6. Fuoco alle polveri
Il
pomeriggio successivo, i ragazzi si ritrovarono nell’Auditorium per cominciare
le prove. Quando Tommy arrivò era davvero galvanizzato ; corse da Oliver e
gli disse : “Ce la farò, vedrai ! Ci ho pensato parecchio e sono
convinto che andrà tutto bene ! In fondo non è mica la fine del mondo,
no ? Sarà uno spasso...e io sarò il miglior Macbeth che tu abbia mai visto
calcare la scena !” e portò, con un gesto molto solenne, il braccio destro
verso la spalla sinistra, come per coprirsi con un immaginario mantello. Nel
vedere l’amico così entusiasta, Oliver tirò un sospiro di sollievo. Chissà,
magari non sarebbe stato proprio un disastro...
“Forza,
compagnia, al lavoro !” disse Oliver battendo le mani. “Tanto per
cominciare, diamo un’occhiata alle attrezzature.”.
“A quelle
abbiamo già pensato noi” disse Philip, uscendo con Julian da una specie di
magazzino la cui porta si apriva ad un lato del palco. Julian teneva in mano
una giubba di tela, una cintura in similplastica e una calzamaglia di lana rosa
carne. “Mi rifiuto di indossare questa robaccia” disse, con aria schifata. “E’
divorata dalle tarme e ciononostante ha il coraggio di puzzare di
naftalina !”.
“Non credo
sia il momento di fare lo schizzinoso, Julian” disse Oliver. “Purtroppo
dobbiamo accontentarci di quello che passa il convento.”
“Schizzinoso ?
Va’ a dare un’occhiata al ciarpame che c’è lì dentro e fammi sapere ! Non
so come si faccia a chiamarli ‘costumi’ e ‘scenografia’ !” ribattè Julian
indicando la porta da cui era uscito.
Oliver,
tanto per tener buoni i ragazzi, tra i quali cominciavano a girare voci di
protesta, entrò nel magazzino seguito da Tom, Maddy, Mark e Paul. Appena mise
un piede al di là della porta, un tremendo odore di muffa gli chiuse la gola.
“Che schifo !” disse Mark tappandosi il naso. “Ma da quanti secoli non
arieggiano qua dentro ?”.
Oliver e gli
altri si guardarono intorno con aria delusa. Maddy sollevò il lembo di un
vestito che si trovava per metà fuori da uno scatolone ; un grosso
scarafaggio uscì da sotto la stoffa e scappò verso un angolo della stanza in
cui erano ammassate altre scatole. La ragazza lanciò uno strillo e fece un
balzo indietro finendo addosso a Paul, che perse l’equilibrio e si aggrappò ad
un appendiabiti zeppo di ragnatele.
Maddy,
ancora terrorizzata dalla vista dell’insetto, scappò fuori dal magazzino.
Quando tutti ne furono usciti, disse :”Non vorranno davvero farci usare
quella roba senza nemmeno disinfettarla !”.
“Ci vorrebbe
il napalm per disinfettare tutto, tesoro” disse Jack.
“E alla
disinfestazione non ci pensi ? Ci sarà almeno un condominio di blatte, là
dentro !” aggiunse Paul pulendosi i vestiti dalle ragnatele.
“No, no e
poi no !” strillò Maddy pestando i piedi come una bambina capricciosa.
“Non indosserò mai quei luridissimi costumi...piuttosto me ne cucio uno da
sola, ma quegli...stracci puzzolenti non li voglio neanche vedere !”.
“Non so se
lo volete sapere, ragazzi, ma le scenografie sono messe anche peggio !”
disse Philip. “Abbiamo a disposizione un paio d’alberi di cartone, un solo
sfondo e la terrazza di un castello che sembra fatto con le cassette della
frutta !”.
Oliver era
sempre più avvilito. Facendosi coraggio, disse. “E va bene, vorrà dire che ci
rimboccheremo le maniche e sistemeremo le cose da noi. Con un po’ di
collaborazione dovremmo riuscire a fare tutto in tempo. Mentre alcuni provano,
gli altri sbrigheranno i lavori manuali. Ai costumi penseranno le ragazze,
ammesso che sappiano tenere un ago in mano...”.
Elizabeth,
seccatissima, replicò : “Ma chi ti credi di essere, stupido maschilista
che non sei altro ? Non sai nemmeno attaccarti un bottone e pretendi di
criticarci ! Per tua norma e regola io ho imparato a cucire quando avevo
dieci anni, perché, si sa, ‘queste sono cose da femmine’ ! Vedrai cosa
saremo capaci di fare noi ! Vedete voi,piuttosto, di non fracassarvi le
dita a martellate, imbranati come siete !”.
Oliver era
basito. Non riuscì a ribattere che stava solo scherzando, che Julian prese il
sopravvento e spiattellò in faccia alla ragazza : “Per la miseria, Beth,
piantala di fare l’isterica ! Si può sapere perché te la prendi tanto per
una battuta ? Hai la coda di paglia ? Forse la schiava personale
della signorina Elizabeth Laura Anderson è scappata dalla disperazione e ti è
toccato imparare ad allacciarti le scarpe da sola ?”.
“...ti
ammazzo, Julian Ross !” strillò Elizabeth avventandosi contro il ragazzo.
Cercò di tirargli un sonoro ceffone, ma Julian, che aveva i riflessi pronti, si
abbassò e la ragazza beccò in piena faccia Paul, che era accorso per dividerli.
“Scusami, Paul !” esclamò Elizabeth, mortificata. “Paul, ti sei fatto
male ?” disse Julian aiutando l’amico a rialzarsi.
“Così imparo
a farmi i fatti miei” bofonchiò il povero Paul premendosi una mano sulla
guancia gonfia e asciugandosi un rivoletto di sangue che gli colava dal naso.
“Brava, sei
contenta ? ! ?” gridò Julian. “Gli hai quasi spaccato la
faccia ! L’ ho sempre detto che sei un pericolo pubblico !”.
“Non è colpa
mia, idiota ! Se tu non ti fossi mosso...”
“Certo, cosa
dovevo fare ? Starmene impalato e dirti ‘Forza, cara, colpisci duro...’”
disse Julian allargando le braccia.
Non l’avesse
mai fatto. Senza che lui se ne rendesse conto, Elizabeth prese la rincorsa e
gli assestò un diretto nell’occhio sinistro. Il ragazzo barcollò un attimo, poi
cadde steso sul pavimento, a pancia in su. Tutti guardarono esterrefatti Beth,
che non riusciva a credere di aver colpito Julian e si stava fissando attonita
il pugno. Quando alzò lo sguardo verso i compagni, tutti fecero un passo
indietro, terrorizzati. La ragazza si inginocchiò accanto al corpo ormai privo
di sensi di Julian e si mise a piangere. “Perdonami, Jules, non volevo, è stato
uno scatto di nervi...per favore, tirati su...dai, tirati su... Jules !”.
Oliver le si
avvicinò e disse : “E’ meglio se lo lasci stare... magari tamponagli un
po’ l’occhio con un fazzoletto bagnato...”
“Stai zitto,
imbecille, è tutta colpa tua !” sbottò la ragazza. E per tutta risposta
mollò anche a lui un bel pugno in un occhio. Quando realizzò di aver steso
anche Oliver, Elizabeth si alzò in piedi di scatto e, tenendosi la testa tra le
mani, scappò via urlando.
Mark, Philip,
Stephen, Tom e Benjamin si chinarono sui due amici svenuti.
“Che dite,
li svegliamo ?” disse Stephen.
“No, meglio
di no” disse Philip.
E se la
filarono tutti alla chetichella.
7. I dolori del giovane
Oliver
Cominciamo
bene, pensò Oliver quella sera, guardandosi allo specchio. Cominciamo proprio
bene. E io dovrei coordinare una schizzinosa, un megalomane, uno stizzoso e una
pazza manesca ? Oltre a tutti quegli altri che pensano che Shakespeare sia
il centravanti del Manchester United ?
Si toccò appena
sotto il sopracciglio sinistro, ma il dolore del livido era così forte che
ritrasse subito la mano. Ecco cos’ho guadagnato a fare una stupidissima
battuta. Solo Elizabeth poteva reagire in quel modo. E quell’altro cretino di
Julian a darle corda.
Sbuffando,
si sedette sul bordo della vasca da bagno. Ripensò alla frottola che aveva
raccontato ai suoi genitori quando l’avevano visto rientrare con un occhio
pesto : sua madre sembrava impazzita, voleva andare di filato a parlare
con il preside, ma Oliver l’aveva frenata dicendo che, mentre provavano a far
scendere il sipario, era sceso anche il bastone che lo sorreggeva e aveva
beccato il ragazzo (che, guarda a caso, si trovava proprio lungo la sua
traiettoria) dritto in testa. Poi Oliver era caduto in avanti e aveva sbattuto
la testa (anzi, l’occhio) contro la spalla di Julian, il quale a sua volta
aveva perso l’equilibrio ed era caduto contro...contro... (qui Oliver aveva
tentennato un momento)...contro il bracciolo di una delle poltroncine
dell’Auditorium, ottenendo anche lui (ma che combinazione !) un livido nel
medesimo punto. Questo per evitare che gli vengano dubbi vedendo me e Julian
insieme...per colpa di Beth sembriamo due gemelli diversi...o meglio due
imbecilli uguali, pensò il ragazzo. Al termine del racconto, i genitori di
Oliver si erano scambiati uno sguardo interrogativo, ma si erano comunque
bevuti tutta la storia.
E’
incredibile, pensò Oliver, più sono strane e più ci abboccano. Sorrise. Certo
che come le invento io... ho proprio talento, non c’è niente da fare ! Da
grande farò un mucchio di soldi scrivendo scemenze !
E cominciò a
ridere, prima piano, poi sempre più forte, finchè ebbe le lacrime agli occhi.
8. Chiedi perdono
L’indomani,
Julian fece di tutto pur di evitare Elizabeth ; la ragazza se ne accorse e
ci rimase malissimo, anche perché era veramente dispiaciuta e non sapeva come
scusarsi con lui. Durante le lezioni non riusciva a togliergli gli occhi di
dosso e non pensava ad altro che a cercare le parole adatte per dirgli che le
dispiaceva. Quando lui le passava accanto, tirava dritto senza neanche
guardarla, e nemmeno si accorgeva che lei stava cercando di dirgli qualcosa.
Pensa e
ripensa, Beth arrivò alla conclusione che, anche se era un controsenso, doveva
usare le maniere forti ; così, durante l’ intervallo, si piantò davanti al
ragazzo e, stringendogli un braccio, gli urlò in faccia : “Senti, mi
dispiace per quello che ti ho fatto ieri, capito ? ! ?”.
“Ma sei
impazzita ? Lasciami subito !” disse Julian, liberandosi dalla presa
con uno strattone. Vuoi completare l’opera ? Se vuoi pestare qualcuno per
chiedergli scusa, fallo con il tuo psichiatra !
Questo fu,
più o meno, quello che Julian avrebbe voluto dire ad Elizabeth. E glie
l’avrebbe detto, se non avesse prima visto lo sguardo della ragazza, carico di
angoscia e di vergogna. Così se ne stette zitto, mentre lei diceva, con un
enorme nodo in gola e gli occhi bassi: “Ho fatto una cosa orribile e me ne
rendo conto. Non so come sia successo... non mi era mai capitato prima. Forse
sono troppo nervosa per la scuola, gli esami...ed ora questa stupida
recita ! Ma credimi, nonostante tutte le cose cattive che ci siamo
detti...e il pessimo rapporto che c’è tra noi...non mi perdonerò mai di averti
picchiato”.
Julian, lì
per lì, non seppe cosa dire. “Ti fa ancora male ?” chiese in tono sommesso
Elizabeth, alzando lo sguardo e incontrando gli occhi del ragazzo. Julian
arrossì e guardò altrove. “Un pochino, solo quando tocco il livido” rispose.
Dopo una breve pausa, continuò : “Va beh, dai, non importa. Passerà in
fretta. E poi, così il mio fascino è notevolmente aumentato ! Se avessi
visto che sguardi mi hanno lanciato le mie ammiratrici stamattina... Comunque è
meglio che non sappiano che sei stata tu, altrimenti potresti rischiare grosso !”.
Risero
entrambi, ed Elizabeth si sentì risollevata. Poi, preoccupatissima,
chiese :” Ma scusa, cos’hai detto ai tuoi genitori quando ti hanno visto
ridotto in questo stato ?”.
Julian si
fece serio e rispose : “Cosa gli ho detto ? Che una mia amica mi aveva
picchiato perché le avevo rotto un po’ troppo le scatole !”. Le strizzò
l’occhio e si allontanò.
Più tardi,
in mensa, Julian disse ad Oliver, a cui nel frattempo la rabbia era
sbollita : “Ho fatto pace con Elizabeth. Mi ha chiesto scusa....”.
“L’ho sentito”
rispose, un po’ seccato, Oliver, il quale aveva assistito alla scena. “Ma mi
spieghi perché con te si è flagellata mentre a me, che non c’entravo niente e
mi ha pestato lo stesso, non si è neanche degnata di dire ‘crepa’ ?”.
In
effetti... pensò Julian. Boh. Misteri dell’universo femminile...in particolare
di un pianeta chiamato Elizabeth Anderson.
9. La nevrosi avanza
“Allora, ci
muoviamo ?” disse Oliver battendo le mani per incitare i componenti di
quell’assurda compagnia a mettersi al lavoro. Dovevano ancora cominciare e già
tutti non vedevano l’ora che fosse finita.
“Dove
diavolo si sono cacciati Mark, Julian e Jack ? Avevo detto che dovevamo
trovarci tutti qui alle quattro e mezza precise, e quelli ancora non si vedono”
continuò nervosamente Oliver guardando fuori dalla finestra dell’Auditorium per
vedere se i ritardatari arrivavano. Gli altri finsero di non averlo sentito e
continuarono a farsi i loro affari. Ad un tratto, approfittando di un attimo di
silenzio, Benjamin salì sul palco e, dopo aver spinto in fuori il petto,
appoggiato una mano sul fianco e steso in fuori l’altra, iniziò a
declamare :
“Ora
l’inverno del nostro scontento...”.
“Ma che sta
dicendo ?” chiese Tommy a Paul.
“Che ne
so ? Questa parte non c’è nemmeno nel copione” rispose il ragazzo
iniziando a sfogliare le pagine del dattiloscritto.
“...è resa
estate gloriosa da questo sole di York...” continuò Benjamin.
“No che non
c’è” intervenne Oliver avvicinandosi, sempre più seccato, ai due amici. “Quel
deficiente sta recitando il ‘Riccardo III’ !”.
“...e tutte
le nuvole che...che...”. Qui Benjamin andò in crisi, ma si riprese quasi
subito.
“...che
incombevano minacciose sulla nostra casa...”
“...sono
sepolte nel petto profondo dell’oceano. Ma bravo, complimenti !” disse
Oliver in tono sarcastico, applaudendo l’amico e salendo sul palco. Gli altri
li guardavano con aria perplessa.
“Davvero ti
sono piaciuto, Ollie ?” disse Benjamin gongolando.
“Da morire,
sei un attore nato... Piuttosto, dimmi : dove hai trovato quel
monologo ? Sai, la mia memoria fa un po’ acqua e non ricordo queste parole
in bocca a re Duncan...”.
“Oh, le ho
prese da una rivista” rispose Benjamin, noncurante. “Parlava di un’altra opera
del vecchio Willie, messa in scena non so dove... certo che colpiscono,
vero ? Anzi, volevo giusto chiederti : visto che, a quanto ho capito,
la mia idea sulla fine alternativa del re non ti è andata molto a genio...”.
Oliver prima sbiancò, poi iniziò a diventare rosso come un peperone.
“...che dici
di aggiungere questo monologo alla mia parte ? Mi sembra di grande effetto
scenico, e poi l’ho già imparato...dai, cosa ne pensi ?”. Tutti i ragazzi
si strinsero nelle spalle pensando che Oliver, il quale era ormai violaceo, si
mettesse a sbraitare come al solito. E invece se ne stette calmo a guardare in
faccia l’amico dalle grandi idee.
“Effetto
scenico, eh ? Aggiungere alla tua parte, eh ?” disse, con la massima
tranquillità.
“L’hai anche
già imparato a memoria...e lo reciti anche bene,giusto ?”. Oliver mise una
mano sulla spalla di Benjamin, che cominciava a capire l’aria che tirava.
“Sai cosa ti
dico, Benji ?”.
“C...che
cosa, Ollie ?”
“FILA A
STUDIARTI QUELLO CHE C’E’ SCRITTO SU QUELLO STRAMALEDETTO COPIONE, BESTIA,
INVECE DI ROMPERMI L’ ANIMA CON QUESTE BAGGIANATE ! ! !” sbottò
Oliver, cogliendo tutti di sorpresa e spaventandoli a morte. Benjamin fece un
balzo indietro e se la svignò di corsa.
“’ L’inverno
del nostro scontento’...ma come si fa ad essere più
stupidi ? ! ?” continuò Oliver, scendendo dal palco. “Già che ci
siamo, aggiungiamoci anche ‘Essere o non essere’ e ‘O Romeo,
Romeo.. ‘ ! Non studiano neanche la loro parte e pretendono di
infilarci dentro roba che non ne ha niente a che fare ! Me lo dici cosa
c’entra York con Macbeth ? Eh ? Me lo dici ? ! ?”
urlò, rivolgendosi a Benjamin che si era rifugiato in fondo alla sala e si era
fatto piccolo piccolo. “Visto che ti piacciono le citazioni, perché non ci
mettiamo, che so, Banquo con il reggicalze e le scarpe col tacco, tipo ‘The
Rocky Horror Picture Show’ ? Davenport sarebbe felicissimo ! ! !”.
Poi,
voltandosi di scatto, gridò a voce ancora più alta : “E PERCHE’ QUEI TRE
IMBECILLI NON ARRIVANO, CHE SIAMO GIA’ IN UN RITARDO
CLAMOROSO ? ! ?”.
“Veramente i
tre imbecilli erano andati a recuperare un po’ di legna e attrezzi per
sistemare le scenografie, visto che il loro ingresso in scena non era previsto
per oggi” disse con calma Jack, costringendo di nuovo Oliver a voltarsi.
“Siamo
arrivati già da cinque minuti, ma tu eri troppo occupato a disintegrare Benji
per notarci” disse Julian posando a terra un grosso fascio di assi. “Sai, non
hanno ancora inventato il teletrasporto...”.
Oliver,
sudando freddo, disse : “Va bene, scusatemi...sono un po’ nervoso... ma
ora è meglio se cominciamo davvero”. Alzò la testa e si guardò intorno :
“Beth, Lucy, Patty...Paul e Tom.” disse, sfogliando il copione e tornando sul
palco. “Forza, scena prima. Che poi sarebbe la terza, ma lasciamo perdere...”
continuò, pensando ai brutali tagli fatti da Davenport all’opera originale.
I cinque
attori seguirono il regista sul palcoscenico. “Avanti le tre streghe” disse
Oliver.
Le ragazze
si misero in cerchio e, in coro, lessero ad alta voce :
“Siam le
Sorelle Destinatrici,
che se ne vanno per terra e per mare,
mano in mano, tondo tondo
tre volte di là, tre di qua,
e per far nove ancora tre.
Zitte ! La fattura c’è !”
Tommy fece
un passo in avanti, emozionato. Il suo entusiasmo diminuì sempre di più, mentre
si accorgeva che tutti tenevano gli occhi fissi su di lui. Con voce tremolante,
lesse :
“Mai visto un giorno così brutto e bello...”.
Entrò in
scena Paul-Banquo :” Quanto manca per Forres ? E che son queste
vecchie grinzute malvestite (mamma mia, pensò Oliver, se Shakespeare sentisse
questo scempio..”) ? Siete vive ? Mi capite ?Non parete nemmeno
donne, tanto siete brutte !”.
“Sarai bello tu !”
sbottò Lucy. Oliver fece cadere le braccia e disse :
“Lucy, era la battuta di
Paul...”.
“Ah, scusa.”
“Però sono stato
convincente, eh Ollie ?” disse il ragazzo, dando di gomito a Oliver, che
con noncuranza rispose : “Sì, sì, va bene, andiamo avanti...”.
“Salute, Macbeth !”
continuarono le tre ragazze. “Salute a te, Barone di...”.
FRENFRENFRENFRENFRENFREN !
Tutti girarono la testa
per vedere da dove venisse quel rumoraccio.
“Mark, ma che diavolo
stai facendo ? ! ?” disse Oliver all’amico che stava armeggiando
con un seghetto.
“Non vedi ? Stiamo
intagliando qualche asse per rinforzare questa schifezza di ‘castello’, se
possiamo chiamarlo così ! Non vorrai che crolli proprio durante la
recita ?” rispose Mark.
“Va bene, ma dovete
farlo proprio adesso ?” disse Tommy, che cominciava ad innervosirsi.
“E quando,
altrimenti ? L’ha detto Ollie che quelli che non provano devono
lavorare !” disse Jack. Oliver fece un cenno con la mano e disse :
“Okay, okay, continuate pure... dov’eravamo rimasti ?”.
“Salute a te, Barone di
Cawdor, che re sarai domani !” continuarono le ragazze.
“Signore, perché...”
“Un momento, un momento”
disse Oliver interrompendo Paul. “Tom, non startene lì come un baccalà,
muoviti ! Qui tu dovresti essere intimorito da...”
“E secondo te non lo
sono abbastanza ? ! ?” sbottò Tommy, che tremava come una foglia
e sudava freddo. “Non ce la faccio più, Ollie !”.
“Ma Tom, non avevi detto
tu che...”
BAMBAMBAMFRENFRENFRENFRENFRENBAMBAMFRENBAMBAMBAMBAMBAM !
Ci mancava il martello,
pensò Oliver. Poi, alzando la voce, riprese : “...che sarebbe stato
fantastico, che saresti stato un attore di prim’ordine eccetera ?”.
“Sì,ma non avevo ancora
idea di come sarebbe stato veramente ! Solo l’idea che ci siano qua i
ragazzi, bada bene, i nostri compagni di classe, mi manda nel pallone, figurati
quando sarò davanti a tutta la scuola !”
“Insomma, Tom !”
sbottò Oliver, decisamente arrabbiato “Devi farla finita con questa
storia ! Tutti qui sono nelle tue stesse condizioni e...”
I DON’T KNOW WHY YOU ARE MEAN TO ME...
“Cosa cavolo... ?”
disse Oliver interrompendosi di colpo.
...WHEN I CALL ON THE TELEPHONE...
Tutti si guardarono in
giro, piacevolmente sorpresi, mentre Oliver si dirigeva deciso verso la
sorgente da cui usciva la voce di Michael Stipe, cioè una radiolina che Mark
aveva acceso, e la spense di colpo.
“Ma come, Ollie”
protestò Mark “Pensavo che i REM ti piacessero !”.
“Sì, ma non adesso,
pezzo di idiota ! Stiamo provando, se non l’hai ancora capito ! Come
se non bastasse il casino che state facendo ! Se vuoi ascoltare la musica,
fallo con le cuffie !”. Detto fatto, Mark fece spallucce e tirò fuori
dallo zaino un paio di auricolari che si infilò subito, e poi ricominciò a
lavorare.
“Ricominciamo da capo, è
meglio ! “ disse Oliver tornando verso il piccolo manipolo di attori.
“Se ci interrompono
ancora una volta giuro che...”
THESE WOOOOOOOORDS...YOU WILL BE MIIIIIIIIIIIIINE....
Questa volta non era la
radio : era direttamente Mark, che si esibiva in un vocalizzo da paura.
Oliver era verde.
“Io...io...non ci posso
credere...” disse, coprendosi la faccia con le mani.
...ALL THE TIIIIIIIIIIIIIIIIME....
Oliver perse del tutto
la calma e strappò via le cuffiette dalle orecchie di Mark urlando: “MA LA VUOI
PIANTARE ? ! ?”.
Il ragazzo bisbigliò :”Scusa
Ollie... ma non riesco a non cantare mentre lavoro...”
“E ALLORA CANTA
SOTTOVOCE !” sbraitò in tutta risposta Oliver. “E’ la quarta volta che
interrompiamo le prove, e abbiamo appena cominciato ! Non ne posso più,
avete capito ? ! ? Se solo penso che dovremo tirare avanti in
questo modo per un mese mi viene da vomitare ! ! ! Non avete
idea della voglia che ho di mandare all’inferno voi e questa recita del...”
“Ollie, calmati !”
intervenne Julian. “Se ti sente Davenport ti...”
“Davenport ? ! ?”
lo interruppe Oliver. “Sai cosa gli dico, io, a Davenport ? ! ?”
“No, che cosa ?”
risuonò una voce niente affatto rassicurante.
Oliver si voltò e
impallidì nel vedere la minacciosa ombra del preside che, a braccia conserte,
si stagliava contro la porta dell’Auditorium. Julian deglutì, pensando a ciò
che attendeva l’amico.
“Forza, Hutton, cos’è
che dovresti dirmi ?”
“Ahem...eeeh....ecco...”
balbettò Oliver. “...che...che lo spettacolo deve continuare, sì. Certo. Come
diceva il poeta .... Bene ! Forza, ragazzi, tutti in scena...” disse
con voce rotta, battendo le mani che gli tremavano come foglie. Se non sviene
ora vuol dire che è proprio una roccia, pensò Paul.
“Aspetta, aspetta,
Hutton” disse il preside raggelando ulteriormente il ragazzo.”Volevo parlarti
un attimo. Vieni” ed entrambi uscirono dalla sala. Subito scattarono i commenti
tra gli altri ragazzi. Jack sosteneva che Davenport avrebbe sostituito
Oliver ; Stephen addirittura credeva che l’avrebbe sospeso, mentre Maddy
era sicura (e Tommy pregò che avesse ragione) che il preside sarebbe stato
magnanimo con tutti e avrebbe abolito la recita per quell’anno e tutti quelli a
venire (Amen, pensò Philip). Ad ogni modo, i ragazzi decisero di impegnarsi al
massimo e prendere un po’ più sul serio la cosa.
“Facciamolo almeno per
Ollie” disse Maddy. E gli altri furono d’accordo.
Comunque, riguardo alla
conversazione tra Oliver e Davenport si sbagliavano tutti.
Appena furono fuori
dalla porta, il preside disse : “Allora, Hutton, come procedono le
cose ?”
“Come vuole che
vadano ? Baker ha il terrore del palco, la Anderson ha pestato Ross (e
anche me, se non l’ha notato), Price ha le manie di grandezza, a nessuno
importa un accidente di quello che stiamo facendo e io sto per avere un
esaurimento nervoso. A parte questo, tutto bene, grazie.”. Detto ciò,
aggiunse : “Ah, e siamo ancora alla prima scena...immagini quello che
succederà più avanti !”.
“Beh, direi che non è
decisamente un buon inizio ! Ma...tenete duro, vedrete che tutto si
sistemerà”. Davenport si voltò e fece per andarsene, ma si voltò di nuovo e
aggiunse : “Ah, se hai qualche problema, ricordati che mi puoi trovare...”
“...il lunedì fino alle
10.30 .... Grazie, professore”, disse Oliver sospirando. E tornò al suo infame
lavoro, lasciando il preside con la netta sensazione che la faccenda sarebbe
davvero stata più complicata del previsto. Comunque Davenport aveva deciso che
ormai di tutto ciò non gli importava più di tanto, visto che i ragazzi dovevano
sbrigarsela da soli. Al massimo avrebbe scaricato tutta la colpa di un
eventuale disastro su Hutton. Questi studentelli che si spacciano per
intellettuali, pensò. Almeno, così gli fece comodo pensare.
10. Si cercano soluzioni
Fino al lunedì
successivo le cose migliorarono. Tutti cercarono di impegnarsi al massimo,
almeno per tener buono Oliver che stava seriamente pensando di spararsi un
colpo in testa. L’unico che aveva ancora dei seri problemi era Tom, che, oltre
a non riuscire a spiccicare una battuta senza balbettare, cominciava anche a
soffrire d’insonnia, almeno a giudicare dalle occhiaie che aumentavano ogni
giorno. Ma i ragazzi erano certi che avrebbero trovato un modo per
tranquillizzarlo a dovere, a costo di imbottirlo di sedativi.
Quindi, a quanto
sembrava, tutto avrebbe dovuto procedere liscio come l’olio, e la recita si
stava rivelando come tutti l’avevano immaginata : una noiosa seccatura che
nessuno aveva potuto evitare.
E invece l’imprevisto
era proprio dietro l’angolo...e aspettava alcuni dei nostri amici.