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Autore: Rubysage    16/07/2003    1 recensioni
Una recita scolastica...un regista nevrotico...un attore primadonna...due amici che si scannano...che ne sarà di Macbeth? Storia completa! (di Sage, che ha cambiato nick ^___^)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Taro Misaki/Tom
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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6. Fuoco alle polveri

 

 

Il pomeriggio successivo, i ragazzi si ritrovarono nell’Auditorium per cominciare le prove. Quando Tommy arrivò era davvero galvanizzato ; corse da Oliver e gli disse : “Ce la farò, vedrai ! Ci ho pensato parecchio e sono convinto che andrà tutto bene ! In fondo non è mica la fine del mondo, no ? Sarà uno spasso...e io sarò il miglior Macbeth che tu abbia mai visto calcare la scena !” e portò, con un gesto molto solenne, il braccio destro verso la spalla sinistra, come per coprirsi con un immaginario mantello. Nel vedere l’amico così entusiasta, Oliver tirò un sospiro di sollievo. Chissà, magari non sarebbe stato proprio un disastro...

“Forza, compagnia, al lavoro !” disse Oliver battendo le mani. “Tanto per cominciare, diamo un’occhiata alle attrezzature.”.

“A quelle abbiamo già pensato noi” disse Philip, uscendo con Julian da una specie di magazzino la cui porta si apriva ad un lato del palco. Julian teneva in mano una giubba di tela, una cintura in similplastica e una calzamaglia di lana rosa carne. “Mi rifiuto di indossare questa robaccia” disse, con aria schifata. “E’ divorata dalle tarme e ciononostante ha il coraggio di puzzare di naftalina !”.

“Non credo sia il momento di fare lo schizzinoso, Julian” disse Oliver. “Purtroppo dobbiamo accontentarci di quello che passa il convento.”

“Schizzinoso ? Va’ a dare un’occhiata al ciarpame che c’è lì dentro e fammi sapere ! Non so come si faccia a chiamarli ‘costumi’ e ‘scenografia’ !” ribattè Julian indicando la porta da cui era uscito.

Oliver, tanto per tener buoni i ragazzi, tra i quali cominciavano a girare voci di protesta, entrò nel magazzino seguito da Tom, Maddy, Mark e Paul. Appena mise un piede al di là della porta, un tremendo odore di muffa gli chiuse la gola. “Che schifo !” disse Mark tappandosi il naso. “Ma da quanti secoli non arieggiano qua dentro ?”.

Oliver e gli altri si guardarono intorno con aria delusa. Maddy sollevò il lembo di un vestito che si trovava per metà fuori da uno scatolone ; un grosso scarafaggio uscì da sotto la stoffa e scappò verso un angolo della stanza in cui erano ammassate altre scatole. La ragazza lanciò uno strillo e fece un balzo indietro finendo addosso a Paul, che perse l’equilibrio e si aggrappò ad un appendiabiti zeppo di ragnatele.

Maddy, ancora terrorizzata dalla vista dell’insetto, scappò fuori dal magazzino. Quando tutti ne furono usciti, disse :”Non vorranno davvero farci usare quella roba senza nemmeno disinfettarla !”.

“Ci vorrebbe il napalm per disinfettare tutto, tesoro” disse Jack.

“E alla disinfestazione non ci pensi ? Ci sarà almeno un condominio di blatte, là dentro !” aggiunse Paul pulendosi i vestiti dalle ragnatele.

“No, no e poi no !” strillò Maddy pestando i piedi come una bambina capricciosa. “Non indosserò mai quei luridissimi costumi...piuttosto me ne cucio uno da sola, ma quegli...stracci puzzolenti non li voglio neanche vedere !”.

“Non so se lo volete sapere, ragazzi, ma le scenografie sono messe anche peggio !” disse Philip. “Abbiamo a disposizione un paio d’alberi di cartone, un solo sfondo e la terrazza di un castello che sembra fatto con le cassette della frutta !”.

Oliver era sempre più avvilito. Facendosi coraggio, disse. “E va bene, vorrà dire che ci rimboccheremo le maniche e sistemeremo le cose da noi. Con un po’ di collaborazione dovremmo riuscire a fare tutto in tempo. Mentre alcuni provano, gli altri sbrigheranno i lavori manuali. Ai costumi penseranno le ragazze, ammesso che sappiano tenere un ago in mano...”.

Elizabeth, seccatissima, replicò : “Ma chi ti credi di essere, stupido maschilista che non sei altro ? Non sai nemmeno attaccarti un bottone e pretendi di criticarci ! Per tua norma e regola io ho imparato a cucire quando avevo dieci anni, perché, si sa, ‘queste sono cose da femmine’ ! Vedrai cosa saremo capaci di fare noi ! Vedete voi,piuttosto, di non fracassarvi le dita a martellate, imbranati come siete !”.

Oliver era basito. Non riuscì a ribattere che stava solo scherzando, che Julian prese il sopravvento e spiattellò in faccia alla ragazza : “Per la miseria, Beth, piantala di fare l’isterica ! Si può sapere perché te la prendi tanto per una battuta ? Hai la coda di paglia ? Forse la schiava personale della signorina Elizabeth Laura Anderson è scappata dalla disperazione e ti è toccato imparare ad allacciarti le scarpe da sola ?”.

“...ti ammazzo, Julian Ross !” strillò Elizabeth avventandosi contro il ragazzo. Cercò di tirargli un sonoro ceffone, ma Julian, che aveva i riflessi pronti, si abbassò e la ragazza beccò in piena faccia Paul, che era accorso per dividerli. “Scusami, Paul !” esclamò Elizabeth, mortificata. “Paul, ti sei fatto male ?” disse Julian aiutando l’amico a rialzarsi.

“Così imparo a farmi i fatti miei” bofonchiò il povero Paul premendosi una mano sulla guancia gonfia e asciugandosi un rivoletto di sangue che gli colava dal naso.

“Brava, sei contenta ? ! ?” gridò Julian. “Gli hai quasi spaccato la faccia ! L’ ho sempre detto che sei un pericolo pubblico !”.

“Non è colpa mia, idiota ! Se tu non ti fossi mosso...”

“Certo, cosa dovevo fare ? Starmene impalato e dirti ‘Forza, cara, colpisci duro...’” disse Julian allargando le braccia.

Non l’avesse mai fatto. Senza che lui se ne rendesse conto, Elizabeth prese la rincorsa e gli assestò un diretto nell’occhio sinistro. Il ragazzo barcollò un attimo, poi cadde steso sul pavimento, a pancia in su. Tutti guardarono esterrefatti Beth, che non riusciva a credere di aver colpito Julian e si stava fissando attonita il pugno. Quando alzò lo sguardo verso i compagni, tutti fecero un passo indietro, terrorizzati. La ragazza si inginocchiò accanto al corpo ormai privo di sensi di Julian e si mise a piangere. “Perdonami, Jules, non volevo, è stato uno scatto di nervi...per favore, tirati su...dai, tirati su... Jules !”.

Oliver le si avvicinò e disse : “E’ meglio se lo lasci stare... magari tamponagli un po’ l’occhio con un fazzoletto bagnato...”

“Stai zitto, imbecille, è tutta colpa tua !” sbottò la ragazza. E per tutta risposta mollò anche a lui un bel pugno in un occhio. Quando realizzò di aver steso anche Oliver, Elizabeth si alzò in piedi di scatto e, tenendosi la testa tra le mani, scappò via urlando.

Mark, Philip, Stephen, Tom e Benjamin si chinarono sui due amici svenuti.

“Che dite, li svegliamo ?” disse Stephen.

“No, meglio di no” disse Philip.

E se la filarono tutti alla chetichella.

 

 

7. I dolori del giovane Oliver

 

 

Cominciamo bene, pensò Oliver quella sera, guardandosi allo specchio. Cominciamo proprio bene. E io dovrei coordinare una schizzinosa, un megalomane, uno stizzoso e una pazza manesca ? Oltre a tutti quegli altri che pensano che Shakespeare sia il centravanti del Manchester United ?

Si toccò appena sotto il sopracciglio sinistro, ma il dolore del livido era così forte che ritrasse subito la mano. Ecco cos’ho guadagnato a fare una stupidissima battuta. Solo Elizabeth poteva reagire in quel modo. E quell’altro cretino di Julian a darle corda.

Sbuffando, si sedette sul bordo della vasca da bagno. Ripensò alla frottola che aveva raccontato ai suoi genitori quando l’avevano visto rientrare con un occhio pesto : sua madre sembrava impazzita, voleva andare di filato a parlare con il preside, ma Oliver l’aveva frenata dicendo che, mentre provavano a far scendere il sipario, era sceso anche il bastone che lo sorreggeva e aveva beccato il ragazzo (che, guarda a caso, si trovava proprio lungo la sua traiettoria) dritto in testa. Poi Oliver era caduto in avanti e aveva sbattuto la testa (anzi, l’occhio) contro la spalla di Julian, il quale a sua volta aveva perso l’equilibrio ed era caduto contro...contro... (qui Oliver aveva tentennato un momento)...contro il bracciolo di una delle poltroncine dell’Auditorium, ottenendo anche lui (ma che combinazione !) un livido nel medesimo punto. Questo per evitare che gli vengano dubbi vedendo me e Julian insieme...per colpa di Beth sembriamo due gemelli diversi...o meglio due imbecilli uguali, pensò il ragazzo. Al termine del racconto, i genitori di Oliver si erano scambiati uno sguardo interrogativo, ma si erano comunque bevuti tutta la storia.

E’ incredibile, pensò Oliver, più sono strane e più ci abboccano. Sorrise. Certo che come le invento io... ho proprio talento, non c’è niente da fare ! Da grande farò un mucchio di soldi scrivendo scemenze !

E cominciò a ridere, prima piano, poi sempre più forte, finchè ebbe le lacrime agli occhi.

 

 

8. Chiedi perdono

 

 

L’indomani, Julian fece di tutto pur di evitare Elizabeth ; la ragazza se ne accorse e ci rimase malissimo, anche perché era veramente dispiaciuta e non sapeva come scusarsi con lui. Durante le lezioni non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e non pensava ad altro che a cercare le parole adatte per dirgli che le dispiaceva. Quando lui le passava accanto, tirava dritto senza neanche guardarla, e nemmeno si accorgeva che lei stava cercando di dirgli qualcosa.

Pensa e ripensa, Beth arrivò alla conclusione che, anche se era un controsenso, doveva usare le maniere forti ; così, durante l’ intervallo, si piantò davanti al ragazzo e, stringendogli un braccio, gli urlò in faccia : “Senti, mi dispiace per quello che ti ho fatto ieri, capito ? ! ?”.

“Ma sei impazzita ? Lasciami subito !” disse Julian, liberandosi dalla presa con uno strattone. Vuoi completare l’opera ? Se vuoi pestare qualcuno per chiedergli scusa, fallo con il tuo psichiatra !

Questo fu, più o meno, quello che Julian avrebbe voluto dire ad Elizabeth. E glie l’avrebbe detto, se non avesse prima visto lo sguardo della ragazza, carico di angoscia e di vergogna. Così se ne stette zitto, mentre lei diceva, con un enorme nodo in gola e gli occhi bassi: “Ho fatto una cosa orribile e me ne rendo conto. Non so come sia successo... non mi era mai capitato prima. Forse sono troppo nervosa per la scuola, gli esami...ed ora questa stupida recita ! Ma credimi, nonostante tutte le cose cattive che ci siamo detti...e il pessimo rapporto che c’è tra noi...non mi perdonerò mai di averti picchiato”.

Julian, lì per lì, non seppe cosa dire. “Ti fa ancora male ?” chiese in tono sommesso Elizabeth, alzando lo sguardo e incontrando gli occhi del ragazzo. Julian arrossì e guardò altrove. “Un pochino, solo quando tocco il livido” rispose. Dopo una breve pausa, continuò : “Va beh, dai, non importa. Passerà in fretta. E poi, così il mio fascino è notevolmente aumentato ! Se avessi visto che sguardi mi hanno lanciato le mie ammiratrici stamattina... Comunque è meglio che non sappiano che sei stata tu, altrimenti potresti rischiare grosso !”.

Risero entrambi, ed Elizabeth si sentì risollevata. Poi, preoccupatissima, chiese :” Ma scusa, cos’hai detto ai tuoi genitori quando ti hanno visto ridotto in questo stato ?”.

Julian si fece serio e rispose : “Cosa gli ho detto ? Che una mia amica mi aveva picchiato perché le avevo rotto un po’ troppo le scatole !”. Le strizzò l’occhio e si allontanò.

Più tardi, in mensa, Julian disse ad Oliver, a cui nel frattempo la rabbia era sbollita : “Ho fatto pace con Elizabeth. Mi ha chiesto scusa....”.

“L’ho sentito” rispose, un po’ seccato, Oliver, il quale aveva assistito alla scena. “Ma mi spieghi perché con te si è flagellata mentre a me, che non c’entravo niente e mi ha pestato lo stesso, non si è neanche degnata di dire ‘crepa’ ?”.

In effetti... pensò Julian. Boh. Misteri dell’universo femminile...in particolare di un pianeta chiamato Elizabeth Anderson.

 

 

9. La nevrosi avanza

 

 

“Allora, ci muoviamo ?” disse Oliver battendo le mani per incitare i componenti di quell’assurda compagnia a mettersi al lavoro. Dovevano ancora cominciare e già tutti non vedevano l’ora che fosse finita.

“Dove diavolo si sono cacciati Mark, Julian e Jack ? Avevo detto che dovevamo trovarci tutti qui alle quattro e mezza precise, e quelli ancora non si vedono” continuò nervosamente Oliver guardando fuori dalla finestra dell’Auditorium per vedere se i ritardatari arrivavano. Gli altri finsero di non averlo sentito e continuarono a farsi i loro affari. Ad un tratto, approfittando di un attimo di silenzio, Benjamin salì sul palco e, dopo aver spinto in fuori il petto, appoggiato una mano sul fianco e steso in fuori l’altra, iniziò a declamare :

“Ora l’inverno del nostro scontento...”.

“Ma che sta dicendo ?” chiese Tommy a Paul.

“Che ne so ? Questa parte non c’è nemmeno nel copione” rispose il ragazzo iniziando a sfogliare le pagine del dattiloscritto.

“...è resa estate gloriosa da questo sole di York...” continuò Benjamin.

“No che non c’è” intervenne Oliver avvicinandosi, sempre più seccato, ai due amici. “Quel deficiente sta recitando il ‘Riccardo III’ !”.

“...e tutte le nuvole che...che...”. Qui Benjamin andò in crisi, ma si riprese quasi subito.

“...che incombevano minacciose sulla nostra casa...”

“...sono sepolte nel petto profondo dell’oceano. Ma bravo, complimenti !” disse Oliver in tono sarcastico, applaudendo l’amico e salendo sul palco. Gli altri li guardavano con aria perplessa.

“Davvero ti sono piaciuto, Ollie ?” disse Benjamin gongolando.

“Da morire, sei un attore nato... Piuttosto, dimmi : dove hai trovato quel monologo ? Sai, la mia memoria fa un po’ acqua e non ricordo queste parole in bocca a re Duncan...”.

“Oh, le ho prese da una rivista” rispose Benjamin, noncurante. “Parlava di un’altra opera del vecchio Willie, messa in scena non so dove... certo che colpiscono, vero ? Anzi, volevo giusto chiederti : visto che, a quanto ho capito, la mia idea sulla fine alternativa del re non ti è andata molto a genio...”. Oliver prima sbiancò, poi iniziò a diventare rosso come un peperone.

“...che dici di aggiungere questo monologo alla mia parte ? Mi sembra di grande effetto scenico, e poi l’ho già imparato...dai, cosa ne pensi ?”. Tutti i ragazzi si strinsero nelle spalle pensando che Oliver, il quale era ormai violaceo, si mettesse a sbraitare come al solito. E invece se ne stette calmo a guardare in faccia l’amico dalle grandi idee.

“Effetto scenico, eh ? Aggiungere alla tua parte, eh ?” disse, con la massima tranquillità.

“L’hai anche già imparato a memoria...e lo reciti anche bene,giusto ?”. Oliver mise una mano sulla spalla di Benjamin, che cominciava a capire l’aria che tirava.

“Sai cosa ti dico, Benji ?”.

“C...che cosa, Ollie ?”

“FILA A STUDIARTI QUELLO CHE C’E’ SCRITTO SU QUELLO STRAMALEDETTO COPIONE, BESTIA, INVECE DI ROMPERMI L’ ANIMA CON QUESTE BAGGIANATE ! ! !” sbottò Oliver, cogliendo tutti di sorpresa e spaventandoli a morte. Benjamin fece un balzo indietro e se la svignò di corsa.

“’ L’inverno del nostro scontento’...ma come si fa ad essere più stupidi ? ! ?” continuò Oliver, scendendo dal palco. “Già che ci siamo, aggiungiamoci anche ‘Essere o non essere’ e ‘O Romeo, Romeo.. ‘ ! Non studiano neanche la loro parte e pretendono di infilarci dentro roba che non ne ha niente a che fare ! Me lo dici cosa c’entra York con Macbeth ? Eh ? Me lo dici ? ! ?” urlò, rivolgendosi a Benjamin che si era rifugiato in fondo alla sala e si era fatto piccolo piccolo. “Visto che ti piacciono le citazioni, perché non ci mettiamo, che so, Banquo con il reggicalze e le scarpe col tacco, tipo ‘The Rocky Horror Picture Show’ ? Davenport sarebbe felicissimo ! ! !”.

Poi, voltandosi di scatto, gridò a voce ancora più alta : “E PERCHE’ QUEI TRE IMBECILLI NON ARRIVANO, CHE SIAMO GIA’ IN UN RITARDO CLAMOROSO ? ! ?”.

“Veramente i tre imbecilli erano andati a recuperare un po’ di legna e attrezzi per sistemare le scenografie, visto che il loro ingresso in scena non era previsto per oggi” disse con calma Jack, costringendo di nuovo Oliver a voltarsi.

“Siamo arrivati già da cinque minuti, ma tu eri troppo occupato a disintegrare Benji per notarci” disse Julian posando a terra un grosso fascio di assi. “Sai, non hanno ancora inventato il teletrasporto...”.

Oliver, sudando freddo, disse : “Va bene, scusatemi...sono un po’ nervoso... ma ora è meglio se cominciamo davvero”. Alzò la testa e si guardò intorno : “Beth, Lucy, Patty...Paul e Tom.” disse, sfogliando il copione e tornando sul palco. “Forza, scena prima. Che poi sarebbe la terza, ma lasciamo perdere...” continuò, pensando ai brutali tagli fatti da Davenport all’opera originale.

I cinque attori seguirono il regista sul palcoscenico. “Avanti le tre streghe” disse Oliver.

Le ragazze si misero in cerchio e, in coro, lessero ad alta voce :

“Siam le Sorelle Destinatrici,

 che se ne vanno per terra e per mare,

 mano in mano, tondo tondo

 tre volte di là, tre di qua,

 e per far nove ancora tre.

 Zitte ! La fattura c’è !”

Tommy fece un passo in avanti, emozionato. Il suo entusiasmo diminuì sempre di più, mentre si accorgeva che tutti tenevano gli occhi fissi su di lui. Con voce tremolante, lesse :
“Mai visto un giorno così brutto e bello...”.

Entrò in scena Paul-Banquo :” Quanto manca per Forres ? E che son queste vecchie grinzute malvestite (mamma mia, pensò Oliver, se Shakespeare sentisse questo scempio..”) ? Siete vive ? Mi capite ?Non parete nemmeno donne, tanto siete brutte !”.

“Sarai bello tu !” sbottò Lucy. Oliver fece cadere le braccia e disse :

“Lucy, era la battuta di Paul...”.

“Ah, scusa.”

“Però sono stato convincente, eh Ollie ?” disse il ragazzo, dando di gomito a Oliver, che con noncuranza rispose : “Sì, sì, va bene, andiamo avanti...”.

“Salute, Macbeth !” continuarono le tre ragazze. “Salute a te, Barone di...”.

FRENFRENFRENFRENFRENFREN !

Tutti girarono la testa per vedere da dove venisse quel rumoraccio.

“Mark, ma che diavolo stai facendo ? ! ?” disse Oliver all’amico che stava armeggiando con un seghetto.

“Non vedi ? Stiamo intagliando qualche asse per rinforzare questa schifezza di ‘castello’, se possiamo chiamarlo così ! Non vorrai che crolli proprio durante la recita ?” rispose Mark.

“Va bene, ma dovete farlo proprio adesso ?” disse Tommy, che cominciava ad innervosirsi.

“E quando, altrimenti ? L’ha detto Ollie che quelli che non provano devono lavorare !” disse Jack. Oliver fece un cenno con la mano e disse : “Okay, okay, continuate pure... dov’eravamo rimasti ?”.

“Salute a te, Barone di Cawdor, che re sarai domani !” continuarono le ragazze.

“Signore, perché...”

“Un momento, un momento” disse Oliver interrompendo Paul. “Tom, non startene lì come un baccalà, muoviti ! Qui tu dovresti essere intimorito da...”

“E secondo te non lo sono abbastanza ? ! ?” sbottò Tommy, che tremava come una foglia e sudava freddo. “Non ce la faccio più, Ollie !”.

“Ma Tom, non avevi detto tu che...”

BAMBAMBAMFRENFRENFRENFRENFRENBAMBAMFRENBAMBAMBAMBAMBAM !

Ci mancava il martello, pensò Oliver. Poi, alzando la voce, riprese : “...che sarebbe stato fantastico, che saresti stato un attore di prim’ordine eccetera ?”.

“Sì,ma non avevo ancora idea di come sarebbe stato veramente ! Solo l’idea che ci siano qua i ragazzi, bada bene, i nostri compagni di classe, mi manda nel pallone, figurati quando sarò davanti a tutta la scuola !”

“Insomma, Tom !” sbottò Oliver, decisamente arrabbiato “Devi farla finita con questa storia ! Tutti qui sono nelle tue stesse condizioni e...”

I DON’T KNOW WHY YOU ARE MEAN TO ME...

“Cosa cavolo... ?” disse Oliver interrompendosi di colpo.

...WHEN I CALL ON THE TELEPHONE...

Tutti si guardarono in giro, piacevolmente sorpresi, mentre Oliver si dirigeva deciso verso la sorgente da cui usciva la voce di Michael Stipe, cioè una radiolina che Mark aveva acceso, e la spense di colpo.

“Ma come, Ollie” protestò Mark “Pensavo che i REM ti piacessero !”.

“Sì, ma non adesso, pezzo di idiota ! Stiamo provando, se non l’hai ancora capito ! Come se non bastasse il casino che state facendo ! Se vuoi ascoltare la musica, fallo con le cuffie !”. Detto fatto, Mark fece spallucce e tirò fuori dallo zaino un paio di auricolari che si infilò subito, e poi ricominciò a lavorare.

“Ricominciamo da capo, è meglio ! “ disse Oliver tornando verso il piccolo manipolo di attori.

“Se ci interrompono ancora una volta giuro che...”

THESE WOOOOOOOORDS...YOU WILL BE MIIIIIIIIIIIIINE....

Questa volta non era la radio : era direttamente Mark, che si esibiva in un vocalizzo da paura. Oliver era verde.

“Io...io...non ci posso credere...” disse, coprendosi la faccia con le mani.

...ALL THE TIIIIIIIIIIIIIIIIME....

Oliver perse del tutto la calma e strappò via le cuffiette dalle orecchie di Mark urlando: “MA LA VUOI PIANTARE ? ! ?”.

Il ragazzo bisbigliò :”Scusa Ollie... ma non riesco a non cantare mentre lavoro...”

“E ALLORA CANTA SOTTOVOCE !” sbraitò in tutta risposta Oliver. “E’ la quarta volta che interrompiamo le prove, e abbiamo appena cominciato ! Non ne posso più, avete capito ? ! ? Se solo penso che dovremo tirare avanti in questo modo per un mese mi viene da vomitare ! ! ! Non avete idea della voglia che ho di mandare all’inferno voi e questa recita del...”

“Ollie, calmati !” intervenne Julian. “Se ti sente Davenport ti...”

“Davenport ? ! ?” lo interruppe Oliver. “Sai cosa gli dico, io, a Davenport ? ! ?”

“No, che cosa ?” risuonò una voce niente affatto rassicurante.

Oliver si voltò e impallidì nel vedere la minacciosa ombra del preside che, a braccia conserte, si stagliava contro la porta dell’Auditorium. Julian deglutì, pensando a ciò che attendeva l’amico.

“Forza, Hutton, cos’è che dovresti dirmi ?”

“Ahem...eeeh....ecco...” balbettò Oliver. “...che...che lo spettacolo deve continuare, sì. Certo. Come diceva il poeta .... Bene ! Forza, ragazzi, tutti in scena...” disse con voce rotta, battendo le mani che gli tremavano come foglie. Se non sviene ora vuol dire che è proprio una roccia, pensò Paul.

“Aspetta, aspetta, Hutton” disse il preside raggelando ulteriormente il ragazzo.”Volevo parlarti un attimo. Vieni” ed entrambi uscirono dalla sala. Subito scattarono i commenti tra gli altri ragazzi. Jack sosteneva che Davenport avrebbe sostituito Oliver ; Stephen addirittura credeva che l’avrebbe sospeso, mentre Maddy era sicura (e Tommy pregò che avesse ragione) che il preside sarebbe stato magnanimo con tutti e avrebbe abolito la recita per quell’anno e tutti quelli a venire (Amen, pensò Philip). Ad ogni modo, i ragazzi decisero di impegnarsi al massimo e prendere un po’ più sul serio la cosa.

“Facciamolo almeno per Ollie” disse Maddy. E gli altri furono d’accordo.

Comunque, riguardo alla conversazione tra Oliver e Davenport si sbagliavano tutti.

Appena furono fuori dalla porta, il preside disse : “Allora, Hutton, come procedono le cose ?”

“Come vuole che vadano ? Baker ha il terrore del palco, la Anderson ha pestato Ross (e anche me, se non l’ha notato), Price ha le manie di grandezza, a nessuno importa un accidente di quello che stiamo facendo e io sto per avere un esaurimento nervoso. A parte questo, tutto bene, grazie.”. Detto ciò, aggiunse : “Ah, e siamo ancora alla prima scena...immagini quello che succederà più avanti !”.

“Beh, direi che non è decisamente un buon inizio ! Ma...tenete duro, vedrete che tutto si sistemerà”. Davenport si voltò e fece per andarsene, ma si voltò di nuovo e aggiunse : “Ah, se hai qualche problema, ricordati che mi puoi trovare...”

“...il lunedì fino alle 10.30 .... Grazie, professore”, disse Oliver sospirando. E tornò al suo infame lavoro, lasciando il preside con la netta sensazione che la faccenda sarebbe davvero stata più complicata del previsto. Comunque Davenport aveva deciso che ormai di tutto ciò non gli importava più di tanto, visto che i ragazzi dovevano sbrigarsela da soli. Al massimo avrebbe scaricato tutta la colpa di un eventuale disastro su Hutton. Questi studentelli che si spacciano per intellettuali, pensò. Almeno, così gli fece comodo pensare.

 

 

10. Si cercano soluzioni

 

 

Fino al lunedì successivo le cose migliorarono. Tutti cercarono di impegnarsi al massimo, almeno per tener buono Oliver che stava seriamente pensando di spararsi un colpo in testa. L’unico che aveva ancora dei seri problemi era Tom, che, oltre a non riuscire a spiccicare una battuta senza balbettare, cominciava anche a soffrire d’insonnia, almeno a giudicare dalle occhiaie che aumentavano ogni giorno. Ma i ragazzi erano certi che avrebbero trovato un modo per tranquillizzarlo a dovere, a costo di imbottirlo di sedativi.

Quindi, a quanto sembrava, tutto avrebbe dovuto procedere liscio come l’olio, e la recita si stava rivelando come tutti l’avevano immaginata : una noiosa seccatura che nessuno aveva potuto evitare.

E invece l’imprevisto era proprio dietro l’angolo...e aspettava alcuni dei nostri amici.

 

 

  
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