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Autore: kenjina    29/12/2007    2 recensioni
Un viaggio nell'aldilà per salvare l'intero mondo oscurato dai peccati......ma chi farà questo viaggio??
Genere: Demenziale, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Ryota Miyagi
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi tornata dopo parecchio tempo! Perdonate il ritardo, ma come già detto questo lavoretto prende parecchio tempo, e ahimè, di tempo ne ho ben poco! Grazie a tutti coloro che hanno commentato, è stato un vero piacere leggere i vostri pareri! Grazie, grazie davvero mille! Ma per favore, non dite cose blasfeme nel considerarmi meglio del Sommo Poeta! XD
Per quanto riguarda la scelta di "Virgilio", in effetti Yoei sarebbe stato più adatto, ora che mi ci hai fatto pensare Airis...però ho sempre visto Hanamichi e Ryota come due ottimi amici, sebbene Hana-chan e Mito-kun lo siano da una vita...ho in mente qualcos'altro per lui! ^^
*mente diabolica mode on*

E ora, bando alle ciance, diamo inizio al secondo capitolo, che sarebbe il terzo canto dell'Inferno, ossia quello degli Ignavi! Voglio vedere se qualcuno riconosce l'anima che Hanamichi incontra...beh, si, in un certo senso! xD
Buona lettura e buon divertimento!

Kenjina



Cantica I°

Inferno.

Canto III



"Per me si va nella città dolente,
per me si va nell'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.

E 'l Candido Nonno mosse l'animo mio;
e diedemi lo spirito e la forza
d'una sapienza a me sconosciuta.

Poichè ante me nessuna cosa era,
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate."

Seppur geniale e furbo mi ritenga,
lo significato di codeste parole non capii,
ma, fingendo di cognoscere, domandai:

«Oh grande nano! - riservandomi egli,
uno sguardo di brace, - capite voi,
come ovvio me, queste parole oscure?»

E lui a me: «Alcuno problema dovrebbe esserci,
se anche tu comprendi 'l significato. Dunque,
andiamo avanti, il tempo è lesto e fugace.»

E io, con fare superbo, chinai 'l capo,
diventando di quel rubino, consono
ad una donzella in balia di sentimenti;

e grattommi il capo sanza speranza.
Ma lo Maestro mio sorrise, e disse:
«Tu sogni l'ambizioso e la genialità,

ma ahimè, sei ben lungi dal farlo.
Ebbene, noi siam giunti al loco
dell'etterna perdizione, ove dolor

regna; ove le grida imperversano;
ove non so fin quando resister puoi,
cognoscendo l'indole tua, amico mio.»

E quel ch'io udii fece lagrimar li occhi mei,
ma non per commozione o sconforto;
ma poi chè fui colpito da mosconi e vespe!

Lo grido mio si udì infino su lo capo del mondo,
e, colto dall'ira, una testata tirai
ad un'altro essere che a me si apprestava.

Non riconobbi subito l'anima davanti a me:
un denso fumo salì nel punto leso,
mentre li occhi mei ardevano.

«Tanto tu sii grosso, tu sii stolto!» gridò
lo Maestro mio. «Egli è, infatti, l'ombra
di colui che decidersi non sa.

Quivi sono le anime di coloro che
schierarsi col bene o 'l male non sanno.
Non ragioniam di loro, ma guarda e passa.»

E io guardai l'omo in fronte a me,
un essere di quattr'occhi dotato,
il che mi fece sobbalzare parecchio.

E continuava a ripetere sanza fine,
dai vesponi inseguito e di vestiti non munito:
«Che far ora? In campo lasciarlo,

o in panchina mandarlo?» e ivi proseguiva.
Seguendo lo consiglio del Maestro mio,
proseguimmo giù per la riviera,

e vidi tante genti appresso a la riva di un fiume.
Con curiosità chiesi alla guida mia,
cosa questi spiriti gridavano e volevano.

Non ottenni risposta alcuna, se non
quella di aspettare quando avremmo fermato
lo passo nostro a quelle tristi sponde.

E così, vidi poi una nave, al cui capo
stava una donna terribile e bella,
li capelli ricci e scuri come una castagna.

E brandendo un ventaglio mostruosamente grande,
andava gridando: «Guai a voi, anime prave!
Non isperate di vedere lo cielo!

Io vengo per menare voi in su l'altra riva,
e dare a voi i fondamentali dell'etterno dolore,
con giusto potere a me affidatomi.»

E sbattè tre volte lo ventaglio,
che io mi rifugiai alle spalle del Maestro,
spaurito innanzi a quella furia.

E fu tanta la paura quando ella rivolsesi a noi
domandandoci quale condizione era la nostra,
e di prendere altri porti per proseguir.

Con grande stupore vidi li occhi
del Maestro mio divenire brilluccicosi
e mormorare un: «A-Ayakuccia mia!»

Un gocciolone scese giù per la capa mia,
mentr'ella non si curava tanto di lui.
E un gomito gli strattonai, spaurito.

E così, ponendo un passo avanti, egli disse:
«Non ti crucciare, Ayako (-uccia), vuolsi 'l sommo Nonno,
così dev'essere e più non dimandare.»

Ed io, sempre nascostomi appresso a lui:
«Chiedommi con curiosità, se codeste ombre
un pedaggio debbano pagar, poi chè io vuoto sono.»

E con uno sbuffo rassegnato, lo Maestro mio
ammonì la mia persona con lo sguardo,
ed ogne parola mi morì in su la gola.

Poi, come d'improvviso, la terra tremò sì forte
che tremo ancora al solo rimembrar,
e di sudore s'imperla la fronte.

Un lampo balenò nel cielo ombroso
e colto dal timore e dallo sgomento
caddi come l'uomo colpito da un pallone in viso.



Continua...
Spero di non ritardare come per questo capitolo... come sempre i commenti e le critiche sono più che ben accette!
A presto!
Kenjina ^^
   
 
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