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Autore: itslarrysecret    13/06/2013    5 recensioni
Harry Styles e Louis Tomlinson studiano Medicina e Chirurgia all’università Queen Mary di Londra. Apparentemente non si conoscono, ma a volte un solo tocco può scatenare mille ricordi.
Passato e presente si legheranno con il cosiddetto “nastro rosso del destino.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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1. Freshmen

Louis Tomlinson non riusciva a dormire.
C’erano ventitre gradi dentro quella stanza.
Erano le cinque e mezza di mattina, durante la quale il tempo non sembrava dare segni di cedimento all'autunno, nonostante fosse già Ottobre.

Cercò di continuare a crogiolarsi nel letto, ma le coperte stavano per diventare tutt’uno con la sua pelle, quindi decise di alzarsi. Si mise le ciabatte e si avviò verso la cucina. Guardò di nuovo l’orologio per essere sicuro: segnava le 5:47. Gli era impossibile dormire.
Forse un po’ era anche colpa del caldo, ma la causa maggiore era sicuramente l’ansia per il suo primo giorno di università. Sarebbe stato un ragazzo diverso, sarebbe diventato un uomo, un medico. Aveva scelto uno dei corsi più difficili, ovvero Medicina e Chirurgia. Ma era quello il suo sogno, salvare delle vite. Guardare la felicità espandersi negli occhi dei familiari, rendere felice un marito, una moglie, dei figli. Piccoli gesti quotidiani che potevano cambiare – in bene o in male – la vita delle persone. Il suo futuro era quello, senza alcun dubbio.
Non sarebbe riuscito a vedersi in nessun’altro posto, se non in un ospedale con un camice bianco addosso e un fonendoscopio appoggiato sul collo. Quando uscirono le tabelle con i numeri d’immatricolazione non riusciva a credere che il suo nome fosse tra quelli.
Louis Tomlinson, per la prima volta, era tra quelli bravi, tra le persone che avevano una vita piena di prospettive per il futuro, una rete svariata di possibilità.
Ce l’avrebbe fatta questa volta, se lo sentiva, non avrebbe deluso nessuno della sua famiglia.
Perché per un ragazzo normale proveniente da un quartiere non precisamente al centro di Londra
era una fortuna immensa essere stato accettato in quell’università e non l’avrebbe di certo sprecata.
Finì di fare colazione mentre tutte queste idee gli frullavano in testa senza un apparente nesso logico. Passò in bagno per lavarsi e decise di mettersi dei jeans skinny con una camicia a maniche corte per non essere né elegante, né sciatto. Era meglio non osare per i primi tempi, ma cercare di dare una buona impressione. Una volta spruzzato quel suo dopobarba fresco, all’acqua di colonia, passò in rassegna la libreria e stette a fissarla per un po’, poi prese il libro di biologia che mise nella sua borsa a tracolla, accompagnato da qualche penna, le chiavi di casa, un blocco note, la tessera per la biblioteca e quella per i trasporti.
Uscì di casa quando il sole era ancora basso nel cielo e s’intravedeva solamente quel chiarore indistinto intorno agli alberi. Dovette camminare per un bel po’ prima di arrivare alla stazione metro di Archway, al confine tra la zona uno e la due di Londra.

Una ventina di minuti e qualche canzone più tardi, scese alla fermata di Whitechapel. Fece qualche passo e si trovò davanti ad un enorme costruzione, proprio accanto all’ospedale. Rimase incantato alla vista di quel palazzo con la scritta “Queen Mary University” in rosso, in contrasto con il grigio dei sei piani fatti di cemento. Solo l’idea di poter passare cinque anni dentro quell’edificio, a studiare materie per cui aveva sempre mostrato una grande dedizione, lo attirava da morire.
Entrò con un po’ di timore, nonostante l’adrenalina scorresse nelle sue vene. Guardò distrattamente il grande orologio presente nella sala d’ingresso dell’università.
Entro dieci minuti sarebbe iniziata la sua prima lezione di biologia dell’anno. Ricontrollò il foglio con le indicazioni per trovare l’aula, quando un ragazzo più alto di lui gli si avvicinò con aria confusa e persa.
Aveva ancora gli occhiali da sole appoggiati sul naso, indossava un cappottino leggero il cui colletto gli copriva la parte bassa del viso e i capelli ricci dal colore castano scuro gli scendevano ai lati del viso, che sembrava già maturo.
-Ciao, sono nuovo qui, sapresti dirmi dov’è l’aula 416?- La sua voce era bassa, roca, graffiante.
-Anche io ho lezione lì, andiamo insieme, ti faccio vedere la strada.-
Louis gli sorrise mentre cercava di cacciare via dalla sua mente il pensiero di quanto quel ragazzo fosse sexy.
-Biologia eh?-
Il riccio cercò di instaurare una conversazione e, con sua grande fortuna, trovò un Louis stranamente propenso.
-Già, come primo giorno direi che non è male!-
L’altro scoppiò in una risata isterica senza un apparente motivo.
-Comunque, io sono Harry.-
-Ed io sono Louis.- Rispose, stringendogli la mano.
Entrarono in aula e notarono subito la grande folla di gente presente a quella lezione.
-Lì ci sono due posti, andiamo?-
Chiese il ragazzo più alto, ricevendo un consenso non verbale da Louis, che annuì semplicemente. Non fecero in tempo a prendere posto che entrò il professore.
Era un uomo sulla cinquantina, basso, con qualche chilo di troppo ed una barba grigia lasciata crescere senza troppi ma e troppi se. Dare il buongiorno alla classe probabilmente era considerato un optional, dato che ignorò tranquillamente tutti gli studenti presenti in aula. Attaccò il suo computer alla lavagna multimediale e cominciò subito a spiegare la lezione odierna.
Louis tirò fuori dalla borsa il suo blocco note.
-Prendi appunti? Sembri uno studente modello!-
Sussurrò Harry.
-Perché, tu no?-
-Sai, c’è un motivo per cui mi chiamano barbone nel mio vicinato.-
Gli disse, mentre gli faceva notare che non aveva nessuna borsa con sé. Louis strappò un foglio dal suo blocco e lo porse all’altro con un sorriso.
Le loro dita, le loro mani s’incontrarono. Sentirono il calore umano dell’altro e soprattutto, ricordarono.

 
 
Febbraio 2008.
 
-Tomlinson, Styles, fate silenzio! Sto’ cercando di spiegare!-
Disse esasperata la professoressa di storia dell’arte.
-Ma a nessuno interessa…- La frase di Louis fu accompagnata dalle risate di tutta la classe e dallo sguardo piacevolmente divertito di Harry.
-Voi due, in presidenza, ora!- Sentenziò con voce stranamente autoritaria l’anziana donna.
-Ne avete combinata un’altra delle vostre?-
Il preside ormai si era abituato a quei due ragazzi, dall’inizio dell’anno non facevano altro che scherzare tra di loro e importunare i professori, anche se lo facevano con ingenuità e certamente non con cattiveria.
-Non è colpa nostra se le lezioni sono noiose, potreste anche cambiare programma.-
L’uomo non sapeva se scoppiare a ridere o a piangere. Non c’erano possibilità che Louis cambiasse, quindi riponeva la sua fiducia in Harry, un ragazzo sempre molto timido, ma che quando era con Louis, si scatenava, non gli faceva un buon effetto.
-E tu, Styles, che ne pensi?-
-Penso che sono d’accordo con Louis, ovviamente. Che senso ha studiare una materia del genere? Lo sanno tutti che vogliamo diventare dei medici noi due, che ce ne facciamo di sapere la datazione di un’opera d’arte?-
-Vi ricordo che il corso ve lo siete scelto voi.- Disse inasprito l’uomo dalla barba bianca.
-Di certo non per nostra scelta. Le devo ricordare che bisogna frequentare dei corsi obbligatori? Pensavo che un preside fosse a conoscenza di tali informazioni.-
Forse Louis aveva esagerato, ma aveva Harry al suo fianco che lo sosteneva fieramente, quindi di tutto il resto gliene importava veramente poco.
-Ora basta! Ci ho provato con voi, ma siete impossibili. Vedete di tornare sulla retta via o vi giocherete il primo anno di liceo. Per oggi, siete sospesi dalle lezioni. La prossima volta informerò le vostre famiglie, ora andate!-
Sputò il preside.
I due ragazzi si avviarono verso l’uscita trionfanti. In fondo erano riusciti a scampare dall’interrogazione di matematica.
-Andiamo a festeggiare in sala videogiochi?- Chiese Louis, ma la sua domanda fu interrotta dallo squillare del cellulare del compagno di disavventure.
Quando Harry lesse il nome sullo schermo, si mise in allerta. Cosa voleva sua madre? Che il preside l’avesse chiamata? No, impossibile, aveva detto che non l’avrebbe fatto. Non gli rimase che aspettare per capire a cosa fosse dovuta quella telefonata.
Louis osservò il viso di Harry cambiare tra le più varie espressioni: dall’ansia all’interdizione, dal confuso allo sbalordito e dallo sconcertato all’afflitto. Quando Harry finì di ascoltare ciò che aveva da dirgli la madre, attaccò il telefono e si avvicinò all’altro.
-Io.. devo andare, ti spiegherò tutto poi.. mi dispiace Lou!-
Lo strinse in un abbraccio di quelli che ti scaldano l’anima e che solo quel ragazzo riusciva a dare. Louis lo guardò allontanarsi, ma mai avrebbe immaginato che sarebbe successo tutto quello...

 
 
-Grazie.- Sussurrò Harry in un sorriso sbilenco.
Per la prima volta dopo tanto tempo, i loro occhi si erano incrociati veramente, entrambi memori del passato. Il dolore di entrambi i ragazzi, ormai diventati uomini, sarebbe stato curato dalla causa stessa che l’aveva creato.
Dopo tre interminabili ore fatte di sguardi e sorrisi, la lezione finì e i ragazzi furono liberi di uscire.
Nonostante entrambi avessero voglia di parlare del passato, cercare di capire cos’era successo e spiegare, nessuno dei due sfiorò minimamente l’argomento, ma l’evitarono in  grande stile.
-Insomma, che progetti hai per oggi?- Iniziò Louis.
-Direi che me ne vado direttamente in biblioteca a studiare, sai com’è, quel vecchio ha spiegato più di trenta pagine e non ho affatto intenzione di rimanere indietro con il programma di studi.-
-Alla fine non è neanche tanto, dai, come primo giorno di università mi aspettavo molto di più!-
-Nel nostro liceo era tanto se ci davano trenta pagine da studiare, per la settimana dopo, quindi direi che per me è leggermente più difficile di te abituarmi a questo ritmo di studio.-
-Io non so dove tu abbia studiato ma…-
Louis si interruppe dal continuare il discorso e assunse un’espressione cupa.
-Comunque, io vado a studiare a casa, qui c’è troppa gente..-
-Allora, ci si vede in giro!-
Louis salutò l’altro e si avviò verso la fermata della metro là vicino.
 
Dopo aver studiato tutto il giorno, arrivò la notte. Una tortura, per Louis. La notte era obbligato a fare i conti con sé stesso, a riflettere sulla giornata, non ne poteva fare a meno, ma quella giornata era stata particolarmente vivida. Aveva incontrato Harry, quel ragazzo con cui trascorreva le ore e si sentiva sempre a casa. Perché era lì? Era sparito per tutti questi anni e ora lo aveva ritrovato.
Per Louis non era cambiato nulla, nella sua mente erano rimasti impressi tutti i loro ricordi: il suo profumo dolce, i suoi capelli morbidi, il suo sorriso caldo contornato dalle fossette, i suoi occhi verdi smeraldo, di quelli che ti scavano nell’anima e si prendono ogni singolo pezzo di te.
Le loro giornate passate insieme;  quelle a giocare alla Playstation invece di studiare, quelle a correre nei parchi. Il ricordo del vecchio Harry era ancora lì, intatto nelle sue molteplici sfumature.
Continuava a pensare, a contorcersi per trovare una spiegazione, ma quando stava così c’era solo una cosa che lo poteva far star meglio ed era la musica. Prese il suo ipod e mise “Six degrees of separation”, dei The Script.
Il fato aveva voluto che in quello stesso momento anche Harry l’ascoltasse e si ritrovasse a pensare al suo ex-compagno di disavventure. Immerso nei suoi pensieri, si chiedeva come avrebbe potuto spiegare a Louis tutto ciò che era successo in quegli anni, ma soprattutto perché l’aveva abbandonato. Quello sarebbe stato un tasto dolente per entrambi.
Quella notte, i due ragazzi erano legati dai loro pensieri, dalla canzone, ma soprattutto da quel nastro rosso che preso sarebbe diventato qualcosa di più.

 
 
 
"Meditate, hypnotized, anything to take it from your mind, but it won’t go, you’re doing all these things out of desperation, you’re going through six degrees of separation…"











Buonasera (o buonanotte?), whatever.
Avevo quest'idea che mi saltellava per il cervello da un po' di tempo e finalmente mi sono decisa a scriverla.
Come forse si è intuito, ho una grande passione per la Medicina e qual'è il modo migliore per far avverare i desideri?
Ovviamente, mettere i Larry in mezzo, che domande.
Volevo ringraziare Aki12 per il banner, grazie tante!
Poi, naturalmente, Forever_Young e _HoranikBraff per il betaggio e il supporto morale.
Questo è il primo capitolo e spero che susciti interesse nel lettore, abbastanza da fargli seguire questa storia!
Quindi, fatemi sapere che ne pensate ma soprattutto ditemi cosa vi piace o cosa vorreste che fosse diverso, solo in questo modo la storia potrà migliorare, grazie a voi!
Ora mi dileguo!

Lays.
   
 
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