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Autore: EternalShame    14/06/2013    2 recensioni
Finita la scuola, Tom Riddle si reca a Storybrooke, nel Maine, determinato a volere qualcosa che sa di non poter conquistare con la magia. Deve andare da Tremotino, ma il suo arrivo insospettisce Regina che sa che non si può né entrare né uscire dalla città per via della maledizione. Che cosa vuole allora quel ragazzino pallido e emaciato? Attorno a questa domanda ruota l'intera faccenda che vedrà presenti Harry Ron ed Hermione portati in America dalle parole di Silente. Dovranno però affrontare la più epica delle battaglie assieme ai personaggi delle favole quando Colui-Che-Non-Deve-Essere nominato..
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il prezzo della magia

Prologo

«Hai bisogno di qualcosa, ragazzo?»

Pallido, molto pallido. Gli occhi profondi e scuri erano indagatori, sapevano molto più di quanto volessero dare a vedere. Si avvicina alla donna con fare accattivante, seducente, sorride ai suoi modi bruschi proprio come a fatto all'altra prima di rubarle quanto necessario.*

«In verità sì, bella signora.» rispose con voce suadente «Avrei bisogno di un certo Gold, sono venuto dall'Inghilterra proprio perché ho sentito dire che ha oggetti molto strani che difficilmente si possono incontrare altrove.»

A Storybrooke non venivano i turisti perché nessuno era a conoscenza di quella cittadina nel bel mezzo del Maine. La maledizione, lanciata da Regina – la donna che era andata incontro al forestiero - aveva fatto in modo da isolare completamente tutti i suoi abitanti.
Chi diavolo era quindi quel ragazzo appena diciottenne che aveva varcato un confine magico?

«Il signor Gold? Oh, sì.» disse Regina sospettosa «Il suo negozio è a pochi passi da qui e in quanto sindaco di questa città la mia premura sarà quella di accompagnarti»

«Dev'essere molto noioso questo posto, se l'unica cosa che ha da fare è occuparsi dei turisti in viaggio.» sorrise lui «Chiedo scusa per la mia maleducazione, non mi sono presentato. Mi chiamo Tom, Tom Riddle.»

«Il mio nome è Regina Mills, Tom»

Il negozio del Signor Gold, uomo più ricco della città, era pieno di oggetti antichi ed interessanti. Se sapevi trattare e avevi abbastanza soldi, potevi uscire di lì con in mano una grande fortuna e Tom questo lo sapeva, ma lui ambiva ad altro, a qualcosa di più potente che era quasi una leggenda. Un coltello, un pugnale dalla lama ondulata che si diceva essere fonte di un grande potere.

«Questo, mio caro, è il negozio del signor Gold» lo avvisò, fermandosi. «Unico e solo negozio di pegni della città, attento a non uscirne a mani vuote! A volte la scaltrezza del proprietario supera quella dei clienti soprattutto se giovani.»

«Non si preoccupi Signora Mills, sono abbastanza bravo a trattare con la gente» disse mettendosi una mano nella tasca del pantalone. «Di solito ho sempre la meglio nelle discussioni.»

«Abbastanza furbo per essere così giovane, ma lascia che io ti dica una cosa..» Regina si avvicinò a lui, abbassando notevolmente il tono di voce «qui non c'è magia.»

Tom Riddle la guardò e rise. Rise come avrebbe fatto sempre difronte ai propri ostacoli poco prima di schiacciarli. Quella donna, strega di second'ordine, non capiva la magia e le era permesso di dominarla. Era quel genere di persone che voleva schiacciare: i nati babbani.

«Lei crede?» domandò curioso prima di estrarre la bacchetta.

Alcuni cittadini guardarono la scena con terrore. Al loro interno cominciava a rinascere una sensazione assopita da tempo, quella della paura per l'Oscurità eppure, al tempo stesso, dinnanzi a loro vi era soltanto uno strambo con un bastoncino di legno nella tasca.
La puntò su un uccello, un innocente uccellino intento a beccare delle briciole di pane – residui di qualche merenda, forse – e mormorò: «Avada Kedavra»
Guardando quell'essere cadere e morire per un fascio di luce verde, Regina si sorprese.

«Cosa succede qui?»

Un uomo ben vestito che aveva dei lunghi capelli castani uscì dal negozio in tutta fretta. Il Signor Gold aveva visto la scena dal suo negozio ed era rimasto piacevolmente ammirato dall'accaduto. Lui sapeva che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato.

«Salve signor Gold» la voce di regina fuoriuscì strozzata, spezzata «Questo è.. »

«Conosco l'identità del nostro giovane avventore» sussurrò lui più rivolto a se stesso che al sindaco «e ti prego di entrare nel mio ufficio perché che abbiamo molto di cui parlare»

Regina fece per muoversi, ma Gold la bloccò con un solo gesto della mano. Era un suo problema, non del sindaco.

«È assurdo, signor Gold» tentò lei, gli occhi che diventavano due fessure.

«Sindaco a quanto pare il ragazzo ha chiesto espressamente di me, non le pare opportuno che il colloquio si svolga soltanto tra noi due? O forse ha qualcosa da obbiettare?»

Sorrise e, lentamente, condusse il ragazzo all'interno del locale.
Era un luogo abbastanza grande in cui gli scaffali e gli oggetti erano ammassati alla meglio lungo tutte le pareti. Tom ebbe una sensazione di dejà-vu.

«Complimenti per l'arredamento.»

«Tom purtroppo non ho quello che vuoi» disse Gold abbandonando i modi gentili ora che non aveva più bisogno di fingere. «Anzi, diciamo che non voglio dartelo. Ci sono.. affezionato, ecco.»

«Che cosa se ne fa, lei, di uno stupido pugnale? Non ha poteri, non ha nulla! Io saprei che farne, potrei diventare l'Oscuro Signore!»

«L'Oscuro Signore sono io, io! Tremotino!» urlò Gold.

«Non ha magia! Lei come fa ad essere un uomo così tanto potente?» domandò Tom, abbastanza confuso. «Io sono la magia, piuttosto. Se non vuole darmi questo pugnale con le buone me lo prenderò con le cattive.»

«Che azzardata definizione» disse il signor Gold «non ti sembra di essere un po' precoce? La magia ha un prezzo.»

«L'unico prezzo è la vittoria! Dammi quell'oggetto, Tremotino.
Cru-»

Ma qualcosa lo bloccò. Era come se una forza ignota gli impedisse di pronunciare la maledizione. Tremotino, davanti a lui, sorrideva animato da uno spirito antico che non lo aveva abbandonato in quel mondo dove i suoi poteri erano limitati, sì, ma ancora vivi.

«Che minacce a vuoto, Riddle, che paroloni. Arrogante e stupido proprio come suo nonno, convinto di sapere tutto, più di me che ho tanti, tantissimi secoli! Oh, Riddle. Tu un giorno pagherai e la nostra sconfitta sarà uguale.. la tua magia non è così diversa dalla mia, dopotutto. L'amore sarà la tua rovina.» disse Gold «Sei venuto qui con quegli oggetti che voi chiamate passaporta, hai strappato verità ai tuoi avversari e ora vuoi sfidare me, l'Oscuro? Ho ancora abbastanza magia al mio interno per poterti schiacciare al pari dell'insetto che sei.»

Tom strinse la bacchetta. Era l'ira di essere stato umiliato da un vecchio ad invaderlo e non la vera bramosia di potere a muoverlo. Quella era solo vendetta. Lui sapeva di essere destinato ad un futuro prospero in cui nessuno si sarebbe potuto appropriare della magia, un mondo senza figli di babbani che tentavano invano di agitare pezzetti di legno dicendo formule stupide senza senso. I maghi avrebbero regnato, solo loro e tutti gli altri, persino gli abitanti quest'insulsa cittadina, si sarebbero dovuti inchinare ai loro piedi.

«Ritornerò, Tremotino e allora dovrai temermi perché sarà la tua fine.»

E, con un
pop, sparì.



Note finali
Allora, alloooooora. Questo era il cross-over che desideravo sin da quando ho iniziato a vedere la serie televisiva. Due grandi cattivi, due poteri, ma una conoscenza diversa. Tom Riddle e Tremotino avrebbero dovuto incontrarsi prima o poi soprattutto perché sentivo il bisogno di cancellare l'arroganza di 'Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato' e quindi, mi sono detta, perché non scrivere una storia? Be' ecco fatto.
AVVISO: HO TOTALMENTE STRAVOLTO IL CARATTERE DI REGINA PERCHE' ERA NECESSARIO PER L'ANDAMENTO DELLA STORIA.
Mi scuso in anticipo per ogni errore che ho fatto, l'ho riletta più volte ma ci sarà sempre qualcosa che mi sfugge e, soprattutto, mi scuso per eventuali ripetizioni.
Spero di avervi appassionato, che ne pensate?


Alla prossima,
ES.


  
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