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Autore: Beneath_Your_Beautiful_    14/06/2013    2 recensioni
Si erano scontrati. William era quasi finito su Edward.
Edward si era voltato a guardarlo in cagnesco, infastidito da quel contatto fisico. Era solo, quella volta.
William si era voltato chiedendogli scusa, ma l’altro aveva proseguito alzando semplicemente una mano come per dire ‘Fa niente’ o molto probabilmente stava a significare ‘Va a quel paese’, lui non l’aveva effettivamente capito e il suo sorriso di scuse gli era morto sulle labbra.
[...] -Mi dispiace di tutto-, esordì Edward, la voce tesa e rauca. [...] 'Si, perché da quando quel pomeriggio mi sei venuto addosso, tu mi hai cambiato la vita. Mi hai salvato', pensò.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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William continuava a fissarlo. Erano l’uno di fronte all’altro sulla veranda.

-Verrai a casa mia verso le dieci, allora?- chiese.

-Penso di no. - rispose l’altro.

-E perché?-

-Perché non la trovo una buona idea. – disse semplicemente il riccio.

-Perché?-

-Perché no e basta. –

-Capisco-, disse il moro, con un tono provocatorio.

-Bene.-

-C’è qualcosa che ti preoccupa?-

-No.-

-Ho fatto qualcosa che ti ha turbato?- continuava imperterrito.

Si, disse una vocina nella mente di Edward. Tu mi turbi. I tuoi occhi, le tue labbra, il tuo respiro, la tua voce, il tuo modo estroverso e sicuro di fare. Si! Tu mi turbi!  –No- rispose quasi in un sussurro.

-Allora qual è il problema?- incalzò William.

-Non c’è assolutamente nessun problema.-

-E allora perché ti comporti in questo modo?-

-Non mi comporto in nessun modo particolare.-

Il sorriso smagliante di William scomparve, così come tutta l’amicizia che gli aveva dimostrato prima.

-Come no. Ti lascio un cesto di benvenuto, mi prendo cura del tuo gatto dopo che me lo hai chiesto, ti invito sulla mia barca per passare una giornata divertente … il tutto dopo che sei arrivato così, all’improvviso – dopo che sei piombato nella mia vita e l’hai stravolta nuovamente, pensò – senza una spiegazione, bada bene .. e adesso mi tratti come un appestato. Visto che sei nuovo da queste parti, ho provato ad aiutarti, ma ogni volta che ti vedo sembra che tu ce l’abbia con me –quando invece dovrei essere io ad avercela con te e con questo tuo modo di tornare sempre, rinfangando il passato come se non fosse successo mai nulla adesso voglio sapere perché.-

-Perché?- ripeté alzando ancora di più il tono della voce.

-Perché si.- Sapeva di fare la figura del bambino piagnucolone e del ragazzo immaturo che era stato, ma non poteva dire la verità, non adesso che stava provando a ricominciare da capo,ma non gli veniva in mente nient’altro.

William non demorse –Perché si perché?- chiese nuovamente, con più veemenza.

-Non ti riguarda!- rispose freddamente l’altro.

William lasciò che la risposta di Edward cadesse nel silenzio.

-Come vuoi- disse alla fine. Girò sui tacchi e si avviò verso i gradini. –Sapevo che non eri cambiato. Perché avresti dovuto? Sei sempre lo stesso, sciocco e stupido ragazzino di vent’anni fa, Edward Styles!- anche se io ti amo ancora, anche più di prima, pensò dopo aver esclamato quella frase con tutto il disprezzo e la freddezza di cui era capace.
 

***

Si conoscevano. Si conoscevano fin da quando avevano iniziato i loro studi nella stessa città. William Tomlinson, il ragazzo bocciato due volte in cinque anni, quello che aveva continuato sempre con decisione, perché in fondo lui voleva prendere quel brevetto da pilota aeronautico, ma non aveva fretta e così tralasciava materie su materie, senza mai effettivamente preoccuparsi. Poi era arrivato lui, Edward Styles, bello e dannato, perfetto per qualsiasi ragazza. Edward studiava ingegneria. Sempre perfetto, puntuale con ogni materia ma puntuale anche nel cambiare una ragazza dopo l’altra.


William era il tipico ragazzo di città, da cui puoi aspettarti di tutto, anche la più folle delle pazzie. Avrebbe anche preso un paracadute e si sarebbe gettato da un dirupo, se ne avesse avuto l’occasione. Il tipo che sorrideva sempre, che andava d’accordo con tutti e che ti faceva ridere a crepapelle.

Edward era il tipico ragazzo di campagna, convinto di sapere tutto sulle donne, ma che in fondo non ne sapeva niente. Usava le ragazze come punto di forza a cui aggrapparsi. Era sempre stato un tipo solitario, e di amicizie non se ne creava facilmente, sembrava avesse una certa riluttanza verso il genere maschile, come se lui non ne facesse effettivamente parte. Le donne erano una copertura, e si vedeva, come anche il sorriso di William.

Era bastato uno sguardo, un semplice sguardo per strada, per caso.

Si erano scontrati. William era quasi finito su Edward.

Edward si era voltato a guardarlo in cagnesco, infastidito da quel contatto fisico. Era solo, quella volta.

William si era voltato chiedendogli scusa, ma l’altro aveva proseguito alzando semplicemente una mano come per dire ‘Fa niente’ o molto probabilmente stava a significare ‘Va a quel paese’, lui non l’aveva effettivamente capito e il suo sorriso di scuse gli era morto sulle labbra. Eleanor, la sua ragazza a quell’epoca, lo aveva guardato preoccupata, ma lui un po’ perplesso l’aveva rassicurata ed erano andati avanti, ognuno per la propria strada.

Ma quell’occhiata fulminante di Edward era bastata a far sciogliere il cuore duro di William, perché era vero, non sembrava, ma William dimostrava solo la parte che voleva dimostrare di sé stesso, nessuno sapeva di lui e di quello che provava. In fondo si sa… le persone più divertenti sono sempre le più ferite dentro.

E quel sorriso caldo di William era stato in grado di far capire ad Edward che nella vita, niente era più importante che essere sé stessi, senza doversi nascondere dietro nessuna maschera. Si perché Edward sembrava il solito puttaniere e tipo scontroso, ma nessuno sapeva di lui e di quello che provava.

Dopo quell’incontro, ce ne furono altri, sempre meno casuali e sempre più voluti, meno gelidi e sempre più teneri.

Per William, Edward era diventato come quel paracadute con cui si sarebbe subito gettato. All’inizio, prima di incontrarlo, probabilmente lo avrebbe fatto non tanto per provare il brivido del pericolo, né tanto meno quello di volare, semplicemente perché avrebbe voluto annientarsi e perché in quella caduta così lenta, magari sarebbe riuscito a trovare la morte che avrebbe dovuto avere tanti anni prima. Ma adesso, adesso Edward era quel paracadute che avrebbe rallentato la sua corso nell’aria, che lo avrebbe protetto e salvato, che si sarebbe messo fra la terra e lui pur di salvarlo. Adesso non aveva paura, ma solo tanta fiducia.

Ed Edward aveva trovato in William quell’essere fragile da salvare. Aveva trovato quello che per tanti anni aveva rinnegato a sé stesso: l’amore.

Si, perché Edward aveva sempre saputo di non poter amare nessuna donna, aveva sempre saputo che colui che avrebbe amato sarebbe stato un lui e all’inizio questo gli aveva causato non pochi problemi. Per questo aveva deciso di dover cambiare, di dover amare le donne. Ma non ci era riuscito, non ci era mai riuscito, e così ne aveva cambiata una dopo l’altra, convincendosi che la precedente non fosse quella giusta. Aveva creduto di potersi innamorare di una donna, ma vedendo di non esserne capace, vedendo che quello che sentiva e provava era qualcosa di più grande e forte di lui, aveva deciso di doversi distrarre da quel pensiero fisso, dal fatto che fosse omosessuale. Era questo il motivo per cui non aveva molti amici e non riusciva a rapportarsi con nessuno. In fondo lui voleva qualcuno, lo aveva sempre voluto, ma quella sua ‘diversità’ lo portava alla paura di essere giudicato, ferito e preso in giro nuovamente.

Ma lo sguardo di William.. grazie a quello sguardo, Edward era riuscito a cogliere l’anima di quel ragazzo, e forse anche la sua. Era riuscito a vedersi dentro per la prima volta e aveva capito.

Aveva capito che da quel momento non avrebbe più dovuto avere paura, perché lui non era colui che doveva essere salvato, ma quello che doveva salvare. Non sapeva come ma sapeva di doverlo fare.

Avevano iniziato a frequentarsi, fino a diventare buoni amici. William aveva inserito Edward nella sua combriccola, si era conquistato la sua fiducia lentamente. Così alla fine William si era deciso e aveva chiesto ad Edward di aiutarlo negli studi.

Avevano iniziato a studiare ogni pomeriggio insieme, o quando ne avevano l’opportunità, anche se studiavano cose totalmente diverse, ma si aiutavano come potevano.

Edward era intelligente e con la testa sulle spalle, e se la cavava nonostante tutto. William invece lo ripagava con i suoi sorrisi, lo faceva divertire, lo faceva sentire a suo agio e per la prima volta lo fece sentire sé stesso.

In verità William gli aveva proposto un accordo. La sua famiglia era benestante, non si poteva definire ricca ma abbastanza agiata da potersi permettere di acquistare una piccola barca. Ovvio, la barca non c’entrava granché con gli aerei, ma in fondo lo aveva fatto solo per agevolare Edward, infatti si sarebbe potuto esercitare con le riparazioni e tutto su quella piccola barca.

Avevano passato pomeriggi interi tra lo studio e la personalizzazione della barca, così, quando ebbero finito il loro capolavoro e furono sicuri di poterlo usare, la guida spettò a William. Tutto sommato non poteva essere poi così diverso da un aereo, si ripeteva.

Fu su quella barca, una calda estate del 23 luglio, che tutto accadde.

Edward aveva sempre intuito che oltre il ragazzo allegro e solare che conosceva lui ci fosse qualcosa, lo aveva intuito fin dal primo sguardo negli occhi di ghiaccio di William, perché in fondo il cuore di William era di ghiaccio.

Aveva deciso di chiederglielo, di provare.

Così William, dopo qualche momento di indecisione si convinse. Edward si era aperto con lui, e adesso anche lui avrebbe dovuto farlo.

Gli aveva confessato che all’età di 10 anni sua zia aveva abusato di lui, e dopo vari processi era stata condannata a qualche anno di carcere. Ma sua zia non stava bene, la sua mente non funzionava come avrebbe dovuto, e così, dopo aver scontato i suoi anni, in qualche modo era riuscita a ritrovarlo dopo che si erano trasferiti in un'altra città, perché William doveva evitare ogni contatto con quella donna. Lo aveva trovato, lui e la sua famiglia, e un giorno, durante una visita al luna park, era riuscita ad avvicinarlo. William voleva bene a sua zia, nonostante tutto quello che aveva subito da parte sua, ma lei no. Lei era tornata solo per una cosa: la vendetta.

Aveva solamente 14 anni, stava andando da lei per riabbracciarla, ma nel momento in cui lo strinse fra le sue braccia, tirò fuori una pistola. –Chiudi gli occhi- gli aveva sussurrato, -chiudi gli occhi, io sono qui con te, non aver paura, finirà tutto presto, non sentirai nulla.- e William l’aveva stretta ancora più forte, l’aveva ascoltata. Lei con una mossa rapida gli aveva puntato la pistola alla tempia … ma nel momento in cui stava per sparare, era arrivata Lottie seguita dai genitori e dalle sorelline più piccole in cerca proprio di lui. La zia si era sentita minacciata, e così, invece di sparare al suo obbiettivo, fece partire un colpo verso la bambina.

Edaward era rimasto decisamente scioccato, e in quel preciso istante, forse per consolarlo, forse per assicurarsi che fosse veramente li e che non lo avrebbe lasciato, lo aveva baciato.

Un bacio di quelli intensi, casti, un bacio caldo e appassionante, un bacio voluto. Quel bacio che sogni da tutta una vita. Ed era così che era iniziata la loro storia.

Ma qualcosa era andato storto, e dopo dieci anni, quando avevano deciso che era ora di sposarsi, Edward non si era presentato. Forse la paura, o forse aveva capito di non amarlo, di essersi nuovamente sbagliato. E per William quella era stata un’altra delusione. Un altro proiettile, che questa volta però lo aveva colpito dritto al cuore.

***

Pochi giorni fa Edward si era trasferito in quella zona, e quindi William aveva fatto finta di niente, e si era comportato come ogni buon vicino dovrebbe fare.

 –Lo sapevo che non eri cambiato. Perché avresti dovuto? Sei sempre lo stesso, sciocco e stupido ragazzino di vent’anni fa, Edwar Styles!- Era già sul prato quando Edward fece un passo avanti.

-Aspetta, BooBear- lo chiamò. Ormai credeva di aver perso il diritto di chiamarlo così, ma gli era venuto fuori spontaneo, come quando respiri ed espiri l’aria. Non te ne accorgi, non puoi controllare questo tuo gesto involontario, rischieresti di soffocare. E quel nome era questo per lui, quel nome era come l’aria, e gli mancava poterlo chiamare dopo ormai vent’anni.

William rallentò, fece ancora un paio di passi e poi si voltò. –Si?-

-Mi spiace- offrì il riccio.

-Ah, si? E di che?-

Edward esitò. –Non capisco cosa intendi.-

-Me lo aspettavo-, borbottò William facendo un sorriso amaro

Quando Edward intuì che il ragazzo stava per voltarsi di nuovo e che quel gesto avrebbe segnato la fine di un nuovo rapporto neanche iniziato, fece un altro passo avanti.

-Mi dispiace di tutto-, esordì, la voce tesa e rauca.

Quel tono della voce di Edward, quel modo in cui gli aveva parlato, gli ricordarono tanti momenti, gli ricordano Hazza, il ragazzo che lui amava.

-Del modo in cui mi sono comportato. Di averti dato l’impressione di non esserti grato per quello che hai fatto in questi giorni – e in tutta la mia vita,pensò.
Si, perché da quando quel pomeriggio mi sei venuto addosso, tu mi hai cambiato la vita. Tu mi hai salvato. Mi hai fatto capire che nella vita non c’è mai abbastanza tempo per tornare indietro, per guardarsi alle spalle. Nella vita non c’è tempo per avere paura. Ti chiedo scusa per aver giocato con i tuoi sentimenti, ma io ti amavo e ti amo ancora. Scusa se ti ho lasciato su quell’altare e ti ho fatto dubitare del mio amore, di quello che provavo e provo tutt’ora per te. Scusami se sono stato codardo e stupido, se non mi sono fidato abbastanza di te. Ma no! Il problema non eri tu, il problema ero io. Ero io che non mi fidavo abbastanza di me stesso, ero io che non mi amavo. Ma ti amavo, ti ho amato, ti amo e sempre ti amerò. Scusami. Perdonami per essere stato così sciocco.

Era quello che avrebbe voluto urlare, per poi buttarsi sul petto del suo amore e poterlo inondare di lacrime, perché poi lui gliele potesse asciugare baciandolo, come era sua abitudine fare. Ma si limitò a quello, perché non poteva pretendere di essere perdonato dopo vent’anni. Non così …

-E..?- chiese William, rivolgendogli un sorriso sghembo.

Edward si sentì diventare piccolo piccolo, cosa che gli accadeva solo in presenza del suo BooBear.

-E…-  aggiunse lui in tono più morbido, -mi sono sbagliato.-

William posò una mano sul fianco. –A che proposito?- incalzò incuriosito e divertito al tempo stesso.

Accipicchia! Da dove comincio?, pensò. A proposito di tutto BooBear, di tutto! A proposito del nostro amore, che era più forte di qualsiasi altra cosa. A proposito di me, perché sono solo un codardo. A proposito di te, perché sei la persona migliore di questo mondo. A proposito del mio mondo, che era un caos prima che arrivassi tu, e che lo è ritornato ad essere quando ti ho lasciato. A proposito del fatto che ho pensato di potercela fare senza di te, da solo. E’ vero, sono ancora qui, vivo, ma dentro, dentro sono rimasti solo pochi pezzi di me, perché mi sono sempre sbagliato. Perché nella mia vita non ho fatto altro che sbagliare.

-Su di te- disse semplicemente. –Hai ragione! Non ti ho trattato come meriti.- ed era questa la verità, l’unica verità che lo aveva oppresso fino a quel momento, perché era vero. Non lo aveva mai trattato come meritava. In quella frase c’era tutta la verità celata in quei vent’anni di lontananza, di addio, di abbandono.

Si sforzò di fare un sorriso che non fu ricambiato. –Pensi che sarebbe possibile ricominciare?- Ma da dove gli era uscito? Era pazzo? Come aveva potuto fare una domanda del genere. Dopo tutti quegli anni!! Si, perché lui voleva proprio ricominciare tutto da capo, dall’inizio.

William parve rifletterci su, e per un attimo la speranza riaffiorò nel cuore di Edward –Non saprei-.

-Come?- chiese il piccolo, nascondendo la nota di delusione della sua voce.

-Mi hai sentito. L’ultima cosa che mi serve è un vicino fuori di testa. Non voglio ferire i tuoi sentimenti, ma da tempo ho imparato a chiamare le cose con il proprio nome- da tanto, troppo tempo ormai, Edward, ma gli rivolse un sorriso di quelli che Edward non vedeva da una vita, di quelli sinceri, che ti scaldano il cuore. Si avvicinò a quel ragazzo che aveva tanto amato e gli scombinò i capelli con il pugno, in quel modo che Edward tanto odiava ma amava più di qualsiasi altro gesto se a farglielo era William.

Dopo quel momento di piccolo contatto dopo venti lunghi anni, tornò sui suoi passi – ed Edward per un attimo fu attanagliato dalla paura- per poi tornare indietro e porgergli la mano.

-Ciao-, cominciò, -sono William Tomlinson e voglio darti il benvenuto in questo quartiere.-

Lui fissò la mano per un istante, perplesso. Che stava facendo? Ma poi capì. Quel suo ‘pensi che sia possibile ricominciare?’ era stato inteso, un ricominciare dal punto in cui erano buoni vicini. Ma era ovvio, cosa si aspettava dopo tutto quel tempo? Che ritornasse da lui e lo perdonasse come se nulla fosse successo? Che stupido che era stato a potersi fare anche solamente sfiorare da quel pensiero.

Così gli strinse la mano. –Edward Styles, piacere. Piacere di conoscerti.- Sembrava due bambini dell’asilo che giocavano, gli sembrava che fossero solamente due stupidi, ma se quello era il modo di ricominciare che andava bene per William, glielo avrebbe concesso, in fondo se lo meritava. Spettava a lui decidere come ricominciare e da dove.

-Che lavoro fai?-

-Sono un ingegnere aeronautico, e tu?-

William si sentì come stordito. Aveva sentito bene?! ‘Ingegnere aeronautico’!! Non riusciva a crederci. Lo odiava, ma lo amava, e anche se gli diede un po’ fastidio quella affermazione, ne fu felice e gliene fu anche grato, era tornato per lui, forse.

-Ehm.. pilota …- disse vagamente, ancora sconvolto. –Da dove vieni?-

-Da Holmes Chapel, nel Cheshire e tu?-

-Sono nato e cresciuto qui. E’ vero, mi sarò trasferito qualche volta nel lungo corso della mia vita, ma per il resto sono rimasto qui.- continuò –Senti, ho invitato degli amici a fare un giro sulla mia barca, oggi. Ti andrebbe di venire con noi?-

Edward rimase un po’ deluso. Quando glielo aveva proposto la prima volta, aveva creduto veramente che fosse un modo perché loro due potessero ritrovarsi, ma adesso, quel piccolo particolare, gli causava qualche problema e non pochi fastidi. Avrebbe voluto rimanere solo con lui, ma se non era così, perché aveva scelto proprio ‘una barca’? Sapeva cosa significava per loro, o almeno ancora per lui, perché anche se lo aveva abbandonato e era andato via, nella sua mente era vivido ogni ricordo. Perché era stato William ad insegnargli ad amare, e questo non avrebbe mai potuto dimenticarlo.

-Si, perché no?- rispose alla fine, tenendo le mani in tasca e dondolandosi su sé stesso.

William lo vide e gli sembrò buffo e tenero, come non mai. Gli sorrise.

-Allora a stasera?- disse facendogli un occhiolino.

-Ehm.. si certo. Non mancherò.- urlò Edward ad un William ormai lontano.

-BooBear!- di nuovo! Lo aveva fatto di nuovo, e se ne pentì all’istante, ma vendendo William voltarsi nuovamente pensò che forse non era stata una cattiva idea. –Grazie!- esclamò a gran voce.-

William proseguì alzando semplicemente una mano come per dire ‘Fa niente’ o molto probabilmente stava a significare ‘Va a quel paese’, ma quel gesto, invece di spegnere il sorriso di Edward, lo fece accendere ancora di più. Lo ricordava, lo ricordava come fosse stato ieri.

Era quello il suo Will, quello che amava, il suo BooBear.

Non era cambiato.

William era riuscito a far cambiare Edward, ma Edward non era mai riuscito a far cambiare William del tutto.

Anche lì, adesso, mentre parlavano, Edward aveva visto nei suoi occhi quanto distrutto fosse dentro, ma sorrideva. Sorrideva come se niente fosse accaduto e come se il ragazzo che avesse d’innanzi fosse un vicino con cui aveva avuto una semplice incomprensione.

Era così William, sorridente ma spezzato dentro.

Era forte, la persona più forte che Edward avesse mai conosciuto. 





Hellooooooo guys :D 
come va? Sono le quattro del mattino (quindi perdono per eventuali errori), ma che volete, l'ispirazione mo' ce l'ho solo la notta xD
beh.. volevo dirvi grazie, perchè leggete senza farvi vedere, silenziosamente. Non pretendo nulla da tutti voi, perchè tanto continuerei a scrivere rompendovi le scatole xD quindi grazie a tutti quelli che si fermano a leggere!! ;*
Ma per questa one-shot devo dire un grazie particolare al mio bellissimo libro che sto leggendo adesso, da cui ho tratto parte della scena, e poi grazie a te Flò. Si, proprio a te! Non so come, ma indirettamente, col tuo modo di scrivere e di arrivarmi al cuore, mi hai insegnato tanto. Non avrei mai pensato di poter scrivere qualcosa su Larry, e invece ecco qua che sono arrivata alla quarta one-shot xD
Grazie a voi, grazie Hazza, grazie alla notte che è la mia più tenera e dolce custode, e nuovamente grazie Flò.
Tanto love a tutti... baci Boo :*








  
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