Da Stria93:
Ecco il secondo capitolo, dal quale comincia effettivamente la
storia.
Ringrazio infinitamente chi l'ha inserita tra le seguite e le
preferite, chi ha recensito e tutti i lettori silenziosi.
Baci a tutti e buona lettura! :)
Verso l'inizio di
marzo svanì improvvisamente ogni accenno di primavera.
Le giornate si
fecero di nuovo buie e fredde e la neve tornò a imbiancare il
paesaggio intorno al castello.
Una sera Belle si
accoccolò accanto al camino a leggere, godendo del piacevole tepore
che le fiamme spandevano tutto intorno; Rumpelstiltskin filava come
suo solito mentre i fiocchi di neve si posavano pigramente sul
davanzale della finestra, creando un'atmosfera ovattata e surreale,
come se l'intero luogo fosse sotto l'effetto di un incantesimo
silenzioso.
Ad un tratto la
ragazza alzò gli occhi dal libro, colta da una curiosità
improvvisa, e si rivolse al folletto senza preamboli: - Voi siete in
grado di modificare il clima con la magia? -
Lui smise di filare
e la guardò un po' accigliato: - Perchè me lo chiedi, dearie? -
Belle fece
spallucce: - Non c'è un motivo particolare. Sono solo curiosa. -
- Attenta, dearie:
farsi guidare dalla curiosità può condurre su strade pericolose. -
Ghignò.
- Sarà come dite,
ma non avete risposto alla mia domanda. - Gli fece notare la giovane
con un sorrisetto.
Rumpelstiltskin
alzò gli occhi al cielo, esasperato: la caparbietà della sua
domestica era davvero notevole, specialmente quando si trattava di
soddisfare la sua sete di sapere.
Sospirò: - Sì
dearie, potrei farlo. Ma la magia ha sempre un prezzo e usarla per
cambiare il corso della natura ne richiederebbe uno molto alto. -
- Ad esempio? -
Insistette la ragazza.
- Ti consiglio di
non indugiare su questo genere di cose, dearie. La magia è molto
complicata e coloro che la praticano sanno perfettamente che
anch'essa ha i suoi limiti e le sue regole. Torna al tuo libro e non
preoccuparti di questioni che non ti riguardano. -
Il Signore Oscuro
non aggiunse parola e tornò al lavoro, chiudendo definitivamente la
questione.
Belle capì che non
avrebbe ottenuto altre risposte, inoltre Rumpelstiltskin
probabilmente aveva ragione: la magia era complessa e pericolosa, non
era qualcosa a cui approcciarsi con leggerezza, e in ogni caso il
folletto aveva risposto alla sua domanda quindi non c'era motivo di
approfondire ulteriormente l'argomento che, a dirla tutta, le metteva
sempre i brividi.
Abbassò di nuovo
lo sguardo sulle pagine ingiallite del romanzo e tornò ad immergersi
nella lettura.
Marzo passò
velocemente, ma il tempo peggiorò sempre di più, come se la natura
avesse deciso di spostare indietro l'orologio fino a tornare nel
pieno dell'inverno anziché proseguire verso la bella stagione
primaverile.
Quel giorno Belle
era dovuta andare nel bosco per procurarsi legna da ardere per
alimentare il fuoco dei camini e riscaldare le grandi sale del
Castello Oscuro.
Rumpelstiltskin le
aveva ordinato di rientrare subito nel caso il tempo fosse
peggiorato, ma per il momento sembrava che il cielo stesse concedendo
una tregua dopo la copiosa nevicata della notte e della mattinata.
La ragazza aveva
fatto una bella scorta di ceppi di legno ed era pronta per tornare al
castello, quando alcuni fiocchi di neve grandi come confetti
ricominciarono a cadere sul bosco.
Belle aumentò il
passo, sperando di raggiungere la sua meta prima che la situazione
precipitasse; ma purtroppo, come se gli dèi si volessero prendere
gioco di questa sua speranza, presto si scatenò una tormenta vera e
propria.
Il vento gelido le
sferzava gli abiti senza pietà, e i fiocchi di neve le pungevano il
volto come tanti piccoli spilli ghiacciati.
Nonostante lei si
stringesse nel mantello, il gelo le mozzava il fiato, s'insinuava
sempre di più sotto i vestiti, oltrepassava la pelle e arrivava fin
nelle ossa.
Inoltre ogni passo
era reso difficoltoso dalla neve fresca, nella quale gli stivali di
Belle affondavano fino alle ginocchia, inzuppandole i pantaloni.
Rumpelstiltskin
stava filando, quando alzò lo sguardo verso la finestra e si accorse
che il tempo era peggiorato.
Subito una
sgradevole sensazione di allarme gli attanagliò lo stomaco: Belle
era là fuori, in balia di quella tormenta.
Le aveva detto di
tornare al castello se avesse ricominciato a nevicare, ma la violenza
e la velocità con cui si era scatenata quella bufera dovevano averla
colta di sorpresa, inoltre stava iniziando a farsi buio.
Il folletto si alzò
e guardò fuori dalla vetrata: i rami spogli degli alberi erano
scossi furiosamente dal vento, che ululava minaccioso, e la neve
turbinava fitta.
Si stava
preoccupando sul serio per quella ragazza, che non era abituata al
clima di montagna e di certo in vita sua non aveva mai dovuto andare
a far legna nel bosco.
Stava per prendere
il mantello per uscire a cercarla, quando intravide una figura minuta
dirigersi a fatica verso l'ingresso del castello, arrancando nella
neve, con una bisaccia in spalla piena di legna.
Rumpelstiltskin si
precipitò ad aprire il pesante portone, e la fece entrare: Belle era
ricoperta di neve dalla testa ai piedi e sembrava sul punto di
crollare a terra da un momento all'altro.
Il folletto la
raggiunse con un movimento rapido e le passò un braccio intorno alla vita per
sorreggerla, poi la condusse davanti al camino, dove ardeva un bel
fuoco.
La ragazza tremava
violentemente e aveva il respiro affannato; il Signore Oscuro le
tolse dalle spalle lo zaino e il mantello, ormai fradicio, e la fece
sedere sulla poltrona di pelle nera.
- Non ti avevo
detto di rientrare se il tempo fosse peggiorato?! - la sua voce,
incrinata dall'apprensione, suonò più dura di quanto volesse.
Belle annuì
debolmente, battendo i denti e continuando a stringersi nelle spalle,
tentando di placare i brividi.
- è s-successo
all'imp-p-provviso! Ho c-cercato di rient-trare il p-prima
p-possibile. -
Rumpelstiltskin
scosse la testa e tornò all'arcolaio, lasciando la ragazza da sola,
davanti al camino.
Nessuno dei due
parlò per i minuti che seguirono, e gli unici rumori provenivano dal
crepitio del fuoco, dal cigolio della ruota e dal ruggito del vento
che ancora infuriava intorno al Castello Oscuro.
Il folletto
lanciava continuamente occhiate preoccupate verso la ragazza, le cui
piccole spalle erano scosse da tremiti incontrollabili.
Si sentiva preda di
un turbine di emozioni che non riusciva a controllare, e che si erano
abbattute su di lui con una forza inaudita e senza preavviso: la
preoccupazione di sapere Belle sola fuori nel bosco mentre infuriava
quella bufera, il sollievo di quando l'aveva vista arrivare al
castello infreddolita e tremante ma illesa, ma sopra a tutto ciò,
prevaleva un bruciante senso di colpa per averla esposta ad un tale
rischio, e per cosa? Per qualche ceppo di legna da gettare nel camino
quando lui avrebbe benissimo potuto evocare le fiamme con un unico
schiocco di dita.
Quando finalmente
Belle smise di tremare e si fu un po' scaldata, si alzò e raggiunse
Rumpelstiltskin, che continuò a filare come se niente fosse: non
voleva mostrarsi in pensiero per lei e cercava di comportarsi nel
modo più normale possibile, ma gli risultava incredibilmente
difficile.
- è tardi, vai a
riposare. Domani mattina metterai a posto la legna. -
Non alzò lo
sguardo dall'arcolaio, fingendosi concentrato nella filatura; il tono
della voce era piatto e non tradiva alcuna emozione.
Belle era talmente
stanca che non ci fece caso, voleva solo farsi un bagno caldo e
andare a letto; lo salutò con un gesto del capo e si diresse verso
la sua stanza.
Quando la ragazza
scomparve dalla sua vista, Rumpeltiltskin si alzò e si lasciò
cadere su una sedia con un sospiro, accanto al lungo tavolo di legno.
Non riusciva a
smettere di pensare al fatto di aver mandato Belle da sola nel bosco
con quel tempo pessimo, a svolgere un lavoro pesante al quale non era
abituata.
Come aveva potuto essere così
stupido e sconsiderato?!
Quando si era
accorto della tormenta e non l'aveva vista tornare si era davvero
spaventato.
Era da molto tempo
che non temeva per la sorte di qualcuno.
Si passò una mano
sul viso, massaggiandosi le tempie.
Il Signore Oscuro
non era solito avere quei momenti di debolezza, di umanità; era
l'uomo più temuto e potente di tutti i reami dopotutto: non era da
lui preoccuparsi per una ragazzina.
Cosa gli stava
succedendo? Come poteva quella principessina avere un tale effetto su
di lui?
Belle entrò nella
sua stanza dove, ringraziando il cielo, ardeva un bel fuoco
scoppiettante nel camino.
Si sentiva
indolenzita e letteralmente a pezzi, così quando varcò la soglia
ringraziò di non essere più costretta a passare le notti nella
fredda e umida cella sotterranea che Rumpelstiltskin le aveva offerto
come alloggio nei suoi primi tempi al Castello Oscuro. Quella camera
tutta per lei era stato un “dono” del signore del castello:
Una sera di qualche settimana prima
Belle stava per ritirarsi nella segreta, preparandosi a passare
l'ennesima notte al freddo, sdraiata sul duro pagliericcio, quando
Rumpelstiltskin le si era avvicinato:
- Vieni dearie, ti mostro la tua
stanza. -
Belle era rimasta interdetta: –
C-cosa? La mia stanza?Ma pensavo che... -
Il folletto aveva alzato un
sopracciglio e si era esibito in uno dei suoi ghigni perfidi e
beffardi.
- Se vuoi rimanere nelle segrete,
dearie... -
- Oh no!
Solo...non me l'aspettavo. Tutto qui. - Aveva risposto lei, arrossendo.
Già, neanche lui se l'aspettava.
Aveva giustificato questo suo moto
di “carità” nei confronti della ragazza dicendosi che gli pareva
che ella fosse troppo gracile per sopportare il freddo di quella
cella, e una governante malata non gli serviva a nulla e sarebbe
stato solo un fastidio.
Belle l'aveva seguito attraverso i
corridoi del castello, finchè non erano giunti ad una porta di
legno, finemente intagliata, che Rumpelstiltskin aveva aperto con un
piccola chiave d'argento.
Quando avevano varcato la soglia, si erano ritrovati in una camera da letto grande e ariosa.
C'erano un grande letto a
baldacchino, un camino di pietra, due alte finestre, un armadio, un
tavolo rotondo sul quale era appoggiato un vaso di fiori, e perfino
una piccola zona-bagno con una vasca d'avorio.
La ragazza era rimasta incantata incantata
dalla bellezza di quella stanza, così diversa dagli altri ambienti
cupi e bui del Castello Oscuro; le ricordava la sua camera al palazzo
reale di Avonlea: casa sua.
Si era voltata verso
Rumpelstiltskin, che osservava attentamente la sua reazione.
- è magnifica! Èd è tutta per me?
-
A quel punto, il Signore Oscuro si
era rilassato, impercettibilmente: - Certo dearie, ma solo perchè
ora hai un letto più comodo non significa che puoi permetterti di
fare tardi. Questa stanza è un privilegio che ti ho concesso, ma
posso revocarlo in ogni momento se mai dovessi accorgermi che stai
battendo la fiacca, intesi?! -
Aveva cercato di suonare più
minaccioso possibile.
Belle aveva sorriso: - Non
preoccupatevi, non succederà! Grazie! Grazie! -
La gioia della ragazza aveva sorpreso Rumpelstiltskin, che, sorridendo tra sé, aveva appoggiato
la chiavetta argentata sul tavolo con i fiori e stava per andarsene.
- Perchè fate questo per me? -
Aveva domandato lei ad un tratto, incapace di trattenersi.
Il folletto si era bloccato sulla
soglia della porta: ma perchè
la sua domestica doveva sempre essere così curiosa?! Già per lui
era inusuale comportarsi in quel modo, ma doversi giustificare
davanti a lei...assolutamente no! In fondo aveva una reputazione da
difendere.
- Ci vediamo domani mattina dearie,
puntuale! - Si era raccomandato, senza voltarsi, e prima che Belle
potesse aggiungere altro si era già materializzato al piano di
sotto.
Belle mise a
scaldare una bacinella d'acqua sul fuoco e si spogliò: fu un
sollievo potersi finalmente togliere di dosso gli abiti freddi e
bagnati che indossava.
Quando l'acqua fu
abbastanza calda, la ragazza la riversò nella vasca, dalla quale si
sollevò una densa nuvola di vapore caldo, poi vi entrò e si immerse
con un mugolio di piacere.
La sensazione
dell'acqua calda che le scioglieva i muscoli tesi e intirizziti, e
che scacciava, poco a poco, il gelo che le si era insinuato nelle
ossa, era semplicemente divina.
Chiuse gli occhi
godendosi quel meraviglioso tepore e pensò che sarebbe volentieri
rimasta a mollo in eterno, ma presto il sonno minacciò di prendere
il sopravvento su di lei.
A malincuore uscì
dalla vasca, indossò una candida e profumata camicia da notte che
aveva trovato nell'armadio e si mise a letto, avvolgendosi nelle
coperte più che potè.
Si addormentò
immediatamente, mentre fuori dalla finestra la bufera di neve
imperversava ancora.