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Autore: Alley    13/06/2013    5 recensioni
Il Natale è appena cominciato e nessuno, in quella stanza, vuole che finisca.
Cinque Vigilie di dolore e solitudine, cinque storie di abbandono e delusione. La vita è stata inclemente con Tony, Natasha, Clint, Steve e Bruce, ma non è mai troppo tardi per tornare a credere nel Natale.
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Natale non è un giorno o una stagione, ma uno stato d'animo
-J. C. Coolidge

24 Dicembre 1990

Nei ricordi di Tony, Natale è assenza e una tavola apparecchiata per due.

Tony lancia un’occhiata desolata alla sedia vuota a capotavola e prende posto di fronte alla madre. Vestita a festa, fasciata d’oro e di rosso come il maestoso abete alle sue spalle, a Tony non è mai parsa così incantevole. È così ad ogni Natale. Forse è l’ombra di tristezza che le vela lo sguardo a renderla tanto splendida, dolorosamente bella come soltanto una donna infelice sa essere.
Nel silenzio carico di luci e ghirlande risuonano il lieto coro proveniente dall’esterno e i muti sospiri di una moglie e di un figlio seduti ad un tavolo troppo opulento per sole due persone e troppo grande per due persone sole.
I doni giacciono ai piedi dell’albero, una montagna di scatole infiocchettate e ipocrisia confezionata. Quando scocca la mezzanotte, Tony torna in camera sua senza degnarli di uno sguardo.
Fuori dalla finestra le voci continuano a cantare, armoniose e squillanti, e Tony si sente improvvisamente fuori posto, una nota stonata in quella melodia gioiosa ed entusiasta.
Il Natale è appena cominciato e lui non vede l’ora che sia domani.
 

***

24 Dicembre 1993

Nei ricordi di Natasha, Natale sa di Vodka, morte e neve sciolta.

Mosca è uno scintillante gioiello di gelo, soffice come la neve che imbianca case e strade e dura come il ghiaccio che rende l’asfalto liscio e scivoloso.
Il freddo della notte punge come aghi acuminati, sferza le guance smunte e pallide e la pelle celata da stracci impotenti davanti allo spietato Inverno russo, scuote le membra intirizzite e stanche di chi trascorre la vigilia sotto il cielo anziché sotto un tetto.
Natasha beve un altro sorso di Vodka. L’alcol le pizzica il palato e le infiamma la gola, ma non attenua il tremore che la scuote e lei beve ancora. Il fremito non accenna a scemare e allora Natasha s’arrende e cede la bottiglia alla donna al suo fianco, stretta in una coperta lacera, fatta più di toppe che di stoffa. Quella resta immobile e silente, pare una statua sfasciata sul punto di andare in frantumi. È l’ennesimo Natale che Anastasia trascorre sotto un ballatoio malfermo e Natasha pensa che l’esperienza le abbia insegnato che nemmeno la Vodka può nulla contro la ferocia della vernata natalizia.
La neve continua a cadere imperterrita, fitta e delicata, ed è incantevole, quasi seducente, la grazia con cui si posa sul mondo e lo dipinge di bianco. Natasha allunga un braccio oltre la balconata che la sovrasta e schiude la mano, le dita sottili bianche come petali d’orchidea. Un fiocco immacolato si deposita al centro del palmo e si scioglie, talmente in fretta da non lasciarle nemmeno il tempo di ritrarre il braccio e poterlo osservare più da vicino.
Natasha si stringe negli squallidi cenci che l’avvolgono e volta appena il capo verso Anastasia. Nota che le nubi di vapore in cui il freddo condensava i suoi respiri fino a poco prima sono scomparse e la morsa di gelo le avvinghia il cuore e le mozza il fiato.
"Mamma?"
Silenzio.
La neve è una cascata pura e densa che nasconde ogni cosa.
Il campanile di Ivan il Terribile suona la mezzanotte e Natasha afferra la bottiglia, se la porta alle labbra e la svuota in un istante.
Il Natale è appena cominciato e lei non vede l’ora che sia domani.
 

***


24 Dicembre 1991

Nei ricordi di Clint, Natale ha i volti sconosciuti del pubblico pagante.

Finalmente le luci si spengono e la platea comincia a defluire. Clint, adagiato contro il bordo della pista, la faretra in spalla e l’arco ancora in mano, osserva gli spalti svuotarsi e la fiumana di gente scorrere lentamente verso l’uscita. Lo spettacolo della Vigilia è sempre affollatissimo e lui proprio non capisce cosa spinga tante famiglie a trascorrere un giorno speciale come il ventiquattro Dicembre sotto quel misero tendone a guardare gente che si lancia in mezzo a cerchi in fiamme o infila la testa nelle fauci di un leone o indossa ridicoli e pomposi costumi - o scocca frecce - illudendosi di divertire i presenti.
Il circo è un mondo di sorrisi artefatti e instabilità e solitudine permanenti. Lo detesta a tal punto da rimpiangere le pareti asettiche dell’orfanotrofio e, se non fosse costretto a lavoravi, non vi si avvicinerebbe nemmeno.
Una bambina tinta di rosa sfreccia arzilla tra i sedili vuoti, scansa un manipolo di persone ferme a chiacchierare e si lancia verso gli scalini che precedono l’uscita. Nel tentativo di superarli con un balzo inciampa e rovina sul pavimento polveroso. L'impatto è tanto violento che Clint trasalisce e compie qualche passo verso di lei per soccorrerla, ma prima che la raggiunga una donna compare al suo fianco e si china con le braccia protese. La piccola piange a dirotto mentre la donna si inginocchia accanto a lei e le sorride, un sorriso calmo e rassicurante. L’aiuta a sollevarsi, le cinge le spalle e deposita sulle guance rosse e bagnate un bacio per ogni lacrima versata. Clint le ammira rapito e adesso pare lui il pubblico, intento ad assistere ad uno spettacolo di cui ha sognato per una vita intera di essere protagonista. La bimba si rialza e intreccia le dita paffute a quelle della madre. Il giovane arciere sente una fitta lancinante trafiggergli lo stomaco nel momento esatto in cui le due mani si allacciano. Non è tristezza né invidia né collera, è qualcosa che le mescola e le trascende e che è stranamente simile alla malinconia. È uno strano dolore; morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai.
Mamma e figlia scompaiono oltre l’uscio e, pochi minuti dopo, anche l’ultimo spettatore lascia il tendone, che resta vuoto e desolato come un deserto, mentre la mezzanotte pone fine alla Vigilia.
Il Natale è appena cominciato e lui non vede l’ora che sia domani.
 

***


24 Dicembre 1940

Nei ricordi di Steve, Natale ha il sapore amaro del rifiuto e della sconfitta.

Brooklyn brilla di luci fioche e addobbi modesti, attende il Natale con sobrietà e senza eccessi. Un abete discreto si erge nel salotto di casa Rogers, agghindato da fili d’argento e nastri blu, e fa da sfondo alla figura gracile e cupa abbandonata in un angolo del divano. Steve ha il capo chino di chi si è ormai arreso alla propria sorte e non spera nemmeno che sotto l’albero ci sia, tra i doni, una possibilità di riscatto, un’opportunità nuova da cogliere e coltivare.
La radio racconta di scontri e feriti, di bombe e nemici, e forse è ingiusto e crudele e persino folle provare invidia per chi trascorre la Vigilia di Natale al fronte, circondato da morte e solitudine, ma lui non riesce a farne a meno.
Un sospiro afflitto si sovrappone alle notizie che la radio continua a vomitare e, un istante dopo, il cigolio della porta si mescola al bollettino di guerra.
La signora Rogers ha il volto buio e inquieto delle madri affrante e Steve si sente in colpa per aver rovinato un giorno a lei tanto caro con i suoi malumori e i suoi rimpianti. Si solleva a fatica e spegne la radio, come se così facendo mettesse a tacere anche il dolore provocato dall’ennesimo diniego e dall’esser sempre e irrimediabilmente inadeguato, sempre troppo debole, sempre troppo poco.
Steve torna a sedersi e lancette dell’orologio a muro segnano la mezzanotte.
Il Natale è appena cominciato e lui non vede l’ora che sia domani.
 

***

24 Dicembre 2011

Per Bruce, il Natale è un altro giorno di cui aver paura.

Il vano in cui alloggia è di per sé molto simile ad una catapecchia, ma Bruce, spargendo abiti, libri, strumenti da lavoro, effetti personali di vario tipo e altri oggetti non meglio identificati in ogni angolo e in maniera indiscriminata non contribuisce di certo a migliorare la situazione. Qualcosa gli dice che trovare lo spazzolino si rivelerà un’impresa molto più ardua di quanto credesse.
Indeciso sul punto da cui cominciare le ricerche, prende tempo facendo scorrere lo sguardo lungo il mare di cianfrusaglie, nella speranza di avere un colpo di fortuna e riuscire ad individuarlo senza dover rovistare per ore. Naturalmente, il colpo di fortuna non arriva.
Bruce si gratta la nuca e storce le labbra in una smorfia scoraggiata. Dovrebbe proprio mettere ordine.
Rassegnato, comincia a frugare tra il ciarpame. Si imbatte nella scarpa che non era riuscito a trovare quella mattina – ed era stato un dramma più grande di quanto si possa pensare, perché di scarpe ne ha un solo paio e non è stato affatto piacevole né tantomeno dignitoso recarsi dai suoi piccoli pazienti con solo un calzino a ricoprire il piede sinistro – nel manuale di fisica quantistica che, ora che ci pensa, non gli dispiacerebbe riprendere a studiare, nella cintura che aveva perso la settimana scorsa e in un’altra miriade di cose che, in quel momento, non gli servono a nulla, ma dello spazzolino nessuna traccia. Stanco di stare carponi a setacciare il pavimento, si solleva e si avvicina al pc. Probabilmente – sicuramente – anche quella sera non riuscirà a collegarsi – la linea è un miraggio, in quel quartiere povero e arretrato di Calcutta - ma tentare non nuoce.
Sta per cliccare sull’icona di Internet quando lo sguardo gli cade sulla barra in basso e, nel leggere la data odierna, non può fare a meno si sgranare gli occhi. È la Vigilia di Natale. È la Vigilia di Natale e lui se n’è reso conto pochi minuti prima che giunga al termine e in maniera del tutto casuale.
C’era stato un tempo in cui attendeva il Natale in maniera tanto spasmodica da contare le ore che lo separavano dall’arrivo di Babbo Natale. Quanto era passato da allora? Tanto, talmente tanto che gli sembra di non averlo mai vissuto realmente.
Dovrebbe proprio mettere ordine, sì, e non soltanto nella sua camera.
Bruce sospira pesantemente e i suoi pensieri volano lontano, dall’altra parte del mondo, dove gli affetti che ha perso sono in procinto di scambiarsi doni ed auguri che lui non riceverà, né oggi, né il prossimo anno, né…
L’ultimo minuto della Vigilia si consuma e il display segna la mezzanotte.
Bruce abbassa lo schermo con un gesto nervoso e si abbandona sul letto, schiacciando la pila di abiti ammucchiati al centro del materasso.
Il Natale è appena cominciato e lui non vede l’ora che sia domani.
 

***

21 Dicembre 2012

Quando Pepper varca la soglia con le braccia colme di buste e borse e in perfetto equilibrio su un paio di tacchi vertiginosi Phil pensa che, in quella casa, il vero supereroe sia lei.
"Bentornata, signorina Potts" la saluta Jarvis cordiale "Come sono andate le compere natalizie?"
"Sono distrutta" sbuffa Pepper e lascia cadere tutto sul pavimento "Ma per il resto tutto ok."
Phil increspa appena la fronte; se c'è una cosa di cui è certo è che tutte le donne del mondo pagherebbe per apparire distrutte come Virginia Potts.
"C’è un ospite, signorina Potts."
"Un ospite?"
Pepper si volta, diretta verso il salotto; quando lo vede, sgrana gli occhi e sfoggia un sorriso ancor più brillante. Phil le sorride a sua volta e Pepper gli va incontro quasi correndo – perché Pepper Potts riesce persino a correre su quel paio di trampoli e lo fa con una grazia ed una disinvoltura che le più grandi top model di tutti i tempi possono soltanto sognare.
"Phil!"
Il suo abbraccio lo travolge e lo scalda e Phil si congratula con se stesso per aver deciso di andare a farle gli auguri di persona, invece di telefonarle.
"Che bello vederti!"
"Anche per me lo è."
Pepper indietreggia di qualche passo, le labbra ancora piegate verso l'alto. C’è qualcosa di strano, in quel sorriso, una sorta di segreto nascosta tra la curva che le disegna sulla bocca. Per via del suo lavoro, Phil è bravo a cogliere certi dettagli.
"Sarei voluto passare tra qualche giorno, ma sono pieno di impegni e non ho voluto sprecare l’occasione di farti gli auguri."
"Sono felice che tu sia venuto. Grazie."
Pepper sposta lo sguardo su un punto alle spalle di Phil e, senza aggiungere altro, si avvicina alle buste adagiate sul pavimento e comincia a frugare al loro interno. Dopo una breve ricerca tira fuori una scatola fasciato di rosso, si solleva soddisfatta e gliela porge. "In ogni caso, sarei venuta da te per darti questo."
Phil è tanto bravo a cogliere certi dettagli sul viso altrui quanto a nasconderli sul proprio, ma in quel momento è colto da una sorpresa tanto profonda da non riuscire a dissimularla. Sposta freneticamente lo sguardo da Pepper al pacco ed avverte un leggero pizzicore spandersi lungo le guance. "Pepper, non avresti-"
"Certo che avrei dovuto" lo interrompe lei, risoluta "Senza i regali, Natale non sarebbe Natale."
Phil sorride timidamente ed afferra il dono.
"Agente!"
La voce di Tony è tanto squillante da farlo sobbalzare e la scatola quasi gli cade di mano. Pepper aggrotta la fronte e lancia al compagno un’occhiata torva che a Phil non piace per niente.
"Un regalo per me?" domanda Tony entusiasta, fissando il pacco che Phil stringe tra le mani "Non avresti dovuto!"
Phil fa per ribattere, ma Tony si è già avventato sulla scatola e per poco non gliela strappa di mano.
"Ovviamente è soltanto una frase di circostanza. Avresti dovuto eccome, dal momento che io-"
"Tony."
Le braccia di Tony si bloccano a metà strada e la testa si volge verso la compagna, il cui volto è contratto in un’espressione tutt’altro che rassicurante.
"Per prima cosa, quel regalo non è per te e per seconda…Hai riparato il sistema di sicurezza, vero?"
Il sorriso sfolgorante di Tony si affievolisce appena e la smorfia di Pepper diviene ancor più arcigna.
"Certo che l’ho fatto, tesoro." Phil non deve impiegare nemmeno un quarto delle sue doti di spia per capire che sta mentendo.
"Davvero?" chiede Pepper piccata ed è spaventoso quanto sottili siano divenute le sue labbra "Allora come ha fatto Phil ad entrare se io non ero in casa e tu non gli hai aperto la porta?"
Sul volto di Tony appare la faccia colpevole di chi è stato colto in flagrante, ma è solo un attimo prima che venga sostituita da un'espressione volutamente severa. "Jarvis" tuona "Quante volte devo dirti di non far entrare nessuno senza il mio consenso?"
"Mi spiace contraddirla, signore, ma-"
"J., non mi risulta che nel tuo database figuri la voce insubordinazione, quindi-"
"Basta."
Tony ammutolisce e Pepper riprende a parlare prima che Phil abbia il tempo di intervenire per stemperare gli animi. "Non importa, Tony" Phil sa bene che quelle parole stanno per ne riparleremo quando saremo soli "Piuttosto, di' a Phil la cosa che dovevi dirgli."
Tony corruga la fronte e le rivolge un’occhiata confusa. "Dovevo dirgli qualcosa?"
", dovevi."
La voce di Pepper è tagliente come una lama e Phil non è sorpreso dall’improvvisa reminiscenza di Tony: il tono adirato di Pepper Potts è più efficiente di una cura a base di fosforo.
"Quella cosa, giusto!"
"Digliela."
Tony esita e Phil non capisce se il motivo per cui lo faccia sia imbarazzo, dissenso nei confronti dell’idea di Pepper – perché, qualunque cosa debba dirgli, si tratta senza dubbio di un’idea di Pepper – o altro. A giudicare dalla sua espressione, tutte e tre le cose.
"Agente, a Pepper farebbe piacere-"
"A noi farebbe piacere."
"-se tu e gli altri passaste con noi la Vigilia di Natale."
A Phil quasi cade di mano il regalo. Eppure una volta – fino a cinque minuti prima – riusciva a controllare benissimo le proprie reazioni…
"Ma sei hai altri impegni non importa, ce ne faremo una ragione."
Pepper gli rifila una gomitata ad occhio dolorosa – e anche a giudicare dal mugolio di Tony – e, un istante dopo, Phil sente la propria voce accettare – "molto volentieri" – l’invito, senza nemmeno attendere il consenso del suo cervello.
 

"Il vero messaggio del Natale è che noi tutti non siamo mai soli"
-T. Caldwell


24 Dicembre 2012

"È per colpa di persone come te che Babbo Natale ha deciso di andare a trovare la gente una volta l'anno, Capitan Ingrato!"
"Ingrato?" Steve storce le labbra in una smorfia esasperata e lancia un’occhiataccia al pacchetto appena scartato "Non è una questione di gratitudine Stark, ma di buon gusto."
La scena è tanto divertente che Clint ha smesso di ripulire  il vassoio di dolci portato da Pepper per poterle dedicare tutta la sua attenzione. Natasha, seduta sul divano accanto a Bruce, si gode il tepore del caminetto – non si è spostata da lì un solo istante, pare che non ci sia nulla al mondo che desideri più di quel calore – e, con lo sguardo basso diretto verso i propri piedi, ammira le scarpe – con tacco rigorosamente dodici – che Pepper le ha regalato e che ha voluto subito indossare. Coulson pare l’unico a non trovare il siparietto terribilmente spassoso – niente che irriti o metta in imbarazzo il Capitano è divertente – e Pepper, seduta accanto a lui, è indecisa se scoppiare a ridere o prendere Tony a calci.
"Non capisco quale sia il tuo problema."
"Non mi sorprende che tu non lo capisca" replica Steve piccato; Coulson annuisce con condiscendenza "Ti sembra normale regalare dei contraccettivi per Natale?"
"Steven, Steven" lo blandisce Tony "So che ti sembra impossibile ma, prima o poi, ti serviranno."
Pepper si accorge che la mezzanotte è appena scoccata ed è felice di aver un valido pretesto per sedare la lite.
"Buon Natale a tutti!" esclama, prima che Steve abbia il tempo di replicare, e un coro di auguri si leva nel salotto piano di regali e di entusiasmo. Il luccichio commosso che brilla negli occhi di Bruce è tanto luminoso da accecarla e Pepper capisce perché Tony gli voglia così bene.
Il Natale è appena cominciato e nessuno, in quella stanza, vuole che finisca.




























Note
Con questa one shot, volevo augurare a tutti voi un buon Na...Ah no aspè, ho sbagliato periodo! Battute idiote a parte, mi spiace continuare a bombardarmi con i miei scritti, ma oggi è successa quella cosa terribile che mi succede ogni tanto, ossia l'ispirazione mi ha folgorata e non ho potuto fare a meno di scrivere per tutto il giorno - sono al pc da circa sei ore, mia madre a breve mi porterà via con la forza - e non mi va di tenere in serbo questa storia fino a Dicembre.
Dietro a tutto questo c'è il fangirlismo sfrenato e delitante da cui sono affetta a causa dell'universo Marvel e delle splendide storie che ho divorato in quest'anno di permanenza su EFP. Probabilmente non è veritiero - che i Vendicatori trascorrano il Natale insieme, intendo - ed è troppo smielato etc, ma sentivo il bisogno di mettere nero su bianco quanto partorito dalla mia mente bacata e condividerlo con voi. M'è dispiaciuto tantissimo non inserire Thor, ma non sapevo come raccontare e render realistico un ipotetico legame tra una festa tipicamente midgardiana come il Natale ed una divinità norrena - limite mio, chiedo venia.
Purtroppo mi tocca annoiarvi con parecchie burocrazia, ma non posso esimermi dall'inserire alcune - tante - note:
- La scena dedicata al Natale del piccolo Tony è legata, come probabilmente avrete dedotto, all'assenza del padre e alla scarsissima considerazione da lui dedicata alla propria famiglia, persino in un giorno speciale come la Vigilia di Natale
- Quel che accade a Natasha nel Natale del '93 è frutto della mia fantasia - mi auguro che non abbia davvero perso la madre la notte di Natale, povera stella *cuore*
Il campanile di Ivan il Terribile esiste davvero, è "la torre più alta del complesso del Cremlino di Mosca, con un'altezza totale di 81 m" (cit. Wiipedia)
- Per quanto riguarda Clint, mi sono ispirata alla sua versione fumettistica: "Mandato in un orfanotrofio in tenera età a causa della morte dei suoi genitori, Clint Barton fuggì a quattordici anni per unirsi a un circo" (cit. Wikipedia)
- La storia presenta altre citazioni, oltre a quelle scritte in neretto. La prima è "È uno strano dolore; morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai" di Alessandro Baricco e la seconda "Senza i regali, Natale non sarebbe Natale", tratta da "Piccole donne" di L. M. Alcott. Ringrazio _Maria_ per avermelo fatto conoscere ed apprezzare. In fine, la battuta di Tony con cui si apre l'ultimo pezzo è una semi-citazione di Victor Borge: "Babbo Natale ha avuto una brillante idea: andare a trovare la gente una volta l'anno".
Che dire? M'è piaciuto tantissimo scrivere questa storia e mi sono anche un tantino emozionata, nel farlo, pertanto spero che possa lasciare qualcosa a chi avrà il tempo e la pazienza di leggerla.
*si defila*

ANGOLO PUBBLICITARIO: A proposito di storie natalizie fuori periodo e capaci di trasmettere qualcosa al lettore, mi permetto di segnalarvi una shot bellissima scritta poco tempo fa dalla mia dolce metà. Lo spirito natalizio di Pepper è tratto proprio da questa storia: Joyeux Noël .

  
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