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Autore: Hymn    14/06/2013    2 recensioni
Se i principali abitanti della Vecchia Capitale si conoscessero fin da piccoli, se alcuni vampiri non fossero vampiri, che cosa succederebbe?
|| Dal testo ||
Ma coloro che più erano entusiasti del tempo erano soprattutto i bambini. Popolavano i parchi della città, i genitori o le balie li aspettavano su comode panchine sparse vicino ai cespugli, mentre i loro pargoli si divertivano a giocare insieme; o forse, non proprio tutti trovavano interessante lo scalmanarsi insieme agli altri.
« Pecché lo fai? »
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'ordinaria follia della gioventù

Dedicata a tutti gli amici del Black Friars GdR

 

L'estate era alle porte, e le temperature stavano rapidamente salendo in tutte le Novem Nationes. Perfino sulla Vecchia Capitale il sole splendeva alto, illuminando anche i vicoli più nascosti, regalando agli abitanti giornate di spensieratezza.

Il numero di carrozze in giro per le strade era diminuito, complice il bel tempo e la propensione della gente a camminare e godersi le belle giornate; le uniche carrozze che circolavano scorrazzavano a giro i più anziani o le persone più in vista della Città, esponenti politici e religiosi.

Ma coloro che più erano entusiasti del tempo erano soprattutto i bambini. Popolavano i parchi della città, i genitori o le balie li aspettavano su comode panchine sparse vicino ai cespugli, mentre i loro pargoli si divertivano a giocare insieme; o forse, non proprio tutti trovavano interessante lo scalmanarsi insieme agli altri.

« Pecché lo fai? »

Una voce curiosa, femminile, fece voltare il biondo Stephen dal suo esperimento quotidiano. A soli nove anni era dotato già di un'incredibile interesse scientifico, e passava le sue giornate a studiare e sperimentare, quando non era impegnato nel salvare il fratello maggiore, Gareth, di tredici anni, dal suicidio accidentale per caduta dalle scale o per lesioni profonde causate da armi improprie come taglierini o anche gli orecchini della madre.

La piccola Fayette, di cinque anni, ricambiò lo sguardo di Stephen, per poi riportarlo sull'inferno in miniatura che il bambino stava creando. Munito di una lente di ingrandimento, stava cercando di incenerire, probabilmente, l'intera popolazione di formiche dl parco.

« Perché voglio vedere quanto le formiche resistono al caldo! »

La bambina squadrò con uno sguardo che teoricamente doveva essere minaccioso il biondino, poi, con una mano al fianco, puntò l'indice verso le povere formiche, facendo tintinnare i braccialetti che portava al polso. « Ma loro si fanno la bua! »

Stephen scrollò le spalle. « È per amore della scienza! »

Fayette sbuffò, e con aria contrita si allontanò dal bambino, che annotò su un taccuino i tempi in cui le formiche smettevano di zampettare, ormai passate a miglior vita per il puro interesse accademico del giovane Eldrige.

 

Caroline ed Alexandria, entrambe di sei anni, intente ad osservare i cugini gemelli Drayden e Justin, anche loro di nove anni, che se le davano di santa ragione, videro arrivare di corsa la più piccola delle Mayfield, con gli occhi lucidi ed il faccino sconvolto.

Prima che potessero solamente aprir bocca la piccola Fayette scoppiò in lacrime, additando alla cieca Stephen, che nel frattempo si era alzato dal suo angolino di studio.

« Stephen bucia le formiche! »

Alexandria e Caroline si guardarono, poi puntarono minacciose gli occhi verso Stephen. Il bambino ricambiò lo sguardo con aria accigliata. « Avete intenzione di maledirmi? Non credo nei vostri giochetti. »

Commentò con voce da superiore, e fece in tempo a schivare una pigna lanciata da Alexandria.

Le tre Mayfield ed il giovane Stephen seguirono con lo sguardo la pigna, che cadde inesorabile sulla testa di Drayden.

Il bambino non si rese conto dell'accaduto, semplicemente si limitò a fissare il gemello per qualche istante. « JUSTIN, SEI SLEALE! LO DICO ALLA MAMMA! »

Justin atterrò il gemello, premendo le mani sulle spalle del fratello, e si sedette sopra di lui. « SEI TU CHE NON SAI DIFENDERTI, STUPIDO! »

Le loro grida sembrarono distrarre la piccola Fayette dal trauma di poc'anzi, facendola scoppiare a ridere. Caroline ed Alexandria si fissarono per qualche istante, poi scossero la testa. « Cuginetti, siete sempre i soliti! »

Si lasciarono scivolare a terra, attente a non sporcare la stoffa dei loro vestitini, per poi ridere quando Fayette cadde sulla schiena per il troppo ridere. I due gemelli fissarono la più piccola delle cugine, e sorrisero nel vederla divertirsi, e, incoraggiati da ciò, ricominciarono a picchiarsi con mosse sempre più acrobatiche (per quanto si possa confare a due bambini) e spettacolari, senza risparmiarsi nel mezzo anche morsi e graffi.

 

Poco dietro le tre ragazze sedevano con fare composto Belladore, di quattordici anni, ed Elenoire, di dodici. Belladore era impegnata a farsi pettinare i lunghi capelli corvini da Elenoire, che viceversa teneva raccolti in un elegante crocchia i propri, talmente rossi da sembrare in realtà una massa di fuoco, specialmente in quella calda giornata d'estate.

Entrambe scrutavano attentamente i ragazzi più grandi presenti nel parco, commentando con fare civettuolo il loro atteggiamento e le loro figure.

L'unico che pareva accorgersi dello sguardo delle due ragazze era Gareth, tredicenne tonto. Sorrise allegro alle due ragazze, incamminandosi verso di loro; e le avrebbe raggiunto in pochi secondi se, a metà strada, non fosse inciampato nei lacci delle scarpe, rovinando a terra.

Belladore ed Elenoire risero divertite, prima di nascondersi dietro un piccolo ventaglio piumoso, una versione ridotta di quelli che usavano le donne alle grandi ed importanti serate.

Stephen si voltò a quelle risate, squadrando per qualche istante il fratello maggiore riverso a terra, che si rialzò con noncuranza, pieno di terra sul viso e tra i capelli biondi. A quella vista Stephen scosse la testa, borbottando una specie di non è mio fratello, no, io sono figlio unico.

Gareth sorrise di nuovo alle ragazze, scrollandosi di dosso la polvere, per poi tornare tranquillamente dal gruppetto di ragazzi più grandi, giusto in tempo per assistere ad una duplice scenetta comica.

 

Riverso a terra, con espressione moribonda stava il dodicenne Bryce Vandemberg, il viso arrossato e sudato, i biondi capelli ricci appiccicaticci alla fronte. Scrutava con aria addolorata i presenti, cercando con lo sguardo la piccola Sophia.

Ma la bambina era troppo impegnata a giocare assieme al fratello acquisito Julian e con il più piccolo dei Vandemberg, Jordan.

Bryce, accorgendosi di quella crudele indifferenza, tornò a rivolgersi ad Eloise, che gli si era inginocchiata accanto. « Eloise, sto morendo. Voglio che... »

La ragazza sbuffò, fissandolo negli occhi azzurri. « Non stai morendo. »

Bryce scosse la testa con veemenza, muovendo la testa con movimenti calcolati ed eleganti. « Sì che sto morendo! Sono rosso! Brucio! Sudo... »

Passò a rassegna un'altra decina di sintomi, mentre Eloise con totale indifferenza bagnava una garza con l'acqua di una bottiglietta, per poi schiaffarla sulla fronte di Bryce non appena il ragazzo finì di parlare.

« Hai solo preso un colpo di sole. »

Il giovane ragazzo si passò una mano sul viso, stanco. « Deo gratias, pensavo che la mia ora fosse giunta! »

Eloise sospirò, tirandogli addosso l'intero contenuto della bottiglietta, facendolo alzare di scatto. « Adesso mi verrà la broncopolmonite! »

Detto questo corse via, piazzandosi al sole per asciugarsi. Eloise scosse la testa, e si passò la mano tra i capelli per sistemarseli dietro le orecchie, borbottando qualcosa sulla deficienza (non sapeva cosa volesse veramente dire) dell'amico.

A pochi metri da loro, invece, stavano Axel, tredicenne, e Damian, quattordicenne.

Il più grande, la pelle chiara e gli occhi di un blu intenso, teneva ben saldo tra le braccia Axel, che cercava in tutti i modi di liberarsi dalle presa dall'amico.

« Lasciami andare, psicopatico! »

Damian rise, guardandolo divertito negli occhi, azzurro contro azzurro. « Ti lascio solo se ti fai baciare! »

Axel lo guardò con un espressione di puro terrore dipinta in viso, e si guardò intorno nella speranza che qualcuno lo salvasse. Tuttavia, Bryce si era seduto con aria affranta sotto al sole, mentre Eloise era andata a giocare con Jordan, Julian e Sophia.

« Solo uno! Daaaai, Axellino! »

La voce cantilenante di Damian lo fece irritare maggiormente, e tirando all'indietro il gomito colpì l'amico in pieno stomaco, facendolo sbuffare ed indietreggiare, gli occhi che brillavano di divertimento e qualcosa di più simile ad una minaccia.

« Non ti avvicinare! »

Axel iniziò a scappare, e Damian ridendo si buttò al suo inseguimento. « Mi devi due baci! Mi devi due baci! »

In tutto questo Gareth si era seduto tranquillamente a terra, seguendo con lo sguardo i due ragazzi mentre si portava alla bocca una manciata di biscotti, masticando rumorosamente.

 

« Tuo fratello è nei guai! »

Julian ridacchiò e da uno dei rami del pino indicò Axel che continuava a scappare in ogni direzione, ancora inseguito da Damian. Sophia e Jordan seguirono con lo sguardo il dito del bambino, ed iniziarono a ridere a propria volta.

« Spero per lui che non si faccia prendere. »

Una voce dal basso li distrasse, e videro seduta sotto al pino Eloise, le braccia incrociate davanti al petto. « O non sarò più la sua fidanzatina. »

I tre bambini, seduti sul ramo, si guardarono. E, dopo pochi istanti, tornarono a ridere più forte di prima, ricevendo in cambio un'occhiataccia da Eloise.

« Marmocchi, vi metto in punizione! »

Detto questo Eloise iniziò a propria volta ad arrampicarsi sull'albero, in direzione dei tre bambini. Ma quelli erano troppo vivaci e scaltri per una ragazza posata come Eloise, ed in men che non si dica erano già scesi dall'albero, iniziando a correre lontano da lei.

« Tanto non ci prendi! » Julian la schernì mentre correva, e voltandosi le fece una linguaccia; Eloise non tollerò oltre, e scese di corsa dal pino, raccogliendo nel vestito, tirando un po' su l'orlo, una decina di piccole pigne, che iniziò a lanciare in direzione dei tre bambini, intenzionata a fargliela pagare.

 

Mentre tutti si divertivano, l'occhio scrutatore di Stephen seguiva attentamente tutti i bambini presenti nel parco, mentre nella sua mente si chiedeva perché, tra tutti quelli presenti, dovesse avere come fratello proprio Gareth che continuava incessantemente ad alzarsi e cadere, inseguendo con un sorriso ebete in viso Belladore ed Elenoire, che scappavano dalle sue malcelate attenzioni da Dongiovanni.

 

 

 

 

 

Note dell'autore

Allora, prima di tutto, grazie per essere arrivati fin qui.

Non so che dire di preciso, solo che questa cosa è nata all'improvviso, sul bus, mentre tornavo da un'estenuante sessione di ripetizioni di chimica generale in facoltà.

Quindi, niente, spero vi piaccia e che vi faccia almeno sorridere.

Non ho grosse pretese con questa one!shot, semplicemente qualcosa di diverso dal mio solito!

Hymn

   
 
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