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Autore: Stardust Queen    13/06/2013    4 recensioni
Wendy Louise Johnson non era una semplice ragazza come credeva, lei era molto di più.
Sotto i suoi imprevedibili occhi dorati scorreva il potere degli dei, perchè lei non era una semplice semi-dea, lei era molto di più...
Il suo punto debole: Percy Jackson
Amore, odio, tradimenti e spade sguainate. Questa è Pandora.
ATTENZIONE: SE LEGGERAI LA STORIA, NON SMETTERAI MAI DI LEGGERLA.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grover Underwood, Luke Castellan, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Cara Zoe                                                                                                                                   08/06/2013

Adesso che è finita la scuola, avremo più tempo per vederci e soprattutto posso concentrarmi di più sulla mia vita. Ultimamente stanno succedendo cose strane... Da quando ho compiuto 12 anni che mi tengono sotto controllo, sia a casa che a scuola. Mi sento sempre osservata. Spero solo che non abbiano ingaggiato qualche spia! Comunque non succede solo a me, anche agli altri ragazzi e ragazze succede questo. Ci sentiamo sempre osservati. La situazione sta degenerando. La signorina Ofelia ci ha vietato di usare cellulari e computer, e questo è il motivo per cui ti scrivo questa lettera. Non vedo l’ora di tornare a casa a spassarmela con te e con Alice. Siete le uniche che non mi trovano strana!

Un bacio, Wendy


Guardai la lettera prima di imbucarla definitivamente, come se fosse il gioiello più prezioso  che esista al mondo. Prima di imbucarla le diedi un bacio in modo che arrivasse a Zoe. Entrai a scuola con lo sguardo di tutti addosso e ritornai nella mia classe. La signorina Odette mi accolse con il suo meraviglioso sorriso celato da due labbra rosso fuoco e dalla pelle ambrata nascosta da una folta chioma di capelli castani. La lezione riguardava i miti greci. Una figata! Chissà perché il latino e il greco mi hanno sempre affascinato... La prof. mi guardava con un certo scintillio negli occhi castani soprattutto quando prese l’argomento di una donna nella mitologia greca.

-“Pandora, era il suo nome. La donna più bella di tutte. Zeus la fece creare per punire gli uomini per il furto del fuoco divino. Tutti gli dei regalarono a questa fanciulla qualcosa. Bellezza, astuzia, curiosità... Ella sposò Epimeteo da cui ebbe Pirra.”
La professoressa sembrava totalmente assolta nei suoi pensieri, ma io non ero molto affascinata da questa storia. Perché devono sempre usare la donna come arma, non potevano scagliare due saette e farla finita qui? No, dovevano per forza rovinare la vita ad una giovane fanciulla. La lezione terminò in fretta e ce ne scappammo tutti fuori come dei giocatori di rugby che corrono verso il povero ragazzo con la palla. Era una lotta uscire, anzi una guerra. Chi si gettava a terra, chi invece scavalcava la fila, chi invece pregava. Certo che la mia scuola era pazza. Cerci di farmi spazio tra quei scimmioni con i gomiti, ma una mano mi afferrò per il cappuccio e mi tirò a se. Una ragazza bionda con occhi blu vispi mi sorrise divertita.

-“Ti diverti, scema?” dissi afferrandole la mano

-“Abbastanza. Allora, cosa faremo quest’estate?”

-“Non lo so, Alice. Vorrei divertirmi, ma ultimamente mi vietano tutto.”

-“Anche mio padre mi ha vietato tutto...”
Ci guardammo in faccia. Cavolo! I suoi occhi azzurri erano troppo belli e non potevano di certo competere con i miei semplici marroni. Prendemmo lo zaino e ci dirigemmo fuori, la mamma ci aspettava con la sua Cadillac rossa decappottabile. Insieme a lei, c’era un ragazzo dai capelli arruffati e occhi vispi: Grover. 
 
-“Grover!” corsi ad abbracciarlo lasciando cadere lo zaino. Lui cercò di trattenersi sulle stampelle e mi accarezzò i capelli. Alice ci raggiunse subito dopo, facendo rimanere a bocca aperta Grover. Lui ha sempre avuto una cotta in segreto per Alice. Da quando lo conosco, non le toglie gli occhi di dosso. Fossi maschio, non lascerei scappare una ragazza bella come lei. La mamma mi abbracciò come se non mi vedesse da anni e prese gli zaini che furono gettati dentro il portabagagli.

-“Allora, pronte per le vacanze?” chiese Grover aggiustandosi il cappellino dei Chicago Rush.

-“Certo che si, Grover! Non vedo l’ora di rilassarmi.”

-“Già... Acqua Park, pic-nik, mare, sole...”  disse Alice sognando ad occhi aperti. Grover rimase a guardarla e quando lei si sentì osservata, le sue guance divennero rosse per la vergogna. Mamma rimase zitta per tutto il viaggio, ci guardava come se da un momento all’altro dovesse piangere. Arrivammo a casa e cominciammo ad urlare come scimmie impazzite. Aprì la porta di casa e lo spettacolo a cui assistetti non era uno dei migliori. Un uomo grasso, sporco di sudore e terra, ruttava e scorreggiava sul divano. Il suo nome è Frank. Frank è il nuovo compagno di mia madre. Non sarà un don Giovanni, ma se piace a lei... Bleah! Quale donna amerebbe uno come lui, un maiale. Ci guardò dalla testa ai piedi, e tra un rutto e l’altro si alzò.

-“Gloria! Che ci fanno questi mocciosi qui?”

-“E’ finita la scuola, Frank.” Dissi riluttante.

-“Piccoli demoni! Rompete sempre le palle.” Giuro che lo stavo per ammazzare. Avrei voluto infilargli in gola quella bottiglia di birra che trangugiava avidamente.  
Presi le chiavi di casa e portai i miei amici fuori per non farli assistere ad un omicidio. Mamma ci guardò rammaricata e se ne andò dentro a subire le offese di quel porco.

-“Mi dispiace per lo spettacolo...”

-“Non preoccuparti, Wendy. Non è mica colpa tua? Quello è un maiale.”
Grover rideva sotto i baffi e si ammutolì quando Alice lo guardò con il suo sguardo assassino. Ce ne andammo in centro e andammo a Central Park a respirare la libertà. Ci sedemmo su una panchina e parlammo del più e del meno, come semplici amici, ma qualcosa turbava l’aria. Lo sentivo. Grover attizzò le orecchie, come un segugio e cominciò a pasticciare con le mani. Lo sentiva anche lui. Tutto ad un tratto, Central Park era vuoto. I cani non pisciavano più, le vecchiette non davano più da mangiare ai piccioni e i vecchietti non si prendevano più a parolacce per le partite a scacchi. Un uomo incappucciato si avvicinò con passo lento alla nostra panchina. Grover ci fece segno di andarcene, ma era troppo tardi. Quando ci girammo, un enorme cane a due teste ci apparve vicino. I suoi lunghi denti a sciabola fecero diventare bianco il povero Grover.

-“E’ Ortro! Urlò Grover che gettò le stampelle e cominciò a correre. Noi facemmo lo stesso. Quel coso ci stava dietro e non intendeva lasciarci andare. Come avevamo fatto a non accorgerci di tale bestione? Le urla dei miei amici erano strazianti, ma la paura ci stava divorando vivi. Alice inciampò e cadde. Grover rimase a guardarla, ma aveva paura. Io cercai quel poco di coraggio che avevo in petto e l’aiutai prima che il mostro ci raggiungesse.

-“Coraggio! Alzati!”

-“Sono incastrata! Scappa! Non pensare a me!”

-“Stai zitta, Alice! Grover, aiutami!” urlai mentre cercavo di tirare fuori il piede della mia amica da una buca. Quel coso ci raggiunse e spalancò le fauci, mostrandoci tutti i suoi denti e il suo alito. Una scossa attraversò la mia mano e qualcosa mi spinse ad alzarla in cielo. Sentivo di essere diversa. Cambiata. Più forte. Grover mi guardò in faccia, come se avessi un disegno sopra.

-“Da quando tu hai gli occhi grigi?” mi chiese. Io non lo sentì nemmeno e mi concentrai sul bestione che arrivava sempre più velocemente. Qualcosa di luminoso apparve sopra la mia mano, come una saetta, e quando Ortro fu abbastanza vicino, scagliai la saetta dritto nel suo petto facendolo accasciare a terra. Alice, intanto si era liberata e ce ne scappammo. Rimasi a guardare le mie mani e Grover che era sudato per la paura. Arrivammo a casa e Grover disse che era ora. Ora di cosa? Mamma prese le chiavi della macchina e si diresse verso il garage, ma quel minchione di Frank ci bloccò la porta.

-“Levati, Frank!” lo supplicò la mamma.

-“Prima di uscire, mi devi cucinare qualcosa.”

-“Levati brutto scimmione! Tu non sei nessuno per dire a mia madre quello che deve fare!”
Il ciccione mi prese e mi sbatté a terra. Lo guardai digrignando i denti, prima che Grover gli desse un vaso in testa. Prendemmo la macchina e partimmo per Long Island.

-“Mamma, ma cosa sono?”

-“Tu sei normale, Wendy. Sei una ragazza uguale alle altre!”

-“Scommetto che alle altre ragazze, non gli escono saette dalle mani!” dissi scorbuticamente.

-“Scusa, mamma. Sono nervosa. Per poco Alice non diventava un croccantino per cani.”
Grover alzò un dito come se lo avessero chiamato all’interrogazione e disse:

-“Gloria, potresti accelerare un po’?”

-“Perché?” chiese mamma.

-“Perché Ortro ci sta inseguendo!”

Quel cane rognoso stava ancora cercando di pedinarci. La mamma schiacciò con tutte le forze il pedale dell’acceleratore e in pochi secondi schizzammo lontani da Ortro. La macchina si fermò in una foresta, che racchiudeva una porta simile alle colonne greche. Sopra di essa vi era incisa una frase. Ci misi un po’ per leggerla, perché sono dislessica, ma le parole cominciarono a roteare e composero una frase. “Mezzo-Sangue”

-“Campo Mezzo-Sangue?” chiesi a Grover che si apprestava a togliersi i pantaloni. Alice si coprì gli occhi e per poco non svenne quando vide due zampe pelose.

-“Sei una pecora?” chiesi. Grover mi guardò inferocito e ringhiò:

-“Sono una capra!”

Io, Alice e Grover sorpassammo le colonne, ma quando venne il turno di mamma, le porte si bloccarono, come se lei non potesse passare. La tirai con forza, ma era inutile. Ortro ci avvistò e venne verso di noi. Il mostro prese la rincorsa e Grover mi lanciò una penna.

-“Premi il pulsante!” urlò prima che il mostro raggiungesse mia madre.  Premetti il pulsante e si trasformò in una spada. Allontanai mia madre, dietro un albero e affrontai il bestione. Menai qualche fendente senza avere successo e cercai di schivare qualche morso.  Ortro mi attaccò alle spalle e mi ferì su un braccio. Una scia rossa  lunga quanto il mio braccio lo sovrastava . Fui sballottata di qua e di là fino a finire contro un muro. Guardai il mostro e mi aggrappai all’albero. Sentivo di nuovo quell’energia. Quella che mi permise di sconfiggere Ortro la prima volta. Mi sentivo Forte. Ortro si avvicinò, spalancando le fauci e quando il suo dente stava quasi per sfiorare il mio iride, un getto d’acqua si scagliò contro di lui. Quel getto  obbediva ai miei comandi e sommersi il cagnone sotto litri e litri d’acqua, fino a creare una bolla che lo conteneva. Il mostro evaporò in una nube nera e sentivo la voce di mia madre e dei miei amici incitare il mio nome. Ma era stato una sforzo troppo enorme e caddi all’indietro priva di sensi. Qualcuno mi prese da dietro e evitò che sbattessi completamente per terra. Il suo tocco era caldo, morbido. L’unica cosa che riuscì a vedere furono due occhi blu, blu come il mare.  Mi svegliai in una stanza di legno, ancora un po’ stordita. Delle ragazze vestite da infermiere aiutavano dei ragazzi. Accanto al mio lettino c’era un ragazzo, che riconobbi dagli occhi blu come il mare.

-“Tu sei il ragazzo che mi ha presa ieri sera?” chiesi alzandomi dalla brandina.


-“Piacere, mi chiamo Percy Jackson e sono figlio di Poseidone, re del mare”








Spazio Narratrice**

Prima di tutto voglio dare i crediti a @perfdems per l'ottimo lavoro che ha fatto! Grazie, Grazie, Grazie.
Allora? Vi piace? Io amo Percy Jackson, lo adoro! E volevo condividere il mio amore per lui con voi. Come prima FF sul mio idolo, spero che vi piaccia. Recensite!!! Massive Thank you :D
  
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