Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: BurningIce    15/06/2013    7 recensioni
Rose Weasley aveva ricevuto una busta dalle sue cugine. Una busta che non prometteva niente di buono, ma che aveva aperto senza esitazione. Se ne era pentita subito dopo, quando aveva visto il suo contenuto. Foto. Babbane e Magiche, ma pur sempre terribili, compromettenti foto.
Ce n’era una di lei che beveva un cocktail con il naso, un’altra in cui giaceva sulla spiaggia con sguardo perso nel vuoto, un’altra ancora in cui ballava la lap dance su un cubo con Scorpius Malf… un momento.
C’era una foto di lei e Malfoy. Su un cubo. Che si scambiavano sguardi di fuoco. Girando intorno ad un maledetto tubo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic


Rose Weasley aveva ricevuto una busta dalle sue cugine. Una busta che non prometteva niente di buono, ma che aveva aperto senza esitazione. Se ne era pentita subito dopo, quando aveva visto il suo contenuto. Foto. Babbane e Magiche, ma pur sempre terribili, compromettenti foto.
Ce n’era una di lei che beveva un cocktail con il naso, un’altra in cui giaceva sulla spiaggia con sguardo perso nel vuoto, un’altra ancora in cui ballava la lapdance su un cubo con Scorpius Malf… un momento.
C’era una foto di lei e Malfoy. Su un cubo. Che si scambiavano sguardi di fuoco. Girando intorno a un maledetto tubo.
Rose fu certa di essere prossima ad un infarto. Ma quando vide le altre foto, non le restò che schiaffarsi una mano sulla fronte con tutta la forza che aveva e chiedersi, disperata, che fine avesse fatto tutta la sua sanità mentale. Perché avere una foto in cui lei – in costume – baciava uno Scorpius Malfoy ancora perfettamente vestito era troppo per i suoi occhi.
E perché doveva subito lanciare un Incendio su quelle prove compromettenti.


*
 

Giorno prima della Catastrofe, 19:30 circa, lungomare, Ibiza

Che Scorpius Malfoy fosse molto, molto permaloso era un dato di fatto. In particolare, gli dava vagamente fastidio essere preso per scontato, cosa che faceva la maggior parte della gente che non lo conosceva. Per questo, trovarsi in un luogo completamente estraneo a lui non gli faceva poi molto piacere. Certo, c’erano miriadi di ragazze, lussi di ogni genere e una suite imperiale che non gli dispiaceva affatto. Ma ogni singola persona che aveva incontrato fino a quel momento lo aveva subito etichettato come il solito biondino viziato, carino e abituato ad avere tutto dalla vita. E ciò era sicuramente vero, ma solo in parte: Scorpius era molto di più, e sapeva di esserlo. Così, quando quel giorno l’ennesima ragazza gli chiese di portarla a vedere la sua camera – in un geniale quanto originale doppio senso – dopo aver casualmente scoperto che alloggiava nella stanza migliore dell’albergo, Scorpius non la degnò nemmeno di una risposta, preferendo voltarle le spalle e andarsene in giro per il lungomare, fuori da quel dannatissimo hotel per soli maghi.
Poco gli importava che la ragazza in questione stesse confabulando, delusa e umiliata, con le amiche, costruendo una teoria sulla sua presunta omosessualità. Quel giorno era in uno dei suoi momenti no: e non era il massimo, durante una vacanza di sole due settimane in cui avresti dovuto sfruttare tutto il tempo a tua disposizione per divertirti, ma il suo malumore era indubbiamente più forte di lui.
Certo  che Ibiza, però, era davvero un bel posto. Spiagge bianche, mare smeraldo e più sole di quanto ne avesse mai visto in tutta la sua vita nella piovosa Scozia. Il blu e il verde lo avvolgevano confortevolmente, dandogli l'impressione di trovarsi in un'isola fuori da ogni dimensione. E poi quelle meravigliose, altissime palme che donavano al posto qualcosa di tropicale. In effetti non era il posto ideale da visitare con i genitori, ma per lui non era stato un grosso problema: li aveva piantati in asso quando lo aveva ritenuto opportuno, per esplorare la zona e fare nuove conoscenze. Nuove conoscenze femminili, più che altro – fino a quando non parlavano troppo, le ragazze superficiali che si potevano incontrare in quell’hotel gli andavano bene. Per un’ora o due.
A dire il vero, era andato anche oltre i suoi soliti confini: aveva conosciuto anche un paio di ragazze Babbane, che avevano confessato di essere affascinate dal suo aspetto e dai suoi modi da gentleman inglese d’altri tempi. Se suo padre avesse saputo come era finita la serata con loro, lo avrebbe – nel migliore dei casi – depennato dal suo testamento, incenerito sull’arazzo di famiglia e cacciato di casa. Nel peggiore dei casi, invece, lo avrebbe fatto fuori con un bell’Avada Kedavra. Si appoggiò ad una ringhiera e si incantò a fissare il mare e le scogliere, rimpiangendo un po’ il fatto di essere solo. Gli avrebbe fatto piacere qualcuno con cui condividere la vacanza, perfino quel rompiscatole di suo cugino Castor. Perfino Rose Weasley e la sua rumorosa famiglia, a pensarci bene – no, stava decisamente esagerando. Non che gli dispiacesse passare del tempo in loro compagnia: erano divertenti, ma per un periodo massimo di mezz’ora. Un contatto prolungato con loro ti procurava un biglietto di sola andata per il San Mungo, reparto Danni Mentali Permanenti.

Smise di fissare la linea dell’orizzonte tra il mare e il cielo, punteggiata da qualche barchetta, più probabilmente uno yacht, solitaria e si guardò in giro, tra la variopinta folla che si godeva come lui una sospirata vacanza. Si soffermò su due ragazze in costume – una delle cose che amava delle località balneari Babbane – particolarmente interessanti, ma rinunciò in partenza a presentarsi. Quel giorno preferiva rimanere lì, fermo, col sole bruciante che gli scottava la pelle chiara e la magnifica brezza marina che gli scompigliava i capelli biondi. Per un momento, scorse da qualche parte tra un chiosco di limonate* e l’ingresso della spiaggia una chioma di capelli rossi e un profilo conosciuto. Poi si disse che doveva aver immaginato tutto: era sicuramente stata la suggestione dei pensieri precedenti. Tuttavia, si incamminò verso il punto in cui aveva scorto fugacemente la figura di Rose Weasley, tanto per riempire con qualcosa quel pomeriggio ozioso. Era sparita: come volevasi dimostrare, la Weasley non era lì.
In effetti i Weasley, in particolare la madre di Rose, Hermione Granger, non erano tipi da Ibiza; sarebbero stati fuori luogo, forse, in un posto del genere. Di certo non sapevano divertirsi come lui. Si disse che in realtà in quel momento non si stava esattamente divertendo e decise che doveva assolutamente recuperare. Si aggirò ancora pensosamente tra i negozi colorati lungo il sentiero lastricato e, dopo qualche minuto, trovò qualcosa che poteva interessarlo. Attaccato ad una palma c’era il manifesto di una grande festa notturna in spiaggia; la scritta era in spagnolo, ma le immagini erano sufficientemente allusive. Un capannello di ragazzi le indicava ridacchiando e accennando a una notte di follie. Scorpius era sicuro che quella lo sarebbe stata.
Perfetto, si disse. Adesso basterà solo aspettare che mamma e papà vadano a dormire.
Sorrise e tornò indietro, per godersi il tramonto sul mare – quel giorno aveva un animo davvero poetico. Se suo cugino l’avesse visto sprecare un giorno ad Ibiza in un modo del genere si sarebbe dichiarato profondamente deluso, per poi morire di crepacuore qualche momento dopo. Sorrise ancora, scuotendo la testa, perfettamente consapevole di sembrare un completo idiota a chiunque lo guardasse.
Non che io possa in alcun modo sembrare idiota, si corresse. Sì, Scorpius aveva decisamente un’alta autostima e tendeva leggermente a considerarsi qualcosa di vicino al superuomo o giù di lì.
Si lasciò trascinare per un po’ da quel filo di pensieri narcisisti, ma una seconda allucinazione lo distolse dalla sua moderata autoesaltazione. Si preoccupò seriamente quando si rese conto di aver visto le treccine scure di Roxanne Weasley e la faccia da stupido di James Potter, spariti anche loro un attimo dopo.
Quella sera aveva un disperato bisogno di staccare il cervello ed annegarlo in qualche drink Babbano di dubbia provenienza.


*


Qualche ora prima della Catastrofe, Ristorante Magic, 22:15

Draco e Astoria Malfoy avevano scelto la serata sbagliata per dedicarsi a una cena di famiglia formale ed elegante fuori dall’hotel, almeno secondo il parere di Scorpius. Quella sera aveva una certa fretta di sgattaiolare in spiaggia e il fatto che i suoi genitori avessero deciso di rimanere alzati fino a tardi non lo aiutava. Per non parlare, poi, della sua pestifera sorellina che non aveva fatto altro che ricordargli il lieto avvenimento di qualche minuto prima, a cui disgraziatamente lei aveva assistito.
Certo, non era facile non pensarci, considerando che la ragazza del tavolo dall'altra parte della terrazza gli lanciava periodicamente delle occhiate assassine.

La parte difficile della serata era stata quella in cui sua madre aveva dovuto convincere suo padre ad indossare abiti Babbani, come aveva raccomandato anche il Ministero, che dava accurate istruzioni a tutti i maghi in vacanza in luoghi non del tutto magici. Dopo mezz’ora di discussioni e la scelta di un look che non era esattamente il massimo della moda Babbana, erano riusciti a scendere sul lungomare per cercare un ristorante all’altezza della situazione. Draco si era convinto che il ristorante Magic, un raffinato lounge in riva al mare, fosse davvero un luogo frequentato da maghi e non aveva esitato ad entrarci, convinto anche dall’eleganza del luogo. Fortunatamente avevano preso posto in un angolo piuttosto appartato della terrazza, quindi Draco non aveva ancora avuto modo di capire che si trovava indiscutibilmente circondato da gente Babbana in tutto e per tutto. Scorpius, invece, aveva ricevuto una conferma inequivocabile, ovvero il lieto evento per cui sua sorella Cass non aveva più smesso di ridere. 
Sua madre l’aveva spedito a far fare un giro a Cass all’interno del ristorante, probabilmente per rimanere sola con Draco, visto che era il loro anniversario. Si erano fermati in un angolo dove tutti i mocciosi del ristorante giocavano in compagnia di una tizia con la faccia dipinta che si comportava come una ritardata e – ovviamente – aveva attirato l’attenzione di una stupida bambina di cinque anni come Cass, che le era corsa incontro con gli occhi azzurri spalancati per lo stupore. Quindi gli era toccato farle compagnia per un buon quarto d’ora, rendendosi conto di star sembrando piuttosto ridicolo ad ascoltare le storie per bambini di quella ragazza, che tra l’altro parlava in inglese con un accento fastidiosamente spagnolo.
Si era sentito ancora più ridicolo quando una disturbatrice dalla carnagione scura, decisamente carina, si era avvicinata a lui e gli aveva chiesto qualcosa in spagnolo. Aveva aggrottato le sopracciglia, non capendo una parola di quello che lei aveva detto, e subito la ragazza aveva capito, ripetendo la frase in inglese.

«Scusa, mi dai il tuo numero?» Nemmeno questa volta Scorpius aveva capito. Che diamine significava darle un numero? Era una velata allusione sessuale o che altro? Si era limitato a rispondere nel modo più intelligente possibile.
«Eh?!»
La ragazza aveva alzato gli occhi al cielo, ripetendo la frase per l’ennesima volta, con ogni sillaba ben scandita.
Scorpius aveva semplicemente risposto che non ne capiva di numeri perché lui non seguiva Aritmanzia e, l’istante dopo, si era ritrovato il cocktail della ragazza sulla camicia bianca – fino a pochi secondi prima – immacolata. Cassiopea aveva finalmente distolto l’attenzione dall’idiota con la faccia dipinta e aveva puntato il dito contro di lui, scoppiando a ridere in un modo malvagiamente inquietante per una bambina di cinque anni appena, con un viso tenero e paffuto che non faceva nemmeno lontanamente immaginare la sua cattiveria.

Così, in quel momento, si ritrovava bloccato in un ristorante, con una grossa chiazza arancione sulla camicia e una sorella molesta di troppo.
Dopo quelle che parvero ore – fortunatamente Scorpius aveva avuto l’accortezza di ordinare e Draco non aveva capito che si trovassero in un ristorante Babbano – decisero di tornare in hotel.
La buona notizia era che la sua stanza era separata da quella dei genitori. La cattiva notizia era che la condivideva con Cass. Così dovette aspettare ancora, fino a quando non fu certo che sua sorella dormisse come un ghiro. Si vestì molto lentamente e silenziosamente e si diresse verso la porta, aprendola con cautela. Doveva passare dal corridoio in comune con la stanza dei suoi e cercare di essere silenzioso e svelto come un ladro. Stava quasi per richiudersi la porta alle spalle, quando Cass, evidentemente ancora sveglia, gli chiese qualcosa a cui non poteva assolutamente rispondere.

«Dove vai Scorpy?» Tralasciando l’orribile nomignolo che gli affibbiava sua sorella, Scorpius le fece cenno di star zitta. Cass sorrise malignamente alla luce della luna e trillò:
«Io faccio silenzio, tu mi compri la MiniFibol!» Scorpius annuì disperatamente, pur sapendo quanto costasse la MiniFirebolt – o MiniFibol, come diceva lei – e chiuse la porta. I rumori che arrivavano dalla stanza accanto facevano ben immaginare che anche i suoi genitori fossero svegli. Quando sentì un urletto soffocato che doveva appartenere a sua madre, pensò con un brivido di orrore che erano troppo occupati in altro per accorgersi di lui ed uscì dalla suite, finalmente libero.


*


La Previsione della Catastrofe, Playa d'en Bossa, 24:00

La festa in spiaggia era la più caotica che avesse mai visto. Niente a che vedere con i festini Serpeverde che organizzava di tanto in tanto – che, certo, erano più che dignitosi. I colori, le luci, la musica a tutto volume gli confondevano un po’ le idee, ma gli avevano fatto ritrovare la sana voglia di divertirsi, mista un po’ al timore che i suoi scoprissero della sua assenza; timore che sparì dopo tre o quattro bicchieri di vodka.
O cinque.
Era seduto al bar da un bel pezzo, perché moriva dalla voglia di assaggiare tutte le varietà possibili di quella meravigliosa bevanda, e stava chiacchierando con una ragazza italiana che sembrava essere molto informata sul suo conto. Le aveva appena chiesto di seguirlo in un posto meno rumoroso e più appartato, quando lei scoppiò a ridere e scosse la testa, affermando che lui era destinato a Rose Weasley. Scorpius era brillo – ubriaco fradicio, magari – ma era sicuro che la ragazza avesse pronunciato davvero il nome di Rose Weasley. Le chiese stupidamente se la Weasley fosse lì e la ragazza annuì, con un sorrisetto sadico che non prometteva nulla di buono. Vide che aveva del metallo sui denti – qualche stupida moda Babbana, sicuramente.  

«Rose Weasley è a qualche metro da te, da qualche parte qui in spiaggia!» Disse la ragazza, alzando la voce per farsi sentire sopra la musica assordante. Le strane parole rimbombarono nella mente di Scorpius, che si guardò intorno, disorientato.
«Come sai di Rose Weasley?» Chiese, concentrandosi per non biascicare mentre parlava. «Sei una Veggente o che altro?»
«Qualcosa del genere»* Rispose lei, alzandosi in piedi e allontanandosi lentamente. sempre con lo stesso ghigno leggermente folle. «Adesso vai, è giunto il tuo momento.» 
Poi, in un ultimo lampo di capelli castani scomparve tra la folla.
Scorpius non capiva dove dovesse andare e soprattutto come alzarsi da quello sgabello senza capitombolare almeno una volta, ma senza nemmeno accorgersene si ritrovò nel bel mezzo dell’ammasso di ragazzi che ballavano, urlavano e sgomitavano per un po’ di spazio. Cercò ancora con lo sguardo Rose Weasley, seriamente incuriosito dalle parole della ragazza-Veggente, ma senza alcun risultato.


*


La Catastrofe, Playa d'en Bossa, 00:30 circa

Rose, Roxanne e Molly non avevano mai partecipato ad una festa sulla spiaggia e dovevano dire che i Babbani ci sapevano fare eccome, con feste e divertimenti di ogni genere. Era la loro prima vacanza da maggiorenni completamente libere e non vedevano l’ora di lanciarsi in qualche follia notturna. Così avevano preso qualche bicchiere di una bevanda chiamata tequila e avevano cominciato ad aggirarsi tra la folla, eccitate dalla situazione assurdamente divertente in cui si erano cacciate.
Dominique era sparita qualche istante prima con un bel ragazzo di colore ben piazzato e Rose sperava che seguisse almeno qualcuno dei suoi consigli. Ma, conoscendo Dominique, le sue erano solo vane illusioni. James, Fred e Albus, invece, avevano preferito restare in camera e – Rose poteva scommetterci qualsiasi cosa – c’era sotto qualcosa nel loro improvviso attacco di sonno.
Si accorse di aver perso anche Roxanne e Molly quando, voltandosi indietro, le scorse in lontananza, impegnate a tener banco davanti a un gruppo di ragazzi. Cercò di raggiungerle, ma venne spinta nuovamente indietro dalla folla, andando a sbattere contro la schiena di un ragazzo particolarmente alto e biondo.
Oh, come le girava la testa. Girava proprio tutto, in realtà. 
Quando il suddetto ragazzo si voltò verso di lei, dovette riconoscere che era parecchio affascinante – o forse era solo l’alcool che le faceva pensare così, non sapeva dirlo, e che assomigliava davvero tanto a un suo compagno di scuola, Scorpius Malfoy.
Non che Malfoy fosse affascinante, quello era più che ovvio.
Non seppe in che modo si ritrovò a ballare con lui avvinghiata in un modo che non avrebbe creduto possibile. O come non si accorse prima di chi fosse in realtà il ragazzo. Forse era colpa della penombra, o delle luci abbaglianti. Forse aveva semplicemente bevuto troppo. Fu quando il biondino le prese la mano e la trascinò in un luogo leggermente più illuminato, dalle lanterne giallo ocra che galleggiavano sull'acqua,* che realizzò tutto, in un rapido momento di lucidità. Quel ragazzo dai sottili capelli biondi, dai lineamenti alteri e dall’espressione sprezzante non era il semplice sosia del suo più grande avversario sul campo da Quidditch, lui era…

«Malfoy?!»
«Weasley!» Esclamò Scorpius in risposta, come se si fosse appena accorto di lei anche lui. Come se non avessero ballato per mezz’ora o forse più in meno di mezzo metro di spazio. «Allora è vero che ci sei anche tu!»
Se avesse dovuto descrivere l’espressione di Scorpius, avrebbe potuto dire che era qualcosa di indefinito tra lo sconcertato, il sorpreso e il… felice. Già, proprio felice.
«Che… cosa?» Domandò Rose, per poi accorgersi che quel discorso era inutile, superfluo e soprattutto una gran perdita di tempo. Lei sì che sapeva come utilizzare il suo tempo nel modo più corretto: d’altronde, l’aveva sempre pianificato in un’agenda – che poi non seguiva mai, naturalmente.
Così gettò le braccia al collo di Scorpius, se possibile ancora più incredulo di prima, e gli posò un lungo bacio sulle labbra. Il problema fu che poi la situazione le sfuggì un tantino di mano. Aveva solo dei vaghi ricordi di quello che era successo dopo: una corsa in riva al mare verso un capanno abbandonato che non era poi così abbandonato, perché ci aveva ritrovato Roxanne e Molly che facevano un servizio fotografico ad alcuni ragazzi – forse quelli di qualche minuto, un’ora o boh ore prima. E che avevano scattato, divertite, qualche foto anche a loro. Ricordava che si erano appostati fuori dal capanno e che era rimasta misteriosamente privata dei suoi pantaloncini e del suo top, e che le scarpe erano andate perdute in qualche buca nel bel mezzo della spiaggia. Ricordava che si erano baciati ancora e ancora, e che erano andati anche leggermente oltre – le mani di Scorpius sotto il reggiseno del costume, quelle, non si potevano dimenticare tanto facilmente.
Aveva brevi lampi di una gara di lap dance a coppie e di lei che saliva nel palchetto da dove proveniva quel chiasso infernale. E, soprattutto, aveva la chiara immagine di Scorpius addormentato fuori dalla porta della sua camera, dove aveva ritenuto più opportuno lasciarlo.
Tutti quei ricordi, poi, erano stati miracolosamente collegati e rispolverati dalle foto che teneva tra le mani tremanti.
Se solo suo padre avesse saputo…
Riguardò ancora una volta la foto del bacio con Scorpius. Forse, quella, poteva anche salvarla. Con non poca fatica e con un immenso senso di colpa, la spostò dal mucchietto che aveva formato sul pavimento della camera, poi pronunciò “Incendio” con una certa cautela, facendo ben attenzione a non mandare a fuoco l’intera stanza. Le foto si contorsero, i contorni si annerirono e bruciarono lentamente, fino a ridursi ad un mucchietto di cenere con qualche residuo di colore. Rose tirò un sospiro di sollievo e chiuse la foto incriminata dentro alla sua valigia, in un posto sicuro, incastrata sotto la spilla rosso-oro da Caposcuola che ormai aveva l'abitudine di portare ovunque.
A poche centinaia di metri di distanza, Scorpius aveva ricevuto lo stessa, identica busta. Con il piccolo dettaglio che, ad aprire la missiva, era stato suo padre. E che adesso si ritrovava in punizione praticamente per il resto dell’estate – anche se Draco, fortunatamente, non aveva capito che la ragazza delle foto era Rose Weasley ed era parso segretamente fiero del figlio.
Poco male, pensò Scorpius. Ho avuto quel che desideravo. O quasi.
Il ritorno ad Hogwarts, quell’anno, sarebbe stato piuttosto movimentato. Non vedeva l’ora di sapere come avrebbe reagito la Weasley incontrandolo per i corridoi o a lezione… o sul treno. Meglio sul treno – il prima possibile.
Se doveva essere sincero con se stesso, era ansioso di incontrarla.
Non ansioso nel senso di un ragazzino sentimentale, quello era più che chiaro. Ma, a pensarci bene, non era poi così sicuro che il senso persistente di vuoto allo stomaco fosse dovuto solo alla sbronza della notte precedente.


*


«ROSE WEASLEY, VIENI IMMEDIATAMENTE QUI!» La voce squillante e alterata di Hermione Granger risuonò per la villetta, scuotendone persino le mura. Rose, che già si immaginava in preda ad atroci torture, si presentò nella sua camera con la mano ben serrata sulla bacchetta nascosta dietro la schiena, per un’eventuale necessità di autodifesa. Si aspettava qualcosa di banale, come un letto rifatto male perfino con l’uso della magia o un paio di calzini lasciati a marcire dietro la porta. O qualcos’altro relativo al disordine. Ma non aveva fatto i conti con la proverbiale sbadataggine Weasley.
Ma sì, lascia disfare la valigia alla mamma, Rose! Che c’è di male?
Sua madre, furiosa più che mai, la aspettava con una foto che fece oscillare freneticamente davanti al suo naso con un braccio teso pronto anche a colpire. Non una foto, in realtà. La foto.

«I-io posso spiegare» Balbettò Rose, incerta su cosa spiegare per giustificare quel piccolo rettangolo di carta opera del diavolo in persona. O di Roxanne e Molly, questo non faceva differenza.
«Oh, spiegami, Rose.» Rispose Hermione, con un sarcasmo più letale di un Anatema che Uccide. «Perché sono proprio curiosa di sapere cosa ti inventerai questa volta.»
 


*
 

Note:

I due asterischi si riferiscono alla mia malattia mentale. Il chiosco di limonate era una citazione necessaria, perché ho in mente un business program niente male alle Hawaii. Ovvero, mollo tutto e vado a vendere limonate in un chiosco di legno con foglie di palma come tetto.
La ragazza-Veggente non è altri che MOI, la sadica scrittrice che si diverte a manipolare i due poveri Rose e Scorpius, e tutti gli altri, anche, ficcandoli in situazioni assurde. (Il metallo è ovviamente il mio sexyssimo apparecchio. No, non sono come Ugly Betty, se ve lo state chiedendo.)
Il terzo asterisco si riferisce alle lanterne, come in Rapunzel. "Ora veeedo laaa realtààà e la neeebbia si è dissoltaaaa!" (Immaginate la mia voce soave)

COMMENTO (SUPERFLUO) ALLA STORIA

Io volevo, volevo davvero scrivere una Rose/Scorpius seria per una volta. Ma mi è uscita questa specie di pagliacciata alla Notte da Leoni, che – dai, ammettetelo – era simpatica, in fondo. Ok, molto in fondo. In fondissimo. Sottoterra. Negli Inferi o giù di lì. Dovete sapere che non dico sempre cose senza senso del genere, ma sono SOTTO ESAMI! E QUANDO SONO SOTTO ESAMI SI SCATENA IL PEGGIO DI ME.
Maledettissima maturità, a noi due!  Ora, non vedo cosa possa interessarvi tutto ciò, ma fatevelo interessare. Per compassione verso una povera maturanda esaurita, almeno.
Passiamo alle cose serie (ne dubito):
-Scorpius e Rose sono in versione piuttosto inedita, ad Ibiza.
-Cassiopea è la piccola di casa Malfoy, di mia invenzione, e assolutamente adorabile, secondo me. E anche secondo voi, LO SO - credo! La verità è che volevo vedere Scorpy formato babysitter.
-Questa storia è stata scritta per partecipare ad una sfida lanciata dalla sottoscritta nel gruppo Fanfiction Challenges, su facebook. Unitevi, gente, unitevi! La scadenza è Domenica, ma troverete un casino di altre sfide in ogni fandom immaginabile. Volete shippare diario/borsellino? NOI abbiamo una sfida anche per quello. No, magari no, ma avete capito il concetto!

ANGOLO PUBBLICITARIO – A SOLI 99,99 EURO, SIGNORI!

Adesso, vi consiglio altre due meravigliose storie che hanno partecipato alla sfida. Quella di Flaqui, 
A cosa pensi?
E quella di Marti Lestrange,  ˜Rose Weasley prese una decisione drastica e assolutamente certa"

L’ULTIMA COSA E MI LEVO DALLE PALLE

Detto ciò, vi auguro buona notte gente! Recensite, mi raccomando, ci tengo proprio tanto. Soprattutto perché è una Rose/Scorpius un tantino insolita, visto che i nostri protagonisti sono stati catapultati ad Ibiza dalla sottoscritta. Ciò – se analizziamo il tutto secondo la psicanalisi (si vede che ho studiato Freud, eh? – vuol dire che l’autrice di questa storia è stressata. E ha bisogno di una vacanza a Ibiza. E di Scorpius Malfoy, anche, ma sono dettagli. 
P.s. Bess sei nel mio cuore. Guai a te se fai quella cosa <3
P.P.S. Alex Pettyfer - Scorpius è proprio gnocco. 
P.p.p.s. Amo le mie avversarie (MeganMoore, Flaqui, Marti) e ho dimenticato di linkare la storia di Megan.http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1906106&i=1
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: BurningIce