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Autore: Axelthechao    14/06/2013    1 recensioni
Questa storia ce l'ho in mente da sempre, è la storia che ho sempre voluto scrivere, è quella che ho sempre messo da parte, pensato, ripensato, rimurginato e che è cresciuta con me. Ora credo che sia matura a sufficienza per essere scritta.
Axel è un ragazzino fanatico di videogame che passa i suoi pomeriggi giocando ai giochi dei suoi personaggi preferiti: Mario e Sonic.
Dopo aver rinvenuto un'oggetto molto curioso, il ragazzino finisce catapultato in un'altra dimensione dove avrà l'occasione di incontrare i suoi eroi faccia a faccia!
I tre, dispersi in un mondo sconsociuto dovranno unire le forze per esplorarlo e trovare un modo per tornare a casa.
Lungo la via, incontreranno altri personaggi fantastici, vecchi rivali e un nemico temibile e misterioso.
Unendo le forze con i nuovi amici che incontreranno, affronteranno un viaggio lungo e insidioso in cui solo alla fine scopriranno la verità.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bowser, Mario
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Buio, silenzio, questo è ciò che regna nelle più remote profondità del suolo.
Ma quel giorno, se qualcuno si fosse trovato lì avrebbe udito qualcosa: un rombo sordo in lento avvicinamento.
Subito dopo avrebbe visto la luce di due fari comparirgli davanti agli occhi e illuminare a giorno quel terrapieno sconfinato per poi distinguere chiaramente la forma di una macchina scavatrice.
Sopra la cabina, sulla “fronte” del macchinario si poteva distinguere l’effige di una faccia ghignante con due grossi baffi e gli occhiali.

Nell’abitacolo del mezzo, il pilota era intento a controllare il radar.

Questo era un uomo un po’ anzianotto con la testa pelata, un paio di occhiali scuri ed un naso viola a punta sotto al quale spuntavano due enormi baffi marroni, il suo corpo tozzo aveva la forma di un uovo, mentre le braccia e le gambe erano lunghe e sottili.
Indossava una giacca rossa con dei bottoni bianchi e dei pantaloni neri.
Un altoparlante gracchiò, poi da esso si udì una voce robotica.
“Dottor Robotnik, è a mille metri di profondità, sicuro che l’Egg Mole regga?”
”Non preoccuparti, Egg Robo, dopotutto è stato costruito dal sottoscritto!” si pavoneggiò l’uomo orgoglioso della sua genialità.

Il suo nome era Ivo Robotnik ma ai più era noto come Dottor Eggman, un genio della robotica con un quoziente intellettivo pari a 300 e con un solo scopo nella vita: conquistare il mondo!
Egg Robo era un robot creato da lui come assistente.
”Dottore, rilevo una anomalia esattamente sotto di lei!” lo avvisò l’androide.

”Il radar non rileva nulla, Eggrobo, sei sicuro che... ahh!!!”

Il dottore non riuscì a finire la frase che il suo mezzo si ritrovò improvvisamente a precipitare nel vuoto, si udì un tonfo sordo, poi silenzio.
”Dottore! tutto bene?” chiese preoccupato Egg Robo.

Eggman era finito gambe all’aria nella cabina di pilotaggio, si divincolò a fatica nello stretto spazio per rimettersi in piedi e solo in quel momento si rese conto che la sua macchina scavatrice era piantata col muso nel terreno.
-”Sto bene, sono solo caduto in una caverna sotterranea...ehi, ma il mio radar avrebbe dovuto rilevarla!” protestò l’anziano.

”In quel punto c’è qualcosa che i nostri strumenti non riescono ad identificare...”

Lo scienziato alzò lo sguardo e vide qualcosa che lo lasciò a bocca aperta.

”Egg robo...l’ho trovato!” disse lo scienziato.

 



Era una giornata splendida nel regno dei funghi, una lieve brezza primaverile animava l’aria, con un così bel sole chi mai avrebbe sopportato l’idea di starsene chiuso tutto il giorno in un seppur magnifico castello?

“Che c’è di male se prendo un po’ d’aria?” si chiedeva una fanciulla appoggiata al balcone della terrazza mentre, a occhi chiusi, si godeva le carezze del vento sul suo viso.
Il suo volto aveva i lineamenti graziosi di una bambola, la sua lunga chioma di capelli biondi era sovrastata da una piccola corona tempestata di diamanti.

Indossava un abito rosa con le spallette gonfie ed una voluminosa gonna che toccava quasi il pavimento.
Il suo momento di relax venne interrotto dall’urlo di una voce acuta e gracchiante come una cornacchia a cui hanno pestato la coda.
”Principessa Peach!!!” urlò il suo fedele paggio di corte, un piccolo ometto dalle sembianze di un fungo che indossava una giacchetta blu.

La principessa si destò sconsolata dal suo stato rilassato.

”Toad...cosa c’è?” chiese lei.
”Principessa, lo sapete che in giro si dice che LUI stia tramando qualcosa, se fossi in voi non starei fuori dal palazzo senza sorveglianza!” rispose l’arguto funghetto.
”Hai ragione, ma non ne potevo più di starmene chiusa nella mia stanza con una giornata così bella” ribattè sua altezza.

Toad fece un sospiro di sconsolazione.

“Suvvia non preoccuparti, con un sole così sono sicura che perfino quel cattivone sia uscito a prendere una boccata d’aria...” aggiunse lei cercando di tranquillizzarlo.

”C’hai preso in pieno, principessa!” ribattè una voce grave e sgraziata.
Peach e Toad sentirono un brivido correre lungo la schiena, quella voce la conoscevano bene.
La principessa si girò lentamente, Toad alzò lo sguardo, e lo videro.

”Bowser!” urlarono insieme.

Bowser era una creatura che sembrava l’incrocio tra un drago ed una tartaruga, un grosso rettile con un carapace ricoperto di punte acuminate, denti aguzzi ed artigli affilati, ed una cresta rossa di capelli che attraversava le corna che gli spuntavano sulla testa.
Egli stava fluttuando davanti a loro a bordo della Koopa Clown Car, una navetta semisferica con la faccia di un pagliaccio che riusciva a librarsi in volo grazie ad una grossa elica presente sul fondo.
Approfittando del momento di terrore dei due, il tarpano afferrò la principessa e se la caricò sulle spalle come un sacco di patate.
”Mettimi subito giù!” ordinò la principessa agitando gambe e braccia.
”Agli ordini, principessa” rispose lui girandosi e stendendola sul pavimento del mezzo per poi legarla e imbavagliarla.
Bowser guardò davanti a se, dietro alle spalle di Toad c’erano una dozzina di guardie della sua stessa razza, non sarebbe stato possibile distinguerli se non per i colori differenti del fungo e della giacca.

”Stavolta eravamo pronti Bowser, ora metti giù la principessa...” intimò il paggio balbettando.

Il rapitore ridacchiò, poi disse.

”Perché non ci provate, eh?”

”Arceri...scoccare!” urlò il funghetto.

Gli arceri scagliarono le frecce, Bowser fece un grosso respiro e sputò una fiammata che carbonizzò i dardi prima che potessero colpirlo.
Con una grossa ed agghiacciante risata, Bowser si allontanò in volo portandosi via la principessa sotto gli sguardi inermi dei suoi cortigiani.
”No! Date l’allarme! Chiamate aiuto! Chiamate...i fratelli Mario!” urlò Toad facendo riecheggiare il suo grido disperato in tutto il castello.

   
 
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