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Autore: Shinkocchi_    14/06/2013    1 recensioni
È che Atsushi non era mai stato un tipo da parco divertimenti.
[AtsuMasa]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Minamisawa Atsushi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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【Di un appuntamento al luna park e delle sue (s)piacevoli conseguenze】

*


 


È che Atsushi non era mai stato un tipo da parco divertimenti.
Non per altro, ma sin da piccolo non aveva mai provato una particolare attrattiva verso quei posti così incredibilmente affollati e confusionari, immensi, dove alla fine si passava più tempo a fare file chilometriche sotto il sole che a fare il gioco vero e proprio, incappando quindi nel rischio di bruciarsi o disidratarsi senza un vero perché.
Già. Per questo, non per altro. Affatto. Avrebbe dovuto? Ah, che cosa ridicola—
E allora, a maggior ragione, non riusciva davvero a spiegarsi da dove gli era saltata fuori la brillante idea di chiamare Masaki e chiedergli di andarci assieme. Proprio non riusciva a spiegarselo, ma quello che sapeva per certo era che era davvero rimasto sorpreso -sorpreso e qualcos'altro che non riusciva a spiegarsi- quando aveva scoperto che il kouhai non vi era mai stato. Non era normale, insomma, e si era sentito stranamente infastidito e irritato quando Kariya alla sua domanda aveva replicato con un "è che non ho mai avuto occasione di andarci quando vivevo con i miei genitori. Men che meno nel periodo successivo."
Gli era parso assurdo. Del tutto assurdo che un ragazzo di quattordici anni compiuti non avesse mai fatto nulla del genere, e così glielo aveva proposto di getto, salvo poi pentirsene subito dopo.
E che poi neanche era riuscito a tirarsi indietro quando l'altro, ascoltando la proposta attraverso la cornetta, aveva preso a balbettare come uno scemo -un adorabile scemo-, forse un po' per la sorpresa, un po’ per l'imbarazzo, e un po’ per qualcos'altro che non era riuscito a capire. Però era normale in fondo per due ragazzi della loro età fare cose del genere, non era nulla di strano, e quell'euforia mal celata dell'altro l'aveva messo fastidiosamente in subbuglio. 
Ma non se ne era preoccupato poi più di tanto, neanche quando si erano incontrati il pomeriggio successivo per andarci, e l'aveva trovato già lì, lui che solitamente arrivava in ritardo, ad aspettarlo, nervoso, e guardando le sue occhiaie si era chiesto se avesse chiuso occhio quella notte.
Che poi, che c'era di tanto esaltante nell'andare ad un luna park? Atsushi davvero non era riuscito a comprendere le reazioni dell'altro, gli occhi che brillavano ad ogni nuova attrazione, il passo affrettato, lo sguardo rapito, ed eppure se ne sentiva in qualche modo partecipe, e avrebbe potuto continuare ad osservarlo così per ore e ore senza problemi.
E quindi  l’aveva seguito, attento, cercando di non perderlo mai di vista -eh, di certo sarebbe stato un vero casino ritrovarlo con tutta quella confusione, considerando poi anche il pessimo senso dell'orientamento di Masaki- e ogni tanto aveva cercato la sua mano nella folla, afferrandola e stringendola quando la situazione diventava eccessivamente caotica. Ed era in quei momenti che Kariya era sobbalzato ed era arrossito, ma Minamisawa aveva fatto finta di non farci caso, o al massimo gli aveva lanciato sbieche occhiatine che lo avevano fatto avvampare maggiormente, più per soddisfazione e divertimento personale che per altro.
Aveva cercato inutilmente di portarlo nel tunnel dell'amore, si era divertito come un matto a vederlo stringersi terrorizzato al suo braccio nella casa degli orrori, gongolando, salvo poi farsela letteralmente sotto ogni qual volta -molto, molto spesso- che l'occhio del più giovane era caduto su qualche attrazione come...come...come le montagne russe, ecco -e certo, c'era a chi cadeva l'occhio da una parte, a chi dall'altra-, che proprio il ragazzo non era mai riuscito a reggere. Ma neanche lontanamente, proprio no. Quindi Atsushi non ne era stato proprio entusiasta -una fucilata in pieno petto sarebbe stata meglio dei traumatici e nauseanti postumi della discesa-, ma suo malgrado, come faceva a rifiutare di fronte a quel faccino così subdolamente sorridente, a quegli occhi spalancati per la meraviglia, a quel tono che a stento tratteneva l'emozione in quei suoi "Oddio, ma farà tanta paura?", oppure "Sarà alta? E quella discesa? E hai visto che veloce? Non è il caso che la facciamo— è terrorizzante, vero?" a cui non era riuscito mai –mai- a resistere per quanto ci avesse provato. E quindi a pranzo, nonostante gli sguardi perplessi e curiosi di Masaki, non aveva toccato quasi cibo per evitare di dover dare di stomaco già alla prima curva. Ehi, era pur sempre un ragazzo di particolare dignità e forti principi, lui -nonostante per distrarsi avesse dovuto effettivamente lanciare qualche innocua occhiatina al fondoschiena della cameriera, prima di venire letteralmente fulminato da Kariya, che l'aveva mollato lì imprecando sottovoce, il conto ancora da pagare-.
Di conseguenza il senpai aveva poi evitato di urlare a squarciagola e si era solo limitato di arpionarsi al seggiolino con le lacrime agli occhi, quando la carrozza era volata giù a strapiombo per la discesa, mentre l'altro gridava con tono quasi divertito, gli occhi chiusi e il vento fra i capelli. 
E poi alla fine proprio non era riuscito a capacitarsi di essere sopravvissuto. Ah, qualcuno doveva volergli davvero bene lassù per farlo sopravvivere a una giornata del genere.
Ma poi la sera erano saliti sulla ruota panoramica, e avendo ai loro piedi l'intera città illuminata avevano smesso di parlare, ammutolendosi e rimanendone in contemplazione. E mentre Masaki aveva puntato lo sguardo al panorama sottostante, rapito e affascinato, Atsushi lo l’aveva tenuto fisso sulla figura del più piccolo, con fare distratto, ridacchiando ai suoi continui cambi d'espressione.
Era bello, davvero non aveva potuto fare a meno di pensarlo mentre, con il mento poggiato al palmo della mano, focalizzava la sua attenzione sul suo ignaro kouhai, che, con il viso spiaccicato sul vetro, aveva gli occhi che brillavano.
Poi però Kariya si era voltato, accorgendosene, distogliendo lo sguardo di fronte a quella sua insistenza, ma appena curioso per il comportamento dell'altro.
E allora Minamisawa si era allungato, sornione, e, cogliendolo di sorpresa, gli aveva scoccato un lieve e gentile bacio sulla guancia imporporata, lasciandolo attonito, incredulo, nel più completo imbarazzo. 
E allora non aveva potuto fare a meno di pensare che tutto sommato di passare quella giornata da incubo ne era valsa la pena, perchè neanche la peggio discesa di un roller coast valeva per Atsushi tanto quanto un solo sorriso di Masaki.













*
Angolino della sottoscritta che oggi non ha fantasia e quindi si intitolerà "ho sonno"-- *fugge
Giorno. Allora. Allora. Che dire.
Altra AtsuMasa. Perchè sì. Mi prostro, ma li amo così tanto che ho appena creato una "serie" su efp, dandogli un titolo davvero st- insomma, come sputtanare le proprie OTP con una sola frase di presentazione: lo stai facendo bene (?)
Cooooooomunque. Ho scritto 'sta roba alla cacchio oggi sul treno in ritorno da Gardaland, e ho impiegato poco più di un'ora e mezza. Io tipo boh (?)
E' che ieri, mentre le mie amiche erano molto fijvsdnj a fare Raptor, io facevo "STICAZZI" con molto lov <3 e quindi ho pur dovuto trovar qualcosa da fare nell'attesa-- *silenzio* il mondo è bbbbbello (?)
Comunque, non ho molto da dire su questa fic. E' basata su un'ipotetica situazione/relazione tra loro due che si conoscono e cominciano a uscire insieme fra le medie e le superiori, ecco, e ho cercato, volontariamente, di scrivere quest'intera fiction senza usare dialoghi e discorsi diretti fra i personaggi. Ceh, mi piaceva, era un'idea figa (??)
Poi, boh. Sono più di mille parole. Mille. Fottutissime. Parole. Io potrei commuovermi, e il bello è che non avevo la minima idea -ma neanche lontanamente- di aver scritto tanto.
E...non so più che dire- quindi ringrazio chiunque abbia letto o voglia dare un parere, che fa sempre piacere *7* 
Alla prossima *inchin

Fede

 



  
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