comicità e azione, “Sliding sancuary”, unione assolutamente riuscita tra drama e avventura e, infine, “Favola”, parodia sconosciuta ai più ma che fa svenire dalle risate.
8) Enedhil, per la tetralogia di Legolas e Aragorn che mi ha avvicinato al fandom del Signore degli Anelli e che ha creato in me la persistente supposizione che a Lorien quei due abbiano fatto ben altro che scofanarsi di lembas e ascoltare i lamenti per Gandalf;
9) Tutti coloro che ho dimenticato in quest’elenco compulsivo e scritto di getto, perché hanno contribuito a creare il mio io narrante personale. Le parole sono sempre la miglior colonna sonora.

Bene, ora che avete letto (e magari vi siete riscoperti tra i nomi dell’elenco)… buona lettura!

Prologo

Io sono un “ragazzo normale”.
Al liceo, tutti quelli che parlavano di me, invariabilmente finivano per dire: « Francesco? Hum… sì, un ragazzo a posto… normale. »

Non ero né il più bello, né il più intelligente, né quello più dotato nello sport. Non avevo particolari attitudini per nulla, se si eccettua una certa padronanza della matematica. Il mio aspetto fisico era, ed è, indiscutibilmente nella media: capelli castani corti, naso piuttosto irregolare, bocca mediamente carnosa, occhi scuri e piccoli. Mediamente alto, abbastanza magro.
Non mi distinguevo assolutamente in niente, rispetto ai miei compagni di classe: vestiti come quelli di tutti, opinioni più o meno nella massa… ho avuto la prima ragazza a sedici anni, come tutti i miei amici, e non era né una bellona né un cesso. Anche lei normale.

Ovviamente, anche adesso, a quindici anni di distanza, conduco una vita assolutamente nella norma. Lavoro come impiegato presso la banca cittadina, e ho sposato Chiara, che ho conosciuto un anno dopo la maturità all’università (facoltà di Economia e Commercio).
Anche lei, perfettamente nello standard.

Non so perché, all’età di trentadue anni, mi sia venuto in mente di parlare di loro.
Forse perché ho rivisto Sachiko, ieri. Forse perché oggi è l’anniversario della morte di Cassandra. Non lo so.

***

Essendo sempre stato un ragazzo normale, non mi sono mai messo molto in luce in alcun  modo né a scuola né ora in ambito lavorativo. Ero quasi invisibile: se non fosse stato per la borsa di studio annuale in matematica, in effetti, l’intera classe si sarebbe dimenticata della mia esistenza.
Non che mi dispiacesse: stare defilati ha anche i suoi vantaggi.

Tuttavia, nella storia che voglio raccontare ora, la capacità di osservare gioca un ruolo determinante.
E io, in quanto invisibile spettatore, ho imparato a osservare gli altri.

Il liceo scientifico privato Torquato Tasso si trova in via dei Pini. È  un edificio piuttosto grande, con un ampio giardino ben curato e una biblioteca di medie dimensioni che ospita libri di pubblica consultazione.
Quando lo frequentavo io aveva smesso da meno di due anni di essere solo femminile e c’erano pochissimi ragazzi.
Io ero uno di questi.

Le storie che voglio raccontare riguardano quelle ragazze che io, proprio perché “normale”, potevo solo osservare. Carezzare un po’ con gli occhi. Guardare con la fiducia incondizionata di chi affida a qualcosa la propria attenzione. Perché erano troppo belle, troppo intelligenti, troppo colte, troppo folli. Troppo.

La normalità non si può accompagnare all’estremo. Mai.


   
 
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