In
tutta la mia vita non avevo mai avuto certezze.
Una
come me, una semplice studentessa appena laureata e con davanti la
semplice prospettiva di diventare una restauratrice, magari lavorando
in uno
dei musei del mio Paese, non aveva mai pensato di poter fare qualche
pazzia.
O
meglio, non aveva mai pensato di poter fare qualche pazzia realmente.
Perché un po’ tutti hanno
come sogno nel cassetto di fare almeno una follia, una follia vera e
propria
senza magari pensare alle conseguenze, almeno una volta sola nella
propria
vita.
Ed
io, come tanti, mi ero fermata a quello, avevo tanti sogni, tante cose
che avrei voluto fare senza voltarmi indietro per una volta o restare a
pensare
a quello che una di queste pazzie avesse potuto comportare come
conseguenza,
senza mai agire realmente come avrei voluto.
Agire
seguendo l’istinto, ecco.
Ma,
quando al tuo seguito, al tuo fianco, ci sono delle pazze amiche
che di pazzie ne sanno fin troppo, tutto questo discorso perde di
significato
e, da un momento all’altro, puoi ritrovarti catapultata dall’altra
parte del
mondo senza nemmeno avere il tempo di domandarti “ma cosa sta
succedendo?”.
Per
capire, dobbiamo fare un passo indietro e ritornare a due giorni
fa.
-Sono tornata!-
Normalmente, ero solita uscire abbastanza
poco, nonostante fosse ormai qualche mese che mi fossi trasferita a
Londra,
insieme alla mia amica Eli. Era da un po’ che si progettava il tutto
anche se,
a dire la verità, non eravamo solo noi due a dover volare fino alla
bellissima
ma piovosa capitale della Gran Bretagna.
Il progetto, inizialmente, prevedeva
quattro biglietti ma, per causa di forza maggiore, eravamo potute
partire solo
noi due in quel periodo.
-Sono qui-
Una voce sicura arrivò
direttamente dalla stanza di fianco ed Eli mi raggiunse poco dopo,
mentre io
ero intenta a posare le buste della spesa sul tavolo.
-Ancora a guardare qualche
programma su youtube?- domandai, disfacendo i sacchetti e sistemando
tutto ciò
che avevo comprato nella dispensa e nel frigorifero.
Lei fece spallucce, aiutandomi
con la spesa. –Perdevo un po’ di tempo visto che le faccende le ho
finite-
Annuii e mi limitai a disporre l’ultimo
barattolo sulla mensola dello scaffale.
-Vado a fare una doccia… il
computer l’ho lasciato acceso!- si dileguò, urlandomi poi dal bagno
prima di
chiudere la porta.
Mi diressi nella stanza e presi
posto sulla sedia comoda disposta davanti alla scrivania, maneggiando
con dita
esperte la pagina iniziale del social network.
Oh, Ale mi ha scritto qualcosa in
bacheca.
Cliccai sul suo nome e aspettai
che si caricasse la pagina. Ale era una delle mie migliori amiche, la
prima che
avessi mai avuto nonché quella che conoscevo da più tempo.
Se non andavo errato, erano più
di dieci anni che, ormai, portavamo avanti quell’amicizia che, seppur a
distanza,
aveva continuato a durare nel tempo.
CARPE DIEM.
Solo due parole, scritte in
maiuscolo, spiccavano al centro della pagina bianca sotto il mio e il
suo nome.
Cogli l’attimo.
Alzai un sopracciglio,
interdetta.
-Amo, potresti vedere chi è alla
porta?-
La voce di Eli distolse la mia
attenzione dallo schermo e mi voltai, sbattendo le palpebre.
Non mi ero nemmeno accorta che
avessero bussato, persa com’ero nel decifrare quelle due parole. Che,
poi,
avrebbero anche potuto non dover essere decifrate essendo che la
persona che le
aveva scritte fosse una di quelle che dice tutto quello che le passa
per la
mente, senza nessun limite.
Sorrisi, pensando ad un ennesimo
scherzo, e mi alzai, dirigendomi tranquillamente all’ingresso.
-Certo, ci penso io-
tranquillizzai la mia coinquilina, appena uscita dal bagno avvolta in
un
asciugamano, che se la svignò nella stanza per andare a vestirsi.
Misi la mano sulla maniglia e
aprii, cercando di non svenire dalla sorpresa appena misi a fuoco chi
aveva
appena bussato.
-SORPESA!- urlò la ragazza che
avevo di fronte, buttandosi letteralmente addosso e abbracciandomi
forte.
Rimasi sorpresa e immobile per il
resto del tempo, persino quando si tolse di dosso, sorridendo divertita
dinnanzi alla mia espressione stupita.
-Terra chiama Ilaria! Se ti stai
chiedendo se sono un’allucinazione mi dispiace dirti che, per vostra
sfortuna
la risposta è no- disse, spostandosi di lato per far entrare anche
l’altra
ragazza che l’aveva seguita.
-Ve la siete scelta bene la
dimora!- commentò Valy, salutandomi anche lei, magari con meno
entusiasmo della
prima.
-Ma… cosa…-
Ero sotto shock.
Ale sbattè le palpebre,
abbastanza preoccupata.
-Oddio, credo che sia rimasta
scioccata- commentò, volgendosi verso l’altra che si avvicinò a
contemplare il
mio viso stupito.
-Già… direi che la sorpresa è
riuscita più che bene- ridacchiò, incontrando poi lo sguardo della mia
coinquilina che ci aveva raggiunto.
-Siete arrivate finalmente!- si
animò quella, andando a salutare le due arrivate.
A quel punto, mi ripresi,
voltandomi a bocca aperta verso di lei.
-Tu lo sapevi?-
-Oh, allora non sei diventata di
pietra!- mi abbracciò di nuovo Ale, depositandomi un bacio sulla testa.
-Non avermi queste reazioni senza
nemmeno aver sentito il resto!-
-Perché non entrate?- marcò bene
la voce Eli, guidandoci tutte in cucina e mettendo a fare il caffè.
Senza nemmeno aver sentito il
resto?
-Ma come mai siete qui?-
domandai, dopo essermi ripresa, almeno un po’.
-Io e Valy siamo riuscite ad
organizzarci per bene e abbiamo deciso di venire a trovarvi…- si
mantenne sul
vago Ale, sorseggiando leggermente il suo caffè.
-E poi tra due giorni è il tuo
compleanno!- trillò tutta felice Valy guadagnandosi una risatina da
parte delle
altre due.
-Quindi avete organizzato tutto
di nascosto?-
-Non proprio di nascosto… unni ci
ha aiutate- sorrise Ale in direzione di Eli, che ricambiò.
Sospirai ma sorrisi anche io.
Alla fine, ero contenta che fossero venute!
Ora era… sì, ora era tutto al
proprio posto.
-Sono felice che siate qui- dissi
solo, senza sbilanciarmi troppo. Non me la cavavo bene con i
sentimenti,
specialmente se si trattava di dover dire ad alta voce ciò che provavo
dentro.
-Anche noi! Comunque, le sorprese
non sono ancora finite-
La mia amica rivelò un sorriso
sfavillante e ricco di misteri allo stesso tempo.
Quasi mi spaventai.
Quando faceva così…
-Vuoi già dirglielo?-
Eli la fissò seria, allo stesso
modo di Valy.
-Certo… avete visto che reazione ha
avuto prima? Come minimo se la rapiamo ci muore seduta stante, quindi
meglio
prevenire e non portarci dietro una morta- sentenziò la diretta
interessata,
rivolgendo di nuovo uno sguardo verso di me.
Eli annuì e sparì nella stanza,
prima di ritornare con una busta nelle mani.
-Mi state facendo paura- ammisi,
fissandole tutte e tre che, a loro volta, si fissarono in modo furbesco.
-Devi averne, infatti- dissero in
coro, confermandomi al cento per cento che qualcosa stava per succedere.
E, quando Eli tirò fuori il
contenuto della busta, davvero ci mancò poco che non svenni all’istante.
Da
quella sera erano trascorsi quasi due giorni.
Dalla
fredda e piovosa Londra eravamo approdate nella seconda più
grande metropoli del mondo.
Seoul.
Ancora
stentavo a crederci di esserci arrivata veramente a dire la
verità ma più volte Ale mi aveva pizzicato senza che il paesaggio
intorno a me
cambiasse di una briciola.
Ero
davvero a Seoul e non stavo sognando.
-Sto
morendo di fame!- si lamentò quest’ultima, facendo il labbruccio
nella nostra direzione.
-Sto
controllando la cartina… un attimo!- cercò di acquietarla Eli,
immersa nella lettura dei posti più celebri della capitale coreana,
nonché di
qualche ristorante a portata di mano.
-Cucci,
su… abbi un po’ di pazienza e tra poco mangerai!- la consolò
Valy, picchiettandole dolcemente la spalla.
-Senza
che controlli la cartina… non possiamo andare lì?- domandai,
indicando un locale che si trovava esattamente a qualche metro da noi,
dall’altra
parte della strada.
Eli
alzò lo sguardo, seguendo la direzione indicata dal mio indice. –Non
sembra male… e credo che dobbiamo accontentarci, anche perché il
prossimo
ristorante decente è a quattro isolati da qui-
-Chee?
No, non ce la farò mai a resistere così tanto… andiamo lì!-
trillò l’affamata, correndo verso le strisce pedonali e fremendo sul
posto,
pronta ad attraversare.
-Sarà
meglio andarle dietro o si caccerà nei guai- dissi, ottenendo
come risposta un cenno di assenso da parte delle altre due mentre
raggiungevamo
l’altra pazza, poco distante da noi.
****
-Mi
sento depressa-
Alzai
lo sguardo verso la mia amica Ale e notai che fissava in modo
triste le bacchette, tenute in una mano.
-Cosa
c’è che non va tesoro?- si mostrò apprensiva Eli mentre Valy si
sporgeva verso di lei.
-Non
sai usarle, vero?- tentai di indovinare, nonostante fossi
abbastanza sicura che fosse quello il motivo.
E
infatti non mi sbagliavo.
Lei
alzò lo sguardo, facendo quasi compassione.
-No…
e mi sento depressa- piagnucolò, posandole sul tavolo.
Sorrisi
teneramente, non si poteva farne a meno con lei in giro.
-Aspetta…
vado a vedere se mi danno una forchetta- la tranquillizzai
leggendo in quegli occhi tutta la gratitudine del mondo.
-Grazie
mon amour!- la sentii squittire mentre uscivo dalla saletta.
Percorsi il piccolo corridoio e arrivai finalmente nell’altra sala,
dove
intravidi un cameriere.
-Mi
scus- ma non potei finire che una serie di ragazzine iniziarono ad
urlare fuori dal locale, attirando l’attenzione di tutti.
-Ci
sono gli FT Island! Oppa, Oppa!- riuscii a distinguere tra le varie
urla e per poco non mi venne un infarto.
FT
Island.
Jonghoon.
In
quel ristorante.
Non
poteva essere vero.
Due
camerieri mi sfrecciarono di fianco, cercando di placare la folla e
allo stesso tempo di far entrare incolumi gli ospiti, riconosciuti
dalle fan
nonostante fossero coperti fino ai piedi, quasi.
Li
vidi fare il loro ingresso mentre la porta veniva chiusa e i
ragazzi, liberatisi degli indumenti di troppo, si rilassarono, tirando
un
sospiro di sollievo.
Li
vidi parlare tra di loro ma non capii tutto, essendo che parlavano
velocemente; con Eli avevo fatto un po’ di pratica di coreano ma
nessuna di noi
poteva dire di saperlo parlare in modo fluente.
Come,
del resto, di non saperlo parlare affatto.
Il
cameriere sembrò scusarsi, chinandosi più e più volte dinnanzi a loro
ma fu fermato da Hong Ki che, con un sorriso gentile, scosse la testa e
si
lasciò guidare in un’altra saletta, passandomi di fianco.
Ma
non fu lui che io notai, a dire la verità.
Il
mio sguardo era completamente rivolto ad una ragazzone di fianco a
lui, silenzioso ma bello quasi come una statua greca; aveva i muscoli
gonfi,
più gonfi di qualche anno prima, eppure mi sembrava lo stesso che mi
aveva
colpito la prima volta che lo avevo visto in foto.
Choi
Jonghoon.
I
capelli erano leggermente più lunghi, i muscoli più marcati… ma gli
occhi, quelli, erano sempre gli stessi, gli stessi occhi caldi e scuri
che mi
avevano rapita e che, in quel momento, si posarono per un attimo su di
me.
Fu
un attimo ma in quel millisecondo molte furono le emozioni che si
susseguirono nel mio cuore e intensa l’elettricità che impregnò l’aria
che ci
divideva.
Un
secondo e lo vidi sparire, insieme agli altri, nel corridoio.
Rimasi
così, a fissare il punto in cui era sparito, senza riuscire a
distogliere lo sguardo.
Londra.
Seoul.
FT Island.
Choi Jonghoon.
-Signorina,
desiderava qualcosa?-
Il
cameriere si avvicinò gentilmente, lo stesso che prima aveva dovuto
lasciarmi per correre da loro.
Sbattei
le palpebre e tentai di recuperare quel minimo di lucidità che
mi era rimasta, giusto per non fare una figuraccia.
-Ehm…
avete una forchetta?-
****
-Oh
lovvie! Pensavo fossi sparita e stavo per venire a cercarti!-
Ale
si alzò in piedi e mi venne incontro, inarcando un sopracciglio
appena vide la mia espressione.
-Che
c’è? Che hai visto?- si allarmò, attirando l’attenzione di Eli e
Valy che seguirono il suo esempio e si avvicinarono.
-Non
hai una bella cera- sentenziò Valy, fissando preoccupata l’altra
ragazza.
Io
non riuscivo a proferire parole, avevo solo la forchetta stretta
nella mano e lo sguardo quasi perso nel vuoto.
Nella
saletta accanto alla nostra…
Mi
sentii scuotere.
-Allora,
che succede? Non farmiti cavare le parole di bocca!-
mi sentii minacciare ma non riuscii a mettere
a fuoco chi lo avesse fatto perché alla fine, confessai tutto.
-Qui…
qui ci sono gli FT Island-
Silenzio.
Le
ragazze si ammutolirono, Eli spalancò la bocca, Ale gli occhi e Valy
mi fissò interdetta, quasi incredula.
-Cioè…
Hong Ki è qui?- squittì Eli, che non riusciva a credere alle sue
orecchie.
-Non
solo lui… tutti e cinque- sentenziai, rischiando di far venire un
infarto alla mia coinquilina.
Lei
amava Hong Ki.
-Ma
è fantastico!- trillò Ale, iniziando a saltellare insieme a Valy
che ebbe la sua stessa reazione.
-Dove
sono?- domandò quest’ultima, tutta felice.
-Credo
nella sala di fianco… ci siamo solo noi nel locale, i camerieri
hanno cacciato tutte le fan. Forse pensano che noi non li conosciamo,
essendo
che siamo straniere- spiegai il mio pensiero, ritrovandomi tre paia di
occhi
addosso.
-Può
darsi… allora è una doppia fortuna!- disse Valy, fissando Eli che
ancora sembrava un po’ sotto shock.
-Avrai
la possibilità di vedere Hong Ki!-
Lei
si voltò tutta felice, sfoderando un sorriso sincero e commosso.
-Già…
ma come facciamo ad avvicinarli?-
Tutte
si voltarono di nuovo verso di me.
Poi,
Ale si illuminò.
-Lasciate
fare a me- disse e non ci diede nemmeno il tempo di
assimilare il significato di quella frase che si catapultò fuori dalla
stanza.
E
la vidi entrare nella saletta di fianco, senza pensarci due volte.
-Quella
ragazza ci farà uscire matte- commentò Valy ridacchiando,
mentre Eli sporgeva la testa fuori, impaziente.
-Chissà
cosa le diranno… oddio, di là c’è il marito- fremeva,
saltellando da un piede all’altro.
Il
resto del tempo che passò sembrò un’eternità ma finalmente sentimmo
la porta aprirsi e vedemmo tutte e sei le persone dell’altra stanza
venirci
incontro.
Sei
persone.
-Oddio,
ora svengo- squittì sottovoce Eli, sorretta da Valy che la fece
tornare a sedere prima che davvero svenisse a terra; le seguii,
cercando
disperatamente di mantenermi lucida.
Jonghoon sta venendo qui.
Jonghoon sta venendo qui.
Quando
entrarono, noi tre eravamo sedute.
-Ragazze,
guardate chi vi ho portato?- disse tutta contenta Ale dalla
soglia della porta mentre un Hong Ki, solare come sempre, faceva
capolino con
la testa da dietro di lei.
-Buonasera
ragazze- salutò cordialmente, seguito dagli altri quattro
che però si mantennero più formali.
-Ciao-
salutammo anche noi ma solo Valy riuscì a formulare la parola
senza balbettare.
-Non
ho mai visto tutte queste straniere così da vicino- affermò
Minhwak, facendoci ridacchiare.
Quel
ragazzo era davvero un cucciolo.
-Vi
dispiace se ceniamo con voi? La vostra amica ci ha un po’ incuriosito…
ha detto che siete italiane!-
Hong
Ki sembrò a suo agio mentre prendeva posto
a tavola, di fianco ad una Eli che davvero
sembrò sull’orlo di uno svenimento istantaneo.
Gli
altri si fissarono e, seppur un po’ titubanti, fecero lo stesso.
Alla
fine, tutto il tavolo era occupato.
Dopo
aver fatto le dovute presentazioni, mi ritrovai a stringere la
mano al mio idolo, forse più in imbarazzo di me.
Ci
limitammo a fissarci, un semplice scambio di sguardi che però bastò
a sostituire le parole; erano sguardi curiosi ma anche attenti, come se
entrambi volessimo conoscerci attraverso gli occhi.
-…
quindi siete venute qui da Londra?-
Hong
Ki sembrava interessato ad ascoltare Eli, tutta presa a raccontare
qualcosa su di lei e di noi, in generale.
-E
come mai siete venute?- si intromise Seung Hyun, altrettanto
interessato.
-Perché
è da una vita che vogliamo visitare questa splendida città-
rispose Ale, assumendo un’espressione fin troppo sognante che fece
ridere
tutti. Per non parlare della sua predilezione per la “sacra forchetta”
che le
avevo portato, mentre consumavamo la cena.
Tra
una risata e l’altra, passammo tutta la serata a parlare e non
persi nessuno degli sguardi che Jonghoon sembrava riservarmi;
addirittura ci
trovammo a scambiare qualche parola e il mio cuore si riempì di gioia
come mai
era accaduto nella mia vita.
Gli
sorrisi sinceramente, forse per la prima volta dopo anni. Mi
sentivo felice e anche libera in un certo senso, una sensazione di
torpore e mi
riempì il cuore mentre fissavo lui e tutti i presenti in sala
chiacchierare
amorevolmente.
Era
questa l’amicizia?
Era
questo ciò che si provava a veder realizzato uno dei piccoli sogni
che si erano rinchiusi in un cassetto?
Ale
si alzò in piedi.
-E’
mezzanotte passata… devo fare un annuncio!- trillò, attirando
l’attenzione
di tutti.
-Questo
giorno è speciale… ma il regalo più bello lo abbiamo avuto
ventitrè anni fa- disse, spostando amorevolmente gli occhi su di me.
-Buon
compleanno mon amour!-
Al
che, tutti applaudirono e iniziarono ad intonare la canzone buon
compleanno, commuovendomi.
Era
tutto perfetto.
Un
compleanno perfetto.
Una
vita che, seppur ricca di insidie, era perfetta proprio per quello.
Un’amicizia
a quattro nodi perfetta.
E
il sorriso di Jonghoon che, in quel momento, era rivolto solo a me…
il suo sussurro “Buon compleanno” che arrivò solo a me…
Anche
quello era perfetto.
Com’è
che diceva quel post in bacheca?
Ah
sì…
CARPE
DIEM.
Cogli
l’attimo.
L’attimo della
felicità.
NOTE DELL'AUTRICE
Questa one shot è nata perchè avevo il desiderio di fare degli auguri particolari ad una persona speciale nel modo in cui mi riesce un po' meglio -almeno spero-.
Spero che questo piccolo regalo ti sia piaciuto e che ti abbia strappato almeno un piccolo sorriso ♥
Auguri di vero cuore, con tantissimo affetto ♥
LeLe_Sun