Fanfic su artisti musicali > Beatles
Ricorda la storia  |      
Autore: Roxanne Potter    14/06/2013    3 recensioni
-Perché odi tanto Stuart?- chiese John improvvisamente.
Paul aprì gli occhi e gli rivolse un'occhiata fredda, come ogni volta che qualcuno tirava in ballo la questione del rapporto tra lui e Stuart.
-Io non lo odio affatto...
-Si vede da quello che è successo ieri sera.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Ehi, Paul, hai un livido lì?
Paul si passò nervosamente una mano tra i capelli, facendosi ricadere un ciuffo sulla fronte, per poi voltarsi verso le camicie impilate sul letto, afferrarne una e infilarsela.
-No, figurati.
John sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
-Sono dotato del dono della vista, sai?
-Ti ho detto che non ho nulla...
Ma John si era già piazzato davanti a lui e aveva allungato una mano per scostargli i capelli dalla fronte, scoprendo un piccolo livido violaceo che gli arrivava quasi fino alla tempia.
-Dio, è stato Stu, vero?
-Sì, la scazzottata di ieri...- balbettò Paul, arrossendo vistosamente.
John si morse l'interno della guancia per non scoppiare a ridere.
-Credo che la serata di ieri entrerà nella leggenda. Non avrei mai immaginato di vedere Paul McCartney fare a pugni con qualcuno. È stata la prima volta in vita tua, vero?
-Stai zitto.- lo rimbeccò Paul, mentre finiva di allacciarsi i bottoni della camicia. Era ancora rosso in viso, forse per il ricordo della rissa con Stuart o perché John continuava a tenere la mano affondata tra i suoi capelli.
-Perché non volevi mostrarmi il livido?- continuò il ragazzo, l'ombra di un sorriso disegnata sulle labbra. -Ti vergognavi di ammettere che Stuart ti ha fatto male? Potevi almeno curartelo, le pomate non hanno mai preso in giro nessuno.
-Non abbiamo pomate in casa, ricordi?
Giusto. Nel nuovo appartamento che condividevano ad Amburgo insieme a George, Pete e Stuart si potevano trovare solo alcuni pacchetti di cerotti e le pillole che ingerivano per riuscire a rimanere svegli a suonare tutta la notte.
-Allora andiamo a comprarne una.- disse John allontanando la mano dai capelli di Paul, le cui guance persero un po' di rossore.
-Non possiamo, i negozi sono tutti chiusi. Temo che dovrò tenermi il livido almeno per qualche ora...
John si accigliò.
-Ma anche no. Ora ci penso io.
Ci penso io. John aveva parlato con il suo tipico tono di voce determinato e lo guardava con un misto di affetto e preoccupazione, e tutto per un semplice livido di cui lui a stento si era accorto finché non si era alzato quella mattina. Paul si sentì stringere piacevolmente lo stomaco davanti a quello sguardo.
-Ci pensi tu? Devo preoccuparmi?
-No, affatto. So come si trattano i lividi con i rimedi casalinghi, me l'ha insegnato zia Mimi. Ce l'abbiamo un po' di ghiaccio in frigo, vero? Aspettami qua.
Senza aspettare una risposta, John si voltò per correre in cucina; quando tornò nella stanza, aveva in mano un fazzoletto avvolto intorno ad un cubetto di ghiaccio.
-Com'è che ti sei trasformato in una piccola infermiera?- lo prese in giro Paul, rivolgendogli un'occhiata divertita. -Posso benissimo fare anche da solo...
-Taci, io ho deciso così.- lo interruppe John. -Non mi piace vederti con quel livido. Ora stenditi sul letto.
Paul era sempre più rosso in faccia, mentre si distendeva sul suo letto e poggiava la testa sul cuscino. John dovette notare il suo imbarazzo, perché accennò un sorriso malizioso e disse: -Hai caldo per caso? Il tuo viso mi dà questa impressione.
-Amburgo è l'ultimo posto dove potrei avere caldo.- sbuffò Paul. -Muoviti e smettila di fare domande cretine.
-Come vuoi.
John si sedette sul letto e si chinò su di lui, sfiorandogli piano il livido sulla fronte. Paul sentì immediatamente i suoi battiti cardiaci accelerare.
-Perché non ci hai messo tu un po' di ghiaccio prima?
-Ieri non me ne sono neanche reso conto, sono andato direttamente a dormire. L'ho visto solo stamattina dopo essermi alzato, prima di fare la doccia.
Cioè circa venti minuti fa, intorno all'ora di pranzo. Essere ingaggiati per suonare in un locale fino alle cinque del mattino aveva le sue conseguenze.
-Beh, allora occupiamocene prima che peggiori.
John prese in mano il cubetto di ghiaccio e lo poggiò delicatamente sul livido.
-Sei sicuro di sapere cosa devi fare?- sorrise Paul.
-Certamente, ti ho già detto che me l'ha insegnato Mimi, e poi non c'è bisogno di un genio per una cosa talmente stupida. Bisogna poggiare il ghiaccio sul livido per circa... cinque minuti? Non mi ricordo precisamente.
-Quanto ci scommettiamo che per colpa tua la mia fronte si trasformerà in una landa artica?
-Noto con piacere che hai molta fiducia nelle mie capacità.- ribatté John, divertito. -So quello che faccio, quindi rimani fermo.
Paul chiuse gli occhi mentre John gli teneva premuto il ghiaccio sulla fronte e con l'altra mano gli accarezzava una tempia, in uno di quei suoi rari gesti di dolcezza che solitamente riservava a lui, soprattutto a lui.
-Perché odi tanto Stuart?- chiese John improvvisamente.
Paul aprì gli occhi e gli rivolse un'occhiata fredda, come ogni volta che qualcuno tirava in ballo la questione del rapporto tra lui e Stuart.
-Io non lo odio affatto...
-Si vede da quello che è successo ieri sera.
-Ho solo perso la pazienza “per la prima volta in vita mia”, come hai detto tu. Lo sai che non è da me prendere la gente a pugni...
John emise un sospiro esasperato.
-È proprio questo il punto, non lo sopporti al punto di essere arrivato a picchiarti con lui. Mi piacerebbe conoscere la motivazione.
Paul distolse lo sguardo dal suo, prima di rispondere.
-Non so, c'è qualcosa in lui che non mi piace del tutto. Non dico che non lo sopporto, ma... non sa suonare, capisci? Non puoi pensare di tenere un bassista che sa a stento come si muovono le dita e come si fa una scala...
-Credi che io non sappia che sei geloso di lui perché siamo amici stretti?
Paul girò di scatto la testa verso John e lo guardò con un misto di imbarazzo e rabbia, le guance ormai a fuoco.
-Che diavolo dici? Perché dovrei essere geloso? Anche noi due siamo amici, e poi non ho l'età per fare scenate di gelosia idiote...
John lo interruppe avvicinando talmente tanto il viso al suo che Paul si ritrovò a trattenere il fiato, il cuore che batteva incontrollabile. La mano di John scostò il cubetto di ghiaccio dalla sua fronte per poggiarlo sul comodino accanto al letto, i suoi occhi non si staccavano da quelli del ragazzo disteso sotto di lui.
-Chiariamo un po' di cose, che ne dici?- mormorò John, prima di poggiare la sua bocca su quella di Paul.
Entrambi sapevano da tempo che prima o poi sarebbe successo, quindi Paul non provò quasi nessuna sorpresa per quel bacio: anzi, fu subito pronto a ricambiarlo, muovendo avidamente le labbra e poi la lingua contro quella di John, che si era posizionato su di lui e gli teneva le mani premute sulle spalle, mentre continuava a baciarlo.
Dopo qualche minuto si separarono, e per Paul fu come se l'aria gli fosse stata improvvisamente strappata via. Affondò le mani tra i capelli di John per avvicinarlo a sé e baciarlo di nuovo, con il respiro spezzato, il cuore che gli tamburellava nel petto, una vampata di calore che gli scuoteva il corpo.
Quando le loro labbra si allontanarono lentamente le une dalle altre, John ridacchiò.
-Finalmente ti sei dato una svegliata.
Paul non riusciva a parlare. C'era una felicità folle e selvaggia che gli ruggiva dentro, che gli diceva di avvicinarsi di nuovo a John e continuare a baciarlo, perché era quello che desiderava da anni, no?
E poi c'era quell'altra parte di lui che si sentiva semplicemente pietrificata e incapace di pensare a qualsiasi cosa che non fosse “Cosa diamine ho fatto?”
-Adesso vorresti continuare a negare che sei geloso di Stuart?
La voce di John riportò Paul alla realtà.
-John... smettila, per favore. Facciamo finta che tutto questo non sia mai successo, va bene?
“Perché sto parlando così?”
A quelle parole lo sguardo di John si fece improvvisamente cupo, quasi ferito, e il sorriso gli sparì dalle labbra.
-Grazie per la tua coerenza.- disse bruscamente. -Vorrei farti notare che mezzo minuto fa io mi sono allontanato da te e sei stato tu a baciarmi di nuovo.
-Lo so, io... non so che mi è preso, non...
-Da quanti anni ci conosciamo, Paul?- lo interruppe John, con un tono aspro che sembrava nascondere una punta di implorazione. -Credi che dopo tutto questo tempo io non mi sia accorto di cosa provi veramente? E non dirmi che ho frainteso i tuoi comportamenti, perché non è così. Non dirmi che non facciamo sempre di tutto per toccarci, non dirmi che non ci ritroviamo sempre a guardarci come due adolescenti innamorati, persino quando siamo sul palco. Quando ci siamo ubriacati una settimana fa mi sono ritrovato con te tra le mie braccia, ti ricordi? Mi sei praticamente saltato addosso e per poco non mi hai baciato. E il modo in cui ti comporti quando io e Stuart stiamo insieme... è come se fossi geloso di lui, come se volessi attirare la mia attenzione, di questo se ne sono accorti tutti. Ora hai ancora il coraggio di dire che non provi niente per me, Paul? Queste non sono cose che succedono tra amici.
Aveva ragione, e lo sapevano entrambi. Perché continuare a negare?
-Scusa per quello che ho detto.- sospirò Paul, avvolgendo le braccia intorno alle spalle di John. -Io provo qualcosa per te da anni, il punto è che... ho paura.
-Paura di cosa?
-Di essere... sbagliato. Non mi sono mai minimamente interessato ai ragazzi, poi sei arrivato tu e... Ho sempre cercato di dirmi che la nostra era solo un'amicizia molto forte, di ignorare i miei sentimenti anche quando erano evidenti. È solo da qualche mese che ho iniziato ad accettarlo. Ma è difficile, perché ogni volta che mi ritrovo a pensare a te in quel modo...
John gli poggiò un dito sulle labbra, zittendolo. Il suo viso era illuminato da un sorriso dolce e rassicurante.
-Non devi avere paura. È sempre amore. Cosa può esserci di sbagliato? Credo di averlo capito grazie a te.
Aveva iniziato ad accarezzargli il viso, provocandogli dei brividi inequivocabili lungo la schiena.
Non era sorprendente che fossero finiti così. Prima o poi sarebbe successo, lo sapevano benissimo entrambi; se lo dicevano con gli occhi, in quei momenti di intimità in cui Paul cercava disperatamente il coraggio di baciarlo o di parlargli di quello che provava, quei momenti in cui John si confidava con lui o si preoccupava per lui, mettendo da parte i suoi comportamenti solitamente acidi e sarcastici per mostrargli quella parte del suo carattere che teneva nascosta alla maggior parte delle persone.
Paul aveva passato decine di notti senza chiudere occhio pensando a John, chiedendosi come fosse possibile provare un sentimento d'amore così forte per un altro ragazzo, se ci fosse qualcosa che non andava in lui. Aveva rivisto più e più volte, nella sua memoria, tutte quelle volte in cui lui e John si ritrovavano a guardarsi nello stesso momento, per poi arrossire e distogliere gli occhi. Quei momenti in cui John gli rivolgeva il suo raro sorriso dolce, gli lanciava qualche frecciatina maliziosa o lo abbracciava affondandogli il viso sulla spalla, le labbra che gli sfioravano il collo e le mani che gli accarezzavano lentamente la schiena.
Voleva dire qualcosa, no? Era il motivo per cui Paul aveva sempre creduto, o almeno follemente sperato con tutto il suo cuore, che anche John provasse qualcosa per lui.
-Mi piaci, Paul. E anche io piaccio a te.- continuò John, lo sguardo deciso che sembrava nascondere una punta di incertezza, come se avesse paura che Paul ora potesse rifiutarlo. -Cosa può impedirci di stare insieme? Lasciati andare, ti prego.
Paul rispose con un bacio, e fu allora che tutti i suoi dubbi e le sue paure si dissiparono per svanire completamente nell'ebrezza di quel contatto. Quante volte, mentre John gli parlava, si era ritrovato a fissare le sue labbra desiderando di poterle baciare, di vedere quegli occhi incatenati ai suoi, di sentire il suo calore su di sé?
Ora lui era lì, loro erano lì. Non voleva lasciarlo andare. Voleva tenerlo stretto più che poteva, godere della vicinanza che fino a quel momento aveva potuto solo immaginare.
John gli sbottonò la camicia e fece scorrere le mani sul suo petto: a Paul sembrò di esplodere, mentre un formicolio familiare iniziava a scuoterlo in mezzo alle gambe.
-Toccami.- mormorò ansante all'orecchio di John. Lui gli poggiò un bacio sul collo e infilò una mano tra i suoi pantaloni; Paul chiuse gli occhi e ansimò, il respiro mozzo, una scarica di piacere improvvisa che gli serpeggiava lungo la schiena.
-Dio, John...- disse con un fil di voce, il viso arrossato e i capelli scompigliati, le mani strette il più possibile intorno alle spalle del ragazzo.
Fu in quel momento che sentirono il cigolio della porta dell'appartamento che si apriva e i passi di alcune persone provenienti dalla cucina: segno che George, Pete e Stuart dovevano appena essere tornati.
Paul spalancò gli occhi, il cuore che perdeva un battito, mentre John ritirava prontamente la mano e si alzava di scatto dal letto.
-Ragazzi, non starete ancora dormendo?- arrivò la voce di George dal corridoio.
-No, siamo perfettamente svegli!- esclamò Paul di rimando, mentre si alzava dal letto e si affrettava ad abbottonarsi la camicia.
Rumore di passi fuori nel corridoio, poi la porta si spalancò proprio mentre Paul finiva di armeggiare con l'ultimo bottone e sulla soglia della stanza comparve la figura sottile di George.
-Ti sei appena svegliato, Paul?- disse allegramente, dando un'occhiata ai suoi capelli scompigliati e al letto sfatto.
-Sì, ho fatto prima una doccia, stavo finendo di vestirmi.- rispose lui.
-Dove siete stati tu, Stuart e Pete da stamattina?- domandò tranquillamente John.
-Visto che ci siamo svegliati prima di voi, io e Pete abbiamo pensato di fare un po' di scorte, giusto per non morire di fame. Abbiamo fatto tardi perché la gente continuava a fermarci per strada per chiederci un autografo. Stuart invece è andato a passare la giornata da Astrid, stamattina sembrava particolarmente di malumore...
-Chissà perché.- sogghignò John, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Paul.
-Smettila.- ribatté George, che evidentemente non aveva alcuna voglia di parlare della rissa della sera prima tra Paul e Stuart. -Dopo che vi siete svegliati avete finito di mangiare tutti i biscotti rimasti, vero?
-Temo di sì.
L'espressione sul volto di George quando scopriva che erano finiti i biscotti era impareggiabile: occhi sgranati e labbra tese, come se fosse appena accaduta una tragedia di proporzioni cosmiche.
-E io ho persino dimenticato di comprarli...- si lamentò.
-Non morirai se passerai una giornata senza i tuoi amati biscotti.- rise Paul.
-Beh, vuol dire che adesso andrò a farmi un panino insieme a Pete. Venite anche voi?
John scosse la testa.
-Io e Paul abbiamo un po' da fare. Ci è venuta l'idea per una canzone, avevamo appena iniziato a buttare giù i primi versi quando siete arrivati voi. Credo che sarà un brano molto... scoppiettante. Farà andare su di giri i nostri fan, poco ma sicuro.
Paul dovette sforzarsi per non scoppiare a ridere.
-Come volete voi, buon lavoro.- ribatté George, e si voltò per andarsene, richiudendosi la porta alle spalle.
-Un brano scoppiettante che farà andare su di giri i nostri fan, eh?- disse ironico Paul.
-Già. Che ne dici di riprendere da dove abbiamo interrotto la stesura della canzone?
-Non so se ti sei accorto che Pete e George sono appena rientrati...
John lo interruppe affondandogli le mani nei capelli e attirandolo a sé per baciarlo.
-Pete deve andare a casa della tizia che ha conosciuto due giorni fa, George probabilmente uscirà per andare a suonare la chitarra nel parco qui vicino e Stuart passerà la giornata da Astrid. Sai questo che vuol dire?
-Lo so.- sorrise Paul, e gli poggiò un altro bacio sulle labbra. -Ma che mi dici del mio livido? Non dovevi curarlo con il ghiaccio?
John lanciò un'occhiata alla fronte di Paul e sorrise malizioso.
-Credo di aver trovato un altro modo per curare i lividi, se capisci cosa intendo.

Note.

'Salve.
L'ispirazione per questa shot mi è venuta leggendo la biografia di John scritta da Philip Norman. (Che è un sostenitore della McLennon, anche se ne accenna solo in un paragrafo a oltre metà libro. Leggere per credere.) Ho letto della famosa rissa tra Paul e Stuart e ho DOVUTO ricamarci su. Naturalmente la storia è ambientata ad Amburgo, e se non sbaglio in quel periodo i Beatles erano passati dal dormire nello scantinato di un cinema a luci rosse ad un normale appartamento dalla città.
Spero vi sia piaciuta, a presto.:3 (Ah, naturalmente il titolo non c'entra un cavolo con la storia, ma non avevo idee.)
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: Roxanne Potter