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Autore: Stateless    14/06/2013    2 recensioni
[...]In ogni caso, per tutta la scuola, Rita Skeeter e Rabastan Lestrange avrebbero potuto stare in insieme solo a causa di sfortunate e divertenti coincidenze, a causa di pretesti molto, ma molto ironici. E questo, inizialmente, era davvero triste. Per entrambi. [...]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Rabastan Lestrange, Rita Skeeter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Scrivendo questa fanfiction ho pensato un'unica cosa: per me, Rabastan e Rita cominciano qui. 
Quindi, questo è un prequel di tutto ciò che ho scritto di loro. Proprio tutto.
E, come dice la mia vocina interiore ora molto triste, questo è il "dove tutto cominciò".

 

To Rabastan, with love  

 
 
 "Io penso che l'amore vero, autentico, crei una tregua dalla morte;
 la vigliaccheria deriva dal non amare o dall'amare male, che è la stessa cosa, 
e quando un uomo vero e coraggioso guarda la morte dritta in faccia come certi cacciatori di rinoceronti 
o come Belmonte che è davvero coraggioso, 
è perché ama con sufficiente passione da fugare la morte dalla sua mente, 
finché lei non ritorna, come fa con tutti. 
E allora bisogna di nuovo far bene l'amore. Devi pensarci."
(Midnight in Paris, Ernest Hemingway)
 




«Io odio Rabastan Lestrange!»
Se il buongiorno si vede dal mattino, Rita Skeeter era incazzata nera. Ecco, questa non era una novità eccitante per chi le viveva accanto, o per chi, purtroppo, aveva inconsciamente accettato di respirare la sua stessa aria. Era estenuante, era insopportabile, era una maniaca del controllo.
Era "maledettamente protettiva", sentenziava con orgoglio la sua migliore amica, Alexandra Turner. 
E anche lei era un punto interrogativo, per molti: come faceva Alexandra Turner a sopportarla? Come faceva a non schiantarla durante uno dei sui infiniti monologhi acidi? 
Per questo banalissimo motivo, la ragazza era ritenuta un'eroina, solamente perché non aveva mai avuto il legittimo istinto di far fuori la Skeeter.
Molti avevano addirittura inventato la possibile e ipotetica morte prematura della Turner: da povero agnello nelle mani di quell'avvoltoio della Skeeter, sarebbe perita da eroina e ricordata, ovviamente, come martire. Purtroppo, durante uno dei cosiddetti monologhi acidi di Rita, quest'ultima avrebbe perso la pazienza, e in un istante di follia fatto fuori Alexandra. 
"Povera mia amica, caduta nel fior degli anni" recitava quasi poeticamente Rita "non ti eccita pensare che a ucciderti potrebbe essere un istante di follia nelle mie quotidiane crisi di nervi?"
"Almeno io diventerei leggenda, ma tu un'assassina" ribatteva ridendo a crepapelle la Turner.

La realtà, però, era una fresca mattinata di Maggio. Una pericolosa e orrenda mattinata.
«Io odio Rabastan Lestrange!» tuonò ancor più forte Rita Skeeter, tanto da far girare alcuni ragazzi del primo anno, intenti a civettare nei corridoi di Hogwarts. La guardarono sconvolti. 
«Che avete da guardare?» proferì infastidita «non avete mai sentito nessuno gridare?» 
«Calmati, però! Non vorrei doverti trascinare in infermeria...» soffiò Alexandra Turner roteando gli occhi al cielo.
«Il primo a finire in infermeria sarà quel pallone gonfiato di Lestrange!» gridò di risposta l'amica.
«E tu la seconda» rise Alexandra «se continui a chiamarlo in questo modo». 
«Sei, per caso, ecco, dalla sua parte?» proferì la Skeeter, assottigliando gli occhi e rivolgendole uno sguardo truce.
«No, credo solo che non gli abbia fatto piacere essere definito un pallone gonfiato e...»
«Oh, suvvia: era un commentino innocente!» interruppe la Skeeter muovendo la mano con fare affabile. 
«Fammi finire» le intimò Alexandra «anche un disastro a letto.»
«Beh, in questo modo gli ho rovinato la fama da galeotto da strapazzo!» rispose di gusto Rita.
«Sì, e lui ha rovinato la tua reputazione. Però sapevo avessi una voglia marrone sul fondoschiena a forma di...»
«Non dirlo! È già altamente imbarazzante ascoltare la parola fondoschiena pronunciata da te!» le intimò la Skeeter, lanciando un gridolino nervoso verso il soffitto.
«Mi chiedo chi ti abbia dato l'idea di pubblicare una frase del genere - per di più anonima - sul giornalino della scuola!» piagnucolò disperata la Turner.
«Tutti hanno il diritto di pubblicare frasi, Alexandra. Chiediti chi abbia lasciato pubblicare Rabastan, perché di sicuro non sono stata io! E sono la direttrice!» specificò con aria saccente Rita.
«È umiliante. E Rabastan è un prefetto. Come ti è saltato in mente?»
«Chiamasi frasi anonime» replicò la Skeeter. 
«Ti da' immensamente fastidio che non ti sia più venuto vicino, vero? Avresti solo dovuto parlarci e chiarire!» disse amorevolmente la ragazza.
«Dopo avermi portato a letto, senza il mio consenso, con i sensi annebbiati e, come se non bastasse, confusa?» sospirò Rita con vena sentimentale.
«Non recitare: eravate entrambi ubriachi...e Salazar solo sa come ha fatto a procurarsi quella bottiglia di Whisky Incendiario, e lui è anche prefetto! Ma non voglio approfondire, per Merlino!».
«Smettila di ripetere che è un prefetto! E comunque fai bene, perché sto per macchiarmi di omicidio». 
Alexandra si ritrovò a correre per i corridoi, cercando di mettersi in pari con la ragazza, che ormai camminava a passo svelto.
«Chi vuoi che possa ricondurre a te le iniziali R.S.! C'è tanta gente...Rita!» ansimò Alexandra con il cuore in gola.
«Sì!» rispose la Skeeter «Sta per Rabastan Stronzo» rispose ironica, ora correndo in direzione della Sala Comune dei Serpeverde. 



* * * *

 
Se c'erano due caratteristiche che Rita Skeeter e Rabastan Lestrange avevano in comune, quelle erano l'orgoglio e lo spirito vendicativo.
Era dal quarto anno che si intimavano vendetta, che si punzecchiavano nei corridoi, che cercavano qualsiasi pretesto per puntarsi le bacchette addosso e magari scannarsi a vicenda. 
Poi, al quinto anno, era accaduto una cosa alquanto particolare: per ironia, Rita Skeeter si era resa conto di provare una particolare attrazione per Rabastan. Di loro non si poteva nemmeno affermare con certezza che fossero gli opposti, semplicemente perché nessuno aveva mai pensato a Rita Skeeter e Rabastan Lestrange come coppia.
E di loro non si poteva nemmeno dire che fossero fatti l'uno per l'altra: una volta, la Skeeter aveva cercato di zittire Lestrange dall'altro lato del tavolo sul quale stavano studiando lanciandogli la sua Piuma, che quasi l'aveva colpito nell'occhio, lasciandogli un graffio che presto aveva iniziato a sanguinare. Essendo emofobico, Lestrange era svenuto capitolando dalla sua sedia.
Dato che c'erano anche testimoni di una calorosa aggressione verbale di Rabastan nei confronti di Rita, nel quale erano volati epiteti non troppo gentili, entrambi finirono in punizione con Gazza a lucidare vecchi premi e a spolverare i ripiani pieni di vermi e matasse di polvere.Inoltre, avrebbero dovuto dedicare una settimana a servizi socialmente utili per gli studenti di Hogwarts.
Ma non c'era capacità meno apprezzabile e infima di Rita Skeeter quale quella di essere una simulatrice nata. Lei credeva potesse giovarle, credeva potesse renderla "più grande" agli occhi di Rabastan. Ecco, perché lei era un po' diversa rispetto al resto delle ragazze di Hogwarts: era già a capo di un giornale, faceva parte di qualsiasi assembramento umano, era a capo di un gruppo sulla scrittura, brillava in ogni materia, ma era insopportabile, davvero insopportabile.Non avrebbe potuto desiderare di più. 
Rita Skeeter, per quanto ne pensasse Rabastan, era unica nella sua insopportabilità. 
E lui era un idiota nella sua stronzaggine, pensava la Skeeter molto poco prosaicamente. 
Quindi, imperterrita, Rita Skeeter aveva continuato a negare e negare i suoi sentimenti, finché, semplicemente, Lestrange si era stufato. 
Per orgoglio, Rita Skeeter, mai sarebbe tornata sui suoi passi, e dunque Rabastan Lestrange aveva iniziato a giocare le sue carte. 
Aveva inscenato una stupida vendetta puerile, e quale se non quella di diventare un patetico conquistatore in erba di fanciulle? 
Insomma, ognuno aveva scelto con poca attenzione la propria strada. Ma chi, a quell'età, avrebbe intrapreso una strada migliore? 
Forse, perché, né Rabastan effettivamente avrebbe trovato un'altra ragazza come Rita, né lei avrebbe trovato conforto nel giornalismo. 
Ma entrambi erano troppo ciechi per rendersene conto: Alexandra Turner l'aveva sempre affermato che Rita e Rabastan erano troppo uguali per sopportarsi e evitare la morte di uno per mano di un altro. 
Invece, Barty l'aveva sempre affermato che Rabastan avrebbe fatto incappare Rita in una di quelle situazioni in cui signorine della loro età avrebbero dovuto tenersi alla bene alla larga. In questo modo sarebbero stati costretti a sposarsi e a sopportarsi per sempre.

In ogni caso, per tutta la scuola, Rita Skeeter e Rabastan Lestrange avrebbero potuto stare in insieme solo a causa di sfortunate e divertenti coincidenze, a causa di pretesti molto, ma molto ironici. E questo, inizialmente, era davvero triste. Per entrambi.



* * * *

Rita Skeeter spinse malamente una povera ragazzina innocente che le intralciava il cammino verso la Sala Comune, imprecando ad alta voce l'anima nera di Rabastan Lestrange. Quando arrivò, con la coda ai capelli sfatta, le guance colorate di rosso e le labbra di un colore indecifrabile, lo trovò impegnato in una partita a Scacchi magici con Barty. 
Quando lui si accorse di lei e del suo umore nero, come sempre, si scansò dal tavolino per guardarla con aria di sfida. 
«Mi dispiace interrompere la vostra partita, Barty» sussurrò con la voce spezzata la ragazza «ma ho bisogno dei servigi di Lestrange.»
«Nessun problema, tanto stava perdendo!» rispose di gusto Barty.
«Oh, vedo che fai pena a Scacchi magici come lo sei a...»
Rabastan si alzò all'improvviso e prese saldamente per il braccio Rita, costringendola a interrompere la frase poco gentile.
«Bè, allora addio, Rabastan!»lo salutò Barty. 
Di tutta risposta l'amico gli lanciò uno sguardo truce, minacciandolo con la mano libera. Rita Skeeter si divincolò dalla sua stretta con fastidio, riuscendosi a liberare e fulminandolo con gli occhi. Di tutta risposta, il ragazzo le lanciò nuovamente uno sguardo di sfida.
Quando furono abbastanza lontani da poter anche gridare, Rita Skeeter cacciò dalla borsa un foglietto molto simile ad una locandina.
«Cos'è questo? Come ti è venuta?»
«Osi anche chiederlo? Bè, mi pare evidente! Tu hai detto di me, io dico di te» sentenziò lui calmo. 
«Ah» continuò «e ci sono anche andato piano non facendo il tuo nome.» disse imperterrito.
«Oh, sai, è così difficile non arrivare al mio nome che stamattina nessuno mi ha guardato il fondoschiena, erano tutti indifferenti!» fece il verso lei.
Rabastan, stranamente, scoppiò a ridere. 
«Ridi pure! Capisci che è umiliante? Chi ti ha permesso di pubblicarlo? Io sono la direttrice di quel giornale!» 
«Veramente me lo ha permesso una ragazzina che lavora alla grafica, sai, l'ho convinta...» sospirò ironico Rabastan.
« La reticenza non fa per te. Mi basta questo per capire che non sei cambiato per nulla. Tu e le tue vendette puerili mi fate pena» concluse acida. 
«E tu? Perché tu sei cambiata? Che grandi trasformazioni hai ottenuto? Sei sempre la ragazza meno sopportabile, acida e disperata di questa scuola» proferì ora agitato Rabastan.
Rita indietreggiò sconvolta: non che non lo sapesse, ma sentirlo dire da Rabastan faceva un effetto diverso.
Le faceva male.
«E tu pensi questo, di me, Rabastan?» chiese lei cauta.
«Io sì. Anzi, per la verità, lo pensa tutta la scuola» sentenziò, senza rendersene conto. Solo in quel momento si rese conto di ciò che aveva appena affermato. 
«Mio padre diceva sempre che le parole portano peso» disse Rita «Credi di saper tutto sul mio conto, ma sei patetico come il resto della scuola; e come se non bastasse fingi di aver dimenticato il passato. Sai che ti dico, Rabastan? Primo: la ragazza che hai corrotto per pubblicare quell'indecenza può ritenersi non morta, ma sepolta! Secondo: Vaffanculo! » sputò con le lacrime gli occhi, ma mantendendo uno sguardo fiero che fece rabbrividire Rabastan.
«Vediamo se questa è leggera» sospirò mentre andava via, ma Rabastan la sentì allo stesso modo, come se gliela avesse sussurrata nell' orecchio. 

Non aveva mai visto la Skeeter piangere.


* * * *


La notizia che Rita Skeeter si fosse dimessa dal giornale colpì fortemente anche i professori. Per la prima volta in tutta la sua carriera scolastica, saltò le lezioni mattutine e non si vide nemmeno per pranzo. Di lei non c'era nemmeno l'ombra in tutta la scuola.
Come previsto, Alexandra Turner fu assalita da domande di tutti i generi, anche da quei bambini del primo anno che il giorno prima Rita aveva quasi mandato a quel paese. Molto sinteticamente, si limitò a rispondere che stava poco bene. 
Poco dopo aveva intimato a tutti di farsi i propri affari e di continuare a vivere la propria vita. Era impressionante di come gli studenti si interessassero di te solo in occasione di un evento sconvolgente come questo.
Nemmeno durante le lezioni pomeridiane si vide l'ombra di Rita Skeeter, e, ancor più stranamente, nemmeno durante la cena. 
Rabastan Lestrange era troppo silenzioso. Barty non poté fare a meno di accorgersene, soprattutto perché aveva saltato poco educatamente la loro partita serale e si aggirava silenzioso nella Sala Comune. Non poté nemmeno fare a meno dell'agitazione di Alexandra, l'unica a conoscenza della conversazione poco amichevole dei due. E, infine, come da copione, ricollegò il quadro desolante a Rita. 
 Guardava la scenetta dalla poltrona verdastra vicino il grande camino.
«Rabastan, non è da te saltare la nostra partita serale. Spara» si convinse a chiedere all'amico, che ormai gli si era avvicinato cercando di sputare una sola parola.
«Davvero vuoi saperlo? Probabilmente sono il responsabile delle dimissioni della Skeeter, e, come se non bastasse, l'ho offesa pesantemente. Ah, e lei è anche praticamente sparita dalla circolazione». 
«Trova come farti perdonare e farla ritornare al giornale: è l'unica. Ma prima devi trovarla» gli consigliò l'amico.
«Lo so, non sono stupido, Barty» sospirò Rabastan «Ma come?»
«Sai che a volte mi sembri bacato? Sei un prefetto!» esclamò Barty, tanto da far girare un'Alexandra visibilmente ansiosa.
«Nemmeno Alexandra sa dove possa essersi cacciata. È grave. Anzi: gravissimo». 
Per Rabastan Lestrange, una delle più brutte sensazioni, era stata sempre quella di sentirsi in colpa. E ora, si sentiva pesante, proprio come l'ultimo insulto che Rita gli aveva rivolto. 
Pesante.
Inevitabilmente, chi è pesante si innamora sempre di chi è leggero, e forse lui è stato l'unico a vedere della leggerezza in Rita. 


* * * *

  "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale 
      e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. 
      Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. 
      Il mio dura tuttora, né più mi occorrono 
 le coincidenze, le prenotazioni, 
      le trappole, gli scorni di chi crede 
      che la realtà sia quella che si vede".

(Eugenio Montale) 

 

Come un proiettile o un treno in corsa, un ricordo l'aveva colto mentre attraversava a passo agitato i corridoi, e improvvisamente seppe dove trovare Rita. Qualche anno prima, l'aveva sentita affermare che in quel luogo Hogwarts toccava il cielo con un dito.
Effettivamente, non aveva capito cosa c'entrasse il dito, ma aveva sempre custodito gelosamente quella frase; e si ricordò che quella fu la prima volta che sentì la Skeeter pronunciare qualcosa in modo sognante, con lo sguardo perso, rivolto al cielo. 
Stavolta sarebbe stato lui a non tirarsi indietro, giurò a se stesso.

Iniziò anche a capire di non poter neppure tornare sui suoi passi, ma iniziò anche a imbarazzarsi, perché la situazione aveva qualcosa di sentimentale, di romantico. 
Il sentimentalismo e il romanticismo gli erano sempre stati estranei, ma ciò non voleva dire che non fosse capace di comportarsi da gentiluomo. Come immaginava, come sapeva di sapere con certezza, come sentiva, Rita Skeeter era sulla Torre di Astronomia.
Da diligente prefetto avrebbe dovuto impugnare il blocchetto delle punizioni e umiliare la Skeeter nuovamente. Ma non era il caso, e, ad ogni modo, non le avrebbe mai staccato una punizione dal blocchetto. Si meravigliò di questo, e sorrise passandosi nervosamente una mano tra i capelli. 
«Però, devi ammettere, Skeeter, che nessuno ti avrebbe mai trovata. Se non io».  
Rita si voltò, sorpresa. Prima le cadde il taccuino che aveva in mano, poi, imbarazzata, fece per abbassarsi e raccoglierlo.
Repentino, Rabastan, si avvicinò e glielo prese gentilmente. 
La Skeeter fece un lungo respiro e assottigliò gli occhi.
«E questo dovrebbe renderti unico nel tuo genere, vero?»
«Parlare con te è da sempre come parlare con un muro» commentò sarcastico Rabastan. Poi si pentì, e fece per prenderle il braccio.
«Sparisci, non sono in vena di ascoltare i tuoi commenti. Ne ho abbastanza».
Si girò lentamente e spostò una ciocca di capelli. Lestrange si meravigliò, perché era la seconda volta che la Skeeter mollava la presa, per di più, con lui.
«Mi dispiace» sussurrò più a se stesso che alla ragazza.
«Non ho sentito bene» rispose lei guardandolo con sfida.
«Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace» proferì lui con aria quasi divertita.
«Beh, scuse respinte» 
«Come respinte?»
«Hai capito bene: scuse respinte, respinte, respinte, respinte» precisò Rita.
«E perché, di grazia?» domandò lui, sarcastico.
«Non potrei accettare le tue scuse senza prima scusarmi per il mio comportamento puerile sia sul giornale, che in passato»
Rabastan sgranò gli occhi e le rivolse un sorriso sincero. 
«Allora anche a me dispiace di averti portato a letto. Magari, in altre circostanze, avremmo condiviso entrambi. Voglio dire, avremmo potuto godere quel momento» sussurrò lui, imbarazzato. 
«Bè, allora consolati, perché sei stato l'unico a vedere quella voglia marroncina!» esclamò ridendo Rita.
«E credo che sarò anche l'unico» affermò Rabastan guardandola negli occhi.
«Che...che vuoi dire con questo?» chiese Rita rossastra in viso, conoscendo già la risposta.
«Ti va di ricominciare tutto daccapo?» domandò Rabastan.
«Dovresti rispondere con una risposta, Lestrange» puntualizzò lei «Ma sì, mi va» continuò sorridendo. 
«Allora...piacere, Rabastan Lestrange».
«Rita Skeeter» sospirò lei, con voce limpida.
«È come tornare piccoli, no?»
«Non sapevamo nulla dell'altro» rispose Rita convinta.
«Ah» disse Rabastan, battendosi la mano sulla fronte «piacere, Rabastan Lestrange, e so che sei un Animagus. Uno scarabeo, precisamente. Non registrato».
Lui sorrise. 
Rita Skeeter sbiancò. 


* * * *


«Come fai a saperlo?» 
Furono le uniche parole che uscirono di bocca a Rita Skeeter, che ora puntava un dito sulla spalla di Lestrange. 
«Ti ho seguita, una volta».
«Mi hai seguita! Ho capito bene?»
«Più chiaro di così si muore, Skeeter».
«Bene».
«Bene».
«Benissimo».
«Stalker!» esclamò lei esterrefatta.
«Intendi continuare a parlare a monosillabi?» domandò Lestrange ridendo.

«Intendi usarlo come arma di ricatto? Non dovevo fidarmi!» esclamò nervosa lei, iniziando a passarsi le mani tra i capelli.
«Non mi hai fatto finire» sussurrò Rabastan avvicinandosi «Diventa la mia ragazza, Skeeter, e tutto questo rimarrà tra di noi».
«Bé» disse imbarazzata Rita «veramente ne è a conoscenza anche Alexandra».
«Credo che faccia lo stesso, no?»
«No che non fa lo stesso» rispose lei visibilmente delusa. «Assolutamente non fa lo stesso».
«Posso chiederti perché?»
«Credo che sia anche evidente, Lestrange. » lo sfidò lei. «Credo che sia da te chiedere a una ragazza di stare insieme, e farlo con un ricatto». 
«Veramente sei la prima».
«Non m'importa, Lestrange!» esclamò lei esasperata «lo capisci o no che sarebbe, magari, più carino mettere da parte i mezzucci e comportarci come persone normali? Almeno qui. Almeno ora» sussurrò lei, voltando le spalle. «Persino Barty è stato gentile con Alexandra. Mi chiedo se abbia io qualcosa che non va». 
«Tu sei unica, Skeeter» affermò senza preavviso Rabastan, facendola voltare. «Ti va di diventare la mia ragazza? Senza mezzucci, lo giuro» le chiese prendendo un lungo respiro.
«Però abbiamo già bruciato le tappe, Lestrange. È orrendo e molto poco carino» proferì lei di gusto, ridacchiando. 
«Dovresti rispondere alla domanda, Skeeter. Sai, io ci tengo» intimò lui, dolcemente. 
«Anche io ci tengo, Lestrange» si avvicinò ancor di più «Perciò, è un sì». 
Rabastan le lasciò un bacio sulla guancia, accarezzandole i capelli. Rita lo guardò ridendo.
«Che hai da ridere?» si giustificò lui sorridendo «Abbiamo detto di ricominciare, ed è questo che fanno i fidanzatini ai primi appuntamenti».
«Allora fai sul serio, Lestrange. Ti meriti un abbraccio omaggio».
«Anche mille, Skeeter. Anche mille abbracci». 
«O mille baci» aggiunse Rita guardandolo negli occhi. 
«Quelli li preferisco» sospirò Rabastan baciando Rita sul collo. 
«Anche io, Lestrange» replicò la Skeeter. 
«Però credo dovremmo iniziare a chiamarci per nome, Rita» disse ridendo Rabastan. 
«Per me sarai sempre Il Pallone Gonfiato, Lestrange». 
Rabastan la prese per i piedi e iniziò a farla volteggiare.
«Qui Hogwarts tocca il cielo con un dito, no?»
«Per Salazar, come sei patetico» proferì Rita ridendo a crepapelle.



* * * *

Note Autrice:
Di IC e altre cose.

Inizio col dire che: To Rabastan, with love è ironico.
Inoltre, la timeline è sballata. Rita è del 1951, Rabastan e Barty rispettivamente del 1964 e del 1962. Per l'idea che ho avuto, ho dovuto sacrificare - per alcuni versi - la cronologia dei fatti. Lettore avvisato ^_^
Love? Ma che love. All'inizio proprio scarseggia il love.  

Eccomi qui, finalmente ritornata a scrivere di Rabastan e Rita dopo tempo. Mi mancavano tantissimo: ho pianto e riso scrivendo queste scene. Ripeto all'infinito: per me comincia tutto qui.
Non credo di aver mai scritto di loro paragonando il loro rapporto a rose e fiori, insomma, cose facili e molto allegre. Ho sempre pensato al loro passato in maniera molto ironica, poi, conosciamo un po' tutti, nolenti o volenti, il carattere  di Rita. 
Il mio postulato è quello di scrivere sui personaggi minori - che per me sono "i meglio" - e mantenere di regola l'IC. Quindi, suppongo, di essermi sempre impegnata in questo con Rita. Voglio dire: lei è mia. E se la trattassi male io scrivendo di lei cose assurde, probabilmente mi farebbe uccidere da Rabastan... 
Questa volta Rabastan è stato il personaggio di cui ho adorato scrivere. Per la prima volta mi sono avvicinata tantissimo a lui, come ragazzo per prima e poi come personaggio. Rita è sempre la stessa. Solo che cambiano l'età e le sue avventure amorose con il Pallone Gonfiato, detto Rabastan. 
Il fatto che Rabastan sia prefetto è una mia aggiunta narrativa non accertata assolutamente nei libri. Il giornalino di Hogwarts, anche. Notizie riguardo alla Casa di Rita non ci sono, ma sono sicura fosse una Serpeverde. Non per il carattere, anzi, ma perché è una cosa che sento. E come dice anche Charlie, "con qualche sfumatura Corvonero".  ^_^


Alexandra Turner è la migliore amica di Rita. Il riferimento all'agnello è molto metaforico. Alexandra non è un agnello, io la definirei una Santa combattiva capace di sopportare una maniaca come Rita. That's all!
 Suona brutto dirlo, ma è di proprietà di SeveraBartySha, e in teoria sarebbe la sua reale trasposizione nelle fanfictions. Si shippa amabilmente prima con il primo amore della sua vita, Barty, nonché suo fidanzato anche nella mia storia, poi c'è un intrigo work in progress con Rodolphus Lestrange. Detto anche Roddie, ma è solo per le sue shippers.

Dovete leggere la storia per capire. 

Io scrivo storie su Rita e Rabastan pensando sempre a cosa ne penserebbe Severa, quindi, ogni dedica va alla più valida sostenitrice di Rita e Rabastan, appunto Severa! ❤ 
Non uccidermi per la voglia, le frasette, i ricatti e il fluff finale. Io ti voglio sempre bene. (cit)

E so che Alexandra mi sta odiando. Ma lei sta con Barty! *_*


Spero vi sia piaciuta, allora! 

E vi lancio un salutone enorme come sempre. 

Stateless
   
 
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