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Autore: Dark Lord    13/06/2013    0 recensioni
Dopo anni dalla scomparsa di suo nonno, la giovane Lucille Barthelar parte per un lungo viaggio col solo scopo di ritrovarlo ma molti più interessi sono in gioco e il futuro della Terra di Altrove sta per essere minacciato nuovamente da un potere antico e terribile.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 

 

PROLOGO

 

“Secoli fa quando i progenitori delle grandi civiltà dovevano ancora muovere i primi passi sul suolo di Altrove, per volontà di forze antiche più del tempo stesso, la Magia correva libera per il mondo. Passeggiava allegra per le valli, si immergeva negli oceani e scalava gli alberi delle foreste. Era animata da una irrefrenabile curiosità e passava ore a osservare la vita che la circondava, quella natura selvaggia e meravigliosa e a volte crudele. Era sempre avvolta da un pesantemente mantello di tristezza tutte le volte che vedeva un animale affondare le zanne e denti nelle carni di qualche povera preda. Molte volte avrebbe voluto fermare quell'orribile spettacolo col suo grande potere, ma la Magia non era solo dotata di sensibilità, possedeva una grande saggezza ereditata dalle antiche divinità e nella sua saggezza ella sapeva che la morte di una creatura era il nutrimento per la vita di molte altre. Passò il tempo e la Magia seppe il motivo della sua presenza in quei luoghi che lei tanto amava: le antiche divinità avevano completato la creazione di Altrove ed era giunto per loro il tempo del riposo. In quel periodo di oblio, la Magia avrebbe vigilato sulle Terre di Altrove in loro vece. Eccitata dalla grande fiducia che veniva riposta in lei la Magia accettò di buon grado e augurò buon riposo alle divinità, stanche per le fatiche della creazione. La Magia restò sola, con la vastità del mondo creato intorno a lei, lo contemplò per lunghi attimi e infine cominciò il suo dovere. Il compito non si rivelò arduo per la potente Magia, nulla minacciava quelle terre sconfinate e lussureggianti, passava gran parte del suo tempo stesa nei prati fioriti ad ammirare le nuvole nel cielo, scalando le cime delle montagne e studiando le creature che vivevano quel mondo. Il creato prosperava in pace e tranquillità, fino a che non arrivò il giorno in cui la Magia se rese conto di non essere più sola. Una calda mattina mentre stava esplorando una fitta giungla, scorse tra la fitta vegetazione una tetra figura seduta su un tronco caduto ricoperto di muschio. Incuriosita e allarmata la Magia affrettò il passo per vedere a chi appartenesse quella sagoma sconosciuta, muovendosi con celere grazia le fu in breve alla spalle, rimase sgomenta nel notare una certa somiglianza con se stessa. La figura oscura si accorse della sua presenza e volse lentamente il viso verso di lei, le labbra nere disegnarono un sorriso malizioso. La Magia rimase stupita della loro somiglianza, l'unica cosa che le distingueva era la sua pelle di un grigio etereo e lunghi capelli neri simili a fumo, emanava una terribile bellezza. Ripresa dallo stupore iniziale, la Magia si rivolse alla figura che la fissava in silenzio, le chiese chi fosse e cosa facesse lì. La figura rispose con garbo alla sua domanda: diceva di essere stata inviata dalle divinità dormienti per aiutarla nella sua missione, il suo nome era Magia Oscura, detto questo si chinò in una elegante riverenza.

La Magia era ancora più stupita, si chiese a che scopo le divinità avessero inviato quella sua sorella, di cui non sapeva l'esistenza ad aiutarla, forse gli dei non si fidavano della sua opera, il pensiero la fece sentire a disagio. La Magia Oscura intuì il suo pensiero, sorrise di nuovo e carezzò la sorella delicatamente, il suo tocco era gelido ed emanava una strana energia, le disse di non preoccuparsi le sue capacità non erano in discussione gli dei avevano pensato che forse questo mondo fosse troppo vasto per essere affidato ad una sola custode; allora la Magia rispose che gli dei stavano dormendo come poteva essere vero, quindi, quello che diceva. La Magia Oscura si aspettava quella domanda, senza perdere il suo sorriso e suoi modi gentili racconto che era stata generata dagli dei durante il loro sonno, poiché il loro potere è grande anche nell'oblio dei sogni. La Magia non sembrava però persuasa dalla parole della sorella e la Magia Oscura intuì anche questo, un lampo di malizia le comparse negli occhi neri come la notte; senza lasciare tempo alla Magia di ribattere continuò il suo racconto. Quando le divinità ti affidarono il tuo incarico, già pensavano se non fosse il caso affiancarti qualcuno che ti desse una mano, disse guardando la Magia dritta negli occhi, il suo sguardo era profondo , insondabile e terribile. La Magia infine fu persuasa dalle parole della sorella, in fondo gli dei avevano il loro buoni motivi, pensò, così si offrì di mostrare alla sua compagna le meraviglie del creato. La Magia Oscura ringraziò per la gentile offerta, vagarono assieme per Altrove parlando delle bellezze che le circondavano. Al termine della loro escursione la Magia Oscura si accomiatò dopo che decisero di sorvegliare ognuna una metà del mondo. Il sole tramonto e risorse molte volte, La Magia proseguiva allegra la sua opera di guardia, a volte si chiedeva cosa facesse la sua controparte ma ogni volta si diceva che era meglio non saperlo, c'era qualcosa il lei che la metteva a disagio, concluse che preferiva starle lontano fino a risveglio degli dei, solo allora avrebbe incontrato di nuovo la sorella. Un giorno era stesa su verde prato costellato di fiori, vicino a un laghetto con una cascata, la Magia ascoltava placida e assorta il fragore dell'acqua, intanto volgeva lo sguardo al cielo giocando a dare forma alle nuvole. La Magia vide una nuvola dalla forma curiosa, sembrava una grande lucertola ma con le ali e delle specie di corna, sorrise all'idea di una creatura così buffa; quando all'improvviso una figura molto simile alla nuvola, e decisamente più solida, volò sopra lei sbattendo possentemente grandi ali da pipistrello. La creatura volava incredibilmente veloce per la sua stazza e con un grazia che rivaleggiava con la più elegante delle aquile. La Magia si alzò bruscamente per seguire la traiettoria di quell'essere, era la prima volta che ne vedeva uno, sapeva però dove si stava dirigendo. La decise che era necessario cambiare i suoi piani; avrebbe incontrato subito la Magia Oscura. Le divinità le avevano dato un singolo comandamento, prima di addormentarsi; non usare i tuoi poteri per alterare ciò che abbiamo fatto. Spesso la Magia aveva avvertito la volontà di usare il potere che la pervadeva ma aveva sempre ricordato a se stessa di obbedire alla volontà degli dei; la creatura che aveva visto in cielo violava questo divieto. La Magia Oscura stava in piedi sul ciglio di una scogliera, volgeva lo sguardo verso la sconfinata grandezza del mare sotto un cielo plumbeo; stava arrivando una tempesta. La Magia la raggiunse chiamandola a gran voce, la Magia Oscura si volse a guardare la sorella sorridendo. La Magia senza perdere tempo esigette risposte ai molti interrogativi che affollavano la sua mente. Al termine di quel fiume di parole schiumante di rabbia, la Magia Oscura esplose in una risata e iniziò a rispondere: Non cercò di difendersi, confessò tutto e subito, aveva usato i suoi poteri, aveva dato vita agli incantesimi. La creatura che aveva visto era solo l'ultimo dei suoi esperimenti magici; lo aveva chiamato Drago. Molti altre creature erano nate dal potere della magia, Magia Oscura le presentò alla sorella. La Magia vedendo le creature nate contro la volontà degli dei, sentì l'impulso di spazzarle via, ma per quanto volesse non poteva per quanto quelle creature fossero un insulto alla volontà degli dei era pur sempre esseri viventi e alla Magia ripugnava dare la morte. Allora forte dell'incertezza della sorella, iniziò a dirle che non era giusto che gli devi avessero loro proibito di usare il loro potere, di migliorare la loro creazione con l'energia che essi stessi le avevano conferito.

La Magia sapeva che c'era del vero nelle parole della Magia Oscura ma era fermamente convinta dei suoi doveri, non avrebbe permesso alla Magia Oscura di usare il suo potere ancora. Magia Oscura prima che la Magia dicesse o facesse qualcosa, indicò un punto alle spalle della Magia. Videro una scena in cui un lungo serpente stava avvinghiando una grossa lucertola che cercava disperatamene di liberarsi dalle spire dell'ofide. La Magia Oscura si mise a tentare la sorella dicendole che le bastava solo un piccolo sforzo e avrebbe liberato la lucertola dal suo infausto destino ma la mia Magia non cedette e continuò a guardare le scena, avvolta in un senso di profonda tristezza. Fu solo allora che la Magia per la prima volta abbandonò il suo sorriso, il suo volto si fece scuro e le sua espressione si riempì di collera; parlando con voce terribile sfidò la sorella a rimanere impassibile anche di fronte a quello che stava per succedere. La Magia Oscura pronunciò una serie di parole oramai dimenticate e un nuovo incantesimo prese vita. Un fumo nero avvolse serpente e lucertola, occultando i due animali. La Magia fissò paralizzata dallo stupore la nube nera che cresca lentamente, lampi di luce violacea apparivano al suo interno. Quando il fumo di diradò il serpente era ancora lì ma adesso era netta difficoltà poiché ora lucertola era stata tramutata in una imponetene figura mostruosa; aveva braccia e gambe artigliate grandi muscoli ricoperti di scaglie, coda e testa erano di lucertola. La lucertola teneva stretta, nella morsa della sua mano, la serpe che cercava invano di difendersi mordendole il braccio squamoso. La Magia Oscura fissava il volto della Magia, mostrava un espressione di orrore misto incredulità, avvicinò le nere labbra al suo orecchio sfidandola apertamente a fermare la sua creatura appena nata; le sarebbe bastato poco solo un piccolo cenno o un sussurro. La Magia era per la prima volta indecisa, sapeva che non doveva interferire con la natura ma quella che aveva dinnanzi a se era una natura alterata, doveva fare qualcosa! Cosa doveva fare però, aggiunse una voce nella sua mente che gridava dal profondo della sua coscienza, non poteva uccidere la creatura poiché era per sempre un essere vivente e la Magia era incapace di uccidere. Decise infine di fare l'unica cosa che poteva mettere in pace la sua coscienza; per la prima volta recitò in un incantesimo. Questa volta un fumo argento brillante avvolse lucertola e serpente, mandando raggi di luce in tutte le direzioni. Al termine dell'incantesimo anche il serpente era cambiato: aveva anch'esso gambe e braccia con piccole scaglie di un pallido verde dorato, era nell'aspetto molto simile ad un uomo ma possedeva una coda, occhi gialli sottili, lineamenti serpenteschi e lingua leggermente biforcuta. Magia si accosciò a terra vibrante di potere magico che ancora le ribolliva dentro, nel profondo di sé l'esperienza le era piaciuta. Magia Oscura applaudì eccitata dal suo trionfo, era riuscita nel suo intento e già pensava alle cose grandiose che poteva fare con la sorella, ora libera dai suoi sciocchi vincoli. Nel frattempo le due creature si erano messe a lottare tra di loro ognuna con lo scopo di uccidere l'altra. La Magia con un semplice gesto della mano separò i due combattenti scagliandoli a terra, in una nube di polvere, poi si volse verso la Magia Oscura la sua espressione era tutta altro che amichevole. La Magia Oscura percepì l'aura magica che arrivava dalla sorella con disarmante potenza, capì subito che i suoi progetti erano da rivedere. La Magia pronunciò un discorso solenne fatto di fedeltà e giustizia, avrebbe impedito alla sorella di abusare del potere che le avevano concesso gli dei e di cui non si era dimostrata degna. La Magia Oscura sorrise selvaggiamente inebriata dal combattimento imminente. Stavano per scatenare il loro potere, quando il fragore di un tuono spezzò l'aria e il rumore di trombe risuonò nel cielo; gli dei si erano svegliati ed erano decisamente contrariati. Le due Magie si prostrarono a terra in segno di sottomissione e rispetto mentre gli dei scendevano dal cielo a bordo di una nuvola argentea. Vedendo ciò che era stato fatto in loro assenza, le loro voci tuonarono colleriche e sdegnate. Come aveva osato la loro custode in cui avevano posto la loro fiducia contravvenire con tale sfrontatezza al loro unico comando? La Magia senza sollevare il capo da terra disse che era colpa sua perché non aveva sorvegliato adeguatamente la Magia Oscura, fidandosi troppo di lei, aggiunse in sua difesa che erano gli dei ad averla inviata per darle una mano. Gli dei soffermarono il loro terribile sguardo sulla Magia Oscura così uguale nell'aspetto alla Magia. Dopo un lungo silenzio parlarono di nuovo, le dissero che non avevano inviato nessuno ad aiutarla, bensì la Magia Oscura altro non era che una creazione della Magia stessa, nata dal suo senso di impotenza dinnanzi alla morte e dal profondo desiderio di provare ad sfruttare il suo potere. Gli dei ammisero che forse avevano sbagliato a infondere in lei una tale coscienza, oltre fardello delle tentazioni; tutto quel potere non poteva essere nelle mani di uno solo individuo. Decisero allora che avrebbero privato la Magia della sua coscienza liberando il potere affinché avvolgesse e permeasse la Terra di Altrove, condannando le due Magie a vivere un esistenza mortale. Quanto alle creature nate dalla magia, decretarono che sarebbero state distrutte poiché potevano essere una minaccia per i Popoli che stavano per essere creati. Al suono di quelle parole la Magia si gettò ai piedi delle divinità, piangendo lacrime d'argento implorando misericordia per delle creature innocenti non poteva sopportare che essere venissero distrutte. Gli dei allora ebbero pietà , commossi dalle parole della Magie e risparmiarono le creature che d'ora in poi avrebbero popolato il creato, decretarono che vista la somiglianza con i Popoli che ancora dovevano nascere, il serpente e la lucertola trasmutati avrebbero avuto vita senziente e che le Magia avrebbero vegliato su di loro. Pronunciato il verdetto divino Magia e Magia Oscura sentirono i potere che le abbandonava, la loro pelle smise di risplendere divenendo rosea e liscia e i loro capelli lunghi e fluenti; biondi per Magia neri per Magia Oscura. Allora gli dei si congedarono dalla Terra di Altrove, ricordando che un giorno sarebbero arrivati i Popoli e nessuno poteva sapere se la loro convivenza con le Creature-con-le-scaglie sarebbe stata pacifica.


Così fu che gli dei tornarono nel loro mondo lasciando le due sorelle sole e prive di potere, relegate ad un vita mortale. Magia Oscura guardò con odio la sorella, le gridò contro parole rabbiose, aveva perso tutto quando assieme potevano fare tutto anche ingannare la morte, mai avrebbe perdonato la Magia per questo. Furente Magia Oscura si avventò sulla sorella, in cerca di vendetta ma non fece in tempo a toccare Magia che lucertola e serpente si frapposero tra lei e Magia. Magia Oscura fermò il suo assalto e fissò i due difensori di Magia con disgusto, dopo pochi secondi sorrise maliziosamente , potrò una mano alla bocce ed emise un fischio lungo e acuto. Magie e gli alti due si guardarono intorno cercando di capire cosa sarebbe successo di li a poco, il silenzio li circondava, all'improvviso sentirono un forte battito di ali seguito da un grido feroce che sferzava l'aria; il drago di Magia Oscura era stato richiamato. Il colossale mostro scese in picchiata verso di loro con le fauci spalancate, Magia Oscura fissa la scena sorridendo ferocemente poi iniziò a ridere e a schernire i protettori di Magia , sfidandoli a frapporsi davanti al suo cucciolo. Magia disse a lucertola e serpente di correre e si inoltrarono nel bosco, nel disperato tentativo di fuggire al drago, che provo a ghermire con gli artigli ma colpì solo gli alberi. Allora il drago si levò in aria splancò le grandi ali da pipistrello, inclinò all'indietro il collo poi lo portò avanti di scatto aprendo la bocca; un cono di fiamme roventi scaturirono dalle fauci del mostro, incendiando il bosco. Presto l'aria fu satura di fumo che bruciava gli occhi e ardeva i polmoni, i tre tossivano rumorosamente mentre cercavano di scampare da quella situazione incandescente. Un altra fiammata, più intensa, investì il bosco, mentre nell'aria si poteva sentire in sottofondo la risata malvagia di Magia Oscura. Magia e i suoi compagni avevano perso l'orientamento avvolti nel fumo spesso e soffocante, non videro l'albero che stava crollando ma la lucertola era veloce quanto possente e spinse via gli altri due prima che venissero schiacciati, rimanendo però bloccato sotto il pesante tronco. Magia e serpente accorsero in aiuto del compagno ma il tronco era troppo pesante e stava bruciando, spinsero con tutta la forza che avevano, ferendosi le mani ma a nulla valsero i loro sforzi. Magia era stanca , triste e disperata non voleva che morisse nessuno per salvarla, perché gli dei avevano permesso questo? Perché non avevano previsto la vendetta della sorella? Desiderò allora di nuovo poter creare incantesimi, di poter fermare tutto questo con la magia che incarnava, fu allora quando le forze stavano per abbandonarla che sentì fluire dentro di se quel brivido elettrizzane che aveva sentito la prima volta che lanciò un incantesimo; pensò alla pioggia fresca della primavera e al mare in tempesta, dalle sua palme scaturì una potente getto d'acqua che in breve estinse le fiamme. Magia guardò incredula cosa aveva fatto, sorrise e ringrazio gli dei col pensiero prima di svenire e ricadere tra le braccia di serpente; lucertola era salvo. Al limitare del bosco Magia Oscura assistette alla scena incredula, poi il suo volto s riempì di gioia – non tutto è perduto – pensò, forse non era più una incarnazione del potere magico ma il potere della magia era ancora pronto a essere domato, la vendetta poteva attendere. Magia Oscura chiamò a se il suo drago, questi atterrò con un pesante tonfo vicino agli alberi carbonizzati, Magia Oscura gli montò in groppa si volse verso Magia, sorrise sardonica e incitò il drago a prendere il volo, sparendo in fretta tra le nuvole. Quando Magia riprese conoscenza, era stata trasportata in una radura illuminata dal sole, serpente l'aveva risposta con cautela sull'erba rigogliosa all'ombra di un albero. Magia vide con piacere che la lucertola era salva sebbene fosse ferita ma non in maniera grave, sorrise guardandoli con affetto, quelle due creature l'avevano protetta e lei li avrebbe protetti a costo della vita. Passarono i giorni, Magia viaggiava coi suoi nuovi amici ma senza una meta dove dirigersi, intanto voleva mettere più distanza possibile tra lei e la sua malvagia sorella e confidava che presto avrebbe trovato un senso al suo peregrinare. Le leghe percorse non furono però infruttifere, infatti uno dei primi dilemmi che Magia dovette affrontare fu che non aveva modo di parlare con i suoi due compagni di viaggio, decise allora di tentare di fargli apprendere la sua lingua e con straordinaria rapidità sia la lucertola che il serpente riuscirono a pronunciare le prime parole. Mentre insegnava loro l'arte della favella, Magia sentì il bisogno di trovare un nome per i suoi compagni di viaggio oltre a cercarne uno per se stessa ora che era divenuta di carne e ossa. La scelta dei nomi fu lunga e per giorni Magia ci pensò su; nessuno aveva mai avuto un nome proprio prima. La ricerca dei nomi però diede pochi frutti era come se Magia non avesse l'ispirazione giusta. Intanto proseguivano il loro vagare per quel vasto mondo tra foreste, valli e pianure; arrivarono in fine nei pressi di una grande catena montuosa. Un muro di roccia invalicabile si stendeva a vista d'occhio, alto fino alla nuvole, neve perenne ne ricopriva le vertiginose vette. Lo stupore si impossessò dei viaggiatori, Magia più di tutti, poiché non ricordava di aver mai visto quelle montagne prima d'ora; Magia pensò subito che si trattasse di un trucco della sua folle sorella. Nonostante il grave pericolo davanti a loro dovevano indagare su quella granitica faccenda, decisero quindi di esplorare la zona. Dopo alcune leghe lungo le ripide pendici della catena montuosa, Picchi del Mistero, la compagnia trovò un passo attraverso le montagne. Il passo si apriva lungo le mura di roccia come il solco di un aratro, le pareti di roccia erano state levigate dal vento e rese lisce, il vento soffiava nella gola emettendo un cupo suono come un avvertimento a stare lontani da quel luogo affascinante. Il passo terminò senza pericoli, il gruppo arrivò dall'altra parte dove ad accoglierli c'era una maestosa distesa di alberi e piante, una giungla. Vasta e lussureggiante, con alberi alti centinaia di metri una calma e una pace soprannaturale avvolgeva quel luogo; l'inquietudine dei giorni prima abbandonò i cuori degli stanchi viaggiatori per far posto allo stupore e alla meraviglia immerse in un caldo senso di pace e speranza. Eccitati da quel luogo corsero a esplorarlo. Fu in quella terra sconosciuta che la Magia trovò un senso al loro viaggio. Gli dei nella loro misericordia avevano creato altre creature come la lucertola e il serpente così che essi potessero prosperare e moltiplicarsi, in un luogo protetto e inaccessibile.


Magia ricordò le ultime parole degli dei, avevano preannunciato l'Alba dei Popoli, il giorno in cui Altrove avrebbe visto sorgere la civiltà sul suolo florido e gentile. I divini realizzatori del Tutto avevano intuito che i Popoli e gli Scagliosi, così vennero chiamati in futuro, erano molto diversi e che forse era meglio dividerli per evitare conflitti; Magia concordava con questa tesi e un nuovo progetto le nasceva nel cuore. Il popolo delle Scaglie si era mostrato subito molto intelligente e laborioso oltre che ospitale, infatti i tre nuovi venuti vennero accolti senza diffidenza nella comunità, quasi li stessero aspettando. Gli scagliosi avevano una loro lingua fatta di sibili, schiocchi di lingua e rumori gutturali ci volle un po' ma Magia e suoi compagni l'appresero e Magia insegnò agli Scagliosi la sua lingua. Magia restò per molto tempo col Popolo delle Scaglie trasmettendo loro tutta la conoscenza che aveva, gli addestrò anche a percepire ed utilizzare la magia che oramai pervadeva il mondo come una linfa vitale. Fu così che nacque una grande città nella giungla, costruita in pietra e ingegno, fatta di torri e piramidi a gradoni protetta dai Monti Misteriosi e alimentata dalla giungla circostante. Magia trovò un nome per se, diventando Dyanchimà, che significa Madre del sapere. Nulla più si seppe dei due compagni di Dyanchimà, in qualche modo erano spariti dalle cronache del loro popolo ne si conoscono i loro nomi. Arrivò in fine l'Alba dei Popoli, un giorno al sorgere del sole una luce innaturale si proiettò dal cielo verso un punto lontano oltre le montagne, Dyanchimà capì che era tempo di partire per incontrare i nuovi venuti e dar loro il benvenuto, ma più importante proteggerli dalla malvagia sorella. A malincuore Dyanchimà lasciò i suoi affetti, con la promessa di tornare.”

 




“E poi cosa successe?” chiese la bambina interropendo il silenzio in cui era piombato il narratore della storia. L'anziano uomo si destò dai ricordi che aveva richiamato con quella storia e tornò a guardare benevola la sua piccola nipotina. Ornest Barthelar era stato un avventuriero e un esploratore in passato ma ora i tempi delle avventure erano finiti. Aveva messo su famiglia, una bella moglie e un figlio di cui essere orgogliosi che a sua volta aveva sposato una donna e il frutto di quell'unione lo stava fissando con una sguardo che trasudava curiosità e impazienza, attraverso due limpidi occhi verdi; sua nipote Lucille. L'anziano uomo guardo il grosso orologio pendolo che indicava un'ora fin troppo tarda per una bambina di sei anni.

“E' parecchio tardi Lucy, finiremo la storia una altra volta, ora devi dormire!”.

“Ma nonno, non puoi lasciarmi così a metà, non è giusto!” protestò la bambina.

“Va bene, ti farò un breve riassunto e ti racconterò tutto la prossima volta, mi sembra un buon compromesso.”

Lucille annuì con la testa. Ornest asprirò un lungo tiro di pipa e iniziò il racconto.

“ Dyanchimà raggiunse il luogo dove i nuovi Popoli erano sorti e fece la conoscenza di quattro razze: Umani, Elfi, Nani e Gnomi. Avevano tutti una aspetto simile a Dyanchimà, sebbene differissero nella corporatura e nell'altezza. I Popoli parlavano lingue diverse e a parte gli Gnomi che per natura gioviali, erano molto diffidenti con le altre razze e con Dyanchimà. Dyanchimà però riusci nel miracolo di unire i Popoli. Il come lo saprai piccola birbantella!” disse Ornest con un sorriso.

Lucille di tutta risposta gli fece una linguaccia. Ornest scoppiò a ridere e diede una dolce carezza sul volto della bambina.

“Ora letto, è tardi”.

“Va bene, ma prometti che finirai la stroria!”

“Promesso!” disse Ornest con fare solenne.

Il nonno prese la bambina in braccio e la portò a letto. Dopo avergli dato la buonanotte, l'uomo andò nella cucina dove suo figlio Barthemius Barthelar e sua moglie Flaville, stavano cenando.

“Hai avuto difficoltà a mettere quella piccola peste a letto?” disse Flaville con un sorriso smagliante.

“Ho avuto meno difficoltà contro un drago!” scherzò l'anziano.

“Grazie papà per tenerla d'occhio quando siamo fuori per lavoro, se non ci fossi tu!” intervenne Barthemius.

“Ma va sciocchezze! Mi fa piacere essere di aiuto! Ora vado a casa, vi auguro una buona serata a presto!”

“Vuoi che ti accompagni per un pezzo? È parecchio buoi la fuori!”

“Tranquillo figlio! Il tuo vecchio sa badare a se stesso!”

“Fa attenzione! Buonanotte!

“Buonanotte Figlio, Buonanotte Flaville!”

Ornest uscì da casa Barthelar, una piccola villa su due piani vicino a un piccolo borgo chiamato Dushaiga. La notte era fredda e buia ma la strada era illuminata da alcune lampade. Il vecchio si strinse nel mantello e si incamminò verso il paese. Dusaigha era un piccolo paese con case di pietra l'una attaccata all'altra, le strade erano strette e lastricate con piccole pietre tonde immerse nella malta. Il borgo era nato al di sopra di una collina che ospitava le antiche spoglie di un castello ora in rovina. L'ora era tarda e le strade vuote, solo il bagliore tenue di qualche candela che filtrava dalle finestre delle case distoglieva dalla sensazione di essere in un paese fantasma. Ornest camminava lento, sentiva solo il rumore dei suoi passi che rimbombavano nella via, aveva freddo e il sonno iniziava a farsi sentire, passò in una stretta galleria che si apriva sotto un gruppo di case, il passaggio era rischiarato dalla pallida luce di una lanterna appesa al soffitto. Ornest si sentì improvvisamente osservato, si guardò intorno ma tutto era deserto, diede la colpa alla suggestione del luogo e proseguì. Arrivò sotto la lanterna e senti nitido un frusciò alla sue spalle, si volse di scatto. Nulla. Sospirò, dandosi dello sciocco, e volgendosi riprese i suoi passi. Non fece tempo a muovere il primo passo che si arrestò fissando la figura che era comparsa dal nulla davanti a se. Ornest si allarmò e decise di tornare indietro ma un altra figura più imponente della prima, apparve a bloccare l'unica via di fuga. La due figure avanzavano lentamente verso l'anziano, una era vestita di nero e possente, l'altra ben più gracile era abbigliata con una tunica di un fastidioso colore porpora. Ornest era in trappola, fissa va convulsamente le due figure che si avvicinavano, non aveva modo di fuggire e non era armato, sudava freddo, aveva paura ma cercò di non farlo vedere. A poca distanza da lui i due loschi figuri si fermarono. L'uomo in porpora parlò.

<< Mastro Barthelar, che piacevole coincidenza incontrarti proprio qui in questa ora buia e meravigliosa!>>

<< Risparmiami la tua pessima ironia, che vuoi da me?>> disse Ornest risoluto.

<< Come se non lo sapessi già! Sai benissimo cosa voglio! Dimmi dove si trova! Prometto che la tua morte sarà veloce e indolore>> disse l'uomo mostrando una lunga fila di denti bianchi.

<>

<< Un vero peccato! Mi costringi a usare le maniere forti! Io odio la vista del sangue ma sarà compensato dal dolore che il mio compare sta per infliggerti!>>.

Ornest non fece tempo a difendersi che fu colpito all'addome da un poderoso pugno inferto dall'uomo in nero. Ornest cadde a terra tossendo, l'uomo in nero lo risollevò e lo spinse contro al muro tenendolo fermo con un solo braccio.

<< Lealtà e onore, due qualità che rendono uomo difficile da piegare, torturare quelli come te sono i soggetti più... divertenti! Ora sei sicuro che non parlerai che il tuo orgoglio non ti farà cedere al tradimento ma quanto può durare? Ore? Giorni? Mesi? Alla fine cedono tutti e parlano tra le lacrime prima di trasformarsi in cenere! E l'intermezzo fatto di grida strazianti e tormenti non ti piacerà... Ma a me... Sì!>> l'uomo rise malignamente e fece un cenno al suo collega in nero che colpì con un pugno il volto di Ornest. L'uomo in nero era molto forte, Ornest sentì fischiargli le orecchie e un caldo rivolo di sangue gli colò dalla bocca e dal naso.

<< Eppure puoi risparmiarti tutto questo! Perché sarà una cosa lenta te lo assicuro. C'è un piano che ha bisogno di un po' di anni per essere messo in atto. Si tratta di lunghi preparativi, sarà l'inizio di una nuova era! Ci serve però che tu ci dica dove si trova Lei! >>.

Ornest sputò sulla fastidiosa tunica porpora dell'uomo, come segno del suo dissenso, avrebbe sofferto tutte le pene possibili piuttosto che rivelare il segreto che custodiva.

L'uomo in porpora rise di nuovo e poi disse soddisfatto << Eccellente! Sapevo che non mi avresti deluso. Preparati a passare un bel po' di tempo in un luogo che diverrà il tuo peggiore incubo. Di addio alla luce del sole Ornest Barthelar, non la rivedrai più.>>

I tre uomini svanirono nel nulla lasciando solo qualche traccia del sangue di Ornest, nel vicolo tornò il silenzio. Il giorno successivo tutta Dusaigha cercava l'anziano uomo scomparso, con solo un po' si sangue rappreso come unico indizio. Passarono settimane e poi mesi, infine nello sconforto più totale passarono dieci lunghi anni.

  
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