Il prezzo della magia
Prologo
«Hai
bisogno di qualcosa, ragazzo?»
Pallido,
molto pallido. Gli occhi profondi e scuri erano indagatori, sapevano
molto più di quanto volessero dare a vedere. Si avvicina
alla donna
con fare accattivante, seducente, sorride ai suoi modi bruschi
proprio come a fatto all'altra prima di rubarle quanto necessario.*
«In verità sì, bella
signora.» rispose con voce suadente
«Avrei bisogno di un certo Gold, sono venuto dall'Inghilterra
proprio perché ho sentito dire che ha oggetti molto strani
che
difficilmente si possono incontrare altrove.»
A Storybrooke
non venivano i turisti perché nessuno era a conoscenza di
quella
cittadina nel bel mezzo del Maine. La maledizione, lanciata da Regina
– la donna che era andata incontro al forestiero - aveva
fatto in
modo da isolare completamente tutti i suoi abitanti.
Chi
diavolo era quindi quel ragazzo appena diciottenne che aveva varcato
un confine magico?
«Il
signor Gold? Oh, sì.» disse Regina sospettosa
«Il suo negozio è a
pochi passi da qui e in quanto sindaco di questa città la
mia
premura sarà quella di accompagnarti»
«Dev'essere molto
noioso questo posto, se l'unica cosa che ha da fare è
occuparsi dei
turisti in viaggio.» sorrise lui «Chiedo scusa per
la mia
maleducazione, non mi sono presentato. Mi chiamo Tom, Tom
Riddle.»
«Il mio nome è Regina Mills, Tom»
Il negozio del Signor Gold, uomo più ricco della città, era pieno di oggetti antichi ed interessanti. Se sapevi trattare e avevi abbastanza soldi, potevi uscire di lì con in mano una grande fortuna e Tom questo lo sapeva, ma lui ambiva ad altro, a qualcosa di più potente che era quasi una leggenda. Un coltello, un pugnale dalla lama ondulata che si diceva essere fonte di un grande potere.
«Questo,
mio caro, è il negozio del signor Gold» lo
avvisò, fermandosi.
«Unico e solo negozio di pegni della città,
attento a non uscirne a
mani vuote! A volte la scaltrezza del proprietario supera quella dei
clienti soprattutto se giovani.»
«Non si preoccupi Signora
Mills, sono abbastanza bravo a trattare con la gente» disse
mettendosi una mano nella tasca del pantalone. «Di solito ho
sempre
la meglio nelle discussioni.»
«Abbastanza
furbo per essere così giovane, ma lascia che io ti dica una
cosa..»
Regina si avvicinò a lui, abbassando notevolmente il tono di
voce
«qui non c'è magia.»
Tom
Riddle la guardò e rise. Rise come avrebbe fatto sempre
difronte ai
propri ostacoli poco prima di schiacciarli. Quella donna, strega di
second'ordine, non capiva la magia e le era permesso di dominarla.
Era quel genere di persone che voleva schiacciare: i nati babbani.
«Lei
crede?» domandò curioso prima di estrarre la
bacchetta.
Alcuni
cittadini guardarono la scena con terrore. Al loro interno cominciava
a rinascere una sensazione assopita da tempo, quella della paura per
l'Oscurità eppure, al tempo stesso, dinnanzi a loro vi era
soltanto
uno strambo con un bastoncino di legno nella tasca.
La puntò su
un uccello, un innocente uccellino intento a beccare delle briciole
di pane – residui di qualche merenda, forse – e
mormorò: «Avada
Kedavra»
Guardando quell'essere cadere e morire per un fascio
di luce verde, Regina si sorprese.
«Cosa succede qui?»
Un
uomo ben vestito che aveva dei lunghi capelli castani uscì
dal
negozio in tutta fretta. Il Signor Gold aveva visto la scena dal suo
negozio ed era rimasto piacevolmente ammirato dall'accaduto. Lui
sapeva che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato.
«Salve
signor Gold» la voce di regina fuoriuscì
strozzata, spezzata
«Questo
è.. »
«Conosco
l'identità del nostro giovane avventore»
sussurrò lui più rivolto
a se stesso che al sindaco «e ti prego di entrare nel mio
ufficio
perché che abbiamo molto di cui parlare»
Regina
fece per muoversi, ma Gold la bloccò con un solo gesto della
mano.
Era un suo problema, non del sindaco.
«È
assurdo, signor Gold» tentò lei, gli occhi che
diventavano due
fessure.
«Sindaco a quanto pare il ragazzo ha chiesto
espressamente di me, non le pare opportuno che il colloquio si svolga
soltanto tra noi due? O forse ha qualcosa da obbiettare?»
Sorrise
e, lentamente, condusse il ragazzo all'interno del locale.
Era un
luogo abbastanza grande in cui gli scaffali e gli oggetti erano
ammassati alla meglio lungo tutte le pareti. Tom ebbe una sensazione
di dejà-vu.
«Complimenti
per l'arredamento.»
«Tom
purtroppo non ho quello che vuoi» disse Gold abbandonando i
modi
gentili ora che non aveva più bisogno di fingere.
«Anzi, diciamo
che non voglio dartelo. Ci sono.. affezionato, ecco.»
«Che cosa se ne fa, lei, di uno stupido pugnale? Non ha poteri, non ha nulla! Io saprei che farne, potrei diventare l'Oscuro Signore!»
«L'Oscuro
Signore sono io, io! Tremotino!» urlò Gold.
«Non ha magia!
Lei come fa ad essere un uomo così tanto potente?»
domandò Tom,
abbastanza confuso. «Io sono la magia, piuttosto. Se non
vuole darmi
questo pugnale con le buone me lo prenderò con le
cattive.»
«Che
azzardata definizione» disse il signor Gold «non ti
sembra di
essere un po' precoce? La magia ha un prezzo.»
«L'unico
prezzo è la vittoria! Dammi quell'oggetto, Tremotino. Cru-»
Ma
qualcosa lo bloccò. Era come se una forza ignota gli
impedisse di
pronunciare la maledizione. Tremotino, davanti a lui, sorrideva
animato da uno spirito antico che non lo aveva abbandonato in quel
mondo dove i suoi poteri erano limitati, sì, ma ancora vivi.
«Che
minacce a vuoto, Riddle, che paroloni. Arrogante e stupido proprio
come suo nonno, convinto di sapere tutto, più di me che ho
tanti,
tantissimi secoli! Oh, Riddle. Tu un giorno pagherai e la nostra
sconfitta sarà uguale.. la tua magia non è
così diversa dalla mia,
dopotutto. L'amore sarà la tua rovina.» disse Gold
«Sei venuto
qui con quegli oggetti che voi chiamate passaporta, hai strappato
verità ai tuoi avversari e ora vuoi sfidare me, l'Oscuro? Ho
ancora
abbastanza magia al mio interno per poterti schiacciare al pari
dell'insetto che sei.»
Tom
strinse la bacchetta. Era l'ira di essere stato umiliato da un
vecchio ad invaderlo e non la vera bramosia di potere a muoverlo.
Quella era solo vendetta. Lui sapeva di essere destinato ad un futuro
prospero in cui nessuno si sarebbe potuto appropriare della magia, un
mondo senza figli di babbani che tentavano invano di agitare pezzetti
di legno dicendo formule stupide senza senso. I maghi avrebbero
regnato, solo loro e tutti gli altri, persino gli abitanti
quest'insulsa cittadina, si sarebbero dovuti inchinare ai loro piedi.
«Ritornerò, Tremotino e allora dovrai temermi
perché sarà
la tua fine.»
E,
con un pop,
sparì.
Note
finali
Allora,
alloooooora. Questo era il cross-over che desideravo sin da quando ho
iniziato a vedere la serie televisiva. Due grandi cattivi, due
poteri, ma una conoscenza diversa. Tom Riddle e Tremotino avrebbero
dovuto incontrarsi prima o poi soprattutto perché sentivo il
bisogno
di cancellare l'arroganza di 'Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato' e
quindi, mi sono detta, perché non scrivere una storia? Be'
ecco
fatto.
AVVISO:
HO TOTALMENTE
STRAVOLTO IL CARATTERE DI REGINA PERCHE' ERA NECESSARIO PER
L'ANDAMENTO DELLA STORIA.
Mi
scuso in anticipo per ogni errore che ho fatto, l'ho riletta
più
volte ma ci sarà sempre qualcosa che mi sfugge e,
soprattutto, mi
scuso per eventuali ripetizioni.
Spero di avervi appassionato,
che ne pensate?
Alla
prossima,
ES.