CAPITOLO PRIMO: RICORDI

20 anni. Era passato così tanto tempo? Ormai aveva perso la concezione del tempo, e più si soffermava a pensarci, più gli sembrava che fosse passato molto di più. Tuttavia non riusciva a togliersi dalla mente le immagini di 20 anni fa, quando avvenne il trauma. Ancora poteva vedere il cielo rosso, i lampi verdi, le tempeste dai portali...e Combine, Combine ovunque, che distruggevano e ammazzavano. Come se Black Mesa non fosse stato sufficiente.

Si trovava in una stanza fatiscente, adibita a laboratorio, in compagnia del Dott. Kleiner e del suo disgustoso animaletto. Guardava la Cittadella, da una fessura della finestra sprangata, la cui immensa ombra lo sovrastava da venti lunghi anni. Sospirò. “Barney, ti vedo pensieroso..” annunciò Kleiner, con il tono da chioccia preoccupata per i suoi piccoli che lo caratterizzava. “Stavo solo pensando a come abbattere quella dannata torre” disse nervosamente, come se si aspettasse una soluzione dal Dott. Kleiner, che sorrise e rispose calmo “...l’unico ad abbattersi di questo passo sarai tu. Comunque cominci seriamente a preoccuparmi, e da un pò che non fai battute oscene o non ti lamenti del fatto che Lamarr si accucci sul tuo letto...” sempre sorridendo, il Dottore si allontanò per soffermarsi su una tazza d’acqua “...certo che è da un pò che non bevo del buon caffé” sospirò triste.

Ancora una volta gli occhi di Barney si posarono sui fogli di giornale appesi in fondo alla stanza, su una grande porta di ferro. I titoli rimbombavano nella sua testa come un cannone: -Continunano le Tempeste dal Portale-, -La Guerra delle 7 Ore Finisce con la Vittoria dei Combine-, -La Terra si Arrende-, -Wallace Breen Nominato Amministratore ad Interim-...
Già, la Guerra delle 7 ore...una delle guerre più rapide e sanguinose della storia. Neanche un giorno, e le grandi potenze mondiali cadevano sconfitte di fronte alla furia degli invasori alieni. “Una fortuna inaspettata”, così la definiva Wallace Breen.

Stanco di quei ripensamenti, Barney si voltò, percorse la stanza, entrò nella propria camera, si sdraiò, e lentamente, si addormentò, le testate dei giornali ancora in testa.