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Autore: Stria93    14/06/2013    6 recensioni
E se Rumpelstiltskin si trovasse a dover prendersi cura di una Belle malata, affetta da una febbre che può essere curata solo con una pianta molto rara che cresce solo nella lontana e misteriosa terra di Agrabah?
Il Signore Oscuro non si è più preso cura di nessuno dopo la perdita di Bae, ma ora Belle ha bisogno di lui, ed egli giura che farà di tutto per farla guarire.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap.2

Da Stria93: Ecco il secondo capitolo, dal quale comincia effettivamente la storia.
Ringrazio infinitamente chi l'ha inserita tra le seguite e le preferite, chi ha recensito e tutti i lettori silenziosi.
Baci a tutti e buona lettura! :)


Verso l'inizio di marzo svanì improvvisamente ogni accenno di primavera.
Le giornate si fecero di nuovo buie e fredde e la neve tornò a imbiancare il paesaggio intorno al castello.

Una sera Belle si accoccolò accanto al camino a leggere, godendo del piacevole tepore che le fiamme spandevano tutto intorno; Rumpelstiltskin filava come suo solito mentre i fiocchi di neve si posavano pigramente sul davanzale della finestra, creando un'atmosfera ovattata e surreale, come se l'intero luogo fosse sotto l'effetto di un incantesimo silenzioso.
Ad un tratto la ragazza alzò gli occhi dal libro, colta da una curiosità improvvisa, e si rivolse al folletto senza preamboli: - Voi siete in grado di modificare il clima con la magia? -
Lui smise di filare e la guardò un po' accigliato: - Perchè me lo chiedi, dearie? -
Belle fece spallucce: - Non c'è un motivo particolare. Sono solo curiosa. -
- Attenta, dearie: farsi guidare dalla curiosità può condurre su strade pericolose. - Ghignò.
- Sarà come dite, ma non avete risposto alla mia domanda. - Gli fece notare la giovane con un sorrisetto.
Rumpelstiltskin alzò gli occhi al cielo, esasperato: la caparbietà della sua domestica era davvero notevole, specialmente quando si trattava di soddisfare la sua sete di sapere.
Sospirò: - Sì dearie, potrei farlo. Ma la magia ha sempre un prezzo e usarla per cambiare il corso della natura ne richiederebbe uno molto alto. -
- Ad esempio? - Insistette la ragazza.
- Ti consiglio di non indugiare su questo genere di cose, dearie. La magia è molto complicata e coloro che la praticano sanno perfettamente che anch'essa ha i suoi limiti e le sue regole. Torna al tuo libro e non preoccuparti di questioni che non ti riguardano. -
Il Signore Oscuro non aggiunse parola e tornò al lavoro, chiudendo definitivamente la questione.
Belle capì che non avrebbe ottenuto altre risposte, inoltre Rumpelstiltskin probabilmente aveva ragione: la magia era complessa e pericolosa, non era qualcosa a cui approcciarsi con leggerezza, e in ogni caso il folletto aveva risposto alla sua domanda quindi non c'era motivo di approfondire ulteriormente l'argomento che, a dirla tutta, le metteva sempre i brividi.
Abbassò di nuovo lo sguardo sulle pagine ingiallite del romanzo e tornò ad immergersi nella lettura.

Marzo passò velocemente, ma il tempo peggiorò sempre di più, come se la natura avesse deciso di spostare indietro l'orologio fino a tornare nel pieno dell'inverno anziché proseguire verso la bella stagione primaverile.
Quel giorno Belle era dovuta andare nel bosco per procurarsi legna da ardere per alimentare il fuoco dei camini e riscaldare le grandi sale del Castello Oscuro.
Rumpelstiltskin le aveva ordinato di rientrare subito nel caso il tempo fosse peggiorato, ma per il momento sembrava che il cielo stesse concedendo una tregua dopo la copiosa nevicata della notte e della mattinata.
La ragazza aveva fatto una bella scorta di ceppi di legno ed era pronta per tornare al castello, quando alcuni fiocchi di neve grandi come confetti ricominciarono a cadere sul bosco.
Belle aumentò il passo, sperando di raggiungere la sua meta prima che la situazione precipitasse; ma purtroppo, come se gli dèi si volessero prendere gioco di questa sua speranza, presto si scatenò una tormenta vera e propria.
Il vento gelido le sferzava gli abiti senza pietà, e i fiocchi di neve le pungevano il volto come tanti piccoli spilli ghiacciati.
Nonostante lei si stringesse nel mantello, il gelo le mozzava il fiato, s'insinuava sempre di più sotto i vestiti, oltrepassava la pelle e arrivava fin nelle ossa.
Inoltre ogni passo era reso difficoltoso dalla neve fresca, nella quale gli stivali di Belle affondavano fino alle ginocchia, inzuppandole i pantaloni.

Rumpelstiltskin stava filando, quando alzò lo sguardo verso la finestra e si accorse che il tempo era peggiorato.
Subito una sgradevole sensazione di allarme gli attanagliò lo stomaco: Belle era là fuori, in balia di quella tormenta.
Le aveva detto di tornare al castello se avesse ricominciato a nevicare, ma la violenza e la velocità con cui si era scatenata quella bufera dovevano averla colta di sorpresa, inoltre stava iniziando a farsi buio.
Il folletto si alzò e guardò fuori dalla vetrata: i rami spogli degli alberi erano scossi furiosamente dal vento, che ululava minaccioso, e la neve turbinava fitta.
Si stava preoccupando sul serio per quella ragazza, che non era abituata al clima di montagna e di certo in vita sua non aveva mai dovuto andare a far legna nel bosco.
Stava per prendere il mantello per uscire a cercarla, quando intravide una figura minuta dirigersi a fatica verso l'ingresso del castello, arrancando nella neve, con una bisaccia in spalla piena di legna.
Rumpelstiltskin si precipitò ad aprire il pesante portone, e la fece entrare: Belle era ricoperta di neve dalla testa ai piedi e sembrava sul punto di crollare a terra da un momento all'altro.
Il folletto la raggiunse con un movimento rapido e le passò un braccio intorno alla vita per sorreggerla, poi la condusse davanti al camino, dove ardeva un bel fuoco.
La ragazza tremava violentemente e aveva il respiro affannato; il Signore Oscuro le tolse dalle spalle lo zaino e il mantello, ormai fradicio, e la fece sedere sulla poltrona di pelle nera.
- Non ti avevo detto di rientrare se il tempo fosse peggiorato?! - la sua voce, incrinata dall'apprensione, suonò più dura di quanto volesse.
Belle annuì debolmente, battendo i denti e continuando a stringersi nelle spalle, tentando di placare i brividi.
- è s-successo all'imp-p-provviso! Ho c-cercato di rient-trare il p-prima p-possibile. -
Rumpelstiltskin scosse la testa e tornò all'arcolaio, lasciando la ragazza da sola, davanti al camino.
Nessuno dei due parlò per i minuti che seguirono, e gli unici rumori provenivano dal crepitio del fuoco, dal cigolio della ruota e dal ruggito del vento che ancora infuriava intorno al Castello Oscuro.
Il folletto lanciava continuamente occhiate preoccupate verso la ragazza, le cui piccole spalle erano scosse da tremiti incontrollabili.
Si sentiva preda di un turbine di emozioni che non riusciva a controllare, e che si erano abbattute su di lui con una forza inaudita e senza preavviso: la preoccupazione di sapere Belle sola fuori nel bosco mentre infuriava quella bufera, il sollievo di quando l'aveva vista arrivare al castello infreddolita e tremante ma illesa, ma sopra a tutto ciò, prevaleva un bruciante senso di colpa per averla esposta ad un tale rischio, e per cosa? Per qualche ceppo di legna da gettare nel camino quando lui avrebbe benissimo potuto evocare le fiamme con un unico schiocco di dita.
Quando finalmente Belle smise di tremare e si fu un po' scaldata, si alzò e raggiunse Rumpelstiltskin, che continuò a filare come se niente fosse: non voleva mostrarsi in pensiero per lei e cercava di comportarsi nel modo più normale possibile, ma gli risultava incredibilmente difficile.
- è tardi, vai a riposare. Domani mattina metterai a posto la legna. -
Non alzò lo sguardo dall'arcolaio, fingendosi concentrato nella filatura; il tono della voce era piatto e non tradiva alcuna emozione.
Belle era talmente stanca che non ci fece caso, voleva solo farsi un bagno caldo e andare a letto; lo salutò con un gesto del capo e si diresse verso la sua stanza.

Quando la ragazza scomparve dalla sua vista, Rumpeltiltskin si alzò e si lasciò cadere su una sedia con un sospiro, accanto al lungo tavolo di legno.
Non riusciva a smettere di pensare al fatto di aver mandato Belle da sola nel bosco con quel tempo pessimo, a svolgere un lavoro pesante al quale non era abituata.
Come aveva potuto essere così stupido e sconsiderato?!
Quando si era accorto della tormenta e non l'aveva vista tornare si era davvero spaventato.
Era da molto tempo che non temeva per la sorte di qualcuno.
Si passò una mano sul viso, massaggiandosi le tempie.
Il Signore Oscuro non era solito avere quei momenti di debolezza, di umanità; era l'uomo più temuto e potente di tutti i reami dopotutto:  non era da lui preoccuparsi per una ragazzina.
Cosa gli stava succedendo? Come poteva quella principessina avere un tale effetto su di lui?

Belle entrò nella sua stanza dove, ringraziando il cielo, ardeva un bel fuoco scoppiettante nel camino.
Si sentiva indolenzita e letteralmente a pezzi, così quando varcò la soglia ringraziò di non essere più costretta a passare le notti nella fredda e umida cella sotterranea che Rumpelstiltskin le aveva offerto come alloggio nei suoi primi tempi al Castello Oscuro. Quella camera tutta per lei era stato un “dono” del signore del castello:

Una sera di qualche settimana prima Belle stava per ritirarsi nella segreta, preparandosi a passare l'ennesima notte al freddo, sdraiata sul duro pagliericcio, quando Rumpelstiltskin le si era avvicinato:
- Vieni dearie, ti mostro la tua stanza. -
Belle era rimasta interdetta: – C-cosa? La mia stanza?Ma pensavo che... -
Il folletto aveva alzato un sopracciglio e si era esibito in uno dei suoi ghigni perfidi e beffardi.
- Se vuoi rimanere nelle segrete, dearie... -

- Oh no! Solo...non me l'aspettavo. Tutto qui. - Aveva risposto lei, arrossendo.
Già, neanche lui se l'aspettava.
Aveva giustificato questo suo moto di “carità” nei confronti della ragazza dicendosi che gli pareva che ella fosse troppo gracile per sopportare il freddo di quella cella, e una governante malata non gli serviva a nulla e sarebbe stato solo un fastidio.
Belle l'aveva seguito attraverso i corridoi del castello, finchè non erano giunti ad una porta di legno, finemente intagliata, che Rumpelstiltskin aveva aperto con un piccola chiave d'argento.
Quando avevano varcato la soglia, si erano ritrovati in una camera da letto grande e ariosa.
C'erano un grande letto a baldacchino, un camino di pietra, due alte finestre, un armadio, un tavolo rotondo sul quale era appoggiato un vaso di fiori, e perfino una piccola zona-bagno con una vasca d'avorio.
La ragazza era rimasta incantata  incantata dalla bellezza di quella stanza, così diversa dagli altri ambienti cupi e bui del Castello Oscuro; le ricordava la sua camera al palazzo reale di Avonlea: casa sua.
Si era voltata verso Rumpelstiltskin, che osservava attentamente la sua reazione.
- è magnifica! Èd è tutta per me? -
A quel punto, il Signore Oscuro si era rilassato, impercettibilmente: - Certo dearie, ma solo perchè ora hai un letto più comodo non significa che puoi permetterti di fare tardi. Questa stanza è un privilegio che ti ho concesso, ma posso revocarlo in ogni momento se mai dovessi accorgermi che stai battendo la fiacca, intesi?! -
Aveva cercato di suonare più minaccioso possibile.
Belle aveva sorriso: - Non preoccupatevi, non succederà! Grazie! Grazie! -
La gioia della ragazza aveva sorpreso Rumpelstiltskin, che, sorridendo tra sé, aveva appoggiato la chiavetta argentata sul tavolo con i fiori e stava per andarsene.
- Perchè fate questo per me? - Aveva domandato lei ad un tratto, incapace di trattenersi.
Il folletto si era bloccato sulla soglia della porta:
ma perchè la sua domestica doveva sempre essere così curiosa?! Già per lui era inusuale comportarsi in quel modo, ma doversi giustificare davanti a lei...assolutamente no! In fondo aveva una reputazione da difendere.
- Ci vediamo domani mattina dearie, puntuale! - Si era raccomandato, senza voltarsi, e prima che Belle potesse aggiungere altro si era già materializzato al piano di sotto.

Belle mise a scaldare una bacinella d'acqua sul fuoco e si spogliò: fu un sollievo potersi finalmente togliere di dosso gli abiti freddi e bagnati che indossava.
Quando l'acqua fu abbastanza calda, la ragazza la riversò nella vasca, dalla quale si sollevò una densa nuvola di vapore caldo, poi vi entrò e si immerse con un mugolio di piacere.
La sensazione dell'acqua calda che le scioglieva i muscoli tesi e intirizziti, e che scacciava, poco a poco, il gelo che le si era insinuato nelle ossa, era semplicemente divina.
Chiuse gli occhi godendosi quel meraviglioso tepore e pensò che sarebbe volentieri rimasta a mollo in eterno, ma presto il sonno minacciò di prendere il sopravvento su di lei.
A malincuore uscì dalla vasca, indossò una candida e profumata camicia da notte che aveva trovato nell'armadio e si mise a letto, avvolgendosi nelle coperte più che potè.
Si addormentò immediatamente, mentre fuori dalla finestra la bufera di neve imperversava ancora.


  
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