Una volta, vicino casa mia, si trasferì una famiglia: Una giovane coppia con una tenera bambina a seguito.
Notai immediatamente qualcosa di strano.
I genitori della bambina erano smorti, con gli occhi spenti e stanchi, tristi, e non uscivano mai di casa.
La bambina, al contrario, stava sempre in cortile, sorrideva a tutti.
Sembrava una bambola di porcellana: dalla carnagione bianca e i riccioli biondi, gli occhi erano due cristalli e il sorriso illuminava più del sole.
Era buffa però, perché giocava sempre con una palla: la stessa palla azzurra e rovinata di tutti i giorni.
Si metteva al centro del giardino e palleggiava anche per ore.
Io la osservavo dalla finestra della mia soffitta, dove spesso mi appostavo per scrutare i vicini.
Avevo sedici anni e abitudini piuttosto strane.
Un giorno successe che la bambina smise di colpo di giocare e si girò verso di me.
Mi fissò negli occhi come se sapesse che, dal giorno in cui si era trasferita a quel momento, l'avevo sempre osservata.
Balzai all'indietro e, dopo pochi minuti, la palla tornò a rimbalzare.
Decisi di non avvicinarmi più alla finestra, ma il giorno successivo, quando uscii di casa verso le sette per buttare la pattumiera, la bambina fece capolino dalla staccionata.
Mi guardò e io ricambiai, ma il suo sguardo sembrava vuoto. Sembrava che non stesse guardando nulla.
Chi diceva che avesse gli occhi come due cristalli sbagliava: erano due veri e propri pezzi di vetro.
Mi sorrise e poi, con la voce squillante, disse:
"Vieni a giocare con me?"
Rimasi spiazzata e le confessai che non potevo perché dovevo studiare (cosa non vera), e lei allora commentò:
"Giocheremo la prossima volta."
Poi sparì dietro la staccionata e riprese a palleggiare.
Il giorno dopo sentii suonare il campanello verso le sette, e quando aprii la porta:
"Vieni a giocare con me?"
E così il giorno successivo, e il giorno successivo ancora, e ancora, ancora, ancora.
Decisi di mettere fine a tutto, andando a parlare con i genitori, dicendogli che loro figlia dovevano coccolarsela un po' di più.
Ma quando esposi loro la questione, questi mi guardarono come fossi pazza:
"Veramente Margaret è morta mesi e mesi fa in un incidente... Giocava con la sua palla, e accidentalmente le sfuggì in mezzo alla strada... Quella macchina non frenò in tempo."
Sentii il sangue gelarmi nelle vene quando uscii da quella casa, inciampai su quella stupida palla azzurra e caddi in mezzo alla strada.
Due luci, un rumore assordante, e poi il buio.